CANAPA E AMBIENTE, BINOMIO PERFETTO
di
Ferdinando Garau
"Forse questo mondo è
l’inferno d’un altro pianeta"
(Aldous Leonard Huxley).
Niente di più vero. Tutti sappiamo quanto
l’uomo sia stato e continui ad essere un ingrato nei confronti del
nostro pianeta, dell’ambiente che ci circonda e della natura in
generale. L’infinita stupidità dell’uomo e dei suoi comportamenti, già
noti ad Einstein molto tempo fa, si rendono evidenti ogni qualvolta si
decida di infliggere dei danni all’ambiente. E questo accade spesso.
L’essere umano ha come obiettivo il
benessere assoluto, poco importa la quantità di danni ambientali ai
quali bisognerà porre rimedio in futuro. Purtroppo non viviamo più la
vita di quell’essere umano indifferente, ora noi siamo il futuro e
occorre trovare delle soluzioni concrete per ripristinare una situazione
ambientale ormai logorata dall’impronta umana.
La scienza negli
anni ha compiuto passi da gigante in ogni ambito di studio. Soprattutto
in campo ambientale, viste le preoccupazioni di tutte le Nazioni
mondiali, sono stati creati o ideati dei nuovi progetti per evitare di
proseguire sulla falsa riga del passato, troppo incline ad uno
sfruttamento smisurato del nostro pianeta alla ricerca di un continuo
ampliamento del margine di benessere. Tra le tante scoperte, o per
meglio dire "riscoperte", vi è quella della Canapa e dei suoi molteplici
utilizzi.
Tralasciando la
possibilità di sfruttamento di questa pianta come stupefacente ed
evitando dibattiti al riguardo, con questo elaborato si vogliono
esaltare solamente i possibili benefici ambientali derivanti dalla
coltivazione di questa pianta, ampiamente conosciuta ed utilizzata già
nelle passate epoche storiche. Tra i possibili utilizzi della Canapa vi
è quello tessile: grazie al fiore, infatti, si può produrre della fibra
di canapa, la quale può essere lavorata come fibra tessile. Prima
dell’avvento del proibizionismo della cannabis, questa pianta veniva
inoltre utilizzata come materia prima per la produzione di carta.
Ad oggi
risultano coltivabili per legge alcuni tipi di questa tipologia di
piante (quelle con minor quantità di THC1, principio attivo della
cannabis, il quale può essere considerato il capostipite della famiglia
dei fitocannabinoidi), così che si possano sfruttare i molteplici
benefici derivanti dalla loro fioritura. Particolarmente importanti nel
campo dell’innovazione risultano essere, inoltre, le numerose scoperte
sul possibile utilizzo della canapa come materia prima per la produzione
di materiali edili, passando dunque dall’ambito tessile fino alla
bioedilizia. Uno degli esempi significativi in quest’ambito riguarda la
produzione del Biomattone2, il quale risulta essere un blocco
prefabbricato (con la possibilità di produrne di diverse dimensioni e
spessori) composto da legno, calce e canapa. Questo mattone è il primo
materiale edilizio a impronta di carbonio negativa, avendo dunque la
capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera.
Se la Canapa e
l’Ambiente formano un binomio perfetto, questo lo si deve anche ad
un’altra importante proprietà della pianta in questione: ovvero la
capacità di decontaminare il terreno attraendo le diossine che si sono
stabilizzate sullo stesso. Grazie alle sue radici, infatti, la Canapa
riesce a ripulire il terreno attraendo a se il maggior numero di
diossine presenti sulla porzione coltivata, liberando così la terra da
una sostanza che negli anni sta provocando gravi modifiche alle
biodiversità terrestri.
Verso la fine
degli anni Novanta una società americana specializzata in biotecnologia
ambientale decise di testare la coltivazione di alcune piante, tra le
quali la Canapa, alla ricerca di un qualche effetto benefico sul suolo,
come la decontaminazione da cesio, piombo e plutonio. I risultati
positivi spinsero ad un ampliamento dello studio su determinate piante,
in quanto una decina di queste riuscirono a svolgere questa funzione. Le
radici della Canapa, infatti, si rivelarono particolarmente adatte in
fase di bonifica dei suoli in quanto riuscivano a debellare le porzioni
di terra contaminate dalle diossine.
Se si riesce a
far assorbire il maggior numero possibile di diossine dal suolo,
sfruttando al meglio la pianta della Canapa e i suoi fiori si potrebbero
dunque ottenere due effetti positivi: in primis, come già detto
precedentemente, si avrebbe una decontaminazione del terreno; in
secundis, invece, si otterrebbe una materia prima naturale
particolarmente economica e dalle molteplici possibilità di lavorazione.
Come già testato
in Puglia nei terreni vicino all’Ilva di Taranto3, questa pratica sembra
volersi espandere in diverse zone d’Italia affinché si possano
bonificare tutti i territori "ricchi" di metalli pesanti e diossine,
particolarmente nocivi per i terreni. In Sardegna4, infatti, sono stati
stanziati dal 2015 fino al 2017 dei fondi speciali per la coltivazione
di questa tipologia di
pianta dalle
elevate doti di fitorimediazione5, cosi che si possa attuare una pratica
virtuosa di risanamento ambientale per il ripristino dei terreni ad oggi
contaminati per mano dell’uomo.
Oltre alla
capacità di attrarre gli elementi nocivi sopra citati, la coltivazione
di Canapa presenta un ulteriore beneficio espresso dalla possibilità di
poter assorbire CO2 in maniera 4 volte superiore ad altre tipologie di
piante, per un totale di circa 2 tonnellate di CO2 estratte
dall’atmosfera per ogni ettaro di Canapa coltivato. La possibilità di
riutilizzare tutti i prodotti derivanti dalle coltivazioni effettuate,
per una futura produzione tessile e/o per materiali edili, non fanno
altro che avvalorare la tesi secondo la quale risulta particolarmente
conveniente, sia in fase ambientale sia in quella economica, coltivare
questa pianta che dai tempi del proibizionismo viene rilegata e
"spacciata" come nociva.
Delle volte
occorre sfatare il mito e credere nelle diverse possibilità che
l’ambiente circostante continua ad offrirci. Questo caso concreto vuole
porre in essere una cultura della Canapa, una pianta di facile
coltivazione che si adatta ai diversi climi presenti nella maggior parte
delle Regioni d’Italia, risultando dunque una pratica virtuosa passibile
di esportazione su tutto il suolo nazionale.
Se questo fosse
possibile i benefici sarebbero diversi: ci sarebbe una decontaminazione
dei terreni sui quali pascola giorno dopo giorno il bestiame o sui quali
si continua a coltivare il cibo che viene servito sulle nostre tavole;
ci potrebbe essere un incremento e una riscoperta dell’artigianato
locale, grazie al quale molti giovani potrebbero specializzarsi nella
coltivazione, nella cura del territorio e nella produzione tessile in
loco, accrescendo così l’offerta di lavoro e combattendo l’alto tasso di
disoccupazione odierno; grazie alla lavorazione della Canapa si sta
riscoprendo la farina di Canapa6, alimento ricco di Omega 3 e Omega 6 i
quali risultano particolarmente importanti per il nostro corpo viste le
loro proprietà antiossidanti; e così via.
Di giorno in
giorno vengono studiate nuove pratiche, nuovi utilizzi delle risorse e
nuove tipologie di coltivazioni che possono migliorare la nostra vita e
quella dei nostri vicini, il tutto rispettando l’ambiente circostante
che da molto, troppo tempo, viene danneggiato per mano dell’uomo. Come
accade già in America da diversi anni sarebbe opportuno anche in Italia,
grazie ad un collegamento tra le coltivazioni regionali e tutte le
Università interessate, creare un network per lo studio della Canapa e
di tutte le sue possibili potenzialità, utilizzi e benefici,
al fine di poter
rivalutare una tipologia di pianta che per troppo tempo è rimasta in
disparte a causa del proibizionismo.
Riusciremo mai a
rivalutare e risanare l’ambiente che ci ha dato la vita?
L’uomo potrà mai
comprendere la reale importanza della terra che ha sotto i piedi?
Riuscirà mai ad anteporre il bene comune naturale al bieco sfruttamento
del suolo basato su fini prettamente privati? Le situazioni di
danneggiamento ambientale ampiamente conosciute dalla nostra società,
come ad esempio il già citato caso dell’Ilva di Taranto, proseguono
sulla falsa riga negativa del quadro storico passato.
La società
odierna risulta essere ancora troppo indifferente e incurante verso i
grandi problemi ecologici presenti, ai quali si possono trovare
soluzioni concrete e sostenibili diversificate grazie alle continue
scoperte tecnologiche odierne. Non si può crescere come comunità se non
si inizia a guardare oltre il proprio naso, il futuro dipenderà dalle
nostre azioni e i nostri figli erediteranno la terra così come gliela
consegneremo noi, sfruttata e inquinata. Mi affiderò alle parole di Kurt
Vonnegut nel momento in cui dovrò tramandare questa Terra ai posteri:
"Care
generazioni future: vi prego di accettare le nostre scuse.
Eravamo
ubriachi fradici di petrolio".
1
Per delle
specifiche sul THC si veda il link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Delta-9-tetraidrocannabinolo
2
Per un
approfondimento dettagliato:
http://www.equilibrium-bioedilizia.it/it/prodotto/biomattone
3
Per notizie
specifiche sulla sperimentazione della coltivazione della Canapa contro
le Diossine si può visitare il link:
http://www.canapaindustriale.it/2015/03/06/canapa-contro-diossina-continua-la-sperimentazione-pugliese/
4
Finanziamenti
avviati in Sardegna:
http://www.canapaindustriale.it/2015/02/26/sardegna-approvati-i-finanziamenti-per-rilanciare-la-coltivazione-di-canapa/
5
Fitorisanamento dei terreni:
http://www.rivistadiagraria.org/articoli/anno-2013/la-fitorimediazione/
6
Per quanto
concerne le proprietà benefiche dei semi di Canapa e della farina
derivante dalla sua lavorazione si veda il link:
http://www.toscanapa.com/pane-con-farina-di-canapa-rubrica-alimentare-toscanapa/
Irene Baraldi |