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NUOVE TECNOLOGIE PER L'ENERGIA PULITA: LA BLUE ENERGY E LA FUSIONE NUCLEARE

 

di Jada Maria Brancato

Tesina finale Master Gestione e Sicurezza Ambientale

 

Già da molti anni la nostra società si trova a dover affrontare la notevole sfida rappresentata dai numerosi problemi ambientali che minacciano l’ecosistema del pianeta.

Ai cambiamenti climatici e all’inquinamento si affianca lo sfruttamento intensivo delle risorse idriche, alimentari ed energetiche che, di conseguenza, causa un inevitabile impoverimento delle stesse.

Ci si trova dunque davanti alla necessità di trovare nuove fonti di energia alternativa che sostituiscano i combustibili fossili o nucleari, pericolosi per l’ambiente e per la salute umana; allo stesso tempo, devono essere garantiti una resa energetica commisurata alle esigenze della popolazione e costi ridotti. 

Esistono numerosi tipi di energia alternativa: solare, eolica, geotermica o delle biomasse, ormai tecnologie collaudate e di uso comune.

Vengono svolti, tuttavia, anche numerosi studi che vertono sull’applicazione di nuove tecniche e materiali che permetterebbero di ricavare energia da fonti alternative meno consuete. Un esempio sono le Blue energy e la fusione nucleare.

 

Le Blue energy

Le Blue energy prevedono l’utilizzo del moto ondoso, delle maree e delle correnti per produrre energia.

Negli ultimi anni sono stati avviati diversi progetti per far decollare anche questo settore, sebbene per il momento lo sviluppo di queste tecniche si trovi in una fase meno avanzata rispetto ad altre risorse rinnovabili.

Le fonti da cui trarre energia derivante dal mare possono essere sei: moto ondoso, maree, correnti marine e correnti di marea, gradienti di salinità e gradienti di temperatura.

Ad oggi, quello della blue energy è un settore in lenta espansione.

Per quanto riguarda l’Italia, la Blue energy che può essere ricavata dal Mar Mediterraneo deriva principalmente dal moto ondoso, dalle correnti di marea e dalla salinità. Questo per le caratteristiche peculiari del mare che, essendo un bacino chiuso, presenta un potenziale di energia delle onde più basso rispetto a quello che può invece caratterizzare un oceano.

Uno dei maggiori progetti di ricerca avviati in questo campo è Maestrale (Maritime energy deployment strategy in the Mediterranean), un progetto coordinato dall’università di Siena, in partnership con altri dieci centri di ricerca internazionali, che ha lo scopo di studiare e mettere in pratica le soluzioni e le tecnologie più adatte per l’utilizzo dell’energia marina nel Mediterraneo.

 

La fusione nucleare

Un altro esempio significativo è dato invece dalla fusione nucleare, un processo che avviene normalmente nelle stelle e che da molti anni si cerca di replicare nei laboratori sulla Terra.

Questa tecnologia permetterebbe di ottenere grandi quantità di energia pulita a partire dall’idrogeno, elemento presente in abbondanza in mare e nei laghi, che rappresenta dunque una risorsa pressoché inesauribile.

Al contrario della più conosciuta fissione nucleare, la fusione non genera sottoprodotti in grado di alterare l’ambiente, in quanto vengono prodotte scorie radioattive in quantità minime e gestibili in maniera sicura; inoltre, la possibilità che avvengano esplosioni o fuoriuscite di materiale inquinante è quasi nulla.

Uno dei primi e più ambiziosi programmi sulla fusione è stato avviato nel 2005, quando un consorzio internazionale composto da 34 Stati, tra cui RussiaCinaGiappone, USA, India, Corea del Sud e alcuni Stati membri dell’Unione Europea, ha dato vita al progetto internazionale di fusione nucleare ITER, acronimo di International Thermonuclear Experimental Reactor, che prevede la costruzione e l’avviamento di un reattore che verrà utilizzato per produrre e studiare la fusione come fonte di energia primaria.

Il luogo scelto per la costruzione è Cadarache, nel sud della Francia, ed è tuttora in corso.

L'obiettivo della fusione è quello di fare fondere atomi di gas idrogeno.

Il materiale deve essere portato alle stesse temperature che si trovano al centro del Sole, che si aggirano intorno a circa 150 milioni di gradi. Per fare ciò, viene utilizzata una macchina specifica, il tokamak, che crea dei forti campi magnetici in cui viene tenuto in sospensione il materiale a elevatissime temperature. La conseguenza è la fusione degli atomi di idrogeno e la produzione di un altro elemento, l’elio, e di una grande quantità di energia.

Il progetto Iter non è però esente da problemi.

Uno è rappresentato da fatto che uno degli isotopi dell’idrogeno utilizzati, il trizio, è un elemento caratterizzato da una radioattività di breve durata che però, se rilasciato accidentalmente, può diffondersi ovunque.

Un’altra difficoltà da affrontare è l’enorme costo dell’ambizioso progetto, attualmente stimato in 16 miliardi di euro.

Infine, anche se il progetto andasse a buon fine, ci vorrà ancora molto tempo prima che l’energia così prodotta possa essere resa disponibile e alla portata di tutti a livello domestico.

In Italia, i progetti di fusione nucleare rientrano tra i programmi dell’Ente ENEA, agenzia di ricerca per le nuove tecnologie, l’energia e per lo sviluppo economico sostenibile, che si occupa anche dello studio e della realizzazione di nuove tecnologie emergenti, al fine di per produrre energia con un impatto ridotto sull’ambiente.

Proprio nell’ambito della ricerca sula fusione nucleare rientra il FAST (Fusion Advanced Studies Torus), un progetto satellite dell’ITER europeo.

L’obiettivo di FAST è quello di realizzare una macchina per fusione nucleare che consentirà di effettuare prove su materiali, tecniche e operazioni prima che queste vengano utilizzate in ITER.

Si prevede la costruzione della prima centrale di fusione nucleare per il 2030.

 

In conclusione, il campo delle energie rinnovabili è in continuo sviluppo e gli studi messi in atto per la ricerca di tecnologie sempre nuove che rispettino l’ambiente dimostreranno che è possibile affrancarsi dall’utilizzo delle fonti inquinanti, per un futuro sempre più sostenibile (Mag.2019).

 

 

Jada Maria Brancato

 

 

 


 

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