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Enzo Ferrari da giovaneLa storia di Enzo Ferrari

 

di Stefania Salemme

 

Enzo Ferrari nacque in una gelida mattina del 18 febbraio 1898 nella periferia di Modena. I genitori, entrambi di Carpi, erano persone modeste ed abitavano in una casa sopra l’officina di carpenteria metallica in cui il padre costruiva ponti e tettoie per le Ferrovie dello Stato. Enzo ebbe un infanzia felice e divise la sua stanza e le sue giornate con suo fratello maggiore Alberto, detto Dino, grande amante dei libri e della letteratura.

A sconvolgere tutti gli equilibri familiari fu l’improvvisa morte del padre per una polmonite nel 1926, e lo steso anno anche il fratello Dino perse la vita a causa di una grave infezione contratta durante il servizio militare. Da quel momento Enzo imparò a cavarsela da solo ed anche a fare i conti con la solitudine. Da ragazzo il suo sport preferito fu l’atletica leggera, poi passò al tiro a segno e successivamente alla scherma ed al pattinaggio. Nel 1917 partì per fare il soldato e fu assegnato alla terza artiglieria di Mantova e qui cominciò a mettere a frutto la sua grande passione: quella per i motori. Purtroppo la sua permanenza in città fu molto breve in quanto contrasse la stessa infezione di suo fratello ma, dopo due interventi chirurgici, riuscì a salvarsi e fu in grado di cercarsi un lavoro.

Durante l’inverno del 1918 decise di recarsi a Torino per cercare fortuna e fu solo grazie al suo impegno, che riuscì a trovare un modesto impiego presso un'officina nella quale venivano trasformati autocarri leggeri in autotelai da carrozze. Il compito di Ferrari era quello di provarli e consegnarli alla carrozzeria Italo-Argentina di Milano. Fu proprio nella capitale lombarda che conobbe Ugo Sivocci, un ragazzo che lavorava alla CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali) e ben presto, i due divennero amici inseparabili. Ferrari passò a lavorare alla CMN divenendone il collaudatore ufficiale, ma lasciò anche questo posto per approdare, nel 1919, all’Alfa. Nello stesso anno esordì come pilota alla prima Parma-Poggio di Berceto e si classificò quarto in classe 3000. Pochi mesi dopo prese parte alla Targa Florio e ci andò con Sivucci. Raggiunsero Napoli con le stesse auto con cui dovevano gareggiare, dopo un viaggio rocambolesco a causa della neve in Abruzzo. Tutti gli sforzi di Ferrari furono ampiamente ripagati poiché si classificò secondo.

Nel 1924 vinse nel circuito del Polesine, al circuito del Savio ed infine a Pescara e dedicò tutte e tre le sue vittorie a Sivucci morto l’anno precedente sul circuito di Monza. Il primo passo verso un rafforzamento del reparto corse della fabbrica milanese fu il trasferimento dalla Fiat all’Alfa Romeo di Luigi Bazzi, un preziosissimo tecnico che Ferrari definiva “autentico talento”. E fu sempre Ferrari a sollecitare un altro rapimento di tutto rispetto: quello di Vittorio Jano che lavorava alla Fiat.

Nel 1929, intanto, era nata la Scuderia Ferrari e presso di essa l’Alfa Romeo 158. Ben presto alla scuderia giunsero i primi grandi nomi dell’automobilismo: Tazio Nuvolari, Luigi Arcangeli, Giuseppe Campari, Achille Varzi, Mario Umberto Barzacchini, Luigi Fagidi, Louis Chiron, Antonio Brivio, Guy Mall, Mario Todini e Carlo Pintacuda. Alla fine del 1943, dopo un divorzio eccellente con l’Alfa Romeo, Ferrari fece ritorno a Modena ed approdò a Maranello.

In questa nuova azienda, che arrivò ad avere più di centosessanta operai, Enzo si orientò alla costruzione di una dodici cilindri insieme al suo collaboratore Gioacchino Colombo. La nuova nata in casa Ferrari fu un'auto sportiva e venne chiamata125 GT, con un alesaggio di 55mm ed una cilindrata di 1496,77 cc.

Ben presto Colombo fu sostituito da Aurelio Lampredi e si passò da un motore aspirato ad uno sovralimentato.

La prima F1 di questo tipo fu la 275 con una cilindrata di 3322 cc e con la 375 F1 ebbe inizio la storia di Ferrari come costruttore perché, grazie a quest’auto, Froilan Gonzales vinse il GP di Gran Bretagna  battendo, per la prima volta, l’Alfa Romeo. Negli anni cinquanta Ferrari cominciò a costruire anche vetture Gran Turismo e queste furono esteticamente perfezionate da uno stlista geniale: Giovan Battista Farina, poi Pininfarina. Il 1956 fu per Ferrari un anno orrendo poiché perse suo figlio Dino,  che rappresentava un saldo punto fermo nella sua vita. L’anno successivo non fu da meno: la Mille Miglia si concluse con la morte di due piloti e nove spettatori, fu accusato di aver montato pneumatici difettati, ma dopo il processo fu prosciolto. Questo per lui fu un durissimo colpo, che si trascinò dietro per anni ed anni, fino al 1977, quando, dopo aver dato le dimissioni dalla società da lui creata, decise di ritirarsi a vita privata nella sua adorata Modena.

Enzo Ferrari morì il quattordici agosto del 1988. La  notizia del suo decesso, su sua espressa volontà, venne data a sepoltura avvenuta. Poco meno di un mese dopo al GP di Monza , Gherard Berger e Michele Alboreto con le due Ferrari si piazzarono al primo ed al secondo posto e dedicarono la loro vittoria al grande Drake.

Stefania Salemme

 

 


 


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