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AnnoXVI num. 6
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ALDO MANUZIO: L’ALBA DELL’EDITORIA

di Simone Annese

 

Il tramonto del XV secolo sfoggia un nitido scenario caratterizzato da uno spirito umanista al suo apice. Si assiste ad un vortice di riscoperte relative ad ogni campo dello scibile culturale. Numerose infatti sono le discipline e gli ambiti in cui si cimenta il sapere intellettuale: la filosofia, l’arte, la letteratura, la filologia, riflettono l’entusiasmo dei dotti del tempo e l’esigenza di rimettere in gioco lo spirito di conoscenza di quanto dell’antichità il medioevo aveva sino ad allora oscurato. L’Italia al tempo attraversava una fase di affermazione di nuove conoscenze e nuovi ideali divenuti motore del vivere quotidiano.

Strumento di trasmissione della cultura umanistica era allora la stampa, rivoluzionaria e indiscussa “fonte” di diffusione intellettuale. Venezia in quegli anni era l’indiscussa capitale del libro. L’importante città lagunare rappresentava il nucleo fiorente dell’attività tipografica, connotata da una grande apertura culturale e da nuove mire atte a diffondere i saperi del passato. Il prolifico traffico di scritti, con lo scorrere del tempo, penetrò sempre più in profondità nell’ambito sociale della quotidianità, sino a giungere ad una vera rivoluzione, tanto da favorire l’orizzonte della conoscenza anche ai meno abbienti e acculturati. La personalità che più di ogni altra contribuì al prestigio dell’arte libraria veneziana e alla sua concreta diffusione, fu Aldo Manuzio (Bassiano, tra 1449 e 1452 – Venezia, 1515).

Umanista, grammatico, tipografo, libraio, primo indiscusso editore in senso moderno, Manuzio rivoluzionò l’intero panorama culturale introducendo innovazioni accompagnate da archetipi e canoni tutt’ora validi, persino universali.  Formatosi sui classici greci e latini sin dalla gioventù, forgiato dai più saldi canoni di un’educazione umanistica, Aldo sentì subito l’esigenza intellettuale di promuovere e diffondere il sapere. Con il suo approdo definitivo a Venezia tra il 1490 e il 1491, la sua attività imprenditoriale cominciò a fissare le fondamenta: forte era il suo intento di offrire, al fruitore, un “prodotto” innovativo al contempo fedele ai precetti umanistici. Si ha dinanzi la rivoluzionaria figura di tipografo-editore, votata alla devota cura dell’arte manifatturiera del libro e guidata dalla consapevolezza dell’importanza delle lingue antiche e della filosofia. In poco più di vent’anni di attività Aldo pubblicò circa 130 libri.

A partire dal 1494-1495, la sua produzione libraria fu prevalentemente orientata verso il greco. A causa però delle diverse necessità del mercato Aldo dovette successivamente volgere le sue ambiziose mire verso altri orizzonti, e optò, al volgere del nuovo secolo, alla stampa di volumi in latino, accompagnati poi da opere in volgare. I torchi manuziani nel corso degli anni produssero sia classici della tradizione letteraria greca (Aristotele, Omero) e latina (Cicerone, Virgilio), che volgare (Dante e Petrarca). Inoltre non mancarono le pubblicazioni di opere di scrittori contemporanei come Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo. Manuzio fu discretamente attivo anche come autore: a lui si annoverano testi legati all’insegnamento, come grammatiche greche e latine, dizionari, commentari, che, se esaminati in profondità, rispecchiano il suo pensiero concernente il sapere e la cultura umanistica. La sua lineare scelta di produzione tipografica, lascia trapelare il fulcro di un progetto editoriale omogeneo, fine ad un considerevole obiettivo: un ritorno intellettuale allo studio delle opere e degli scritti originali dei grandi autori greci e romani del passato, tralasciando però la consuetudine, per Aldo controproducente, di arricchire i testi pubblicati con erudite, prolungate dissertazioni o riflessioni redatte da dotti e accademici.

Scelse invece di contrassegnare ogni sua opera pubblicata con relativa epistola introduttiva, rappresentativa del suo ideale di insegnamento, volto a trasmettere al futuro lettore la giusta visione del mondo e della cultura: tale peculiare corredo rappresenta una delle molteplici caratteristiche distintive dei lavori manunziani. Con Aldo Manuzio prese concretamente forma la figura dell’editore, a propaggine del ruolo di tipografo: fu lui il primo a immaginare una casa editrice in termini di struttura e funzione. Diede vita ad una vera impresa capace di produrre libri di cultura di indiscusso pregio e qualità. Mise in piedi una squadra di collaboratori (stampatori, legatori, incisori, correttori di bozze) capaci come istruiti, in grado di adempiere esaustivamente alle sue esigenze: offrì loro supporto in ogni fase di lavorazione di ciascun prodotto cartaceo. Ogni suo libro edito esibiva l’intera opera opportunamente preceduta da un preambolo: questo costituì una sorta di precursore della moderna prefazione e introduzione. L’eccellenza di ciascuno prodotto editoriale era garantita dai ripetuti controlli del testo stampato, dalla scelta della carta, alla rilegatura, ai caratteri, all’inchiostro e ai colori, per non parlare della scelta della copertina, delle illustrazioni, dell’impostazione complessiva dell’impaginazione. L’intenza dedizione rivolta al dettaglio è sinonimo di scrupolosa predilezione al perfezionismo, e testimonia il profondo amore per un prodotto di genuina cultura.

A buon diritto, Aldo Manuzio è ritenuto il capostipite, nonché l’ideatore del libro cosiddetto “moderno”. Le sue innovazioni risultano riscontrabili nelle famose edizioni aldine, pubblicazioni a stampa dei classici greci, latini e italiani, contraddistinte da “segni” realizzativi al tempo esclusivi.

A partire dal nuovissimo formato tascabile in ottavo, ideato affinché il libro divenisse più facilmente fruibile, trasportabile, comodamente godibile nei momenti di ozio.

Questo formato tipografico, collaudato a partire dal 1501, fu in grado di far uscire il libro dal chiuso delle biblioteche e dei monasteri così da indirizzarsi ad un pubblico più eterogeneo ed ampio, comprendente letterati e dotti come studenti e comuni lettori.

Ciò rappresentò un vero progresso culturale tanto che il libro diventò un indiscusso veicolo di diffusione della cultura, grazie anche alla sua maggiore economicità. Manuzio predilesse contrassegnare le proprie pubblicazioni editoriali con un marchio tipografico unico e personale, la cui principale funzione fosse quella di accertare la garanzia della sua produzione, a denigrazione di ogni contraffazione. Il suo marchio tipografico, apparso per la prima volta nel 1502, raffigurava un delfino attorcigliato a un’ancora, simbolo efficace di velocità e di radicamento, di agilità e di concretezza, di urgenza e di pazienza, tutte espressioni che contraddistinguono in pieno gli ideali di un umanista tipografo prestato all’editoria. Il simbolo, unitamente al motto sottostante, ha fatto sì che Manuzio fosse considerato uno degli iniziatori della moderna promozione pubblicitaria. Nello stesso periodo fu introdotto il nuovo carattere tipografico corsivo, anche detto aldino o italico: Aldo riscontrò in questo compattezza formale ed eleganza.

Il font risultò pienamente leggibile anche in dimensioni ridotte e per i libri aldini se ne predispose una congeniale architettura: le pagine furono pensate in modo da poter disporre di proporzioni compositive perfette, seguite da righe ben allineate, regolari spazi tra le lettere e margini sufficienti a permettere al lettore di riportare annotazioni. La necessità di rendere godibile la lettura e la comprensione dei testi scritti mosse Manuzio a regolarizzare l’antica punteggiatura greca: acquisirono così una definitiva conformazione (quella tutt’ora valida), elementi grafici di interpunzione quali il punto, la virgola, l’apostrofo, l’accento. Il tipografo non mancò di ideare il segno del punto e virgola e soprattutto di pubblicare libri per la prima volta recanti la numerazione delle pagine su entrambi i lati (fronte e retro). Il carattere imprenditoriale di Aldo traspare sorprendentemente da un vero e proprio “prospetto editoriale” consolidatosi con il succedersi degli anni: si tratta del catalogo editoriale, un ricco apparato esplicativo che riporta la pubblicizzazione e la commercializzazione di un insieme di opere. Ciascun catalogo riportava titoli e prezzi delle pubblicazioni prodotte.

Manuzio arricchì tali testi con notizie concernenti gli argomenti trattati nei singoli libri, riportando persino i capitoli di ciascuno, non mancando inoltre di citare espressi apprezzamenti circa la validità delle opere. I tre cataloghi a lui attribuiti, rifletterono i suoi orientamenti culturali e didattici: furono preziosi tesori di informazioni concernenti il piano dell’organizzazione logica, per non dire bibliografica, della sua intera produzione libraria. Aldo Manuzio ebbe un successo imprenditoriale senza precedenti: la predilezione nel conferire ad ogni singolo libro prodotto dei dettagli tecnico-realizzativi particolari e unici, non più casuali, marcò la sua trasformazione da comune tipografo a editore. Il fare dell’editoria un’arte, un mezzo di diffusione della cultura di ogni civiltà ed epoca rappresentò il senso più profondo di tutta la sua esistenza e costituì il timone guida di ogni sua scelta.

Proprio attraverso i libri Manuzio si dimostrò utile alla società di intellettuali di ogni condizione e alle idee umanistiche da questi celebrate. Riuscì a far diventare Venezia un punto di riferimento europeo, una potenza culturale capace di crescita economica, estetica ed etica attraverso il meccanismo ormai collaudato della stampa: a quest’ultima spettò solo di essere “guidata” affinché divenga la sorgente prediletta del sapere. La poliedricità di Aldo Manuzio, il suo genio, le sue visioni e sperimentazioni, riflettono l’animo di una personalità avanti con i tempi e al contempo rispecchiano l’impronta di intraprendenza e dinamicità caratteristica di ogni grande editore contemporaneo.  

 

Simone Annese

 


 

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