LE ACQUE DI BALNEAZIONE IN CALABRIA
di Adriana Di
Monaco
Dal Report balneazione 2017
In Calabria la
balneabilita’ delle acque é garantita dai controlli dell’ARPACAL.
Annualmente, il
personale dei Servizi Tematici Acque dei dipartimenti provinciali
dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Calabria (Arpacal)
è impegnato nelle attività di monitoraggio delle “Acque destinate alla
balneazione”.
Con il termine
"acque di balneazione" vengono indicate le acque dolci superficiali,
correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione e
espressamente autorizzata o non vietata.
Negli ultimi anni,
con l’evoluzione del quadro normativo comunitario e nazionale, sono
state introdotte profonde modifiche nelle modalità di monitoraggio e
definizione dell’idoneità delle acque destinate alla balneazione.
Sulla base di una
normativa di tipo sanitario dal 2010, con il Decreto legislativo 30
maggio 2008 n. 116 e con la successiva pubblicazione del Decreto
Ministeriale 30/3/2010 (G. U. del 24 maggio 2010 S.O. 97), l’Italia ha
recepito la Direttiva europea 2006/7/CE sulle Acque di Balneazione che
prevede l’analisi di due parametri microbiologici (Escherichia coli ed
enterococchi) individuati come indicatori di rischio di contrarre
malattie associate alla pratica della balneazione derivanti soprattutto
da apporti di reflui urbani quali acque di scarico, sia domestiche che
industriali.
Dal 1 aprile al 30
settembre di ogni anno, i tecnici del servizio tematico acque dell’Arpacal
effettuano, sulla base di un calendario prestabilito dalla Regione
Calabria, il monitoraggio della qualità igienico-sanitaria delle acque
nei punti di prelievo. I punti di prelievo, individuati dalla Regione
Calabria, ricadono in zone che rappresentano luoghi maggiormente
frequentati dai bagnanti o in aree sottoposte a fonti di
inquinamento, (in questo caso i punti di controllo sono collocati in
prossimità della presumibile fonte inquinante).
La descrizione delle
caratteristiche fisiche, geografiche ed idrologiche delle acque di
balneazione e di altre acque di superficie che potrebbero essere una
fonte di inquinamento rilevante, ai sensi della Direttive 2006/7/CE e
2000/60/CE. Sulla base dei profili individuati si passa
dall’identificazione alla valutazione delle cause di inquinamento che
possono influire sulle acque di balneazione e danneggiare la salute dei
bagnanti (potenziale di proliferazione cianobatterica - potenziale di
proliferazione di macroalghe e/o fitoplancton).
Qualora la
valutazione delle pressioni segnali la probabilità di un rischio di
inquinamento di breve durata si dovranno fornire: le previsioni circa la
natura, la frequenza e la durata dell´inquinamento di breve durata, le
informazioni sulle restanti cause di inquinamento, e le scadenze fissate
per l´eliminazione delle cause, le misure di gestione adottate durante
l´inquinamento di breve durata nonché l´identità degli Enti o delle
Autorità responsabili dell´ adozione.
Il prelievo viene
effettuato nella fascia di mare utilizzata normalmente dai bagnanti ad
una profondità di 30 cm sotto il pelo libero dell’acqua ad una distanza
dalla battigia tale per cui il fondale sia compreso tra 80/120cm, tra le
ore 9,00 e le ore 16,00, sia via terra che via mare.
I campioni sono
prelevati mediante l’utilizzo di contenitori sterili monouso e
trasportati in laboratorio, protetti dalla luce, alla temperatura di 4°.
Il volume minimo di acqua da prelevare per eseguire le analisi
microbiologiche è di 500 ml.
Le analisi condotte
sono effettuate nel più breve tempo possibile e comunque non oltre le 24
ore dal prelievo.
I risultati sono
validati e inseriti nella banca dati dell’Arpacal e del Ministero della
Salute. Tali risultati vengono utilizzati per la verifica dell’idoneità
igienico-sanitaria delle acque durante i prelievi e per una valutazione
della qualità su una scala temporale più ampia.
Alla fine di ogni
anno, i risultati delle analisi dei campioni raccolti nelle ultime
quattro stagioni (2013-2016) per ciascuna area di balneazione vengono
elaborati su base statistica e suddivisi in classi di qualità di
appartenenza:
*Eccellente*Buona*Sufficiente*Scarsa
Tra classe
“sufficiente”, “buona” o “eccellente” non vi sono vere differenze, sono
tutte acque balneabili.
La classe “scarsa”,
invece, comporta anche l’adozione di un divieto permanente di
balneazione per motivi igienico-sanitari, fino ad avvenuto risanamento.
In caso di superamento dei limiti di legge Arpacal dà immediata
comunicazione ai Comuni interessati affinchè questi, con ordinanza del
Sindaco, adottino i divieti temporanei di balneazione e appongano
intorno all'area segnaletica idonea a far conoscere il divieto ai
bagnanti.
I divieti permanenti
ricadono in aree non adibite alla balneazione (porti, foci di fiumi,
zone militari, aree marine protette, aree industriali) mentre i divieti
temporanei possono estendersi all’intera stagione balneare (Acque in
Classe “Scarsa”), oppure riferirsi a periodi d’inquinamento di breve
durata o da “situazioni anomale”.
Il cittadino è
dunque in grado di accedere a tutte le informazioni, conoscere la
balneabilità delle singole aree, gli eventuali divieti, sia temporanei
che permanenti, i dati di monitoraggio relativi alla stagione balneare
in corso e consultare tutte le ulteriori informazioni ambientali
riferite all’area. I risultati del monitoraggio sono pubblicati sul
“Portale Acque” del Ministero della Salute all’indirizzo
www.portaleacque.salute.gov.it il cui banner è presente anche sul sito
www.arpacal.it.
Le eventuali non
conformità sono state comunicate in tempo reale sul sito arpacal e sui
social network dell’Agenzia.
Il piano di
campionamento, in Calabria, è stato pianificato con frequenza mensile su
tutti i punti di prelievo. Per le zone di scogliera la frequenza è stata
ridotta a tre campioni stagionali, riduzione consentita dalla normativa
vigente (All. IV c.2b D.lgs 116/08). L’istituzione delle aree omogenee,
prevista dalla normativa vigente ha riguardato zone contigue
appartenenti allo stesso comune e aventi la stessa classificazione.
Il monitoraggio
delle acque di balneazione è stato eseguito su 635 aree fino a luglio e
su 629 da agosto a settembre per l’istituzione di n. 6 aree omogenee
nella provincia di Catanzaro a far data da agosto. Le aree omogenee sono
state istituite dalla Regione Calabria, su specifica richiesta dei
dirigenti dei Servizi Tematici Acque Arpacal, nel numero di 13 per la
provincia di Reggio Calabria, 2 per la provincia di Cosenza e 6 per la
provincia di Catanzaro.
E’ in corso un
riaggiornamento delle aree adibite alla Balneazione che prevede un
riposizionamento dei punti di prelievo e una diversa ridefinizione delle
aree adibite alla balneazione che tenga conto delle zone di maggior
afflusso di bagnanti , ma sottoponga a controllo anche tutte le foci dei
fiumi, torrenti e canaloni che verranno identificati come aree “non
idonee alla balneazione”.
Dai dati emerge
che ben 22 comuni, sui 112 costieri monitorati( pari al 20%) hanno aree
sottoposte a divieto temporaneo in quanto presentano criticità dovute ad
inquinamenti di breve durata e/o aree in qualità scarsa che nel corso
degli ultimi anni non hanno ricevuto adeguate misure di risanamento. Le
criticità continuano a persistere in aree antistanti foci di fiumi e/o
torrenti che risentono anche delle perturbazioni piovose, o in zone
collocate nelle strette vicinanze di depuratori mal funzionanti.
Le provincie
maggiormente colpite da inquinamento di origine fecale sono Cosenza e
Reggio Calabria, mentre migliora la qualità delle acque della provincia
di Catanzaro. Vibo Valentia e Crotone non hanno modificato le situazioni
critiche rispetto lo scorso anno, persistendo nelle zone vicine alle
foci di fiumi o torrenti apporti inquinanti.
L’elaborazione
dei parametri microbiologici analizzati nell’anno 2017 ha prodotto i
seguenti risultati di sintesi.
Confrontando i dati
ottenuti durante la stagione balneare 2017 rispetto lo scorso anno
risultano in aumento i punti con esiti non conformi dovuti
principalmente ad inquinamenti di breve durata solo per le provincie di
Cosenza e Crotone.
Nel complesso la
situazione delle non conformità appare migliorata dello 0,35%.
In sintesi i dati
raccolti ed elaborati mostrano un trend negativo nelle provincie di
Cosenza, con un incremento della percentuale dei dati non conformi pari
a circa allo 0,11% e Crotone con lo 0,57% in più.
Nelle provincie di
Reggio Calabria e Vibo Valentia si registra una diminuzione del dato non
conforme pari rispettivamente allo 0,48% e allo 0.52%.
Decisamente
migliorata la provincia di Catanzaro con una percentuale di non
conformità diminuita dell’ 1,86%.
In conclusione,
quindi, i tratti di mare monitorati risentono in maniera notevole della
vicinanza di corpi idrici superficiali che rappresentano una delle cause
di inquinamento. L’apporto in mare di carichi inquinanti trasportati dai
corsi d’acqua fluviali determina, sempre più spesso anche se non in
maniera persistente e significativa, la qualità delle acque destinate
alla balneazione.
Comunque, nel
corso della campagna di balneazione 2017 il monitoraggio ha evidenziato
una buona qualità dello stato delle acque marine della costa ionica e
tirrenica Calabrese.
(Aprile 2018)
Adriana Di Monaco |