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Anno XVII num. 5
Set./Ott. 2018

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Gli aspetti gestionali di un impianto di compostaggio

TESINA FINALE

Dott.ssa   ADRIANA DI MONACO - ANNO 2018 

INDICE

SOMMARIO

La tesina illustra l’importanza del compostaggio quale tecnologia per lo smaltimento dei rifiuti e recupero di risorse.

Vengono descritti il processo di stabilizzazione aerobica, i meccanismi microbici e i parametri fisico - chimici che lo caratterizzano.

E’ evidenziata l’importanza della raccolta differenziata e della scelta delle matrici compostabili nell’ottimizzazione di questa biotecnologia spontanea per il trattamento di rifiuti e reflui organici putrescibili.

E’ sottolineato, inoltre, come una corretta gestione del processo permetta di valorizzare residui di varia natura trasformandoli in un buon compost, prodotto valido dal punto di vista agronomico e ambientale.

Vengono riportate le norme vigenti nazionali.

Non ultimi per importanza vengono riportati i dati operativi degli impianti attivi  nel 2016.

 

INTRODUZIONE

Lo sviluppo agricolo, civile e industriale delle attività umane ha come conseguenza l’aumento dei rifiuti la cui quantità e composizione riflettono lo stato di sviluppo di una Nazione.

Infatti è stata dimostrata una correlazione tra produzione di rifiuto e reddito e è stato evidenziato come l’uno cresca in maniera direttamente proporzionale all’altro.

La grande crisi ecologica che affligge tutti i paesi industrializzati spinge studiosi e ricercatori a trovare una soluzione al problema “smaltimento rifiuti”, nell’ottica di riciclare il più possibile onde minimizzare l’inquinamento.

Nel 2016  in Italia sono stati prodotti circa 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con un aumento rispetto al 2015 del 2%. Tale dato è stato determinato adottando l’approccio metodologico previsto dal decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 26 maggio 2016  recante “Linee guida per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani”, che, a partire dall’anno 2016, introduce rilevanti modifiche riguardo alle modalità di contabilizzazione dei dati sulla produzione e raccolta differenziata. La metodologia introdotta dal decreto, oltre a considerare per il dato di talune frazioni una differente ripartizione tra raccolta differenziata e indifferenziata (si vedano, ad esempio, la raccolta multimateriale e i rifiuti da spazzamento stradale), include nel dato di produzione degli rifiuti urbani, i rifiuti inerti prodotti da piccoli interventi di rimozione eseguiti nelle abitazioni, che in base alla metodologia impiegata sino all’anno 2015 erano invece conteggiati come rifiuti speciali e, di conseguenza, esclusi dal novero dei rifiuti urbani. E’ inoltre chiaro che molte tonnellate di RSU vengono oggi abbandonate sul territorio (con conseguente pericolo per l’ambiente e per la popolazione) e che, nei prossimi anni, una parte di tali rifiuti dovrà essere trattata. Questo comporterà notevoli investimenti da parte pubblica e privata per la realizzazione degli impianti.

L’Italia ha avviato programmi di “recupero e riutilizzo dei RSU” con relativi strumenti legislativi nazionali;  inoltre, le amministrazioni regionali sono state incaricate di predisporre i piani regionali di organizzazione dei servizi di smaltimento, trattamento, ecc. dei rifiuti ivi compresi quelli attinenti al recupero e riutilizzo della frazione organica.

La difficoltà a ridurre almeno in parte il quantitativo dei rifiuti prodotti, spinge a cercare una forma di smaltimento alternativa e/o complementare alla discarica o all’incenerimento, soluzioni ormai tecnologicamente mature ma non certo prive di problemi di natura sociale, economico ed ambientale.

L’alternativa più efficace è offerta dal “compostaggio”, tecnica che permette lo smaltimento della frazione organica biodegradabile dei rifiuti solidi urbani con conseguente recupero di materiale e riduzione dell’impatto ambientale.

Questa forma di smaltimento e riciclaggio si pone come una delle più opportune per i seguenti aspetti:

                    permette lo smaltimento della parte più complessa dei rifiuti;

                    consente il trattamento della frazione organica putrescibile dei rifiuti per la quale é poco adatto il processo di combustione data la notevole quantità di acqua in essa contenuta che ne determina un basso P.C.I.(potere calorifico inferiore);

                    permette di utilizzare completamente la frazione organica disponibile senza produzione di eventuali sottoprodotti da smaltire;

                    non richiede apporto energetico;

                    ha come risultato finale la produzione di “compost”.

Il compostaggio oltre che corretta tecnica di smaltimento, si configura anche come mezzo di produzione di ammendanti organici di altà qualità largamente sostituibili al letame.

A questo proposito è da tener presente che uno dei problemi che grava sugli agricoltori è il dover ripristinare la fertilità dei suoli a causa della carenza di sostanza organica dovuta all’eccessivo sfruttamento del terreno (colture intensive, ripetitive, lavorazioni frequenti ecc....); inoltre, il regredire dell’allevamento diffuso e l’aumento dei costi di produzione e distribuzione hanno contribuito a ridurre notevolmente la disponibilità di letame, evidenziando con ciò l’importanza di produrre ammendanti da matrici diverse e con costi contenuti.

Il compost, prodotto economicamente ed ecologicamente vantaggioso, è in grado di espletare le azioni fondamentali dei comuni ammendanti. Infatti additivato ai terreni svolge le seguenti tre azioni fondamentali:

azione chimica :

                    per la sua componente chimica, il compost fa da vettore al reintegro degli elementi sottratti dalle coltivazioni; grazie al suo pH normalmente neutro o basico conferisce al terreno le caratteristiche adatte per favorire la decomposizione delle sostanze organiche;

                    può costituire una riserva di nutrimento per le colture essendo i processi biodegradativi abbastanza lenti;

                    è in grado di rallentare (con un’azione adsorbente) le migrazioni di contaminanti nell’ambiente poiché, la sostanza organica apportata dal compost, diminuendo la disponibilità dei metalli pesanti, ne riduce il flusso (anche verso la catena alimentare);

azione fisica :

                    il compost è utilizzato per potenziare la permeabilità dei terreni, per evitarne l’erosione e trattenerne l’umidità;

                    la lenta azione di decomposizione delle sostanze organiche che contiene e l’effetto di isolamento termico, riducono anche il raffreddamento del terreno;

                    in suoli sabbiosi (costituzionalmente porosi) aumenta il potere assorbente mentre in quelli argillosi (pesanti e asfittici) ottimizza la permeabilità alle acque;

azione biologica :

                    il compost potenzia le colture nella capacità di assimilazione dei componenti naturali dal suolo e migliora la facoltà di assorbimento dell’azoto da parte delle piante (accelerando il livello di mineralizzazione del terreno), grazie alla presenza di numerose colonie batteriche in esso contenute.

                    Inoltre, la presenza di organismi saprofiti non patogeni, che hanno promosso la formazione del compost, conferisce al terreno una particolare refrattarietà alla colonizzazione di eventuali patogeni (potere repressivo) grazie anche ai meccanismi di antibiosi e competizione da parte dei saprofiti.

Nonostante tutto ciò, il compostaggio dei R.S.U. ha avuto solo una discreta diffusione per due motivi principali: presenza nel compost di metalli pesanti e di inerti vari e mancanza di una idonea stabilità biologica del prodotto. Solo effettuando la raccolta differenziata dei rifiuti, rispettando i principali parametri che regolano il processo e adottando le tecnologie più appropriate, si potrà ottenere un prodotto competitivo (con gli ammendanti organici esistenti) con cui potenziare il mercato.

 

CAPITOLO I

 

1. FONTI NORMATIVE

Dal 10 marzo 2017 sono in vigore le regole semplificate del Dm 29 dicembre 2016, n. 266 per l'attività di compostaggio di comunità ai sensi dell'articolo 180, comma 1-octies, Dlgs 152/2006. La norma del Codice ambientale, introdotta dalla legge 221/2015"Green Economy" demandava a un regolamento la definizione delle procedure semplificate per il compostaggio di comunità, che riduce il conferimento in discarica dei rifiuti urbani biodegradabili contribuendo agli obbiettivi comunitari in materia di rifiuti. Il regolamento 266/2016 in parola stabilisce i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per l'attività di compostaggio di comunità in quantità non superiori a 130 tonnellate annue. Le norme del regolamento non si applicano agli impianti di compostaggio aerobico di rifiuti biodegradabili (articolo 214, comma 7-bis, Dlgs 152/2006). Ai sensi dell'articolo 183, comma 1, lettera qq-bis) del Dlgs 152/2006 il compostaggio di comunità è quello effettuato collettivamente da più utenze domestiche e non domestiche della frazione organica dei rifiuti urbani prodotti dalle medesime per l'utilizzo del compost prodotto da parte delle utenze conferenti. In termini semplici il compostaggio è la trasformazione in fertilizzanti di rifiuti solidi urbani di tipo organico. L'attività di compostaggio è intrapresa dall'organismo collettivo previa presentazione di segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al Comune.

 

CAPITOLO II

 

2. GENERALITÀ SUL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO DI QUALITÀ

Il compostaggio di qualità può interessare come matrici in ingresso sia i soli scarti lignocellulosici raccolti in purezza, sia gli scarti organici da raccolta differenziata secco-umido (scarti alimentari da utenze domestiche, commerciali, di servizio) in miscela con gli scarti lignocellulosici ed eventualmente anche con fanghi che abbiano adeguate caratteristiche qualitative ed altre matrici compostabili ad elevata fermentescibilità, umidità e basso grado di strutturazione (es. scarti agroindustriali, liquami zootecnici, ecc.).

A seconda della tipologia delle matrici trattate devono essere predisposti adeguati sistemi tecnologici di processo e di presidio; il compostaggio di soli scarti lignocellulosici, quali le risulte da manutenzione del verde, può avvalersi delle condizioni favorevoli di aerazione naturale per processi diffusivi e convettivi nella massa, favoriti dalla buona porosità della stessa, mentre il basso potenziale odorigeno di tali materiali facilità la prevenzione di fenomeni odorosi mediante alcuni accorgimenti gestionali relativamente semplici. Invece, la fermentescibilità tipica di scarti quali le matrici alimentari richiede di considerare la disposizione di adeguati sistemi di governo del processo mediante l’adduzione di flussi d’aria alla massa (per drenare il calore in eccesso ed apportare ossigeno) e generalmente – a meno di localizzazioni favorevoli e basse capacità operative - l’allestimento di tecnologie di presidio ambientale per il controllo e l’abbattimento degli odori.

L’obiettivo ultimo del compostaggio di qualità è la produzione di materiali stabilizzati ed igienizzati, con basso contenuto di sostanze potenzialmente inquinanti, manipolabili, commerciabili ed utilizzabili in agricoltura. Il tutto garantendo al contempo la minimizzazione dei disturbi ambientali indotti, con particolare riferimento all’abbattimento delle potenziali molestie olfattive. La corretta gestione del processo di compostaggio e la qualità delle matrici in ingresso determinano la qualità del compost.

Nella figura 1 viene evidenziato lo schema di flusso del processo di compostaggio in cui le sezioni colorate evidenziano sezioni chiuse, mantenute in depressione e dotate di sistemi di aspirazione delle arie esauste e di raccolta delle acque di  processo; mentre le sezioni bianche evidenziano sezioni aperte.

 

 

Figura 1. Schema di flusso del processo di compostaggio

 

2.1. Le fasi del compostaggio

 

Le fasi sono essenzialmente due e ben distinte: la prima (più intensa) è la mineralizzazione (o bioossidazione in senso stretto), la seconda (più lenta) è l’umificazione.

Nella prima si opera in condizioni bioossidative sui substrati organici iniziali; la mineralizzazione comporta la degradazione della sostanza organica più fermentescibile (sostanze a struttura semplice quali zuccheri, acidi, amino-acidi, ecc.) associata ad una intensa attività microbica con conseguente produzione di calore, anidride carbonica, acqua nonché di un residuo organico parzialmente trasformato e stabilizzato. Esaurita la frazione organica assimilabile, la decomposizione continua con processi più lenti a spese di molecole più complesse e delle spoglie microbiche.

Nella seconda fase si completa il processo di trasformazione della sostanza organica in condizioni meno ossidative (anche se sempre aerobiche o microaerobiche) in modo da permettere la formazione delle sostanze umiche ed eliminare eventuali composti fitotossici formatisi nella prima fase. Questa fase di umificazione è condotta da microorganismi specifici che sintetizzano polimeri tridimensionali complessi che a loro volta costituiscono il substrato energetico per future attività microbiche ed aggluminanti per il terreno; queste strutture sono responsabili della fertilità del suolo.

E’ da sottolineare la differenziazione fra la fase biossidativa e le fase di maturazione riguardo al contenuto minimo di ossigeno nella massa di materiale in trasformazione. Nella prima fase infatti è necessario garantire una sufficiente aerazione per permettere un avvio corretto delle trasformazioni microbiche ed avere un innalzamento della temperatura tale da igienizzare il materiale; secondo molti autori, l’ossigeno durante la fase bioossidativa deve essere compreso tra il 5 e il 15%.

Nella seconda fase vengono invece favoriti i processi di formazione dell’humus in condizioni aerobiche e microaerobiche, ma non fortemente ossidative, in modo da evitare una eccessiva mineralizzazione della sostanza organica. In questa fase di maturazione, la richiesta di ossigeno è minore, i processi biologici diventano più lenti e la temperatura subisce una parziale riduzione; è in questa fase che avviene la formazione di humus con un processo piuttosto lento e in cui si registra un contenuto di ossigeno compreso tra 1 e 5%.

Considerando i diversi stadi di formazione dell’humus, si può identificare la fase bioossidativa del compostaggio con quella degradativa delle sostanze organiche, mentre la fase di sintesi delle sostanze umiche, pur iniziando nella prima fase del compostaggio, si sviluppa e viene ultimata nella fase di maturazione del compost.

 

CAPITOLO III

 

3.    RIFIUTI COMPOSTABILI

 

3.1 Tipologia:

I rifiuti compostabili per la produzione di composti di qualità sono costituiti da:

a) frazione organica dei rifiuti solidi urbani raccolta separatamente;

b) Rifiuti vegetali di coltivazioni agricole;

c) segatura, trucioli, frammenti di legno, di sughero;

d) rifiuti vegetali derivanti da attività agro-industriali;

e) Rifiuti tessili di origine vegetale: cascami e scarti di cotone, cascami e scarti di lino, cascami e scarti di iuta, cascami e scarti di canapa;

f) Rifiuti tessili di origine animale cascami e scarti di lana, cascami e scarti di seta;

g) deiezioni animali da sole o in miscela con materiale di lettiera o frazioni della stessa ottenute attraverso processi di separazione;

h) scarti di legno non impregnato;

i) carta e cartone nelle forme usualmente commercializzate;

j) fibra e fanghi di carta;

k) contenuto dei prestomaci;

l) Rifiuti ligneo cellulosici derivanti dalla manutenzione del verde ornamentale;

m) fanghi di depurazione, fanghi di depurazione delle industrie alimentari;

n) ceneri di combustione di sanse esauste e di scarti vegetali;

 

3.2. Provenienza:

I rifiuti di cui al punto 3.1 devono derivare rispettivamente da:

a) frazione umida derivante da raccolta differenziata di RSU;

b) coltivazione e raccolta dei prodotti agricoli;

c) attività forestali e lavorazione del legno vergine;

d) lavorazione dei prodotti agricoli;

e) e f) preparazione, filatura, tessitura di fibre tessili vegetali ed animali;

g) allevamenti zootecnici e industria di trasformazione alimentare;

h) fabbricazione di manufatti di legno non impregnato, imballaggi, legno non impregnato (cassette, pallets);

i) e J) industria della carta;

k) industria della macellazione;

l) manutenzione del verde ornamentale;

m) impianti di depurazione, impianti di depurazione dell’industria alimentare;

n) impianti dedicati di combustione di sanse esauste e di scarti vegetali.

 

3.3. Caratteristiche del rifiuto:

I rifiuti di cui al punto 3.1 devono avere rispettivamente le seguenti caratteristiche:

a) il rifiuto deve essere costituito unicamente dalla frazione umida separata prima della raccolta degli RSU, esente da rifiuti pericolosi;

b) il rifiuto deve derivare dalle ordinarie pratiche agricole;

c) il rifiuto deve derivare dalla ordinarie pratiche forestali, da lavorazioni con trattamenti fisici o termici;

d) il rifiuto deve derivare da lavorazione con trattamenti fisici o termici senza impiego di sostanze denaturanti;

e) e f) i rifiuti non devono essere trattati con coloranti o comunque con sostanze tossiche;

h) il rifiuto non deve provenire da lavorazioni che prevedono l’impiego di trattamenti chimici;

i) e j) il rifiuto non deve essere costituito da carta e cartone per usi speciali trattata o spalmata con prodotti chimici diversi da quelli normalmente utilizzati nell’impasto cartaceo (carte autocopianti, termocopianti, accoppiati, poliaccoppiati, carte catramate, ecc.);

k) l’impiego dei rifiuti da macellazione è limitato a quelli definiti "a basso rischio";

l) il rifiuto deve essere costituito unicamente dalla frazione ligno-cellulusica derivante dalla manutenzione del verde ornamentale, escluso il materiale proveniente dallo spazzamento delle strade;

m) i fanghi devono avere caratteristiche conformi a quelle previste dalla normativa vigente.

 

3.4. Attività di recupero:

Il compostaggio attraverso un processo di trasformazione biologica aerobica delle matrici  evolve attraverso uno stadio termofilo e porta alla stabilizzazione ed unificazione della sostanza organica.

Il processo deve essere condotto in modo da assicurare:

- il controllo dei rapporti di miscelazione e delle caratteristiche chimico fisiche delle matrici organiche di partenza;

- il controllo della temperatura di processo;

       un apporto di ossigeno sufficiente a mantenere le condizioni aerobiche della massa. La durata del processo non deve essere inferiore a 90 giorni comprendenti una fase di bio-ossidazione accelerata durante la quale viene assicurato un apporto di ossigeno alla massa mediante rivoltamento e/o aerazione, seguito da una fase di maturazione in cumulo. La temperatura deve essere mantenuta per almeno tre giorni oltre i 55°C. La fase di stoccaggio delle matrici e la fase di bio-ossidazione accelerata devono avvenire in ambiente confinato, ottenibile anche con coperture o paratie mobili, per il contenimento di polveri e di odori il cui controllo deve essere garantito tramite idonee misure e sistemi di abbattimento: tali disposizioni non sono obbligatorie per gli impianti che trattano unicamente le tipologie di cui alle lettere b) c) h) e l) del punto 3.1; tali impianti devono comunque assicurare il contenimento di polveri durante l’eventuale fase di triturazione. Le fasi di stoccaggio delle matrici, di bio-ossidazione accelerata, di post maturazione e di deposito del prodotto finito devono avvenire su superfici impermeabilizzate, dotate di sistemi di drenaggio e di raccolta delle acque reflue di processo, da inviare a depurazione o da riutilizzare nel ciclo di compostaggio. Per gli impianti che trattano solo le tipologie di cui alle lettere c), h) e l) tali disposizioni non sono obbligatorie qualora abbiano una capacità annua di trattamento inferiore a 1000 t di rifiuti.

 

CAPITOLO IV

 

4. GESTIONE DEL PROCESSO

Lo stoccaggio dei rifiuti conferiti all’impianto avviene con modalità diverse in funzione delle tipologie dei materiali.

La preparazione e composizione della miscela avviata al compostaggio è molto importante per la buona riuscita del processo biologico e dell’intero ciclo produttivo; infatti dalla corretta esecuzione della fase di miscelazione dipendono la qualità del prodotto finale e un corretto andamento del processo biologico di fermentazione.

Il processo di trasformazione della sostanza organica avviene attraverso un meccanismo di decomposizione biologica in ambiente aerobico che prevede le fasi di biossidazione e di maturazione che coinvolgono diversi microrganismi attivi, quali specie batteriche e fungine, attinomiceti e protozoi.

Molto importante è la permanenza per almeno cinque giorni ad elevata temperatura superiore ai 60 °C per garantire la completa igienizzazione del materiale. Elevate temperature determinano condizioni ambientali nella massa in trattamento tali da sfavorire lo sviluppo di organismi patogeni. Questo requisito è stato direttamente verificato visionando i dati registrati nelle schede d’impianto  relativi al processo di biossidazione.

Un corretto grado di umidità della massa deve essere compreso tra il 35 e il 60 % in peso. In queste condizioni, infatti, i microrganismi trovano le condizioni più adeguate per le loro funzioni vitali: valori più elevati possono determinare condizioni di anaerobiosi, valori più bassi causano un rallentamento dell’attività dei microrganismi stessi.

Come richiesto in sede di autorizzazione all’esercizio, ogni impianto di compostaggio dispone di un impianto di umidificazione del materiale in fase di biossidazione che riutilizza le acque di processo e meteoriche di dilavamento dei piazzali raccolte da apposite vasche.

La fase di biossidazione avviene nelle celle chiuse dotate di platea per l’insufflazione dell’aria; l’aria esausta viene avviata ad un sistema di trattamento e depurazione composto da scrubber chimici a carboni attivi.

Il materiale durante la fase di biossidazione viene periodicamente rivoltato e sottoposto ad umidificazione; ultimato il trattamento di biossidazione viene trasferito alla sezione di maturazione a cumulo.

Terminata la fase di biossidazione il materiale viene avviato alla sezione di maturazione, realizzata a cumulo in capannoni coperti, dove resta fino al completamento del processo biologico e dove viene sottoposto a periodici rivoltamenti con il monitoraggio della temperatura del materiale in trattamento.

Il compost maturo, terminato il ciclo di lavorazione della durata non inferiore a 60 gg, viene sottoposto alla operazioni di raffinazione finale.

Il sovvallo ottenuto dalle operazioni di vagliatura, costituito da materiale ligno – cellulosico di grossa pezzatura e privo di impurezze (plastiche, vetro etc.) viene riutilizzato nella preparazione della miscela iniziale in quanto ricco di flora batterica ed in grado di innescare rapidamente il processo biologico, conferendo inoltre un’elevata porosità alla miscela.

Il compost di qualità ottenuto dalla vagliatura è utilizzato come ammendante in agricoltura.

Durante tutto il periodo si effettuano i sopralluoghi per verificare i complementi strutturali dell’impianto, ovvero le vie di accesso e la viabilità interna, piazzali e aree di manovra, che sono in generale risultati sgombri, privi di evidenti lordamenti derivanti dalla movimentazione dei materiali.

Le condizioni che influenzano il processo di compostaggio sono da ricondurre ai fattori che agiscono sui microrganismi (devono essere garantite le condizioni di optimum per il loro sviluppo):

                    Porosità del substrato

                    Presenza di ossigeno

                    Umidità

                    Temperatura

                    Presenza di nutrienti e corretti equilibri nutrizionali

                    pH

 

CAPITOLO V

 

5. MONITORAGGIO DEL PROCESSO

 

Il monitoraggio dell’intero processo di compostaggio identificato nei vari lotti è un'altra fase molto importante per la buona riuscita del compost.

La corretta evoluzione di un processo di compostaggio prevede:

                    omogeneizzazione delle matrici

                     decomposizione ed evoluzione della sostanza organica

                     riduzione peso (ca. 50%) e volume della massa (ca. 40%)

                     diminuzione umidità del materiale (da ripristinare nelle I fasi)

                     diminuzione del potenziale odorigeno

                     riduzione della fitotossicità

Le principali problematiche gestionali di un impianto di compostaggio:

                    garantire costantemente una buona porosità della miscela

                    mantenere un livello ottimale di umidità (45% – 55%)

                    garantire un’idonea aerazione della biomassa

                    effettuare un numero sufficiente di rivoltamenti

I parametri analitici per monitorare il processo di compostaggio sono:

                    Parametri biologici:

1. Indice di Respirazione

2. Indagini microbiologiche                                 

3.    Test di fitotossicità

 

                    Parametri chimico – fisici:   

1. Temperatura,

2. CO2

3. O2

4. Umidità

5. pH

6. Carbonio Organico

7. C/N

8. Dinamica dell’azoto

 

I parametri chimico – fisici vengono misurati o con dispositivi portatili o affidati a laboratori privati certificati con metodiche accreditate.

Le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica, la temperatura e il pH vanno misurati quotidianamente o settimanalmente mentre gli altri parametri chimico – fisici mensilmente o nel caso di manifesto cambiamento della tipologia del rifiuto.

 

5.1. Indice di Respirazione

Parametro che misura indirettamente la stabilità biologica della sostanza organica, attraverso la misura della respirazione aerobica.

La stabilità biologica è lo stato in cui, garantite le condizioni ottimali per l’esplicarsi delle attività microbiologiche in condizioni aerobiche (ottimizzazione dei parametri chimico-fisici) i processi di biodegradazione risultano alquanto rallentati.

Per misurare l’indice di respirazione si utilizzano o respirometri statici o dinamici seguendo tale procedura:

                    preparazione campione (adeguamento umidità)

                    incubazione del campione in un reattore ermetico (2–5 giorni)

                    determinazione della velocità di consumo dell’ossigeno da   parte della biomassa

                    metodo statico e dinamico.

L’indice di respirazione diminuisce in funzione del tempo di processo, infatti sono necessari periodici rivoltamenti nel cumulo compost per mantenere adeguata la concentrazione di ossigeno all’interno del cumulo stesso. Anche la porosità e l’indice di umificazione carenti determinano piccoli abbassamenti dell’indice di respirazione ma non paragonabili alla carente ossigenazione.

Tale indice va misurato almeno 3-4 volte l’anno alla fine della fase di biossidazione.

 

5.2. Indagini microbiologiche

Le indagini microbiologiche effettuate sul compost sono rivolte essenzialmente a verificare che, durante la fase di biossidazione, si abbia la scomparsa dei microbi patogeni, soprattutto il genere Salmonella.

Inoltre, vengono ricercati i contaminanti fecali, quali gli enterobatteri e gli streptococchi fecali, che devono essere presenti in quantità molto limitata, questo perché alla frazione vegetale possono essere aggiunti fanghi di depurazione degli scarichi civili che contengono un’elevata carica microbica di origine fecale.

I problemi sanitari sono principalmente legati ad Aspergillus fumigatus, endotossine e batteri enterici presenti soprattutto in condizioni di carenze igienico – ambientali e di eccessiva polverosità degli ambienti.

 

5.3. Test di fitotossicità

Il saggio di fitotossicità si basa sull’uso di semi di diverse specie vegetali per valutare la potenziale tossicità di campioni liquidi (acque superficiali, effluenti) o solidi (suoli, sedimenti, fanghi di depurazione, compost), prendendo in considerazione la germinazione e l’allungamento radicale.

I saggi di fitotossicità seguono due diversi metodi:

                    UNICHIM 10780 (solo con semi di lepidium sativum - Crescione)

                    UNICHIM 1651/2003, utilizzando tre specie vegetali diverse ad esempio Crescione (lepidium sativum), Cetriolo (Cucumis sativus) Sorgo (Sorghum saccharatum).

  

 CAPITOLO VI

 

6. IL COMPOSTAGGIO DEI RIFIUTI IN ITALIA NEL 2016

Gli impianti operativi, in Italia, sono 274 (+ 9 unità rispetto al 2015) e risultano localizzati per il 61,3% al Nord, per il 15,3% al Centro e per il 23,4 al Sud. La quantità complessiva dei rifiuti trattati, pari a oltre 4,1 milioni di tonnellate non mostra variazioni di rilievo rispetto all’anno 2015.

In figura 2, viene analizzata la composizione percentuale delle diverse matrici avviate a trattamento nel 2016; la frazione umida, con un quantitativo di circa 2 milioni di tonnellate, costituisce il 47,4% del totale trattato, il verde, oltre 1,4 milioni di tonnellate, rappresenta il 35%. I fanghi (circa 447 mila tonnellate) e gli altri rifiuti provenienti, prevalentemente, dall’industria agroalimentare (circa 283 mila tonnellate),  costituiscono quote più basse con percentuali pari, rispettivamente, al 10,8% ed al 6,8%.

                            

figura 2 – tipologie dei rifiuti trattati in impianti di compostaggio, anno 2016

 

La frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata rappresenta l’82,3% del totale dei rifiuti sottoposti a compostaggio. L’analisi dei dati relativi alle tre macro aree del Paese, nel quinquennio 2012-2016, mette in evidenza come nelle regioni del Nord la quota dei rifiuti organici, pari a circa 1,7 milioni di tonnellate (il 49,6% del totale nazionale), sia interessata, rispetto al 2015, da una riduzione del 10%. Più costante appare l’andamento nelle regioni del Centro, dove la quantità trattata, 747 mila tonnellate (pari al 22% del totale nazionale), evidenzia una riduzione dell’1%. Le regioni del Sud sono, invece,  caratterizzate da una progressiva crescita; in totale, in quest’area geografica, nel 2016, sono state trattate circa 956 mila tonnellate di frazione organica(28,4% del totale complessivo) con un aumento del 28,6%.

 

CONCLUSIONI

Molte sono le realtà produttive nel settore del compostaggio in Italia, con grandi potenzialità e con la necessità di adeguarsi alle più recenti normative per la gestione dei rifiuti.

La validità della scelta del sistema di compostaggio è legata alla capacità di collocare sul mercato il prodotto finale che, a sua volta, è strettamente correlata alla qualità del compost prodotto, cioè a un basso contenuto di sostanze inquinanti, alla quantità e alla qualità della sostanza organica contenuta nel compost, al suo grado di maturità e stabilità e non ultimo alla presenza di densità microbiche tali da non costituire un rischio per la salute.

Gran parte degli impianti attualmente operanti in Italia prevedono il trattamento dei rifiuti solidi raccolti in modo indifferenziato e la separazione a valle della raccolta mediante cicli tecnologici più o meno complessi. Il compostaggio di rifiuti organici separati alla fonte permette invece una semplificazione tecnologica più o meno spinta, con evidenti economie nella realizzazione e gestione degli impianti.

I rifiuti verdi, costituiti da sfalci, potature e foglie, sono sicuramente la frazione organica più pregiata tra quelle che finiscono mescolate ai rifiuti solidi. È necessario adottare una tecnologia di valorizzazione per questi materiali che permetta la produzione però di un ammendante organico di alta qualità. I limiti qualitativi, dal punto di vista sanitario, di questi rifiuti sono rilevanti. Si ritiene consigliabile pertanto, in questi casi, applicare il compostaggio con altri rifiuti ad elevata matrice organica, quali fanghi di depurazione, scarti zootecnici, ecc., per ottenere, abbreviando i tempi di trasformazione, prodotti qualitativamente migliori. Infatti, il compost derivato da miscelazione con fanghi di depurazione civili, indipendentemente dal ciclo di produzione, ma fermo restando la durata del processo, risulta di migliore qualità rispetto a quello originato da matrici diverse, quali ad esempio quelle ad alta percentuale di scarto verde tra le materie prime.

 

 

Adriana Di Monaco


 

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|Anno XVII num. 5 - Set./Ott. 2018| - Per informazioni e contatti e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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