IL C.F.V.A. E LA LOTTA
AGLI INCENDI BOSCHIVI IN SARDEGNA
Dott. F.le Antonio Maria
Cocco
0. Premessa.
Ogni anno migliaia di ettari di superfici
boscate e di campagne vengono devastati dal fuoco e la Sardegna risulta
tra le regioni italiane maggiormente interessate da questo fenomeno, sia
per il numero di ettari percorsi, sia per i danni provocati. Una delle
competenze istituzionali che più caratterizzano l’attività ed il ruolo
del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna è
la lotta agli incendi nei boschi e nelle campagne, ai quali spetta il
delicato e qualificante compito di coordinare le operazioni di
spegnimento con le squadre a terra e i mezzi aerei che vengono attivati
allo scopo.
1. Il Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale in Sardegna.
1.1 Cenni storici.
Se vogliamo parlare delle origini del Corpo
Forestale partiamo dal 1844, quando Re Carlo Alberto, promulgando le
“Regie Patenti”, istituì in Sardegna una Amministrazione Forestale
deputata al controllo delle attività umane svolte in ambiti boschivi
pubblici e privati, della quale facevano parte anche agenti in uniforme
ed armati. Fu questa la legge che per prima istituì la figura del
“Guardaboschi”.
Successivamente, con il Regno d’Italia, la
Legge 277/1918 faceva assumere a detta Amministrazione Forestale la
denominazione di “Reale Corpo delle Foreste”, trasformato nel periodo
del fascismo nella “Milizia Nazionale Forestale”.
La fine del fascismo determina, nel 1943, lo
scioglimento della M.N.F. e la costituzione del “Reale Corpo delle
Foreste”, a sua volta sostituito alla fine del periodo bellico con il
“Corpo Forestale dello Stato”, istituito con D.L. 12 marzo 1948. In
origine viene istituito come corpo tecnico civile con funzioni di
polizia, successivamente viene inserito a pieno titolo tra le forze di
polizia dello Stato (L. 121/1981).
1.2 Origini in
Sardegna.
In Sardegna il personale del C.F.S. che vi
svolgeva servizio alla data del 15 marzo 1971, ha potuto optare per la
permanenza nell’Isola, divenendo inquadrato nel Ruolo Unico dei
dipendenti dell’Amministrazione Regionale Sarda e sottoposto alle sue
dirette dipendenze. Questo contingente di circa 120 tra sottufficiali e
guardie forestali, ha costituito il primo nucleo di Corpo Forestale
della Sardegna. Questo trae origine dalla competenza primaria della
Regione Sarda in materia forestale, attuata tramite le norme di
attuazione dello Statuto Speciale della Sardegna e il trasferimento alla
Regione degli uffici e servizi del Ministero dell’Agricoltura e Foreste
(D.P.R. 669/1972).
La L.R. 26/1985 istituisce il Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale (C.F.V.A.), allarga la competenza
istituzionale del Corpo e incrementa le dotazioni organiche delle varie
strutture con l’apertura di nuove Stazioni Forestali e il rafforzamento
di quelle già esistenti.
1.3 Funzioni.
Le funzioni attribuite al C.F.V.A., che
ricordiamolo è un Corpo tecnico con funzioni di Polizia, dalla sia dalla
legge istitutiva (art. 1) sia da altre norme sono diverse e molteplici:
·
Tutela tecnica ed economica
dei boschi;
·
Tutela tecnica ed economica
dei beni silvo-pastorali dei Comuni e degli Enti pubblici;
·
Tutela dei parchi, riserve,
biotopi ed altre aree di particolare interesse naturalistico e
paesaggistico individuate con leggi o provvedimenti amministrativi;
·
Tutela della flora e della
vegetazione;
·
Tutela dei pascoli montani;
·
Propaganda forestale ed
ambientale;
·
Difesa del suolo
dall’erosione;
·
Controllo dei semi e delle
piantine forestali;
·
Difesa e tutela delle foreste;
·
Vigilanza, prevenzione e
repressione secondo le leggi vigenti nelle materie di caccia, pesca
nelle acque interne e marittime, uso controllato del fuoco, incendi nei
boschi e nelle aree extraurbane, polizia forestale, polizia fluviale e
pertinenze idrauliche, beni culturali;
·
Statistica e inventario
forestale;
·
Predisposizione di studi sui
problemi di interesse forestale e montano per la difesa del suolo,
avanzando proposte di soluzione agli organi competenti;
·
Coordinamento e funzioni
operative in materia di Protezione Civile;
·
Prevenzione e lotta agli
incendi nei boschi e nelle campagne;
·
Esercita le sue funzioni nei
territori rientranti nel patrimonio forestale e silvo-pastorale gestito
dall’Ente Foreste della Regione Sardegna, in accordo con gli uffici
territoriali dell’Ente stesso;
·
Protezione delle fauna e della
flora minacciate di estinzione, ai sensi della L. 150/1992 relativa
all’applicazione in Italia della Convenzione Internazionale di
Washington (CITES);
·
A tutta questa moltitudine di
funzioni, sono state affidate al C.F.V.A. via via altri compiti sempre
più specifici e che spaziano in diverse materie, come ad esempio su
frode alimentare, agriturismo, ecc.
1.4 Struttura funzionale ed
organizzativa
Il C.F.V.A. è una struttura operativa
dell’Assessorato Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della
Sardegna. Essa è così strutturata:
·
Direzione Generale: struttura
organizzativa di primo grado (la quale è comandata dal Comandante del
Corpo) con sede a Cagliari, ha funzioni di indirizzo, coordinamento e
controllo degli interventi dei Servizi Territoriali e delle Stazioni
forestali e marittime. Tramite 3 Servizi Centrali, che sono strutture
organizzative di secondo grado (dirette da un funzionario dirigente), si
occupa di pianificazione, previsione e coordinamento in materia di
antincendio boschivo e delle campagne, statistica antincendio e
forestale, gestione di impianti di comunicazione e telerilevamento.
Inoltre svolge funzioni relative a affari generali, bilancio,
acquisizione di beni e servizi, gestione del personale, comunicazione e
trasparenza amministrativa, contenzioso, affari legali, equipaggiamento,
formazione, addestramento e aggiornamento del personale del Corpo;
·
Servizio Territoriale
Ispettorato Ripartimentale (S.T.I.R.): strutture territoriali con
competenza provinciale o sub-provinciale dirette da un funzionario
dirigente. Attualmente sono 7, dislocate a Cagliari, Oristano, Nuoro,
Sassari, Tempio Pausania, Iglesias e Lanusei. Essi hanno funzioni di
curare la gestione e il riordino del vincolo idrogeologico, il controllo
e la vigilanza delle opere di sistemazione idraulico-forestale, il
controllo della produzione e del commercio di sementi e piante da
rimboschimento, la tutela tecnico-economica dei beni silvo-pastorali dei
Comuni e degli Enti pubblici, la redazione e attuazione di difesa
territoriale antincendio. Inoltre viene curata la redazione e
l’aggiornamento della cartografia, l’inventario forestale regionale, la
statistica forestale, la propaganda forestale, l’educazione ambientale.
È sede inoltre di contenzioso forestale;
·
Stazioni Forestali: strutture
giurisdizionali che operano alle dirette dipendenze degli Ispettorati
Ripartimentali, comandate dal sottufficiale più elevato in grado in
servizio nella Stazione stessa. Sono 82, dislocate in tutto il
territorio regionale. I compiti svolti comprendono la tutela delle aree
boscate (pubbliche e private) e delle aree parco di proprietà dell’Ente
Foreste, fornendo in entrambi i casi le indicazioni tecnico-colturali
necessarie, relative ad utilizzazioni boschive e uso del suolo nelle
pratiche agronomiche e silvo-pastorali. Viene svolto inoltre un servizio
di prevenzione, controllo e repressione su fauna, esercizio della caccia
e della pesca, abusi paesaggistico-ambientali e salvaguardia del
patrimonio archeologico. Inoltre durante il Servizio Antincendio si
provvede ad intervenire e coordinare tutte le operazioni di spegnimento;
·
Basi Logistiche Operative
Navali: strutture giurisdizionali corrispondenti alle Stazioni Forestali
che coprono giurisdizionalmente le acque marittime limitrofe alle coste.
Sono 10, dislocate a coprire tutto lo spazio costiero, anch’esse alle
dirette dipendenze degli Ispettorati Ripartimentali e comandate dal
sottufficiale più elevato in grado in servizio nella Base stessa.
Effettuano vigilanza su pesca e arenili, oltre che ad iniziative
scientifiche di studio, ricerca e campionamento.
1.5 Figure professionali e
ordinamento gerarchico.
Il C.F.V.A. è costituito da diverse figure
professionali, ciascuna con un proprio ruolo:
·
Dirigenti: hanno funzioni
dirigenziali e di coordinamento ai massimi livelli;
·
Funzionari: hanno funzioni di
coordinamento dei settori amministrativi;
·
Ufficiali forestali: hanno
funzioni di coordinamento di settori tecnico-amministrativi e attività
di polizia. Al suo interno vi sono quattro gradi gerarchici: Ufficiale,
Ufficiale Istruttore, Ufficiale Capo, Ufficiale Superiore;
·
Sottufficiali forestali: hanno
funzioni di coordinamento tecnico-operativo sovrintendendo e conducendo
le attività istituzionali e di Polizia delle Stazioni forestali, delle
pattuglie e degli altri nuclei operativi specializzati. Al suo interno
vi sono tre gradi gerarchici: Ispettore, Ispettore Capo, Ispettore
Superiore;
·
Agenti forestali: hanno
funzioni tecnico-operative e di polizia e svolgono attività
istituzionali in alcuni casi con conduzione e comando delle singole
pattuglie e di altri gruppi specializzati di lavoro. Al suo interno vi
sono tre gradi gerarchici: Agente, Assistente, Assistente Capo.
Bisogna ricordare che tutte le figure
professionali sono in possesso delle funzione di Ufficiale/Agente di
Polizia Giudiziaria e di Pubblica Sicurezza.
1.6
Servizio Istituzionale.
Il servizio istituzionale è rappresentato da
tutte quelle attività che vengono svolte durante l’orario di servizio
dal personale forestale, singolarmente o in pattuglia. Esso può essere
tipicamente amministrativo, tecnico o di vigilanza-controllo del
territorio. Il servizio impartito può inoltre essere: generico ed a
carattere preventivo (es. vigilanza e controllo di un territorio),
specifico (es. espletamento di un sopralluogo tecnico per il rilascio di
una autorizzazione), repressivo (es. accertamento di violazioni di norme
e relativa sanzione). A seconda delle diverse situazioni il personale
forestale svolge diverse funzioni: tecnico forestale (es. controllo di
un taglio di diradamento in bosco), agente di polizia giudiziaria (es.
azioni antibracconaggio), agente di pubblica sicurezza (es. intervento
in disordini).
Il servizio istituzionale ha inizio presso
la Stazione Forestale dove il personale prende conoscenza del tipo di
servizio assegnato e prosegue in un servizio di pattuglia, dove potrà
essere svolto pattugliamento, vigilanza, prevenzione, controllo e
repressione.
2.
Gli
incendi boschivi.
2.1 Definizioni.
Col termine di incendio si definisce
la combustione di idoneo materiale, caratterizzata da grande
diffusibilità delle fiamme, di difficile controllo e contenimento;
fenomeno che spesso implica il rischio di danno per le cose e il
pericolo per l’incolumità delle persone e che necessita dell’intervento
organico di uomini e mezzi per la sua estinzione. Quando il fenomeno
interessa soprassuoli boscati, cespugliati o arborati, comprese
eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno
delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli
limitrofi a dette aree, si definisce incendio boschivo.
a.
Cause.
L’incendio è caratterizzato e condizionato
da una serie di fattori che ne determinano lo sviluppo e la sua
evoluzione. Le condizioni che possono favorire l’insorgenza di un
incendio e la sua propagazione vengono indicati come fattori
predisponenti, quali i fattori climatici e metereologici (nei nostri
climi particolare importanza viene data al fatto di avere una lunga
stagione asciutta con prolungata siccità, alte temperature specie nelle
ore centrali della giornata e da ventosità frequente), la tipologia, la
composizione e le condizioni della vegetazione (influiscono in maniera
decisiva il tipo di vegetazione in cui alcune specie risultano
decisamente più infiammabili di altre – una fra tutte le resinose -, la
presenza o meno di residui vegetali, lo stato di manutenzione del bosco
stesso), la morfologia del territorio (bisogna tenere in considerazione
l’esposizione, l’altitudine, la posizione dell’incendio rispetto alle
pendici e alle acclività presenti. I fattori che invece danno luogo al
verificarsi del fenomeno sono invece indicati come fattori
determinanti, che possono essere cause naturali (fulmini,
autocombustione), cause accidentali (sono delle situazioni che sono
dovute ad un evento imprevedibile che non può essere ricondotta ad una
responsabilità umana, un esempio può essere dato dalla folgorazione di
volatili da cavi elettrici con conseguente combustione e caduta a
terra), comportamenti colposi (sono cause accidentali dovute a
imperizia, imprudenza, negligenza nell’uso da parte dell’uomo del fuoco
o l’uso di macchinari che possono causare scintille come macchine
operatrici agricole, treni, scariche elettriche da cortocircuito, ecc.),
atti dolosi (cioè tutti quegli atti determinati da una precisa volontà
dell’uomo per una serie svariata di motivi) e, infine, cause sconosciute
(quando la causa non può essere determinata con certezza). Di queste
elencate la maggior percentuale di tipologie sono attribuibili a
comportamenti colposi e atti dolosi.
2.3 Struttura dell’incendio.
Ogni incendio è caratterizzato da:
·
Fronte o Testa: la parte più
avanzata, in questo punto la velocità di propagazione del fuoco è
maggiore ed è generalmente la parte sottovento o nei versanti quella
verso la cima;
·
Fianchi: parti laterali
rispetto alla direzione del fronte;
·
Parte posteriore o Tergo: la
propagazione risulta più lenta in quanto risulta sopravento o alle basi
dei versanti.
2.4 Tipologie di incendio.
In base alla modalità di propagazione, gli
incendi vengono definiti:
·
Incendi radenti o di
superficie: viene interessata solo la vegetazione erbacea o arbustiva,
lambendo i fusti della componente arborea;
·
Incendi di chioma o di corona:
viene interessata la parte aerea degli alberi;
·
Incendi misti: vengono
interessate tutti i profili della vegetazione;
·
Incendi sotterranei: viene
interessata la parte sotterranei (radici) o lo strato inferiore della
lettiera.
2.5
Effetti degli incendi.
Gli effetti causati a una determinata
superficie dal passaggio di un incendio risulta difficilmente
quantificabile nell’immediato e i risultati di questa ferita possono
avere effetti per un periodo più o meno lungo. Tutto dipende da come
viene interessata la vegetazione dal passaggio dell’incendio, dal vigore
all’intensità del passaggio, tenendo presente che un passaggio sporadico
crea una ferita facile da rimarginare in quell’ecosistema, mentre un
passaggio ripetuto causarà danni irreparabili, per una serie di fattori,
quali riduzione di fertilità del suolo per effetto del dilavamento
dell’orizzonte superficiale del terreno ad opera degli agenti meteorici,
l’alterazione chimico-fisica e biologica del terreno a causa delle
altissime temperature sviluppate, distruggendo lo strato attivo
superficiale costituito da sostanza organica e flora microbica.
L’effetto susseguente a questo passaggio ripetuto di incendi sarà quindi
l’impoverimento della cenosi vegetale con la rarefazione delle specie
naturali presenti, si verificherà che le specie più esigenti e pregiate
man mano scompariranno e verranno sostituite da specie più rustiche ed
infestanti. Bisogna poi notare che nelle zone con una certa pendenza si
possono verificare fenomeni erosivi, di lisciviazione e di
ruscellamento, con conseguente trasporto a valle del terreno e lasciando
sul posto sterile matrice rocciosa.
Gli effetti degli incendi sulla fauna sono
generalmente più deleteri per gli animali di piccola taglia, dove alcuni
rimangono vittime non riuscendo a sfuggire alla furia delle fiamme,
mentre quelli che sopravvivono hanno difficoltà a vivere in un ambiente
fortemente alterato.
2.6 Dati statistici.
Gli incendi boschivi rappresentano un
problema di particolare rilevanza soprattutto nelle Regioni del Sud e
nelle Isole, tanto che essa diviene una delle maggiori emergenze da
fronteggiare dal punto di vista della salvaguardia del patrimonio
ambientale italiano. È necessaria una sinergia d’intervento tra tutti i
soggetti istituzionali coinvolti per fronteggiare il fenomeno e
ricondurlo a cifre accettabili, portando il trend in diminuzione di anno
in anno. Se diamo uno sguardo ai dati forniti dal Corpo Forestale dello
Stato ci rendiamo conto che sono in diminuzione sia il numero di
incendi, sia gli ettari di superficie percorsa.
NUMERO INCENDI NEL
QUADRIENNIO 2007–2010
Regione |
Incendi 2007 |
Incendi 2008 |
Incendi 2009 |
Incendi 2010 |
Sicilia |
1.254 |
797 |
762 |
1.159 |
Sardegna |
1.097 |
724 |
684 |
797 |
Calabria |
1.880 |
1.280 |
716 |
652 |
Campania |
1.779 |
799 |
903 |
543 |
Puglia |
576 |
485 |
277 |
473 |
Lazio |
778 |
347 |
325 |
354 |
Toscana |
580 |
456 |
549 |
165 |
Basilicata |
406 |
308 |
142 |
150 |
Liguria |
377 |
291 |
332 |
113 |
Lombardia |
264 |
154 |
138 |
82 |
Molise |
233 |
166 |
49 |
74 |
Piemonte |
393 |
157 |
117 |
66 |
Abruzzo |
274 |
95 |
34 |
64 |
Friuli Venezia Giulia |
92 |
66 |
73 |
53 |
Umbria |
160 |
116 |
56 |
40 |
Trentino Alto Adige |
108 |
20 |
48 |
39 |
Veneto |
86 |
48 |
99 |
25 |
Emilia Romagna |
163 |
123 |
86 |
19 |
Marche |
102 |
36 |
19 |
9 |
Valle D’Aosta |
12 |
11 |
13 |
7 |
TOTALE |
10.614 |
6.479 |
5.422 |
4.884 |
Fonte:
Corpo forestale dello Stato – Elaborazione Legambiente
ETTARI PERCORSI DAL
FUOCO NEL QUADRIENNIO 2007–2010
Regione |
Superficie
percorsa 2007 |
Superficie
percorsa 2008 |
Superficie
percorsa 2009 |
Superficie
percorsa 2010 |
Sicilia |
46.451
|
17.775
|
8.616 |
20.258 |
Sardegna |
28.561
|
4.128 |
37.104 |
6.582 |
Calabria |
43.126
|
17.996 |
7.206 |
5.207 |
Puglia |
18.028
|
8.489 |
4.358 |
5.020 |
Lazio |
13.567
|
2.750 |
2.528 |
3.149 |
Campania |
26.307
|
3.956 |
6.202 |
2.351 |
Basilicata |
7.974
|
5.258 |
1.041 |
2.119 |
Abruzzo |
21.167
|
439 |
159 |
379 |
Molise |
2.858
|
814 |
186 |
377 |
Lombardia |
1.608
|
1.142 |
396 |
319 |
Piemonte |
3.640
|
908 |
373 |
231 |
Liguria |
3.013
|
825 |
2.644 |
169 |
Toscana |
1.330
|
990 |
1.838 |
142 |
Umbria |
1.410
|
342 |
55 |
110 |
Marche |
5.088
|
69 |
63 |
46 |
Friuli Venezia Giulia |
164
|
68 |
354 |
36 |
Emilia Romagna |
1.002
|
154 |
171 |
21 |
Veneto |
100
|
26 |
54 |
12 |
Trentino Alto Adige |
159
|
2 |
5 |
6 |
Valle D’Aosta |
10
|
14 |
7 |
3 |
TOTALE |
225.563
|
66.145 |
73.360 |
46.537 |
Fonte:
Corpo forestale dello Stato – Elaborazione Legambiente
Vediamo che nell’anno 2010 la regione col
maggior numero di incendi è risultata la Sicilia (1.159), seguita da
Sardegna (797), Calabria (652) e Campania (543). Per quanto riguarda le
superfici percorse, la regione più colpita risulta ancora una volta la
Sicilia (20.258), seguita da Sardegna (6.582), Calabria (5.207) e Puglia
(5.020). Per quanto riguarda i dati complessivi si osserva che, nel
quadriennio 2007 – 2010, il numero degli incendi è più che dimezzato (da
10.614 a 4.884), mentre per quanto riguarda gli ettari percorsi questi
nel 2010 sono diventati meno di ¼ di quelli rilevati nel 2007 (da
225.563 a 46.537).
Questi dati più che positivi sono dovuti al
fatto che i servizi di controllo e le attività investigative del Corpo
Forestale dello Stato (e dei Corpi Forestali regionali nelle regioni a
Statuto Speciale) si sono intensificate, le attività informative dei
media (tv e giornali, oltre alla capillare diffusione di opuscoli
informativi prodotti dalle istituzioni locali, come nel caso della
Regione Sardegna che ogni anno invia ad ogni famiglia un opuscolo con le
principali norme di comportamento) sono sempre più martellanti e le
modalità di intervento della sempre più rodata struttura antincendio
sono più efficaci, anche grazie all’uso sempre più tempestivo e
sistematico di mezzi aerei quali Elitanker e Canader a supporto delle
squadre a terra.
Dallo studio dei dati e delle casistiche si
rileva che gli incendi di natura colposa sono in forte diminuzione,
mentre gli incendi di natura dolosa continuano ad avere valori ancora
troppo alti. Per questo per combattere i roghi appiccati
intenzionalmente da veri e propri “professionisti del fuoco” per precisi
intenti speculativi, spesso legati alla criminalità organizzata, lo
Stato con la L. 353/2000 cerca di tagliare le gambe ad interessi
particolari, ponendo tutta una serie di limitazioni alle zone percorse
da incendio, che dovrebbe a medio termine porre un freno al fenomeno.
In particolare in Sardegna, malgrado l’alto
numero di eventi, l’estensione media di superficie percorsa da incendio,
soprattutto per quanto riguarda gli incendi boschivi risulta tra le più
basse in Italia. Ciò tende ad attestare l’efficacia della struttura
regionale antincendio e la qualità degli interventi da parte di tutte le
organizzazioni coinvolte (prime fra tutte il C.F.V.A.) che ogni anno
sono fortemente impegnate nella lotta al fuoco. Possiamo dire che quasi
il 90 % degli incendi che si verificano annualmente viene contenuto ad
estensioni al di sotto dei 5 ettari e, il 65 % degli incendi è contenuto
entro una superficie inferiore all’ettaro. Purtroppo, periodicamente si
verificano eventi incendiari che assumono carattere eccezionale,
sfasando tutte le statistiche. Un esempio per tutti, il 23 – 24 – 25
luglio 2007 un incendio sprigionatosi da una cunetta stradale ha mandato
in fumo la considerevole superficie di oltre 10.000 ettari, creando
danni considerevoli al patrimonio boschivo della Sardegna centrale,
oltre a danni seri ad aziende agricole e allevamenti. La causa di questi
eventi fuori controllo è dovuto al verificarsi di condizioni climatiche
limite (quali altissime temperature, siccità eccezionale, presenza di
forti venti caldi), oltre a carenza di mezzi aerei della Protezione
Civile Nazionale prontamente reperibili a causa del loro contemporaneo
utilizzi in eventi fuori regione.
2.7 Normativa vigente.
La Legge-quadro in materia di incendi
boschivi è la L. 353/2000, che ha abrogato la L. 47/1975, ha come
finalità la conservazione e la difesa dagli incendi del patrimonio
boschivo nazionale quale bene insostituibile per la qualità della vita
(art. 1). Viene quindi (art. 2) definito l’incendio boschivo e viene
previsto (art. 3) la redazione di piani regionali di previsione,
prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, che saranno
sottoposti a revisione annuale.
Rilevanza notevole è rappresentata
dall’inasprimento dei divieti, prescrizioni e sanzioni amministrative e
penali (art. 10) e modifiche al Codice Penale (art. 11).
Particolare attenzione è necessaria nella
lettura dell’art. 10, che prevede una serie di divieti e sanzioni:
·
Le zone boscate e i pascoli i
cui soprassuoli sono stati percorsi dal fuoco non possono avere una
destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per un periodo
di almeno 15 anni, ad eccezione delle opere pubbliche necessarie alla
salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. Viene disposto
che tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle
predette zone, stipulati entro 15 anni dall’evento incendiario, debbano
richiamare espressamente il vincolo, pena la nullità dell’atto stesso;
·
Sui predetti soprassuoli
inoltre è vietata per 10 anni la realizzazione di edifici nonché
strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed
attività produttive, salvo la realizzazione sia stata prevista in data
precedente all’incendio dagli strumenti urbanistici vigenti a tale data;
·
Nelle zone predette sono
vietate per 5 anni attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale
sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica
autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Ambiente, per aree naturali
protette statali o regionali;
·
Per le sole zone boscate sono
inoltre vietate per 10 anni l’esercizio del pascolo e della pesca;
·
Viene inoltre prevista
l’istituzione presso i Comuni del catasto dei soprassuoli percorsi da
incendio.
Come è facile intuire l’apposizione di tutta
questa serie di vincoli è orientato ad ottenere risultati immediati
riguardo alla lotta agli incendi dolosi, in particolare quelli legati ad
una logica speculativa del territorio. Infatti le zone con presenza di
bosco vengono tutelate prima dell’incendio da una lunga serie di norme
di salvaguardia, pertanto in dette aree è molto difficile ottenere
autorizzazioni edilizie e similari. Col passaggio del fuoco e con la
completa distruzione del soprassuolo boscato si aprivano le porte ad una
diversa vocazione dell’area. Con la nuova normativa tutto ciò non è
possibile, sperando che l’attività dolosa si riduca.
Nell’ottica della lotta al crimine anche la
modifica del Codice Penale ha una sua importanza e all’art. 11 viene
prevista l’istituzione dell’art. 423-bis, con il reato di “Incendio
boschivo” il quale è così definito: chiunque cagioni un incendio su
boschi, selve o foreste, ovvero su vivai forestali destinati al
rimboschimento, proprio o altrui, è punito con la reclusione da 4 a 10
anni. Quindi si ottiene la creazione di una nuova fattispecie di reato e
l’apposizione di pene alquanto severe.
3.
Organizzazione
della lotta agli incendi in Sardegna.
3.1
Piano e Ordinanza Regionale
Antincendi.
Il Piano Regionale Antincendi (P.R.A.I.)
veniva elaborato in passato ai sensi della L. 47/1975 (artt.1 e 2) quale
aggiornamento del Piano Regionale di Difesa Antincendio approvato con
Decreto del Ministro dell’Agricoltura e Foreste, di concerto con il
Ministro dell’Interno e il Ministro dei Beni Culturali ed Ambientali del
1981, soprattutto con aggiornamenti riguardanti il carattere operativo e
procedurale. Attualmente il P.R.A.I. viene elaborato ai sensi della L.
353/2000.
3.2
Struttura A.I.
La struttura A.I. è composta da una serie di
componenti strettamente legate tra di loro, ciascuna delle quali con un
compito ben preciso nella gestione dell’emergenza in atto. Partendo
dalla base ai vertici della struttura troviamo:
·
Rete di avvistamento:
costituita da un alto numero di punti vedetta dislocate su tutto il
territorio regionale. Queste hanno il compito di avvistamento, cioè di
individuazione del punto di insorgenza di un incendio e l’immediata
comunicazione via radio ai Centri Operativi di Comparto (C.O.C.),
rappresentati dalle 82 Stazioni Forestali;
·
Stazioni Forestali (C.O.C.):
hanno il compito di ricevere via radio dalle vedette le segnalazioni di
incendio, l’intervento diretto in caso di incendio, il coordinamento
delle squadre locali antincendio, il contatto diretto con la Sala
Operativa Ripartimentale che fungono da Centro Operativo Provinciale
(C.O.P.) per il continuo aggiornamento della situazione e l’eventuale
richiesta di uomini e mezzi non appartenenti al proprio ambito
territoriale e/o mezzi aerei (che dovranno essere coordinati;
·
Base Operativa (B.O.): hanno
competenza operativa territoriale in riferimento al raggio di azione
ottimale dell’elicottero schierato presso l’elisuperficie; alcune sono
contemporaneamente sede di C.O.P.;
·
Centri Operativi Provinciali
(C.O.P.): hanno funzione di coordinamento e controllo delle attività
antincendio dei C.O.C. (Stazioni Forestali), comunicazione con il Centro
Operativo Regionale (C.O.R.) per ottenere le autorizzazioni alla
movimentazione dei mezzi aerei assegnati, richiesta di concorso di
personale e mezzi di altre S.O. e mezzi aerei di altre B.O. e dello
Stato (Protezione Civile Nazionale), diffusione su ordine del C.O.R.
dello stato di allarme a tutti i C.O.C. per la dichiarazione di giornata
ad elevato rischio di incendio;
·
Centro Operativo Regionale
(C.O.R.): ha sede presso la Direzione Generale del C.F.V.A. Le funzioni
sono quelle di programmazione operativa, coordinamento delle strutture
periferiche, rapporti con le altre amministrazioni, coordinamento e
controllo dei mezzi aerei e terrestri, richiesta di intervento dei mezzi
aerei della Protezione Civile Nazionale al Centro Operativo Aereo
Unificato (COAU) su richiesta del C.O.P., adozione della dichiarazione
di giornata ad elevato rischio di incendio,emanare le direttive per il
rilevamento, la raccolta, l’elaborazione e la diffusione all’esterno dei
dati sugli incendi.
3.3
Mezzi di lotta.
Abbiamo diversi mezzi impiegati nella lotta
agli incendi:
·
Mezzi aerei della Protezione
Civile Nazionale:
o
Canadair CL 415, con portata
di circa 5300 litri;
o
Elitanker S-64, con portata di
circa 10000 litri;
·
Mezzi aerei presi a nolo
dall’Amministrazione Regionale:
o
Lama SA 315 B, con serbatoio
ventrale di circa 900 litri;
o
Ecureil AS 350 B1.
·
Mezzi di lotta terrestri:
o
Autobotti con capacità
variabili da 2000 a 8000 litri;
o
Fuoristrada con modulo
antincendio generalmente di portata di 400 litri.
3.4
Attività investigativa
Dall’anno 1994 il Corpo Forestale e di V.A.
della Regione Sarda istituì i Nuclei Investigativi (oggi più facilmente
conosciuti come Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale –
N.I.P.A.F.) in materia di incendi boschivi. Questa riguarda una novità
assoluta nel panorama nazionale che soltanto diversi anni dopo venne
imitata dal Corpo Forestale dello Stato.
La peculiarità dell’investigazione sugli
incendi boschivi è quella di svolgersi in tempo reale contestualmente al
verificarsi dell’evento. Infatti, ricevuta la notizia dell’incendio, i
Nuclei appositamente costituiti si portano sul luogo della segnalazione,
ma già nel arco di tempo necessario all’avvicinamento acquisiscono tutta
una serie di informazioni che potranno risultare utili all’attività
investigativa, quali informazioni sulla zona interessata, sulle modalità
di insorgenza dell’incendio, sulla eventuale presenza di persone e mezzi
che si trovino a transitare o comunque siano nei paraggi. Giunti sul
posto l’attività di indagine si sviluppa sentendo persone che abbiano
segnalato il focolaio e/o siano intervenuti per primi nello spegnimento,
con lo scopo di avere riferimenti certi su tempi e modi del verificarsi
dell’evento incendiario.
Quando ricorrono i presupposti vendono
fermate ed identificate le persone sospettate e, nel caso emergano
elementi a loro colpa, sottoposte ad ulteriori accertamenti e verifiche.
Contestualmente a questa attività di indagine, il Nucleo Investigativo
provvede ad isolare l’area di insorgenza dell’incendio, questo per
evitare che l’area venga inquinata dal passaggio di mezzi e persone, col
rischio che vengano danneggiate o distrutte eventuali elementi di prova
presenti sul posto. Non di rado infatti vengono individuate tracce del
piromane, ordigni incendiari parzialmente incombusti sui quali tramite
analisi di lavoratori è possibile tracciare un profilo genetico
dell’incendiario, oppure recuperare impronte digitali complete. Si
effettuano quindi gli accertamenti tecnici atti a documentare lo
sviluppo e l’evoluzione delle fiamme, in considerazione delle condizioni
meteo, del tipo di vegetazione e del danno causato. Le tecniche di
investigazione rodate dalla notevole esperienza maturata in questi anni
consente all’unità investigativa, già dalle prime fasi dell’indagine, di
capire quali siano le motivazioni che abbiano potuto causare l’evento e
quindi ricostruire il “movente” sulla base degli elementi raccolti sul
luogo, potendo così con certezza classificare l’evento come colposo o
doloso. L’attività di indagine non si conclude con gli accertamenti in
campo, ma bensì prosegue con la ricerca e la convocazione immediata di
qualunque persona potenzialmente informata.
Interessante notare che la prolungata
esperienza sul campo ha permesso di sviluppare una sorta di catalogo
degli ordigni incendiari, dove viene fatta una descrizione dettagliata
dell’ordigno, con indicazione di materiali impiegati per la costruzione,
dimensioni, caratteristiche e funzionamento e fotografia in dettaglio
dell’ordigno integro e dell’ordigno combusto. Nell’ultimo catalogo
pubblicato, ad uso esclusivo del personale forestale, vengono catalogati
ben 10 ordigni incendiari.
3.5
Modalità di intervento
Le modalità di intervento su un incendio
boschivo non si possono prevedere a tavolino, ma le scelte devono venire
prese in campo al momento dell’intervento e sarà il cosiddetto
“Direttore delle Operazioni di Spegnimento (D.O.S.)”, in genere il più
alto in grado che si trova nel luogo delle operazioni, a decidere le
modalità di intervento, lo schieramento delle squadre a terra e
l’eventuale richiesta di mezzi aerei (e il loro eventuale coordinamento
sul fuoco). In alcune situazioni particolari, dove ne ricorrono le
condizioni si potranno adottare anche tecniche alternative ed
innovative, quali controfuoco, fuoco prescritto, ecc. Il controfuoco è
una modalità di attacco indiretto, consiste nell’abbruciamento della
vegetazione presente tra una linea di difesa preesistente (strada,
pista, ostacoli naturali o artificiali) o opportunamente ricavata con
l’eliminazione della vegetazione esistente e il fronte del fuoco che
avanza. Anche su questo fronte il C.F.V.A. è precursore di un nucleo
specializzato in questa tecnica, il cosiddetto “G.A.U.F.”, ancora in
fase di definizione e organizzazione.
3.6
Attività successive
all’incendio.
Le attività svolte successivamente al
passaggio del fuoco da parte del personale forestale consistono
principalmente:
·
Nella misurazione tramite
strumento GPS della superficie interessata dall’evento e del rilievo del
punto di insorgenza, attività queste legate sia alla rilevazione
statistica (modelli INCE 1 e INCE 2), sia alla necessità di avere un
archivio digitale da poter attingere per l’applicazione successiva di
tutti i divieti previsti dalla L. 353/2000, ma anche dalla necessità di
comunicare al Catasto Incendi dei Comuni le esatte superfici da
pubblicare e sulle quali apporre i vincoli;
·
Valutazione economica dei
danni provocati dall’incendio (modello INCE 2);
·
Quantificazione delle spese di
intervento per lo spegnimento (modello INCE 2).
Naturalmente dovranno essere eseguite tutte
le attività di indagine nel caso in cui il N.I.P.A.F. non abbia avuto
modo di intervenire e/o affiancare gli stessi colleghi nel caso di
indagini alquanto complesse o estese.
4. Conclusioni.
Il presente lavoro vuol essere un’occasione
per far conoscere la realtà della Sardegna all’esterno per quanto
riguarda l’attività del C.F.V.A. in generale, con particolare
particolare attenzione alla funzione da questo svolta nella lotta agli
incendi, che purtroppo in Sardegna rappresenta una vera e propria piaga.
Volutamente non sono state approfondite
problematiche interne all’organizzazione, ma sono state messe in
evidenza strutture interne all’avanguardia che rappresentano dei punti
di forza della struttura, quali il N.I.P.A.F. e il G.A.U.F (anche se
quest’ultimo in fase di organizzazione).
Antonio Maria Cocco |