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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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I RAGGI U.V.

 di Maurizio Partini

 

L'ozono presente nella stratosfera costituisce uno scudo protettivo contro la maggior parte dei raggi UV provenienti dal sole filtrandoli prima che questi raggiungano la popolazione.

Negli ultimi decenni la concentrazione di ozono nella stratosfera ha cominciato ad assottigliarsi, una delle cause di questa alterazione è attribuibile all'effetto di inquinanti prodotti dalle attività dell’uomo e rilasciati in atmosfera.

La diminuzione della concentrazione di ozono nella stratosfera non è stata rilevata in modo uniforme intorno al globo, esso risulta particolarmente rarefatto in corrispondenza del Polo Sud e per questo motivo è entrato nell’uso dialettico corrente il termine “buco nell’ozono”.

Lo strato di ozono risulta particolarmente importante per la salute umana in quanto i raggi UV sono così energetici da poter scomporre molecole come quella del DNA. La radiazione UV se non convenientemente filtrata può far insorgere sugli umani malattie come i tumori della pelle, malattie delle cataratte e deficienze immunitarie,  oltre che provocare danni alle specie vegetali e agli ecosistemi acquatici: i raggi solari non filtrati inibiscono gradualmente la fotosintesi clorofilliana, con conseguente minore crescita delle piante e minore produzione di fitoplancton oceanico, il primo anello della catena alimentare marina.

I raggi ultravioletti coprono l'intervallo di spettro elettromagnetico da 100 a 400 nm. e sono classificati in base alla loro lunghezza d'onda in:

  • raggi UVA da 315 a 400 nm;

  • raggi UVB da 280 a 315 nm;

  • raggi UVC da 100 a 280 nm.

I raggi UVC e gran parte degli UVB vengono assorbiti dai componenti dell'atmosfera terrestre: ozono, ossigeno, vapore acqueo, così che, al suolo giungono fondamentalmente raggi UVA con una bassa percentuale di raggi UVB.

La progressiva riduzione e poi il divieto d’uso di clorofluorocarburi (CFC), gas brevettati nei primi decenni del secolo scorso e da allora prodotti e utilizzati in grandi quantità come refrigeranti per impianti frigoriferi e condizionatori d'aria, propellenti per bombolette di aerosol e come agenti schiumogeni, sembra poter migliorare il fenomeno del “buco nell’ozono”.

Come dicevamo l’esposizione umana alle radiazioni UV può provocare effetti acuti e cronici sulla pelle, sugli occhi e sul sistema immunitario. Negli ultimi 30 anni, in tutto il mondo, è stato osservato un notevole aumento dell'incidenza dei tumori della pelle nelle popolazioni di pelle chiara. Non abbiamo ad oggi evidenze scientifiche che avvalorino il nesso causale fra il deterioramento dello strato di ozono e l’insorgenza di queste malattie mentre è una certezza che lo stile di vita delle popolazioni abbia influito negativamente su tali patologie.

Le abitudini scorrette di lunghe esposizioni alle radiazioni ultraviolette solari durante le vacanze e l'opinione diffusa secondo la quale l'abbronzatura, anche invernale, è alla moda e salutare, hanno condotto le popolazioni dei paesi più ricchi ad un costante aumento di esposizione ad UV.

Nell’attesa di poter riunire i risultati di studi separati delle varie comunità scientifiche nonché di ARPA ed AUSL, indagini volte alla quantificazione dei vari gradi di esposizione ad UV in sede ambientale (sole) ed in sede professionale o comunque su richiesta (lampade), è necessario adottare, con urgenza, programmi educativi mirati ad accrescere nell'opinione pubblica, la consapevolezza degli effetti nocivi delle radiazioni UV, e ad incoraggiare cambiamenti nello stile di vita che arrestino il continuo aumento dei casi di tumore cutaneo e di malattie degli occhi.

In Francia l’uso di lampade abbronzanti è vietato ai minori e la Gran Bretagna si sta allineando ai transalpini. L’allerta arriva anche dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) che fin dal 1992 ha classificato le radiazioni UV nella categoria di rischio 1: cancerogeni per gli esseri umani (precedentemente erano in categoria 2: potenzialmente cancerogeni), mentre la rivista medica Lancet Oncology precisa che l’esposizione ad UV prima dei 30 anni aumenta del 75%  il rischio di sviluppare un melanoma.

Ogni anno nel mondo, secondo dati OMS, insorgono tra i due e i tre milioni di tumori della pelle di tipo non-melanoma e approssimativamente 130.000 di casi di tipo melanoma seguendo un trend in crescita dal 1970.

Il melanoma in Italia fa registrare ogni anno circa 7.000 morti cioè quasi il 15% in più di dieci anni fa.

Mentre non è stato ancora possibile stabilire una soglia di induzione per gli effetti a lungo termine da esposizione ad UV (per esempio la soglia di insorgenza di tumori cutanei), è stato abbastanza semplice determinare l’esposizione efficace di soglia per l’insorgenza di fenomeni a breve termine quale l’eritema solare. L’eritema è la risposta biologica di natura infiammatoria che si manifesta con arrossimento della pelle in seguito a reazioni fotochimiche dovute ad esposizione ad UVB – UVC (180/325 nm).

Si è convenuto che l'eritema è presente quando si manifesta un arrossamento appena osservabile, il metodo per quantificare il fenomeno  ha portato all'introduzione di una grandezza dosimetrica particolare, la Dose Eritemigena Minima, o MED (acronimo di Minimal Erythemal Dose).

La MED corrisponde perciò alla dose di radiazione UV che provoca il minimo arrossamento osservabile da un occhio esperto sulla pelle esposta.

  Uno studio condotto dall’ISPESL  su lavoratori outdoor agricoli operanti nella campagna Senese ha dimostrato che già nel mese di Aprile la MED dei lavoratori campionati, superava di 6 ÷ 30 volte la MED di soggetti caucasici debolmente pigmentati. Il lavoro ha accertato che alle nostre latitudini l’esposizione ambientale ad UV da radiazione solare per i lavoratori agricoli outdoor è già elevata nei mesi primaverili, che l’insorgenza dell’eritema cutaneo e l’aumento dei radicali liberi è correlato direttamente alla dose efficace dell’esposto mentre sempre alla dose efficace può essere correlata l’insorgenza di patologie a lungo termine ( es. tumorali) ma non la loro gravità che ha carattere stocastico.

L'industria dell'abbronzatura artificiale della pelle si è sviluppata enormemente nell’ultimo trentennio, spinta dal cambiamento degli stili di vita e delle mode, il massimo del suo sviluppo coincide paradossalmente con la dimostrazione scientifica che è in atto una riduzione dell’effetto filtro portato dallo strato di ozono nella stratosfera, e con l’evidenza clinica degli effetti negativi a lungo termine dei raggi UV.

L’aspetto contraddittorio ed edonistico della società dell’apparenza evidenzia che mentre ci tuffiamo negli integratori alimentari, nelle sostanze antiossidanti, nelle “polverine” per l’eliminazione dei radicali liberi,  parallelamente usiamo ed abusiamo del succedaneo solare: le lampade abbronzanti. Nelle cosiddette lampade  UVA ad alta pressione l'abbronzatura dovrebbe essere prodotta dalla sola componente UV-A., la componente maggiormente pigmentogena  e quindi apprezzata dall’utente. I filtri del solarium hanno la funzione di eliminare le componenti UV-B, UV-C e IR e quindi sono le caratteristiche dei filtri che determinano lo spettro effettivo di questo tipo di sorgente nelle applicazioni cosmetiche e che fanno l’effetto del corrispettivo filtro naturale atmosferico.

La rottura del filtro, il suo deterioramento o la sua sostituzione con un altro avente diverse caratteristiche di trasmissione spettrale comporta un cambiamento delle caratteristiche effettive della sorgente radiante e la conseguente possibilità che si verifichino effetti indesiderati o danni come eritema ed ustioni cutanee. Nelle apparecchiature per l’abbronzatura artificiale che utilizzano lampade UV-A ad alta pressione l'intensità della radiazione può essere anche da 5 a 10 volte superiore al valore massimo della UV-A solare alla nostra latitudine con le conseguenze immaginabili per gli esposti.

Pe i motivi sopra esposti l’Azienda USL 7 di Siena ed in particolare la Sezione Agenti Fisici del Dipartimento della Prevenzione, ha elaborato uno studio di disciplinare da proporre alla Regione Toscana per l’emanazione di linee guida da applicare nei centri di abbronzatura, allo scopo di fornire un indirizzo applicativo che orienti esercenti ed utilizzatori ad un uso consapevole di lampade e lettini solari, al fine di prevenire il più possibile condizioni espositive maggiormente rischiose ed i conseguenti danni sulla salute dei soggetti esposti, in linea con le raccomandazioni emanate in materia  dalle principali organizzazioni internazionali a tutela della salute. Inoltre qualsiasi impiego di tali apparecchiature con finalità terapeutiche deve avvenire unicamente in strutture sanitarie. 

 

Indirizzi per un corretto impiego di lampade e lettini solari

 

Tabella 1 – Principali effetti sulla salute da esposizione a Radiazione UV e Visibile

Regione spettrale

Occhio

Pelle

Ultravioletto C

(da 100 nm a 280 nm)

Fotocheratite

Fotocongiuntivite

Eritema

(scottatura della pelle)

Tumori cutanei

 

Processo accelerato di invecchiamento della pelle

Ultravioletto B

(da 280 nm a 315 nm)

Ultravioletto A

(da 315 nm a 400 nm)

Cataratta fotochimica

Reazione di fotosensibilità

Visibile

(da 400 nm a 780 nm)

Lesione fotochimica e termica della retina

Bruciatura della pelle

 

Sono particolarmente a rischio di effetti nocivi per la salute, e perciò non dovranno utilizzare lampade ed apparecchiature abbronzanti, tutti coloro che appartengono alle seguenti categorie:

 

·        donne in gravidanza: si ricorda che ai sensi del D.lgs 81/2008 Titiolo VIII capo V l’esposizione a valori di UV superiori ai valori limite è espressamente vietata per le lavoratrici in gravidanza. Tali valori limite risultano superati soltanto dopo pochi minuti di esposizione a qualsiasi lampada abbronzante. Di ciò dovranno essere portate a conoscenza le lavoratrici dei centri di estetica.

·        minorenni;

·        albini e individui di fototipo 1 (soggetti con pelle molto chiara, occhi e capelli chiari che si scottano al sole o alle lampade e non si abbronzano mai o difficilmente); persone il cui colore naturale di capelli sia rosso; persone che hanno predisposizione alle lentiggini;

·        i portatori di malattie del collagene (Sclerodermia e Lupus Eritematoso nelle sue varie forme, dermatomiosite, poliartrite nodosa, sindrome di Wegener, sindrome antifosfolipidi, ecc.);

·        i soggetti in trattamento cronico o ciclico con farmaci fotosensibilizzanti (quali ad esempio: antibiotici come le tetracicline ed i fluorochinolonici; antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene ed il naprossene; diuretici come la furosemide; ipoglicemizzanti come la sulfonilurea; psoraleni; acido retinoico; acido aminolevulinico, neurolettici come le fenotiazine; antiaritmici come l’amiodarone);

·        i soggetti affetti da alterazioni dell’iride (colobomi, aniridie) e della pupilla (midriasi, pupilla tonica);

·        i soggetti portatori di drusen (corpi colloidi) per rischio associato a luce blu intensa emessa dalle lampade ;

·        soggetti che abbiano lesioni cutanee maligne o pre-maligne;

·        soggetti affetti da patologie cutanee fotoindotte o fotoaggravate, per esposizioni a radiazioni UV e IR; persone che hanno sulla pelle chiazze decolorate anormali

·        soggetti affetti da xeroderma pigmentosus;

 

·        Devono inoltre essere cautelativamente considerati particolarmente sensibili al danno retinico di natura fotochimica i soggetti i che hanno subito un impianto IOL (Intra Ocular Lens; “cristallino artificiale”). Si ricorda che occhiali protettivi non muniti di protezione laterale non proteggono sufficientemente  l’occhio da radiazione UV da direzione obliqua.

Se una persona per cui non siano riscontrate le controindicazioni precedentemente elencate  decide  di utilizzare le apparecchiature abbronzanti, bisogna che siano adottate le misure idonee a ridurre il rischio ai livelli più bassi possibili, secondo quanto indicato dalle raccomandazioni e linee guida nazionali ed internazionali (ISS, OMS, ICNIRP).

 

Raccomandazioni pratiche per l’utente/utilizzatore finale

 

a.   Gli effetti dell’esposizione alla luce solare, o a fonti di luce artificiale che simulano quella solare, dipendono dalla qualità e dalla quantità delle radiazioni, così come dalla sensibilità cutanea dell’individuo. Dai dati di letteratura scientifica internazionale è assodato che i seguenti soggetti  hanno controindicazione assoluta al trattamento con lampade e lettini solari per scopi estetici:  Minori di 18 anni, donne in gravidanza, albini, soggetti di fototipo 1 e 2.  Tali soggetti quindi non dovranno sottoporsi a trattamento con lampade e lettini abbronzanti per l’alto rischio associato all’esposizione a radiazione UV.

b.   Inoltre i soggetti con controindicazione all’esposizione cui alle precedenti note non dovranno sottoporsi a trattamento con lampade abbronzanti.

c.    Fermo restando quanto espresso in a) e b)  prima del trattamento ogni utente dovrebbe sottoporsi ad una visita dermatologica per valutare le caratteristiche peculiari della propria pelle, l’opportunità d’impiego dei lettini solari e, se necessario, programmare esposizioni alle lampade che non eccedano la dose minima di radiazioni che provoca eritema, diversa per ogni utente.

d.   Non utilizzare lettini solari mentre si assumono farmaci o si impiegano cosmetici che potrebbero aumentare la sensibilità individuale alle radiazioni UV. Nel dubbio, farsi consigliare dal medico. Si riporta in tabella un elenco, da ritenersi non esaustivo, di agenti fotosensibilizzanti.

 

Tabella 1: Agenti fotosensibilizzanti (da ICNIRP, 2004).

 

Agenti

Incidenza

Tipo di reazione

Intervallo delle lunghezze

d'onda efficaci

Agenti fotosensibilizzanti dopo somministrazione locale

Solfonammidi e prodotti chimici associati (schermi solari, sbiancanti ottici)

n.d.*

fototossica e fotoallergica

290 - 320 nm

Disinfettanti (composti di salicilanilide in saponi e deodoranti)

n.d.

fototossica e fotoallergica

290 - 400 nm

Fenotiazine (creme, coloranti e insetticidi)

n.d.

fototossica e fotoallergica

320 nm - Visibile

Coloranti

n.d.

fototossica iperpigmentazione

Visibile

Catrame di carbone e derivati (composti fenolici)

n.d.

fototossica

340 - 430 nm

Oli essenziali (profumi e acque di colonia)

n.d.

fototossica iperpigmentazione

290 - 380 nm

Composti furocumarinici (psoraleni)

n.d.

fototossica iperpigmentazione

290 - 400 nm

Solfuro di cadmio (tatuaggi)

n.d.

fototossica

380 - 445 nm

Agenti fotosensibilizzanti dopo somministrazione orale o parenterale

Amiodarone

Alta

fototossica

300 - 400 nm

Diuretici a base di tiazide

Media

fotoallergica

300 - 400 nm

Clorpromazina e fenotiazine associate

Media

fototossica e fotoallergica

320 - 400 nm

Acido nalidixico

Alta

fototossica

320 - 360 nm

Farmaci antinfiammatori non steroidei

Bassa

fototossica e fotoallergica

310 - 340 nm

Protriptilina

Alta

fototossica

290 - 320 nm

Psoraleni

Alta

fototossica

320 - 380 nm

Sulfamidici (batteriostatici e antidiabetici)

Bassa

fotoallergica

315 - 400 nm

Tetracicline (antibiotici)

Media

fototossica

350 - 420 nm

 

 

 

 

 

 

*n.d. = non disponibile

 

e.   Prima dell’esposizione, rimuovere bene i cosmetici, rimuovere le lenti a contatto e non applicare nessuna crema protettiva solare, né prodotti che possono aumentare o accelerare l’abbronzatura.

f.     Utilizzare sempre gli occhialini protettivi forniti. (gli occhiali da sole non sostituiscono gli occhiali protettivi).

g.   Proteggere dall’esposizione le parti sensibili della pelle quali: genitali, cicatrici e tatuaggi

h.   Far passare almeno 48 ore tra le prime 2 esposizioni.

i.     Non prendere il sole ed utilizzare il lettino solare nello stesso giorno.

j.     Seguire attentamente le raccomandazioni riguardanti la durata delle esposizioni, gli intervalli fra le esposizioni e le distanze dalla lampada.

k.    L’abbronzatura ottenuta dalla lampada UV non previene né è in grado di proteggere la pelle dalle scottature dovute all’esposizione solare

l.     Chiedere il consiglio del medico se si sviluppano sulla cute persistenti alterazioni (macchie, nei, etc.)

m. In caso di malattie dermatologiche acute o croniche, consultare il proprio medico prima di decidere di esporsi alla seduta.

n.   Le lampade e i lettini solari utilizzati a domicilio non sono sottoposti allo stesso livello di controlli di quelle impiegate negli esercizi commerciali sotto adeguata supervisione delle autorità competenti. Pertanto, il venditore o il fornitore dell’attrezzatura deve fornire adeguate informazioni tecniche e quelle riguardanti la sicurezza di tali apparecchiature abbronzanti. Si ricorda che gli apparecchi utilizzati per questa finalità non possono che essere di tipo 3 (CEI EN 60335-2-27).

o.   I danni alla pelle possono essere prodotti in modo acuto/immediato, ma anche in modo cronico/cumulativo, e perciò l’utente dovrebbe tenere sempre a disposizione una scheda attestante il numero e la durata delle esposizioni a fonti di radiazione ultravioletta artificiale, e le eventuali reazioni avverse. In particolare, sarà indispensabile la preventiva autorizzazione medica per riprendere le sedute dopo una reazione di eritema intenso e/o prurito dalla precedente seduta.

 

Raccomandazioni pratiche per l’operatore

Non devono essere sottoposti a trattamenti con lampade UV per uso estetico:

 

·        i minori di 18 anni;

·        le donne in gravidanza;

·        gli albini e soggetti di fototipo 1 e 2

·        i soggetti con controindicazione all’esposizione indicati in precedenza

 

a.   Le apparecchiature  UV devono essere tali da non emettere radiazioni UV  che abbiano un’irradiazione efficace totale superiore a 0.3 W/m2, ponderata conformemente allo spettro d’azione dell’eritema.

b.   Le ditte costruttrici e i rivenditori devono fornire le tabelle sui tempi di esposizione basate sulle caratteristiche delle lampade delle apparecchiature abbronzanti.

c.   Le apparecchiature abbronzanti devono essere munite di un interruttore programmabile a tempo.

d.   Devono essere messi a disposizione dei clienti occhiali protettivi con caratteristiche idonee per la loro utilizzazione durante le sedute abbronzanti.

e.   Non si devono fornire ai clienti, né si devono loro consigliare, prodotti che abbiano lo scopo di aumentare o accelerare l’abbronzatura.

f.     Gli operatori addetti devono ricevere un’istruzione adeguata sui rischi e sul corretto impiego delle apparecchiature UV, comprovata da attestato, anche in relazione agli obblighi di formazione dei lavoratori che impieghino sorgenti di radiazione ottica artificiale prescritti dal decreto legislativo 81/2008 titolo VIII capo V.

g.   È responsabilità degli operatori professionali fornire al cliente informazioni e istruzioni su come usare in modo sicuro le apparecchiature abbronzanti.

h.   L’operatore deve informare adeguatamente il cliente dei rischi derivanti dall’esposizione, e in presenza di fattori di rischio quali, per esempio, molti nei e/o storia familiare e/o personale di tumori cutanei, consigliare una visita specialistica dermatologica.

i.     In occasione della prima seduta il gestore deve consegnare, al cliente che ne risulti sprovvisto, una scheda individuale per la valutazione dell’esposizione cumulativa alle radiazioni ultraviolette artificiali. Tale scheda dovrà riportare il numero e la durata delle esposizioni, le eventuali reazioni avverse, e il tipo di apparecchiatura utilizzata.

j.     Il tempo di esposizione raccomandato per la prima seduta per una pelle non abbronzata deve corrispondere ad una dose non superiore a 100 Jeff/m2 .

k.    La dose massima annuale da non superare è di 15 kJ/m2.

l.     Poiché la fotosensibilità degli individui varia considerevolmente, è consigliabile limitare la durata della prima seduta a circa la metà di quella di una seduta regolare, al fine di valutare la risposta della pelle. Se dopo la prima seduta si manifesta qualche reazione cutanea anomala, un ulteriore uso del lettino solare è sconsigliato. Far comunque passare almeno 48 ore fra le prime 2 esposizioni.

m. Le apparecchiature abbronzanti collocate in alberghi o in centri ricreativi devono sottostare agli stessi controlli e modalità  di impiego di quelle utilizzate presso centri estetici. 

 

Rif. Documentali:

 

·        ISPESL 2009 (Sisto ed altri: La valutazione quantitativa dell’esposizione personale a radiazione UV per lavoratori e popolazione)

·        ISS (lavori 1995-2003)

·        ARPA Regione Emilia Romagna

·        ARPAT Regione Toscana

·        AUSL 7 Siena (I. Pinto – Dip. Prevenz. Agenti Fisici)

·        www.who.int/uv/publications/en/Intersunguide.pdf

Maurizio Partini

 


 

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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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