INDRO MONTANELLI
Centenario
della nascita
di Giuseppe
Capitanio
Il 22 aprile ricorre il centenario della nascita di Indro Montanelli,
giornalista, storico e scrittore. Fucecchiese di nascita, milanese
d’adozione ma cittadino del mondo nello spirito. Fu infatti uno spirito
libero ed indipendente che non riusciva a concepire che dovesse
sottostare a qualcuno nello svolgimento della propria professione che
lui chiamava mestiere.
L’indipendenza che lo caratterizzava gli impedì, fra le altre cose,
di accettare la nomina di senatore a vita offertagli da Cossiga e di
lasciare il Giornale Nuovo che aveva fondato nel momento in cui
l’editore Berlusconi decise di scendere in politica.
Questa rispettosa irriverenza tipica della gente di Toscana, in
realtà non era prossima all’anarchia come a prima vista potrebbe
sembrare, ma dettata dal grande amore che aveva per il genere umano che
lui identificava nel lettore.
Nacque a Fucecchio, località geograficamente posta nel cuore della
Toscana da famiglia dell’alta borghesia. La madre era insuese
mentre il padre era un ingiuse. Per capire questa distinzione che
lui faceva quando raccontava della propria vita, è necessario fare un
breve excursus della Fucecchio dell’inizio del secolo scorso. Il paese
sorgeva prevalentemente su un’altura che definire collina appare
eccessivo mentre sembra più appropriato il termine toscano, poggio. La
piana sottostante, umida ed acquitrinosa era prevalentemente occupata
dall’omonimo Padule.
Per cui la borghesia dell’epoca abitava
in su da cui insuese cioè nella parte alta del paese dove
l’aria era più salubre mentre l’emergente piccola borghesia, gli
artigiani, i contadini ed i braccianti abitavano in giù da cui
ingiuesi cioè nella piana costeggiante i bordi del Padule.
Dopo essersi laureato, a Firenze, in Giurisprudenza, nel 1935 si
arruolò come volontario nella Guerra d’Etiopia, dove fece anche il
corrispondente di guerra, dirà infatti: ”sono nato giornalista nella
guerra d’Abissinia”.
Per ordine di Mussolini, venne espulso dal partito fascista in
quanto, quale corrispondente del Messaggero della guerra civile
spagnola, ebbe a dire della battaglia di Santander, che l’esercito
italiano aveva avuto un solo nemico, il caldo. La frase venne
considerata, da Mussolini, irriverente e disonorevole per le forze
armate.
Nel 1938 venne assunto dal Corriere della Sera, collaborazione che
durerà fino al 1974, per il quale svolse numerose corrispondenze dai
punti più caldi del mondo: dall’Albania poco prima della Guerra
d’Albania, dalla Polonia allo scoppio della seconda guerra mondiale,
dalla Finlandia, dalla Francia, dall’Estonia, dalla Jugoslavia.
Peculiarità di Indro Montanelli fu di avere il fiuto di trovarsi nel
posto giusto al momento giusto, ciò gli consentì di raccontare in
diretta i più importanti fatti che avrebbero condizionato la storia del
mondo, come già detto, era infatti in Polonia allo scoppio della seconda
guerra mondiale ma era anche a Budapest nel ’56 da dove raccontò in
diretta la rivoluzione ungherese e l’arrivo dei carri armati sovietici.
Montanelli era un conservatore, un intellettuale di destra, ma della
destra democratica e liberale di Prezzolini come ebbe a dire di sé in
una intervista a Biagi, per cui, nel ’74, non potè condividere la svolta
a sinistra che il nuovo direttore del Corriere stava operando e quindi
per incompatibilità con la linea editoriale lascio il maggiore
quotidiano italiano ed insieme ad un cospicuo gruppo di validi amici
giornalisti fondò il Giornale Nuo
vo. Lo stesso attaccamento alle proprie idee ed alla propria libertà
intellettuale lo portò con coerenza a lasciare il Giornale allorquando
Silvio Berlusconi, che nel frattempo ne era divenuto l’editore, decise
di scendere in campo. Di Berlusconi disse che fino ad allora era stato
un ottimo editore, che ligio al patto tra loro stipulato non aveva
mai messo il naso , nella conduzione editoriale, ma il nuovo impegno
politico attivo di Berlusconi, che fra l’altro non condivideva, lo
poneva nella condizione di non poter essere più indipendente e quindi
moralmente costretto a lasciare.
A 85 anni, Montanelli aveva ancora la vitalità e la voglia di
continuare a fare il giornalista ed a mettersi in gioco e fondò La Voce
che però a causa della mancanza di sufficienti sussidi fu costretto a
chiudere.
Montanelli non volle mai fare politica attivamente in quanto amava
profondamente il suo mestiere e riteneva che il giornalista non
dovesse fare politica ma solo raccontarla.
Tante sono le sue frasi celebri, frutto di acuta intelligenza e di
schiettezza toscana, ma fra tutte quella che più di ogni altra
rappresenta lo stile che ha posto nel suo lavoro è un consiglio che
ricevette da un collega americano e che Indro ripeteva spesso:” Scrivi
in modo che ti possa leggere un lattaio dell'Ohio”.
20 aprile 2009
Giuseppe Capitanio |