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Anno XV num.2
Mar./Apr. 2016

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CULTURA AMBIENTALE

 di Lucio Colagiacomo

 

Il concetto di cultura ambientale deve essere un paradigma nella vita comune di  ogni cittadino. Deve essere una predisposizione mentale automatica; deve quasi avere vita propria all’interno della vita comune di ogni singolo abitante della terra.

La cultura ambientale presuppone e completa l’altro fondamentale concetto: l’educazione ambientale.

Tralasciando aspetti più filosofici o dottrinali quali l’etica e le concezioni filosofico-ambientalistiche si può affermare che l’educazione ambientale presuppone un coinvolgimento delle istituzioni quali la famiglia, la scuola, istituzione pubbliche (comune e provincia in primis); volti a educare e formare il cittadino (nel 99% dei casi in età scolastica) a rispettare e preservare l’ambiente, la natura, la flora e la fauna. Vengono insegnati concetti basilari, comportamenti e quant’altro di utile al fine di preservare l’ambiente.

Il concetto di cultura ambientale, a sua volta, presuppone tutto ciò e, allo stesso tempo lo supera. Il concetto di cultura ambientale è legato all’agire, all’istruirsi, all’informarsi, al sentire coscientemente l’esigenza della stessa cultura ambientale. Essa è pratica che presuppone la teoria e, nello stesso tempo la supera.  Un esempio calzante è il seguente: l’educazione ambientale è simile al fanciullo che va a scuola per imparare a leggere e scrivere.

La cultura ambientale è simile a colui che incessantemente pratica la scrittura e la lettura imparata a scuola, ha fame di lettura, ha fame di sapere e di conoscenza. Non si ferma all’età scolastica ma segue l’uomo per tutto il cammino della vita.

La cultura ambientale è trasversale, non ha e non può avere classificazioni; essa deve appartenere all’uomo in quanto tale. Essa è una cultura dell’agire comune. Il suo aspetto educativo è di una importanza estrema: essa, infatti, deve educare la società a percepire l’ambiente per quello che è sempre stato, ossia un bene di tutti, inalienabile e non alterabile. Il bene primario al quale fare riferimento sempre, ogni volta che si deve prendere una decisione che lo riguardi. La domanda principale deve essere: “ questa azione, questa decisione  che effetti avrà sull’ambiente?” Dalla risposta scaturirà l’effettiva bontà dell’azione stessa; nella cultura ambientale non esistono azione dannose per l’ambiente.

Il termine “educazione ambientale” è sovente usate per indicare l’insegnamento della stessa all’interno del sistema scolastico. E’ anche impiegato per indicare e catalogare tutte le azioni compiute per informare il cittadino in tema di educazione ambientale quali: opuscoli stampati, campagne di sensibilizzazione, mass media, siti webb, app in tema ambiente etc.

La cultura ambientale, invece, è qualcosa che  nasce da dentro, anche in maniera automatica, e ti porta a compiere qualsiasi azione benefica verso l’ambiente senza che altri debbano spingerti in qualsiasi modo a farla. Essa presuppone una nuova sensibilizzazione verso l’ambiente e la sua preservazione. Tale sensibilizzazione porta ad un volersi formare ed informare, a scoprire quanto si sta già facendo, a cercare nuove risposte e nuovi metodi, ad informare anche chi  ne è più estraneo, a combattere una causa che viene sentita propria ed infine a far nascere negli altri cittadini la voglia di cultura ambientale.

Non viene vista come una costrizione di comportamento dettata da leggi barbare, scritte male e poco armonizzabili con il resto del panorama giuridico-legislativo. Viene vista come qualcosa che fuoriesce dall’anima.

Molti culture antiche, molti filosofi, artisti, scrittori e persone di successo parlavano di questi stessi argomenti in epoche e posti molto differenti tra loro. Addirittura in epoche dove il concetto di inquinamento era inesistente oppure totalmente diverso dal nostro.

Spesso queste civiltà presupponevano e presuppongono la spiritualità alla materialità, la natura è vista come la “madre” di tutto e di tutti; in essa è vista la verità. Il denaro, il potere, i beni materiali sono nulla se l’ambiente in cui essi vivono non resta incontaminato ed inalterato.

Per fare degli esempi, che più delle parole fanno capire immediatamente il concetto di cultura ambientale già radicato in queste società da moltissimo tempo, cito un proverbio Masai: “Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli.”.

Cito inoltre una frase attribuita al Capo indiano Toro Seduto dei Sioux Lakota: “Quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro.” Questa frase sembra scritta per la nostra epoca, l’epoca in cui si tende a minimizzare anche l’orrendo. (Correlate le mie parole, ad esempio, alle dichiarazioni rilasciate dai dirigenti dopo il disastro della fuoriuscita del greggio a Genova il 18/04/2016; esattamente il giorno dopo il referendum snobbato dalla popolazione ed avente lo stesso tema. Il referendum è stato snobbato per mancanza di adeguata cultura ambientale).

Molti artisti, inoltre, avevano intuito l’importanza di una educazione e cultura ambientale. Essi non avevano paura ad esporsi, nonostante la loro posizione; non avevano paura di farsi dei “nemici” importanti. Il loro pensiero veniva da una fonte primordiale, da un desiderio innato di vivere in sinergia con un ambiente incontaminato e pulito. Senza saperlo, sono stati gli artefici che, seppur indirettamente, hanno fatto germogliare in molti il seme della cultura ambientale.

Prendo ad esempio Andy Warhol. Il famoso artista, che non ha bisogno di presentazioni, vera icona della sua generazione, diceva: ““Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare.”

O ancora Sir Paul McCartney: “Ci deve essere un modo migliore per fare le cose che vogliamo, un modo che non inquini il cielo, o la pioggia o la terra.”

Ed infine, per citare un grandissimo scrittore russo, Dostoevskij,: “

“Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi.”

Come si può vedere, il concetto di cultura ambientale è insito nell’uomo. Grandi menti, grandi persone e grandi culture ci sono arrivate molto prima della massa. Per l’effetto, loro hanno gettato il seme ma sta al cittadino ed alle istituzioni permettere al seme di germogliare.

I vantaggi possono essere molteplici e di svariata natura. Avere e pensare a livello collettivo avendo una impronta di cultura ambientale porta benefici nel medio e lungo periodo incalcolabili. Lo stile di vita dell’uomo stesso potrebbe venirne modificato. 

Le priorità cambiate. L’importanza sarà destinata all’ambiente, inteso come casa dell’uomo; e nell’ambiente incontaminato l’uomo finalmente realizzerà tutto il suo essere. I vantaggi a livello di salute, di stress, di economia stessa saranno incalcolabili. Basta pensare alle spese sostenute dal Sistema Sanitario Nazionale per far fronte a malattie collegate all’inquinamento. I vantaggi possono essere anche a livello tecnologico; si cercheranno nuovi materiali per la cui realizzazione sarà chiesto aiuto alla natura. La natura stessa sarà oggetto di un nuovo studio più serio e rispettoso. Lo studio volto alla scoperta di nuovi materiali porterà  inevitabilmente a nuove conoscenze in ambito naturale. Conoscenze preziose da utilizzare per la preservazione della natura stessa. Così via, in un circolo continuo di qui pro quo tra natura ed uomo, tra rispetto e conservazione, tra chiedere e dare.

L’uomo cerca altri mondi da colonizzare senza avere ancora superato l’esame di madre Terra.

Ovviamente nel breve periodo , tale tipo di pensiero porterà degli svantaggi. Innanzitutto nel tempo necessario al cambiamento si potrà assistere a disagi di natura economica e lavorativa. Tante abitudini ed azioni sono da modificare. I centri di potere dovranno modificare i loro target per arrivare al loro agognato denaro. Ma non potranno opporsi al cambiamento, non potranno opporsi al nuovo pensiero predominante senza passare inosservati. Dunque anche la loro sopravvivenza sarà legata indissolubilmente alla natura.

Non potranno fare scempi ambientali senza destare un profondo malessere nell’individuo che prima guardava con modo disinteressato tutto ciò. Saranno costretti a fare profondi cambiamenti nei cicli produttivi, modernizzazioni, utilizzo di nuove tecnologie e prodotti ad impatto ambientale zero.

In questa ottica, si vedono anche grandi vantaggi per i centri di potere. Di molteplice natura: economica, sociale, tecnologica.

Per quanto brevemente e non esaustivamente esposto fin qui, sono sempre più convinto della necessità di predisporre un piano di azione volto a far crescere in maniera costante il progetto di cultura ambientale.

Innanzi tutto non bisogna soffermarsi al percorso scolastico. Si, esso è importante, ma è importante anche formare la famiglia dell’alunno alla cultura ambientale. Così che gli insegnamenti del fanciullo non vengano resi vani dall’atteggiamento dell’adulto. Le istituzioni, gli enti e le associazioni più importanti in tema ambientale, saranno chiamate a predisporre un piano comune di azione, semplice, serio e preciso; volto a radicare una volta per tutto il concetto de quo. Campagne di informazione e sensibilizzazione su temi specifici  devono essere quasi un obbligo per il cittadino. Le associazioni di consumatori saranno chiamate a controllare ciò che effettivamente il cittadino consuma; avendo però come ulteriore ed importante metro di giudizio il processo di produzione del bene e l’effettivo impatto ambientale dello stesso. Più cultura ambientale porta a scegliere i prodotti che tutelano l’ambiente.

Un esempio è dato dal fatto che nel nord Europa ( nei paesi più sensibili al tema ambientale) i lettori prediligono acquistare libri fatti con carta riciclata anziché quelli fatti con carta nuova e, per l’effetto, molte case editrici hanno modificato parzialmente il loro processo di produzione con un inaspettato  incremento delle vendite e del guadagno.

In Italia, ovviamente e per non farci mancare nulla, il concetto esposto sembra latitare; oppure sembra un concetto astratto ed adatto ai salotti bene fatti di persone ricche e privilegiate che non hanno nulla di cui occuparsi nella vita.

Ma non dispero; anzi sono sempre più convinto che i nuovi mezzi di informazione più utilizzati dalle giovani generazioni sopperiscano in qualche modo alle “mancanze” comunicative dei grandi mass media.

L’appello, dunque, è rivolto a tutti; dal più importante ente di salvaguardia dell’ambiente al più giovane cittadino: avere fame di cultura e di ambiente, avere voglia di natura e di realtà incontaminate, avere il diritto di vivere in città salubri ed ad impatto zero, avere ..………….….(proseguite voi).

Questo appello deve essere l’imperativo che farà germogliare il seme della cultura ambientale e che, nei fatti e non solo a parole, renderà finalmente la Terra il pianeta che merita di essere (mag.2016).

(Diritto riservato, ogni pubblicazione deve essere confermata dal sottoscritto, non saranno autorizzate pubblicazioni a pagamento).

 

  Lucio Colagiacomo 

 


 

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