GLI OGM: APPLICAZIONI E
PROBLEMATICHE
di Sebastiano Gulizia
Gli
OGM, organismi geneticamente modificati, sono organismi il cui
materiale genetico all’interno è stato modificato in un modo
differente da quanto avviene in natura, sfruttando l’accoppiamento e
tecniche di ricombinazione genetica. La modifica genetica degli OGM
comporta la mutazione, l’inserzione o l’eliminazione di alcuni geni
bersaglio. Artificialmente, questo processo di trasferimento genico può
essere attuato in vari modi, ad esempio usando i virus come veicolo,
inserendo fisicamente il DNA con una siringa microscopica, attraverso
elettroporazione, o sparando le particelle con una “pistola genica”.
Esistono anche altri metodi che sfruttano i sistemi naturali del
trasferimento genico come, per esempio, la capacità di alcuni batteri
di trasferire il loro materiale genetico alle piante o la capacità di
alcuni virus di trasferire i geni alle cellule animali; le moderne
tecnologie di biologia molecolare quindi hanno permesso di trasferire
tratti specifici di geni da un organismo all’altro, anche di specie
evolutivamente lontane o non correlate, esempio tra batteri e piante.
Gli
OGM trovano applicazione soprattutto in campo alimentare, agricolo,
zootecnico e medico. In campo agricolo gli OGM attualmente
sviluppati , autorizzati e commercializzati sono piante geneticamente
modificate per conferire caratteristiche che normalmente non hanno, come
la resistenza ad alcuni insetti, tolleranza a specifici insetticidi,
oppure adattamenti a suoli e condizioni climatiche sfavorevoli o per
aumentarne le rese.
Piante OGM possono produrre anche alimenti con qualcosa in più, come
vitamine o minerali, oppure alimenti con meno tossine e sostanze
allergeniche. Tutto questo è stato realizzato principalmente per
migliorare la produttività e la qualità agraria, per migliorare il
rapporto agricoltura e ambiente e per affrontare i problemi della
nutrizione della crescente popolazione mondiale. Per le loro proprietà
gli OGM infatti hanno una buona domanda di mercato che spesso però si
scontra con un certo timore da parte dei consumatori più scettici; una
pressante campagna anti-OGM ha indotto i nostri dirigenti
politici a dichiarare l'Italia un paese OGM-free: possiamo
importare ed utilizzare OGM nella nostra alimentazione, ma non possiamo
produrli poiché questa nuova tecnologia potrebbe mettere a rischio la
salute dei cittadini, gli interessi degli agricoltori e la biodiversità
ambientale.
Nel
nostro Paese le piante geneticamente modificate non possono essere
coltivate per fini commerciali, ma è consentita la commercializzazione
dei loro prodotti nel rispetto delle regole di etichettatura; un
OGM infatti può essere immesso sul mercato europeo solo dopo
un’autorizzazione da parte della Commissione Europea e una
procedura complessa di valutazione del rischio per la salute umana e
ambiente. Tuttavia qualche mese fa (13 settembre 2017) la Corte di
Giustizia Europea si è espressa con una sentenza in cui specifica che,
se sui prodotti geneticamente modificati non ci sia certezza di grave
rischio per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, né la
Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure
di emergenza quali il divieto di coltivazione.
Dunque
una pratica permessa dall’UE, ma vietata in Italia da un decreto
ministeriale del 2013 potrebbe essere messa in discussione.
In
campo zootecnico, almeno in Italia, buona parte dei mangimi
composti per animali è ottenuto con materie prime importate proveniente
da coltivazioni geneticamente modificate.
Secondo il Prof. Pulina, ordinario di zootecnia speciale e direttore del
dipartimento di scienze zootecniche della facoltà dell’Università di
Sassari, le performance produttive non risultano alterate e non ci sono
rischi particolari per la salute, né degli animali e né dei consumatori.
Ciò nonostante, la presenza di OGM in mangimi dichiarati non OGM può
prevedere come reato la frode in commercio, per questo motivo molti
mangimi convenzionali riportano la dicitura “presenza di OGM”, in modo
da evitare le conseguenti sanzioni e requisito necessario per parlare di
filiera Made in Italy e priva di OGM.
Per
quanto riguarda gli OGM di interesse medico, invece, vengono
essenzialmente ingegnerizzati batteri per la produzione, ad esempio, di
insulina umana somministrata ai pazienti diabetici o cellule isolate in
coltura che producono sostanze utili a scopo terapeutico o immunologico,
come un fattore della coagulazione specifico necessario agli emofilici.
Molto
interessanti, ed ampiamente utilizzati nella medicina, sono anche i
vaccini ricombinanti, quali ad esempio il vaccino contro l'epatite.
Tipicamente il vaccino ricombinante è costituito da una proteina
dell'organismo patogeno prodotta in un batterio innocuo geneticamente
modificato e purificata; pertanto questo vaccino non presenta i rischi
comunemente associati con l'uso di virus o batteri vivi attenuati, e dà
modestissimi effetti collaterali. Se dunque gli OGM agro-alimentari sono
stati aspramente criticati ed hanno sollevato ampie proteste
nell'opinione pubblica, l’uso degli OGM in campo medico è entrato senza
polemiche, perché dimostra i grandi benefici potenziali derivanti da un
uso accorto degli OGM e l’esistenza di OGM privi di rischi per la salute
umana.
La disputa sul tema
degli OGM, è sempre attuale, delicata e scottante per le numerose
implicazioni di carattere sociale, economico, etico e politico.
Inoltre, la trattazione spesso superficiale ed emotiva dei Mass-Media
genera non poco caos nell'opinione pubblica. Queste informazioni
ricche di argomentazioni contraddittorie, spesso poco pertinenti o
perfino errate a livello scientifico, hanno la grave conseguenza di
rendere poco chiaro cosa sia un OGM, come sia stato prodotto e a che
cosa serva, quali siano le sue funzioni specifiche e quanto utili queste
possono essere per la popolazione umana.
Qualsiasi organismo
vivente subisce in natura e con una certa frequenza mutazioni, ossia
modifiche del DNA, in modo totalmente casuale. Queste mutazioni sono di
fatto responsabili dell'evoluzione delle specie, determinando la
selezione naturale tanto cara a Charles Darwin. Anche prima dell’arrivo
delle moderne tecnologie di ricombinazione genetica, l’uomo ha
contribuito fortemente alla selezione naturale: le piante attualmente
coltivate e gli animali di allevamento sono per la maggior parte, di
fatto, organismi geneticamente modificati. Da quando l’uomo si è
trasformato da cacciatore e raccoglitore in allevatore e
agricoltore,infatti, ha addomesticato animali e coltivato piante
modificandone anche inconsapevolmente il patrimonio genetico, operando
incroci e selezioni arbitrarie anche tra specie di diversa provenienza
geografica.
Questo ha permesso di
scegliere cioè, tra tutte le piante selvatiche, ad esempio, quelle
commestibili per l’uomo che meglio si erano adattate all'ambiente
circostante attraverso facoltà specifiche come la capacità di riprodursi
più facilmente e con più successo e tale processo di selezione e
trasformazione è continuato, con andamento più o meno lento, per
millenni. Costituiscono alcuni esempi il pomodoro che è stato incrociato
con almeno 4 specie selvatiche o la segale che è stata incrociata con il
frumento (specie piuttosto distante geneticamente) per ottenere il
triticale, un cereale che non esiste in natura, ma che è risultato
altamente tollerante alle condizioni climatiche e del terreno.
Allo stesso modo si è
operato nell'ambito della zoologia (basti pensare al mulo che è
un incrocio tra asino e cavalla), senza essere consapevoli (come invece
lo si è oggi) che le nuove caratteristiche sono dovute a mutazioni a
livello del DNA.
Successivamente, negli
anni 70, si è pensato di modificare il DNA delle piante
attraverso agenti mutageni, irraggiamento con raggi X, gamma o altre
radiazioni, poiché questi aumentano la frequenza di mutazioni proprio a
carico del materiale genetico. Con queste tecniche di miglioramento
genetico delle piante, i caratteri genetici venivano modificati in
maniera casuale e non c’era nessuna conoscenza e quindi nessuna certezza
che il prodotto creato in questo modo fosse sicuro.
Solo il metodo empirico
dell'assaggio a proprio rischio e pericolo definiva gli alimenti "buoni"
o "cattivi", non c'era modo, infatti, di definire a priori la sicurezza
di un nuovo prodotto.
Solamente dagli anni 80
in poi si è scoperto che è possibile inserire, modificare o togliere
porzioni specifiche di DNA anche da specie vegetali molto lontane tra
loro e farlo in maniera precisa e sicura, ma soprattutto è stato
possibile non limitarsi a selezionare i fenotipi interessanti, frutto di
mutazioni casuali del genotipo, ma modificare quest’ultimo in modo da
ottenere il fenotipo desiderato, senza tutti i vari rischi intrinseci.
Nonostante ciò esiste
tuttora la preoccupazione che gli OGM possano avere implicazioni
sanitarie, ambientali, economiche e sociali connesse alla loro
introduzione in agricoltura e soprattutto alla nostra alimentazione.
In particolare è
abbastanza discussa la possibilità che essi possano provocare allergie,
indurre resistenza agli antibiotici in microrganismi patogeni per
l’uomo, oppure effetti a lungo termine imprevedibili.
Eppure la comunità
scientifica su questo tema é tutt’altro che divisa: in base agli studi
effettuati negli ultimi vent’anni ha confermato, più di una volta, che gli
OGM sono da considerarsi sicuri almeno quanto i prodotti tradizionali,
questo perché ogni prodotto alimentare ha i suoi rischi, sia per una
parte di popolazione (allergie), sia a livello generale (molti prodotti
di consumo hanno una soglia di tossicità). Non è quindi corretto parlare
di rischio zero per nessun prodotto o attività, siano essi OGM o
meno.
Ogni OGM
commercializzato, peraltro, come è stato precisato prima, prevede rigidi controlli e studi
per verificare la non presenza di effetti collaterali per l’uomo e
per l’ambiente, studi che non sono ritenuti necessari per i prodotti
convenzionali.
Tanti accusano inoltre
le colture transgeniche di aver contaminato i propri raccolti OGM-free,
ritenendole responsabili della perdita della biodiversità nel mondo. Il
trasferimento dei geni in realtà è causato da un normale evento di
impollinazione. Il polline delle piante OGM può essere trasportato dal
vento o da insetti sui fiori di piante non OGM. Secondo il ricercatore e
professore di Biotecnologie agrarie dell’Università del Missouri,
Nicholas Kalaitzandonakes, è necessario ricordare però che questo
processo può portare ad un massimo di contaminazione del 10%, valore
assolutamente irrilevante. La convivenza di due
piantagioni transgenica-non transgenica non è dunque impossibile;
così come avviene per molte altre colture, è sufficiente mantenere le
distanze opportune e fare in modo che la fioritura avvenga a distanza di
qualche giorno per impedirne la contaminazione.
In conclusione, le
problematiche riguardo gli OGM devono essere affrontate accortamente e
su basi scientifiche per garantire a tutti la sicurezza alimentare,
una informazione corretta che permetta scelte consapevoli ed evitare di
prendere decisioni superficiali che stanno facendo affondare le
biotecnologie agrarie, campo di ricerca un tempo florido in Italia, e
che rischiano di privarci di armi utili per affrontare le sfide del
futuro.
(Nov.2017 - Tesina finale Master Ambiente
on-line).
Sebastiano Gulizia |