SUBLIME GOTICO
di Teresa Lembo
Sublime gotico
Può essere
sistematico il collegamento tra il sublime e il terrore?
Nelle sue
Indagini filosofiche Edmund Burke sosteneva che tutto ciò che in qualche
modo è terribile o funziona in modo analogo al terrore, è in grado di
produrre la più forte emozione che la mente è capace di sentire, è fonte
del sublime.
C'è una
tracciabile differenza tra ciò che è bello e ciò che è sublime.
Bellezza è
causalità, ordine, immediatezza, idea e sentimento identificabile;
sublime è pura evocazione dell'anima, esiste nell'informe, nello
smisurato, nell'oscuro.
Il romanzo
"nero" si diffonde in Inghilterra a partire dalla seconda metà del
Settecento, sintomo eloquente di ciò che si agitava nell'anima europea
in un’epoca di grandiose trasformazioni e terribili tensioni.
Amore per il
misterioso e il tenebroso, per il terrore e per l'orrore: gotico è il
termine usato dalla letteratura inglese per indicare un gusto antitetico
a quello armonioso e armonico del classicismo.
Un’insistenza sul "nero" che apriva la strada ad un’esplorazione delle
zone oscure della coscienza, dove si agitano gli impulsi più
inquietanti.
È il 1764
quando Horace Walpole pubblica quello che viene considerato il primo
indiscutibile romanzo gotico: Il Castello di Otranto.
Il romanzo
si apre con le nozze di Conrad unico figlio di Manfredi, principe di
Otranto, con Isabella figlia del marchese di Vicenza, ma il giovane non
si presenta e Manfredi impaziente manda un servo a cercarlo.
Quando il
servo torna è terrorizzato, annuncia che un immenso elmetto ha
schiacciato sotto il suo peso il corpo del giovane sposo.
L'evento
soprannaturale e sinistro è collegato ad una profezia secondo la quale
il castello di Otranto e il titolo di principe passeranno al vero
proprietario quando questi diventerà troppo grande per abitarlo.
Elemento
favolistico-romanzesco essenziale, che dà avvio a tutto il racconto, è
quello della profezia, sulla cui realizzazione poggia tutta la struttura
del romanzo.
L'avverarsi
delle profezia avviene per tappe, la cui progressione contribuisce alla
suspense del racconto.
Il motivo
della fanciulla perseguitata e quello conseguente e correlato della sua
fuga e del suo inseguimento, è invariante fissa di tutti i romanzi
gotici, come gli spazi in cui la fanciulla si muove, castelli e abbazie
che si trasformano in luoghi privilegiati del sogno e del fantastico.
Tra il 1796
e il 1820 un numero enorme di romanzi caratterizzati da omogeneità
tematica e formale viene pubblicato e diffuso nelle fortunatissime
biblioteche circolanti e per quasi due decenni gran parte delle opere
pubblicate ha titoli "gotici", che dimostrano l’altissima richiesta del
pubblico orientato, sempre più insistentemente, verso il sensazionale e
l’orrorifico.
Le opere più
commerciali e "scoperte" rivelano come nel gusto per il gotico domini
l’immagine della paura di una cultura intera.
In forme
esorcizzanti emerge, dal romanzo gotico un individuo isolato,
perseguitato, prigioniero, represso nell’amore, indifeso di fronte ad un
mondo sostanzialmente violento, brutale e corrotto.
Le
origini del noir
Sono gli
anni Venti della grande depressione quando in America iniziano ad
acquistare popolarità sul mercato editoriale una serie di romanzi, con
ridottissimi costi di produzione, definiti ‘hard-boiled’.
La
letteratura inizia a raccontare storie cupe, specchio di una realtà
destabilizzante, con trame che descrivono vicende ambientate in una
società contraddistinta dalla violenza, dalla corruzione e dagli
intrecci fra criminalità e politica.
Eroi e
antieroi sempre in bilico tra il bene e il male, predominante diviene il
ruolo femminile, la dark lady, la cospiratrice che utilizza la seduzione
come potere.
L'ordine non
viene mai restaurato al termine della storia, nel migliore dei casi si
ripristina la vita del protagonista ma il caos intorno a lui resta
immutato
Cornell
Woolrich, Dashiell Hammett e Raymond Chandler, i famosissimi autori di
questi romanzi.
Tradotti e
distribuiti in Francia nei tascabili della Serie Noir conquistano il
mercato del dopo guerra.
Il nero
della copertina e la parola noir divengono un movimento di carattere
universale e presto il fenomeno impazza in tutta Europa.
È il 1929
quando la Mondadori inaugura “i libri gialli”.
Il
poliziesco italiano primeggia nel mercato editoriale e i nomi degli
autori si moltiplicano.
Con Umberto
Eco avviene la svolta, ne “Il nome della rosa” l’autore mischia due
generi letterari appartenenti a due livelli differenti del canone dei
generi: il romanzo storico e il romanzo giallo; l’autore rivoluziona la
scena, il romanzo di consumo, il poliziesco approda al genere alto.
Fenomeno
noir
Nell’Italia
degli anni Novanta centinaia di romanzi, decine di antologie di ottimi
scrittori vengono pubblicate nel corso di pochi anni: esplode il
fenomeno noir.
La
definizione di noir e le sue differenze con il poliziesco sono questione
attuale.
Nel noir la
ruolizzazione eroe/antieroe, buono/cattivo, tipico del giallo
precedente, viene meno; il confine tra Bene e Male non è così netto.
La psiche
umana è soggetto e insieme oggetto, il lato orrorifico, disturbante e
angoscioso della realtà viene svelato, prendendo spunto da fatti di
cronaca che contrassegnano la nostra quotidianità.
Le storie
non possono essere né consolatorie né rilassanti, non c’è lieto fine e
l’indugio sugli elementi macabri è molto forte.
I ruoli di
eroe e antieroe che nel romanzo giallo prendevano vita in una forma
chiara e definita, nel noir si ricodificano in un'unione dai tratti
labili e spezzati, in una trama dove impercettibile risulta il confine
tra bene e male.
Spogliata da
ogni sovrastruttura la psiche umana viene mostrata nel suo aspetto
orrorifico e mostruoso, soggetto e insieme oggetto di un racconto che
trae il suo senso dai fatti di cronaca che ogni giorni contrassegnano la
nostra quotidianeità, svelando una realtà nella sua forma angosciosa e
disturbante.
Non più
l'indagine ma il crimine l'elemento centrale, storie ambientate nelle
metropoli di un’Italia che è luogo di conflitti sociali, solitudini e
spietatezze che si trasformano in terribili orrori.
Non c'è
consolazione né lieto fine e forte è l'indugio sui particolari macabri.
Nel 1994
nasce a Roma il gruppo Neonoir composto da scrittori, critici e registi,
che iniziano a produrre collettivamente testi narrativi, teatrali e
radiofonici.
Il gruppo
che si definisce un “movimento-non movimento”, pubblica varie raccolte.
Questo
filone sceglie il punto di vista dell’assassino, l’attenzione è
focalizzata sul criminale; utilizzando un approccio multimediale il
neonoir ‘riscrive’ i generi: il giallo, il noir, la spy story, l’horror
e il cyber.
Territorio
topico è la città, gli ambienti, le vie, le atmosfere metropolitane,
disegnano una zona limite dove sotto un’apparente normalità si
nascondono una nuova antropologia e un sistema socio-culturale anomalo;
attraverso un linguaggio violento il neonoir svela la falsità del
reale.
Gli anni
2000 vedono un vero e proprio boom del romanzo nero, con il noir lo
scrittore di genere esce dall'isolamento, il genere diventa un tipo di
narrativa che fa parte a pieno titolo della letteratura.
La narrativa
noir denuncia la negatività della contemporaneità; venuto a contatto con
problematiche molto drammatiche il lettore è costretto a confrontarsi
con gli orrori che appartengono alla società in cui vive.
Dietro la
ferocia e la violenza si cela spesso il sogno d’amore, la narrativa noir
racconta il male nascosto, quotidiano, che è lì latente nelle nostre
relazioni.
Deluso, il
sogno d’amore diviene spesso sangue e delitto; il noir racconta la
storia di un oggi, di un’Italia in cui la violenza è la prima causa di
morte per una donna sotto i quarant’anni, dove la famiglia diviene luogo
di omicidi e dove una domanda d’amore frustrata scatena meccanismi di
follia e annientamento.
Queste
situazioni sono rappresentate molto bene dalle scrittrici data la
propensione maggiore all'approfondimento dei sentimenti.
Gli spazi
letterari tradizionali sono stati affiancati da quelli che Marc Augè ha
definito "non luoghi", in contrapposizione ai luoghi antropologici.
Il luogo ha
tre peculiarità specifiche: identitario, relazionale e storico; è uno
spazio che porta dentro sé le vestigia del proprio passato, ridefinisce,
racconta e lega tutte le identità che hanno vissuto al suo interno.
I non luoghi
invece hanno le caratteristiche opposte: non hanno storia, non
costruiscono identità né relazioni, esprimono l’esigenza di raccontare
un universo in disgregazione e sono costituiti da ipermercati,
autostrade, stazioni ferroviarie, aereoporti, treni, aerei, ecc.; anche
una casa, ad esempio, che per definizione è luogo, può trasformarsi in
non luogo se non è identitaria, né storica, né relazionale.
Spazi in cui
si vive in un eterno presente caratterizzato dalla precarietà, dal
transito, dal passaggio, uno spazio dove nascono nuove identità che si
definiscono come non-identità.
La narrativa
noir ha rappresentato molto bene questo cambiamento di scenari
all'interno della città; ne è un esempio il romanzo “Ad occhi chiusi” di
Carofiglio dove il protagonista, l’avvocato Guerrieri, esce dal suo
studio per recarsi in un supermercato nella periferia di Bari.
L’avvocato
Guerrieri compra merci di cui non ha bisogno, rito questo che gli
ricorda l’infanzia e gli consente un’evasione dalla realtà; il
supermercato, che si caratterizza come non luogo, diviene spazio di
libertà.
Mettendo in
scena le ansie, le paure, gli incubi della nostra epoca, la narrativa
noir diventa ritratto critico della contemporaneità.
Teresa Lembo |