2CV E UN SACCO DI PATATE
Rievochiamo la favola della piccola Citroen
di Roberto Maurelli
Era
il 1986. Lo spettro della recessione americana aleggiava anche nel
Vecchio Continente e il mercato dell'automobile, come da tradizione, si
adattava.
Fu così che il direttore della Citroen, Jean
Pierre Boulanger, indicò la via da seguire ai suoi principali
collaboratori, tra cui Flaminio Bertoni (designer) e André Lefèbvre
(ingegnere). Voleva una vettura capace di trasportare comodamente
quattro contadini della campagna francese e un sacco di patate a 60
km/h, di consumare tre litri di benzina per 100 km, facile da guidare,
anche sullo sconnesso, dotata di un confort irreprensibile e che
costasse un terzo del prezzo della Traction Avant 11CV, allora modello
di punta della casa francese. Boulanger, inoltre, pretendeva che si
potesse entrare nell’abitacolo con il cappello in testa.
Sui primi prototipi marcianti il severo
direttore decise addirittura di effettuare personalmente un test
“singolare”: trasportare un paniere di uova su un terreno arato senza
che si rompessero. La prova fu brillantemente superata.
Le ben note vicende belliche, però,
ritardarono la produzione fino al 1948, a seguito della presentazione al
Salone di Parigi. Il suo nome piuttosto "asettico", 2CV (indicava i cv
fiscali in Francia), sebbene ormai entrato nella leggenda, non rende
abbastanza merito ad un progetto che ha riscosso un successo
straordinario, tra i maggiori nella storia dell'automobile, e che è
stato riproposto in differenti varianti fino al 1990.
La prima versione montava un motore boxer a
due cilindri raffreddato ad aria di 375cc e soli nove cavalli, famoso
per la sua robustezza ma meno per le sue prestazioni e azionato da una
trasmissione a 4 rapporti (una novità per l’epoca). Le sospensioni, come
detto, erano assolutamente votate al confort di marcia su terreni
accidentati, per cui erano assai morbide e di certo lasciavano molto al
rollio in curva.
Ciò che la rendeva veramente unica era, tuttavia, la
splendida carrozzeria, con un aspetto estremamente sbarazzino, un
frontale che sembrava atteggiarsi in un'espressione sorridente e una
varietà di colori che esaltavano al meglio le forme tondeggianti. La
presenza delle quattro porte, il tetto apribile e la capienza del
bagagliaio (resa possibile dalla posizione anteriore del motore e della
trazione) la rendevano, poi, incredibilmente versatile e funzionale per
essere un’auto al di sotto dei 4 metri (3.83 m).
Il prezzo d'acquisto non troppo esoso (pari
alla metà di quanto necessario per acquistare un Maggiolino…) viene e i
costi di gestione piuttosto limitati consentirono alla 2CV di
diffondersi ben oltre la ristretta cerchia dei contadini. La buona
abitabilità, le discrete doti dinamiche e la sua acclarata affidabilità
ne fecero un must anche per i giovani, gli impiegati, gli operai e
perfino i "figli dei fiori" che spesso finivano per verniciarla con
colorazioni improbabili.
Negli oltre quarant'anni di produzione dal
suo lancio, furono introdotte due nuove motorizzazioni: un 425cc da 22
cavalli e un 602cc da 33 cavalli sempre raffreddati ad aria. In realtà
fu anche raffinata lievemente la meccanica, ma senza mai stravolgere il
concetto originario della vettura. In particolare si segnala il
passaggio ai freni a disco avvenuto nel 1980.
A questo pensarono le versioni speciali
derivate: i furgoni AU e AK, la "minifuoristrada" Mehari (dotata di
carrozzeria in plastica!), un modello per l’esercito coloniale con
trazione integrale e due motori, la Dyane ( che avrebbe dovuto
sostituirla, ma uscì di scena prima della progenitrice), le Ami 6 e Ami
8, la LNA, la Visa e un'introvabile coupé.
Contando anche queste derivate, la
produzione totale ammonterebbe a circa 10 milioni di vetture, mentre
della sola 2CV, alla chiusura della catena di montaggio di Mangualde, si
contavano esattamente 3.872.583 esemplari.
La sua fama le passa anche la partecipazione
in numerosissime pellicole cinematografiche. Tra le tante mi piace
ricordare una delle più recenti, "Alla rivoluzione sulla 2CV", che,
oltre ad offrire delle magnifiche inquadrature di uno splendido
esemplare giallino, riflette bene lo spirito della vettura e dei suoi
più fedeli sostenitori.
Il mercato dell'usato offra numerose
soluzioni per mettere in garage una di queste bellezze. I prezzi sono
estremamente variabili e si attestano su una media di circa 3000 euro.
Per avere uno dei primi esemplari, però, potrebbe essere necessario
superare di parecchio questa cifra, soprattutto se si è alla ricerca di
un modello in perfette condizioni.
Roberto Maurelli |