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 2010: l’anno della svolta

 

di Isabella Dallapiccola

 

Gli incidenti stradali in Italia, ogni anno, provocano oltre 7.000 vittime, 15 mila invalidità gravi, 120 mila ricoveri e più di un milione di persone al Pronto Soccorso. Numeri davvero da brivido. E la situazione dell’ Europa non è certo diversa: ogni anno muoiono in questo modo più di 50 mila persone. L’Unione Europea ha pertanto chiesto ai Paesi membri di attivare tutta una serie di iniziative per la sicurezza stradale al fine di ridurre del 50% i decessi e di feriti gravi entro la fine del decennio.

Che cosa sta facendo l’Italia per raggiunger questo obiettivo? La patente a punti è stata indubbiamente la prima mossa, anche se si deve certamente trovare una nuova formulazione circa i corsi di recupero dei punti.

Poi sono stati attuati tutta una serie di provvedimenti di tipo repressivo per chi sbaglia (inasprimento delle multe, ritiro della patente ecc.). Tutto ciò va benissimo, ma rappresenta solo un primo passo: la strada verso il 2010 è ancora molto lunga e tutta in salita.

Anche l’asfalto infatti ha i suoi terroristi: chi fa uso di sostanze stupefacenti, chi abusa dell’alcol e poi si mette alla guida, chi esagera con l’alta velocità e non rispetta il codice della strada.

Giovani vite perse per una bravata tra amici, ragazzi investiti all’uscita dei locali notturni, pedoni e ciclisti vittime della distrazione di automobilisti incauti.

La responsabilità non è soltanto di qualcuno, ma è di tutte le “agenzie di formazione”: famiglia, scuola, Chiesa, società civile, associazioni, enti locali, istituzioni. Tutti devono fare la loro parte, per questo è indispensabile coordinare  idee, azioni, contenuti.

Il compito primo spetta ai genitori: allacciare nella giusta maniera il seggiolino e utilizzare sempre la cintura di sicurezza  per ogni spostamento, anche il più piccolo.

Da questi comportamenti corretti il bambino apprende così che quando sarà grande e guiderà il motorino sarà sensibile all’uso del casco, metterà la cintura in automobile quando avrà la patente e un giorno farà lo stesso con i propri figli.

La cultura della sicurezza parte proprio da qui, attraverso i gesti che entrano a far parte della quotidianità e si trasformano, con l’andare del tempo, in buone abitudini.

Anche chi è trasportato in auto deve fare la propria parte richiamando chi sta guidando troppo veloce o sottraendo le chiavi all’amico che vorrebbe mettersi al volante dopo aver bevuto un bicchiere di troppo. A questo proposito è stata promossa la campagna del “Guidatore designato”, ossia di colui o colei che non beve e rientrando da una serata allegra riporta tutti a casa sani e salvi.

Nelle scuole dovrebbero tornare le lezioni di educazione civica. Le scuole giuda dovrebbero avere corsi più articolati, improntati in particolare sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Con l’evoluzione stradale degli ultimi anni sarebbe auspicabile anche un aggiornamento per chi ha preso la patente parecchi anni fa.

Ci sono persone che ad esempio non sanno entrare in una rotatoria o che non conoscono certi cartelli stradali.

 

Isabella Dallapiccola

 


 


 

 

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