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Mar./Apr. 2021

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ANNO 2021: L’ATMOSFERA TRA INQUINAMENTO E PANDEMIA

di Giuseppe San Martino

 

E’ ormai un dato di fatto la consapevolezza (anche negli strati meno evoluti delle popolazioni) di quanto trattato dagli studiosi e dalle nazioni intervenute a Kyoto -già nel 1997- e successivi incontri), dello stato morboso della atmosfera che circonda la terra e delle conseguenze gravi  che da essa ricadono sugli esseri viventi.

Le sostanze inquinanti provengono principalmente da industrie,centrali elettriche ,veicoli, combustioni in primis;  ma, anche, esse si sprigionano da coltivazioni agricole intensive, allevamenti di animali, eccesso di urbanizzazioni e in genere da qualunque cosa l’uomo abbia inventato,   utilizzato  e diffuso , dopo la prima rivoluzione industriale, spesso per il conseguimento smodato di un facile arricchimento, travolgendo la natura (v. estrazioni petrolio)

Stiamo già pagando per tutto ciò che ci ha donato il progresso nei vari campi: inquinamento radioattivo, idrico ,luminoso, termico, del suolo, e ancora e ancora

Come è stato già dimostrato da vari centri di ricerca mondiali, ad es. dallo Health Effects Institute  di Boston, tornando all’ inquinamento atmosferico (smog), esso può anche causare e comunque aggravare allergie, asma, bronchite, malattie respiratorie infettive tra cui la polmonite.

Stando così le cose e avendo certezza di quanto sopra detto, da molti, in questo triste periodo di pandemia, è stato avanzato il dubbio se sia possibile che anche il contagio per Covid19 possa derivare dal su accennato smog considerato che esso virus si manifesta con sintomi simil-influenzali.

I residui (polveri sottili) delle sostanze inquinanti di cui prima, che vengono denominate  particelle e che nel complessivo formano il particolato, si elevano nell’atmosfera. Ed ecco che l’esposizione al particolato comporta la disfunzione delle “ciglia” vibratili della trachea che non riescono più a difendere i polmoni impedendo l’avanzata degli agenti patogeni.  Se le particelle  di cui sopra raggiungono i polmoni infatti riescono ad avanzare fino agli alveoli preposti allo scambio dell’ossigeno presente  nell’aria e il sangue.  Le polveri sottili, quindi, attraverso il sangue (i capillari) possono diffondersi ovunque nell’organismo umano danneggiandolo e,  a seconda del patogeno, condurlo alla morte.

Quanto sopra accennato, è il risultato di una ricerca medico-scientifica cinese del 2018 riguardante l’effetto dello smog sull’organismo pubblicata sull’International Journal  of Biometeorology, della quale ritengo utile tenerne conto nell’analisi del dubbio che ci siamo posti circa l’aggressione del virus Covid19.

Sono a mio avviso parimenti interessanti altre due tesi sul collegamento fra smog e malattie respiratorie gravi: una portata avanti da un team della università di Harvard, pubblicata sulla rivista Science Advances, che sostiene che un piccolo aumento dell’esposizione a lungo termine a un tipo di particolato (Pm2,5) porta a un grande aumento del tasso di mortalità per covid19;  un’altra pubblicata su Cardiovascular Research che, incrociando varie ricerche compresa quella di Harvard, sostiene che il 15% dei decessi mondiali causati da Sars-Cov2 sarebbero collegabili ai danni per esposizione prolungata alle polveri sottili (particolato, smog comunque).

Secondo altri ricercatori sembrerebbe che non è probabile che all’esterno il coronavirus rimanga a lungo vitale sia per la temperatura  che per i raggi ultravioletti che danneggiano il suo involucro proteinico,  e quindi che lo smog non  potrebbe essere causa diretta del contagio del covid19 ma della gravità dei sintomi nonché delle complicanze della malattia. Pertanto  le  persone  che per eccessiva esposizione allo smog si trovano già indebolite per asma, bronchiti, problemi respiratori etc, patologie dovute soprattutto all’inquinamento, potrebbero più facilmente essere contagiate  andando incontro magari, secondo la gravità, a letali conseguenze.

Da tutto ciò si evince  che in questo campo ancora la ricerca ha un lungo cammino da percorrere stante che non è possibile al momento dare incontrovertibili risposte o sciogliere qualsivoglia dubbio sull’argomento Coronavirus.

E’ bene sapere, riguardo al Covid, che è stato rilevato sia dal CTS nazionale che dai comitati scientifici di tutto il mondo che il contagio si è più diffuso nelle città maggiormente industrializzate e più densamente popolose le quali  quindi  per tali motivi soggette a:1) atmosfera particolarmente inquinata e2)  a continui incontri aerei internazionali e assembramenti  non opportuni a periodi di pandemia.

Ritornando a parlare di smog e insieme di covid, riferendoci alle  regole restrittive adottate a difesa della salute pubblica per tentare di sopperire almeno in parte al contagio, è  da notare che una di esse, il lockdown, con il confinamento delle persone a casa, ha prodotto un interessante calo dell’inquinamento atmosferico in quanto è fortemente diminuito il numero dei veicoli circolanti, dei mezzi di trasporto in genere , di alcune industrie produttrici con conseguente annullamento delle relative combustioni altamente inquinanti e di altre cause tossiche.

Ma quanto detto è solo una constatazione  che serve solo a dimostrare la necessità e la giustezza dei cosiddetti “rigori”:  ma non sono sufficienti per la salvezza della Terra e dei suoi abitanti! Per questo scopo da tempo da parte di nazioni più o meno sensibili alla bisogna si pongono le basi di un programma, che prevede l’utilizzo soprattutto di energie alternative  naturali – vento, sole, acqua -  per una  produzione, con risvolti economici, più pulita, più sana al fine di purificare l’ambiente già da tempo ammalato per cause varie.

E’ stato dato,almeno in Italia a questo programma,  il nome di transizione ecologica. L’attuazione di questo percorso sicuramente non sarà facile  perché si dovrà mediare con i cacciatori a oltranza, pro domo sua naturalmente, di utili pingui ma deleteri.

 

Giuseppe San Martino

 

 


 

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