IL MATERIALE LIBRARIO TRA CONSERVAZIONE E
FRUIZIONE (file "pdf")
Come aiutare un
libro ad attraversare i secoli
di Laura
Siracusano
Uno dei
compiti delle biblioteche è quello di conservare i beni librari, sia
quelli antichi che quelli moderni. Questo concetto è in netta
contraddizione con un’altra sua funzione, ovvero rendere fruibile il
materiale agli utenti.
Per questo
motivo è buona norma prestare attenzione a ciò che si maneggia con
semplici pratiche, che dovrebbero essere rispettate da tutti. Infatti il
materiale, anche se ben conservato e maneggiato, va incontro
inevitabilmente al passare del tempo.
Una
strategia efficace per prevenire il consumo eccessivo del documento ed
eventuali danni fisici può essere rappresentata dall’istruire in modo
corretto gli addetti di biblioteca su diversi campi di azione: la
natura chimico-fisica del bene librario, il rispetto delle norme sugli
ambienti di conservazione e consultazione, i principi e tecniche di
conservazione e di restauro.
Si può dire che l’atteggiamento responsabile degli addetti sia il primo
passo verso una corretta gestione del materiale documentario.
La
conoscenza del materiale librario inizia con l’individuazione e il
riconoscimento del patrimonio posseduto dalla biblioteca, ovvero con
l’inventariazione e la catalogazione; queste sono le operazioni
prioritarie per la gestione e la fruizione dei documenti. Un fondo non
catalogato, infatti, è sicuramente più soggetto all’incuria.
Di non meno
importanza sono i piani di emergenza per ridurre il più possibile
i danni provocati da eventi accidentali o catastrofici, come possono
essere alluvioni, vandalismi, incendi. Il piano si articola in tre fasi:
la prevenzione del possibile evento, la protezione del materiale dagli
effetti del disastro e la salvaguardia dei materiali danneggiati.
Seguendo
queste semplici regole si ha la possibilità di rendere fruibile il
materiale e garantirne allo stesso tempo una corretta conservazione.
Nonostante
questi accorgimenti, il materiale cartaceo invecchia; non possiamo
influire su questo processo naturale ma possiamo cercare di rallentarne
la velocità.
I fattori di invecchiamento possono essere di due tipi:
interni, ad esempio il tipo di carta con il quale il libro è stato
creato o la rilegatura utilizzata, oppure esterni, come
l’utilizzo di alcuni adesivi non adatti alla conservazione. Anche il
fattore ambientale non è da sottovalutare, soprattutto quando vi sono
due fattori combinati che convergono: un esempio molto comune è
rappresentato dalla proliferazione di funghi e batteri data dall’alto
tasso di umidità.
Il tipo di
carta che si utilizza al giorno d’oggi, purtroppo, rappresenta uno dei
fattori principali di invecchiamento precoce del materiale librario. AI
tempi dell’invenzione della stampa, infatti, si utilizzavano stracci di
lino, cotone e canapa (che insieme formavano la cosiddetta pasta
straccio). Con la poca reperibilità di queste materie prime, alla fine
del XVIII secolo, si utilizzò paglia e pasta meccanica di legno; poi fu
il turno delle paste chimiche e semichimiche fino ad arrivare alle
moderne paste di cellulose ad alta resa. La stabilità di tali paste è
molto scarsa, soprattutto perché i trattamenti di estrazione della
cellulosa dal legno sono eseguiti a temperature elevate, che degradano
la fibra.
Questo è uno
dei motivi per i quali si creano gruppi acidi che a loro volta possono
provocare l’idrolisi dei legami della cellulosa.
Deacidificazione:
Quando ci
accorgiamo che la carta presenta diversi gruppi acidi, si può pensare di
agire direttamente tra le fibre della cellulosa, lasciando una riserva
alcalina. Per far questo dobbiamo procedere con la deacidificazione,
un’operazione attraverso la quale si cerca di neutralizzare le sostanze
acide presenti nel supporto cartaceo per evitarne il degrado.
L’operazione può essere effettuata in ambiente acquoso o alcolico, per
immersione, a pennello o per vaporizzazione. Di seguito analizziamo le
fasi principali della deacidificazione per immersione:
I. I
vari fascicoli del libro sono mantenuti insieme attraverso la legatura.
Prima di iniziare qualsiasi processo di restauro bisogna sfascicolare il
materiale librario.
(Foto 1)
II. Pulitura a secco: consiste nell’utilizzare
un pennello per eliminare ogni residuo di polvere, spore di
microrganismi, metalli pesanti.
(Foto 2)
III. Posizionare a due a due i fogli su un
supporto, pronti per essere immersi nella soluzione acquosa. Stare
attenti a posizionarli uno accanto all’altro, senza sovrapporli.
(Foto 3)
IV.
IV. Immersione: prendere i supporti sul quale
sono state posizionate le carte e procedere con l’immersione nella
soluzione acquosa. Lasciare in immersione minimo per 30 minuti.
(Foto 4)
V.
V. Una volta passati i minuti necessari, quando
l’acqua inizia ad avere un colore intenso, prendere con cautela i
supporti sul quale sono adagiati i fogli. Maneggiare con cura in quanto
la carta bagnata è molto fragile.
(Foto 5)
VI.
VI. Lasciar asciugare i fogli e rilegare i
fascicoli come in origine.
La
deacidificazione di massa
La
deacidificazione è un processo che è stato per anni al centro di
numerosi studi.
Dagli anni Settanta sono state proposte e utilizzate
delle tecniche che prevedono questo tipo di intervento senza la
necessità di slegare i fascicoli: le tecniche di deacidificazione di
massa.
Per questo motivo la Library of Congress, la più grande biblioteca del
mondo, ha provveduto a deacidificare tutti i materiali librari di nuova
generazione allestiti con carta acida, prima ancora di posizionare i
libri sugli scaffali. In questo modo i libri avranno una vita media di
500 anni (contro i 100-150 che avrebbero avuto senza essere sottoposti a
questo procedimento).
I metodi di
deacidificazione di massa studiati fino ai giorni d’oggi sono tanti,
primo tra tutti l’utilizzo di sostanze gassose come l’ammoniaca. In
Italia, però, si utilizza ancora il metodo della deacidificazione della
carta per immersione in sostanze acquose. In questo modo, il numero di
libri restaurati in un anno è nettamente inferiore rispetto a quelli di
altri paesi esteri.
Conclusioni
Conservazione e fruizione del materiale all’interno delle biblioteche
sembrano due concetti così opposti da non poter avere nessun punto di
contatto. In realtà l’uno serve all’altro molto più di quello che
pensiamo: senza interventi di conservazione non si fornisce una
conoscenza duratura così come una piena fruizione del materiale non può
prescindere da una conservazione consapevole e reattiva. Progettare un
restauro sistematico significa conservare quello che siamo più a lungo
nel tempo.
Laura Siracusano |