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ALDO MANUZIO: L’ALBA DELL’EDITORIA
di
Simone Annese
Il tramonto del XV secolo sfoggia un nitido
scenario caratterizzato da uno spirito umanista al suo apice. Si assiste
ad un vortice di riscoperte relative ad ogni campo dello scibile
culturale. Numerose infatti sono le discipline e gli ambiti in cui si
cimenta il sapere intellettuale: la filosofia, l’arte, la letteratura,
la filologia, riflettono l’entusiasmo dei dotti del tempo e l’esigenza
di rimettere in gioco lo spirito di conoscenza di quanto dell’antichità
il medioevo aveva sino ad allora oscurato. L’Italia al tempo
attraversava una fase di affermazione di nuove conoscenze e nuovi ideali
divenuti motore del vivere quotidiano.
Strumento di trasmissione della cultura
umanistica era allora la stampa, rivoluzionaria e indiscussa “fonte” di
diffusione intellettuale. Venezia in quegli anni era l’indiscussa
capitale del libro. L’importante città lagunare rappresentava il nucleo
fiorente dell’attività tipografica, connotata da una grande apertura
culturale e da nuove mire atte a diffondere i saperi del passato. Il
prolifico traffico di scritti, con lo scorrere del tempo, penetrò sempre
più in profondità nell’ambito sociale della quotidianità, sino a
giungere ad una vera rivoluzione, tanto da favorire l’orizzonte della
conoscenza anche ai meno abbienti e acculturati. La personalità che più
di ogni altra contribuì al prestigio dell’arte libraria veneziana e alla
sua concreta diffusione, fu Aldo Manuzio (Bassiano, tra 1449 e 1452 –
Venezia, 1515).
Umanista, grammatico, tipografo, libraio,
primo indiscusso editore in senso moderno, Manuzio rivoluzionò l’intero
panorama culturale introducendo innovazioni accompagnate da archetipi e
canoni tutt’ora validi, persino universali. Formatosi sui classici
greci e latini sin dalla gioventù, forgiato dai più saldi canoni di
un’educazione umanistica, Aldo sentì subito l’esigenza intellettuale di
promuovere e diffondere il sapere. Con il suo approdo definitivo a
Venezia tra il 1490 e il 1491, la sua attività imprenditoriale cominciò
a fissare le fondamenta: forte era il suo intento di offrire, al
fruitore, un “prodotto” innovativo al contempo fedele ai precetti
umanistici. Si ha dinanzi la rivoluzionaria figura di tipografo-editore,
votata alla devota cura dell’arte manifatturiera del libro e guidata
dalla consapevolezza dell’importanza delle lingue antiche e della
filosofia. In poco più di vent’anni di attività Aldo pubblicò circa 130
libri.
A partire dal 1494-1495, la sua produzione
libraria fu prevalentemente orientata verso il greco. A causa però delle
diverse necessità del mercato Aldo dovette successivamente volgere le
sue ambiziose mire verso altri orizzonti, e optò, al volgere del nuovo
secolo, alla stampa di volumi in latino, accompagnati poi da opere in
volgare. I torchi manuziani nel corso degli anni produssero sia classici
della tradizione letteraria greca (Aristotele, Omero) e latina
(Cicerone, Virgilio), che volgare (Dante e Petrarca). Inoltre non
mancarono le pubblicazioni di opere di scrittori contemporanei come
Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo. Manuzio fu discretamente attivo
anche come autore: a lui si annoverano testi legati all’insegnamento,
come grammatiche greche e latine, dizionari, commentari, che, se
esaminati in profondità, rispecchiano il suo pensiero concernente il
sapere e la cultura umanistica. La sua
lineare scelta di produzione tipografica, lascia trapelare il fulcro di
un progetto editoriale omogeneo, fine ad un considerevole obiettivo: un
ritorno intellettuale allo studio delle opere e degli scritti originali
dei grandi autori greci e romani
del passato, tralasciando però la consuetudine, per Aldo
controproducente, di arricchire i testi pubblicati con erudite,
prolungate dissertazioni o riflessioni redatte da dotti e accademici.
Scelse invece di
contrassegnare ogni sua opera pubblicata con relativa epistola
introduttiva, rappresentativa del suo ideale di insegnamento, volto a
trasmettere al futuro lettore la giusta visione del mondo e della
cultura: tale peculiare corredo rappresenta una delle molteplici
caratteristiche distintive dei lavori manunziani. Con Aldo Manuzio prese
concretamente forma la figura dell’editore, a propaggine del ruolo di
tipografo: fu lui il primo a immaginare una casa editrice in termini di
struttura e funzione. Diede vita ad una vera impresa capace di produrre
libri di cultura di indiscusso pregio e qualità. Mise in piedi una
squadra di collaboratori (stampatori, legatori, incisori, correttori di
bozze) capaci come istruiti, in grado di adempiere esaustivamente alle
sue esigenze: offrì loro supporto in ogni fase di lavorazione di ciascun
prodotto cartaceo. Ogni suo libro edito esibiva l’intera opera
opportunamente preceduta da un preambolo: questo costituì una sorta di
precursore della moderna prefazione e introduzione. L’eccellenza di
ciascuno prodotto editoriale era garantita dai ripetuti controlli del
testo stampato, dalla scelta della carta, alla rilegatura, ai caratteri,
all’inchiostro e ai colori, per non parlare della scelta della
copertina, delle illustrazioni, dell’impostazione complessiva
dell’impaginazione. L’intenza dedizione rivolta al dettaglio è sinonimo
di scrupolosa predilezione al perfezionismo, e testimonia il profondo
amore per un prodotto di genuina cultura.
A buon diritto,
Aldo Manuzio è ritenuto il capostipite, nonché l’ideatore del libro
cosiddetto “moderno”. Le sue innovazioni risultano riscontrabili nelle
famose edizioni aldine, pubblicazioni a stampa dei classici greci,
latini e italiani, contraddistinte da “segni” realizzativi al tempo
esclusivi.
A partire dal
nuovissimo formato tascabile in ottavo, ideato affinché il libro
divenisse più facilmente fruibile, trasportabile, comodamente godibile
nei momenti di ozio.
Questo formato
tipografico, collaudato a partire dal 1501, fu in grado di far uscire il
libro dal chiuso delle biblioteche e dei monasteri così da indirizzarsi
ad un pubblico più eterogeneo ed ampio, comprendente letterati e dotti
come studenti e comuni lettori.
Ciò rappresentò
un vero progresso culturale tanto che il libro diventò un indiscusso
veicolo di diffusione della cultura, grazie anche alla sua maggiore
economicità. Manuzio predilesse contrassegnare le proprie pubblicazioni
editoriali con un marchio tipografico unico e personale, la cui
principale funzione fosse quella di accertare la garanzia della sua
produzione, a denigrazione di ogni contraffazione. Il suo marchio
tipografico, apparso per la prima volta nel 1502, raffigurava un delfino
attorcigliato a un’ancora, simbolo efficace di velocità e di
radicamento, di agilità e di concretezza, di urgenza e di pazienza,
tutte espressioni che contraddistinguono in pieno gli ideali di un
umanista tipografo prestato all’editoria. Il simbolo, unitamente al
motto sottostante, ha fatto sì che Manuzio fosse considerato uno degli
iniziatori della moderna promozione pubblicitaria. Nello stesso periodo
fu introdotto il nuovo carattere tipografico corsivo, anche detto aldino
o italico: Aldo riscontrò in questo compattezza formale ed eleganza.
Il font risultò
pienamente leggibile anche in dimensioni ridotte e per i libri aldini se
ne predispose una congeniale architettura: le pagine furono pensate in
modo da poter disporre di proporzioni compositive perfette, seguite da
righe ben allineate, regolari spazi tra le lettere e margini sufficienti
a permettere al lettore di riportare annotazioni. La necessità di
rendere godibile la lettura e la comprensione dei testi scritti mosse
Manuzio a regolarizzare l’antica punteggiatura greca: acquisirono così
una definitiva conformazione (quella tutt’ora valida), elementi grafici
di interpunzione quali il punto, la virgola, l’apostrofo, l’accento. Il
tipografo non mancò di ideare il segno del punto e virgola e soprattutto
di pubblicare libri per la prima volta recanti la numerazione delle
pagine su entrambi i lati (fronte e retro). Il carattere imprenditoriale
di Aldo traspare sorprendentemente da un vero e proprio “prospetto
editoriale” consolidatosi con il succedersi degli anni: si tratta del
catalogo editoriale, un ricco apparato esplicativo che riporta la
pubblicizzazione e la commercializzazione di un insieme di opere.
Ciascun catalogo riportava titoli e prezzi delle pubblicazioni prodotte.
Manuzio arricchì
tali testi con notizie concernenti gli argomenti trattati nei singoli
libri, riportando persino i capitoli di ciascuno, non mancando inoltre
di citare espressi apprezzamenti circa la validità delle opere. I tre
cataloghi a lui attribuiti, rifletterono i suoi orientamenti culturali e
didattici: furono preziosi tesori di informazioni concernenti il piano
dell’organizzazione logica, per non dire bibliografica, della sua intera
produzione libraria. Aldo Manuzio ebbe un successo imprenditoriale senza
precedenti: la predilezione nel conferire ad ogni singolo libro prodotto
dei dettagli tecnico-realizzativi particolari e unici, non più casuali,
marcò la sua trasformazione da comune tipografo a editore. Il fare
dell’editoria un’arte, un mezzo di diffusione della cultura di ogni
civiltà ed epoca rappresentò il senso più profondo di tutta la sua
esistenza e costituì il timone guida di ogni sua scelta.
Proprio
attraverso i libri Manuzio si dimostrò utile alla società di
intellettuali di ogni condizione e alle idee umanistiche da questi
celebrate. Riuscì a far diventare Venezia un punto di riferimento
europeo, una potenza culturale capace di crescita economica, estetica ed
etica attraverso il meccanismo ormai collaudato della stampa: a
quest’ultima spettò solo di essere “guidata” affinché divenga la
sorgente prediletta del sapere. La poliedricità di Aldo Manuzio, il suo
genio, le sue visioni e sperimentazioni, riflettono l’animo di una
personalità avanti con i tempi e al contempo rispecchiano l’impronta di
intraprendenza e dinamicità caratteristica di ogni grande editore
contemporaneo.
Simone Annese
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