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Anno XIX num.5
Set./Ott. 2020

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IL LAVORO DELL'EDITOR

di Sara Pusceddu

 

L’editing è un intervento su un testo, il quale  può appartenere all’editoria libraria, periodica o multimediale. Questa pratica è continua  nelle case editrici come nelle riviste. Con l’arrivo di Internet, anche i siti sono diventati una piattaforma ideale per la professione dell’editor ovvero web editor. Ogni scritto richiede l’intervento di un professionista che perfezioni, ove necessario, l’opera. È un lavoro che si svolge dietro le quinte , in quanto l’appartenenza di un testo è attribuito all’autore. Rappresenta, però,  un lavoro fondamentale, perchè l’editor è un consigliere, una guida che lavora insieme all’autore, partecipa alla stesura di un testo attraverso suggerimenti, intuizioni, confronti continui.

L’editing ha diversi livelli. Il primo livello riguarda il confronto dialettico con l’autore di un libro (o meglio, di quello che diventerà un libro). Non ci sono interventi diretti sulla scrittura, ma una serie di consigli sullo sviluppo della trama. L’editor può suggerire di eliminare alcuni passaggi, di rivedere incipit o finale. L’editing è un lavoro, i cui strumenti sono l’occhio e l’orecchio. L’esercizio dei sensi sulla scrittura è una facoltà importante perché si tratta realmente di captare tutti i linguaggi, intercettando vizi e virtù della scrittura, così da consigliare l’autore guidandolo nella revisione, o addirittura intervenire in prima persona. Nel primo livello, dunque, il rapporto tra editor e autore si sviluppa nell’incontro sul testo per migliorarlo. Più che di incontro, in realtà si tratta di una serie di incontri, ripetuti nel tempo.

Nel secondo livello si innesta un processo più delicato, che richiede l’intervento diretto dell’editor sulla scrittura. È un fenomeno molto comune, che a volte scandalizza i “non addetti ai lavori”. Eppure tantissimi grandi scrittori hanno avuto un editor. L’editor non corrompe un’opera, se è un bravo editor, ma aiuta lo scrittore ad attuarne il potenziale nel migliore dei modi.

L’editor non inserisce il suo particolare modo di vedere la scrittura e sostituendolo a quello di un autore. Si tratta invece di calarsi nella scrittura di un autore, conservando lucidità e autonomia nell’operare sul testo e individuando i punti da migliorare. Ogni volta bisogna comprendere il tipo di stile di una scrittura, seguendo un modello camaleontico. L’aspirante editor non lavora con nomi già affermati, riservati agli esperti del settore. A lui vengono affidati i lavori di esordienti o scrittori meno famosi.

Un bravo editor è indispensabile. Capita infatti spesso di ripetere verbi, aggettivi, o addirittura concetti anche a breve distanza. Capita di non rilevare una cacofonia, di esprimersi in modo nebbioso, di omettere nomi e dati importanti.

Esistono due grandi tipologie di editing, con le loro inevitabili sfumature ed eccezioni: una che investe la creazione stessa dell'opera, l’altra è invece il classico intervento della redazione prima della stampa di un libro. Quest’ultimo intervento tende a ripulire il testo, a uniformarne le parti, a correggere eventuali errori. È una pratica che nelle grandi case editrici viene affidata alla redazione, ma che in molti casi può essere fatta da un editor esterno. L’ultima parola spetta però sempre all'autore.

L'editor può coincidere con il direttore editoriale, colui, cioè, che decide e programma le collane di una casa editrice, oppure può essere una figura distinta. In questo secondo caso, si tratta di un ruolo professionale specifico. L'editor può lavorare all'interno di una casa editrice o può essere un freelance, un collaboratore esterno.

Esistono diversi tipi di intervento:

·         operazioni sulla scrittura (ritmo, punteggiatura, riscrittura di intere frasi, ecc.) ;

·         operazioni sulla trama (posizionamento dei capitoli, tagli e inserimenti, lavoro sui personaggi, ecc.).

 Nell’editing leggero si ha un intervento ridotto, in cui ci si muove nella struttura narrativa operando piccoli ma significativi spostamenti (ad esempio di avverbi e aggettivi rispetto ai nomi), tagli, sistemazione di virgole e punti per dare un ritmo migliore.

L’editing massiccio è invece un intervento più consistente, eseguito su un testo che, per i suoi difetti, richiede una rielaborazione più intensa. Qui si interviene anche sulla trama, operando tagli significativi laddove è necessario, o rimaneggiando, ad esempio, dei dialoghi piuttosto scarsi o poco credibili, riscrivendo intere frasi o porzioni di testo. Sempre, comunque, cercando di rispettare l'impronta stilistica dell'autore, senza alterarne lo stile.

 Abbiamo, infine, la riscrittura vera e propria. Qui l’editor ha piena facoltà di intervento. Qui si è liberi di cambiare completamente uno stile, se è opportuno. Stile che, naturalmente, sarà adeguato al tipo di testo.

I requisiti e le competenze di un buon editor sono, innanzitutto, una solida conoscenza della lingua italiana. Inoltre, come già detto, è fondamentale la capacità di farsi da parte per entrare nei panni dell’autore e affiancarsi alla sua scrittura, al suo stile. Infine, l’editor deve essere addentro e saper usare molteplici stili. L'editor deve, di conseguenza, essere innanzitutto un eccellente lettore.

Per quanto concerne l’editing di periodici, l’editor di una rivista interviene sugli articoli. Quella dell’editor può essere una figura specifica, oppure l’editing può rientrare nei compiti del redattore. Il lavoro di editing è fondamentale nelle riviste che utilizzano articoli tradotti dalle lingue straniere. In questi casi, come si può immaginare, il redattore deve editare il testo della traduzione (editor e traduttore possono anche coincidere). Per quanto riguarda gli articoli in lingua italiana, le riviste si riservano il compito di editare soprattutto quelli che non portano firme.

Oggi, con l’avvento dell’editoria multimediale, si è presentata l’esigenza di un nuovo tipo di editor, che si occupa di web editing. Dunque il redattore classico si sposta dal cartaceo e si sposta sul web. In questo caso l’editor deve avere una passione per la sintesi, a modi espressivi sofisticati che sul web – tranne eccezioni – in genere non funziona. Il web editor deve avere anche molta familiarità con la titolazione delle pagine. I testi sono sempre distinti da un titolo che deve far capire, subito, di cosa si sta parlando. Paragrafi e sottoparagrafi diventano importantissimi. Dividere un testo guidando il lettore al suo interno attraverso un percorso ragionato, basato sulla titolazione, diventa spesso una chiave vincente. Il web editor deve avere il dono dell’immediatezza e della chiarezza e anche un certo senso estetico, per comprendere il rapporto tra parola e immagine, di assoluta importanza in questo contesto. Conoscere il web, navigare, usarlo costantemente cercando di osservare le novità, gli stili, le tendenze, diventa utilissimo. Ma il lavoro vero e proprio non è così diverso rispetto all’editing “classico”.

(9/2020)

Sara Pusceddu


 

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