L’ELETTROMAGNETISMO :
ANALISI DEL PROBLEMA E INDICAZIONI PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE E DELLA
SALUTE
di
Antonio Cosco
PREMESSA
Alcuni ritengono che sia uno dei più rilevanti problemi ambientali e
sanitari del nostro tempo. Altri minimizzano affermando che il problema
no è in alcun modo rilevante. Il fenomeno in questione è l’elettrosmog,
l’inquinamento di cui si parla da qualche tempo e si discute in maniera
animata, forse uno degli ultimi tipi di inquinamento in ordine
temporale.
Nonostante facciano ormai parte della nostra vita quotidiana, le onde
elettromagnetiche destano sempre una certa preoccupazione
nell’immaginario collettivo. Ai campi elettromagnetici naturali si sono
aggiunte nel corso degli anni delle fonti elettromagnetiche artificiali
(elettrodotti, elettrodomestici, segnali radio o tv, telefonia
cellulare, trasmissioni satellitari), che hanno amplificato a dismisura
i livelli di onde elettromagnetiche a cui siamo esposti. Ne deriva
quindi un allarme evidente e avvertito da tutti, soprattutto quando a
lanciare tale allarme sono coloro che si impegnano nella difesa
dell’ambiente.
Contemporaneamente si assiste a un fenomeno contradditorio: un esempio è
il grande successo riscosso in Italia dalla telefonia mobile, che ha
portato i gestori del servizio ad installare nelle città innumerevoli
stazioni radio base, incontrando la resistenza dei cittadini che,
ovviamente sono dotati di cellulare.
Il
problema dell’elettrosmog rispetto ad altre fonti di inquinamento è che
non ci sono ancora dati epidemiologici, infatti non esistono ancora
studi che accertino in modo sicuro danni alla salute causati dalle onde
elettromagnetiche di varia frequenza. Tuttavia studi sulle basse
frequenze (elettrodotti, ecc) hanno portato a risultati attendibili,
come l’aumento delle leucemie infantili e di quelle linfatiche croniche
professionali per l’esposizione a campi con induzione magnetica
superiore a 0,4 microtesla; per quanto riguarda le alte frequenze
(telefonia mobile, antenne radio e tv) invece i dati non sono ancora
precisi ed univoci.
I
campi elettromagnetici naturali, dunque, possono essere considerate le
ultime vittime delle alterazioni avvenute nell’ambiente biologico con
l’avvento dell’energia elettrica fino alla attuale fase tecnologica. Qui
l’uso dell’energia elettrica nella forma elettromagnetica è aumentato a
dismisura con lo sviluppo e la diffusione degli impianti per le
telecomunicazioni e le apparecchiature elettriche.
L’inquinamento elettromagnetico, dunque, cresce inarrestabilmente nel
nostro pianeta, pericoloso ed invisibile, nascondendosi dietro
l’ignoranza e la confusione che circondano il problema e rappresentando
una seria minaccia per la salute pubblica.
Il
settore della telefonia mobile, con i suoi campi elettromagnetici ad
alta frequenza, merita una considerazione particolare per i danni
causati dall’utilizzo sconsiderato ed universalmente diffuso dei
telefoni cellulari e per la presenza nell’ambiente urbano dei
ripetitori, i quali determinano l’impatto più dannoso sulla popolazione
esposta alle sue onde.
Parte I
NOZIONI DI ELETTROMAGNETISMO
Il campo elettromagnetico.
Il
nostro Pianeta è costantemente e naturalmente influenzato da un campo
magnetico statico, caratterizzato da una componente verticale massima ai
poi e nulla all’equatore, ed una componente orizzontale massima
all’equatore e nulla ai poli.
Il
termine elettrosmog designa l’alterazione dei valori del campo magnetico
naturale in una determinata zona del territorio. Le sorgenti naturali e
artificiali emettono energia elettromagnetica sotto forma di onde.
Queste onde non hanno bisogno di un mezzo conduttore per propagarsi, ma
addirittura si diffondono meglio nel vuoto ed interagiscono con i
sistemi biologici degli esseri viventi.
Poiché le correnti elettriche oscillano, così come anche i rispettivi
campi elettromagnetici, modulando le caratteristiche fisiche di queste
onde, si possono creare segnali che nel vuot viaggiano alla velocità
della luce e permettono di comunicare a grandi distanze.
Le
proprietà fisiche dei campi elettromagnetici sono:
1)
Lunghezza d’onda : tanto più è corta, tanto più alta è
la frequenza;
2)
Frequenza : numero di oscillazioni che passano per un
punto nell’unità di tempo; è misurata in cicli al secondo o Hertz (1 KHz=1.000Hz,
1 MHz = 1.000.000 di Hz, 1 GHz = 1.000.000.000)
3)
Energia di un’onda elettromagnetica, che consiste in
piccoli pacchetti di energia , detti fotoni. Essa è direttamente
proporzionale alla frequenza dell’onda.
Il
Campo Elettromagnetico (CEM) si misura con il campo elettrico (CE) e il
Campo magnetico (CM).
Le
grandezze tipiche del campo magnetico e le relaive unità di misura sono:
-
Intensità del campo elettrico, si misura in Volt per
metro (V/m);
-
Intensità del campo magnetico, si misura in Ampere per
metro (A/m);
-
Induzione magnetica, si misura in Tesla(T)
-
Densità di potenza, si misura in watt per metro quadro
(W/mq).
In
base alla frequenza dell’energia, le onde elettromagnetiche possono
essere classificate come:
radiazioni ionizzanti:
onde ad altissima frequenza, al di sopra dei 300 GHz, che hanno
un’energia fotonica sufficiente per produrre ionizzazione, cioè in grado
di caricare elettricamente le particelle atomiche;
radiazioni non ionizzanti
: onde con frequenza al di sotto dei 300 GHz, che sono in grado di
creare ionizzazione.
L’inquinamento elettromagnetico di origine antropica è provocato dalle
radiazioni non ionizzanti, con frequenza compresa tra 0 Hz e 300 GHz
(spettro delle radiazioni non ionizzanti).
FONTI DI CAMPI ELETTROMAGNETICI
Le
sorgenti principali di Campi elettromagnetici creati dall’uomo sono:
·
Elettrodotti;
·
Antenne radio-tv
·
Stazioni radio-base di telefonia mobile (apparecchi per
la ricezione-trasmissione di segnali di telefonia mobile)
·
Elettrodomestici (lavatrice, frigorifero, pc, ecc.)
Le
fonti di elettrosmog si distinguono in sorgenti a bassa frequenza e ad
alta ed altissima frequenza.
Bassa Frequenza.
Va da
0 a 100 KHz. Le sorgenti sono costituitte da elettrodotti, cabine di
trasformazione ed elettrodomestici. L’intensità del campo diminuisce
proporzionalmente alla distanza.
Alta Frequenza.
La
frequenza è compresa tra 100 KHz e 300 GHz. Le sorgenti sono
rappresentate da antenne radiotelevisive, stazioni radio-base per
telefonia cellulare, telefoni cellulari, radar, microonde, ponti radio.
Alle alte frequenze , a differenza delle basse frequenze, i campi
elettrici e magnetici sono mantenuti correlati, sicchè l’esistenza
dell’uno comporta l’esistenza dell’altro, ed insieme costituiscono il
campo elettromagnetico. Esso ha la capacità di diffondersi a distanze
molto grandi dalla sogente che lo ha generato.
PARTE II
Effetti sulla salute
Per
quanto riguarda gli effetti sulla salute, la situazione è ancora molto
incerta, soprattutto perché dal settore scientifico giungono risposte
non sempre univoche ed omogenee.
Soffermandoci sulle basse frequenze, studi autorevoli ed evidenze
scientifiche hanno fornito qualche dato riguardo agli effetti a lungo
termine associati all’esposizione dei campi elettromagnetici.
Nel
documento del National Institute for Environmental Health Sciences, che
ha valutato tali evidenze utilizzando i criteri dell’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), si evince che esiste
una limitata evidenza di rischio cancerogeno per la leucemia infantile
legata all’esposizione residenziale ai campi elettromagnetici a bassa
frequenza e per la leucemia linfatica cronica riguardo all’esposizione
professionale a valori superiori a 0,4 microtesla.
Da
ciò si deduce che i campi a bassa frequenza vengono classificati nella
categoria dei “possibili cancerogeni”, per cui è stato stabilito che si
adotti come valore di attenzione 0,5 microtesla.
Per
quanto riguarda le alte ed altissime frequenze, finora si conoscono con
certezza solo gli effetti dovuti all’aumento di temperatura che si
sviluppa quando questi campi magnetici agiscono a breve distanza.
Infatti gli studi a lungo termine sulla popolazione disponibili ad oggi
sono da considerarsi insufficienti in numero, qualità, consistenza
statistica, per poter dare conclusioni relative all’associazione tra
esposizione alle radiofrequenze degli ambienti di vita e lavoro e
l’insorgenza di malattie a lungo termine. Purtuttavia la conclusione del
documento redatto dall’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto per la
Prevenzione e Sicurezza sul lavoro parla di studi che rappresentano già
una base sufficiente per giustificare l’adozione di politiche
cautelative.
Effetti accertati
Come
menzionato precedentemente, un effetto accertato delle onde
elettromagnetiche ad alta frequenza è l’innalzamento della temperatura
dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di
acqua. Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa
(minore di 1 watt), per cui il riscaldamento dei tessuti è dell’rodine
di poche frazioni di grado, però concentrato interamente nella testa
dell’utente.
I
limiti imposti dall’ente americano tengono in considerazione
esclusivamente gli effetti termici di riscaldamento cutaneo prodotto
dalle microonde.
Le
radiazioni delle microonde provocano due meccanismi che sono alla base
dello sviluppo di un cancro: lo shock termico delle proteine e i
micronuclei.
1.
Shock termico delle proteine
: quando si verifica un surriscaldamento dei tessuti umani, il corpo
produce proteine per far fronte a questo effetto nel tentativo di
proteggere e riparare le cellule danneggiate dal surriscaldamento.
Purtroppo queste proteine proteggono anche le cellule cancerose,
rendendole resistenti alle terapie.
2.
Formazione di micronuclei
:
Questi sono filamenti spezzati del DNA i quali indicano che le cellule
non sono più in grado di ripararsi correttamente. Alcuni studi condotti
dall’industria delle telecomunicazioni confermano che le radiazioni
emanate dai cellulari producono micronuclei nelle cellule ematiche
umane a livelli più bassi rispetto a quelli previsti dalle normative del
governo USA. Tuttavia si deve ricordare che i tumori sono causati da un
danno genetico e la presenza di tali micronuclei nelle cellule potrebbe
essere il primo segnale d’allarme del cancro. Un ricercatore britannico,
Alisdair Phillips ha scoperto che pochi minuti di esposizione a
radiazioni simili a quelle dei cellulari possono trasformare un cancro
attivo al 5% in uno attivo al 95%. Inoltre i danni causati
dall’esposizione a microonde basse rispetto ai limiti di legge attuali
causerebbe un aumento dell’attività delle cellule tumorali e danni
genetici non più sanabili e trasmessi alle generazioni di cellule
successive.
Effetti sulla Tiroide.
A
livello cerebrale, le microonde inducono anche il rallentamento o
l’arresto della produzione , da parte dell’ipofisi, dell’ormone
stimolante tiroideo (TSH), causando pertanto una drastica diminuzione
degli ormoni tiroidei T3 e T4.
Effetti sui bambini.
Gli
effetti delle onde elettromagnetiche sono più gravi se vengono
accumulati nel tempo, ma esistono alcune età più sensibili delle altre:
ciò vuol dire che l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche ha un
effetto di gran lunga superiore nei soggetti in età evolutiva, i quali
ne assorbono molto di più.
La
distruzione fin da giovane età di cellule neuronali annulla una “riserva
cerebrale” che nella vecchiaia potrebbe compensare la morte di altri
neuroni causata da Alzheimer o malattie degenerative simili.
I
ricercatori dell’Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di
un bambino assorbe una quantità di radiazioni quattro volte superiore
rispetto al cervello di un adulto, ed il fluido oculare di un bambino di
5 anni assorbe una quantità di radiazioni oltre 10 volte maggiore
rispetto all’occhio di un adulto.
Effetti Fisiologici generali
Dunque, non c’è alcun dubbio che il meccanismo sostanziale di base che
provoca danni all’organismo, è lo stesso: la trasformazione dell’energia
elettromagnetica in calore, soprattutto a causa della elevata presenza
di acqua nel nostro organismo. Perciò si ha, come già detto, un
surriscaldamento dei tessuti e dunque delle cellule che li compongono.
E’
stato calcolato che l’uso di un cellulare per 5 minuti di seguito è in
grado di provocare un aumento di temperatura di 1 grado nell’area
circostante. In questo modo il meccanismo di termoregolazione
dell’organismo viene attivato in modo artificiale, entra in funzione, ma
quando il carico termico è eccessivo la cellula soffre o addirittura
muore.
Oltre
agli effetti già descritti in precedenza, si può verificare anche una
diminuzione dell’attività ed efficacia dei linfociti T, attivi contro
gli antigeni e le cellule cancerose. Ancora la concentrazione
dell’enzima ornitina decarbossilasi, fondamentale per la crescita
cellulare, aumenta in modo imprevedibile, per cui, in presenza di
cellule già cancerose, il campo magnetico ne accelera lo sviluppo.
Infine, l’epifisi, o ghiandola pineale, responsabile della produzione
della melatonina durante la notte, è stimolata dal campo magnetico
proprio come dalla luce solare, quindi blocca la propria attività,
determinando una alterazione del ritmo sonno-veglia e con disturbi
dell’umore.
CELLULARI: Radiazioni bizzarre
A
tutt’oggi, quello che si può dire, in ogni caso, è che gli effetti delle
radiazioni emesse dai telefonini sono, se non dannose, quanto meno
bizzarre.
Presso l’Università di Bristol un gruppo di volontari si è
sottoposto a radiazioni identiche a quelle emesse dai cellulari e
contemporaneamente sottoposto a test di attenzione e di memoria. Ebbene,
non si è riscontrato alcun peggioramento a breve termine, anzi in alcuni
casi i tempi di reazione agli stimoli si sono accorciati, come se le
radiazioni avessero in qualche modo eccitato i collegamenti fra le
cellule cerebrali.
All’Università
di Nottingham delle larve di nematodi in fase di crescita sono state
sottoposte alle stesse radiazioni: in tal caso la divisione cellulare
risultava accelerata. Da ciò si potrebbe ipotizzare che una crescita
abnorme di cellule potrebbe giustificare davvero il rischio di sviluppi
cancerogeni.
All’Università
di Seattle, i cervelli di cavie trattate con le microonde hanno
prodotto le stesse endorfine che sintetizzavano quando erano sottoposte
a stress violento. Inoltre alla fine degli esperimenti i topi si
trovavano nelle stesse condizioni delle cavie esposte a radiazioni
ionizzanti o a sostanze chimiche cancerogene.
Alla
clinica otorinolaringoiatrica di Verona, l’equipe del Professor
Vittorio Colletti compie ricerche sull’effetto del cellulare sul nervo
uditivo. Con pazienti operati a cranio aperto, è stata simulata una
telefonata, appoggiando il cellulare sull’orecchio (ovviamente pazienti
consenzienti). Dopo 2 minuti di telefonata si è riscontrato una
variazione dei potenziali bioelettrici del nervo uditivo, il quale
entrava in condizioni critiche.
Il corpo è una pila.
Se fosse possibile collegare una lampadina da 20 Watt a un atleta che
corre o che gioca a calcio per almeno un’ora, essa si illuminerebbe
grazie all’energia elettrica prodotta dall’organismo. Così anche, senza
essere atleti, se fosse possibile raccogliere l’energia elettrica
generata ogni giorno dal corpo di una persona qualsiasi, si potrebbe
tenere acceso ventiquattr’ore su ventiquattro un lumino da 2 watt.
L’elettricità naturale nasce in ogni singola cellula, anzi dipende dal
potenziale della membrana, cioè dal passaggio di corrente elettrica
dall’interno all’esterno di ogni cellula. Questo passaggio è reso
possibile dal liquido intracellulare, ricco di ioni (potassio, magnesio,
solfati, fosfati) , cioè molecole dotate di carica elettrica (positiva o
negativa); è reso inoltre possibile dal liquido interstiziale, presente
tra una cellula e l’altra, che rappresenta il 20 % circa del peso
corporeo, ed è ricco di altri ioni (cloro, sodio, calcio) con carica
diversa da quella del liquido intracellulare.
Le
continue reazioni chimiche che avvengono nell’organismo fanno dì che si
aprano continuamente dei varchi nelle membrane cellulari, per cui le
cariche positive e negative dei liquidi entrano in contatto generando
corrente elettrica. Da ciò ne deriva che tutti i tessuti del corpo sono
percorsi da cariche elettriche, ma soltanto il tessuto muscolare e
quello nervoso sono eccitabili, cioè funzionano proprio perchè sono
sollecitati da onde elettriche. I fisiologi hanno anche misurato questa
corrente umana, la quale, nel cervello risulta essere di qualche
milionesimo di volt per ogni cellula, ma essa è ininterrotta, anche
durante il sonno. Se non c’è, significa che le cellule sono prive di
vita.
PARTE III
LEGISLAZIONE ITALIANA IN MATERIA DI ELETTROSMOG
Legge 22 febbraio 2001 n. 36
E’ la
legge quadro sulla protezione delle esposizioni ai campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici, e detta i principi fondamentali diretti
ad assicurare la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione
intera dagli effetti dell’esposizione a determinati livelli di campi
magnetici, elettrici ed elettromagnetici , nel rispetto dell’art. 32
della Costituzione Italiana.
Inoltre, detta legge promuove la ricerca scientifica per la valutazione
degli effetti a lungo termine ed è diretta ad attivare misure di cautela
da adottare in applicazione del principio di precauzione previsto dal
trattato istitutivo dell’Unione Europea.
Infine, la L. 22 Febbraio 2001 n. 36 mira ad assicurare la tutela
dell’ambiente e del paesaggio ed a promuovere l’innovazione tecnologica
e le azioni di risanamento tese a minimizzare l’intensità e gli effetti
dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.
Uno
dei punti cardini della legge in questione è l’introduzione del
principio di precauzione, il quale prevede l’adozione di un
sistema di regole finalizzate ad impedire un possibile danno futuro,
prendendo in considerazione rischi che non sono ancora accertati
completamente.
La
Legge prevedeva due decreti attuativi per stabilire limiti di
esposizione validi sul territorio nazionale. Essi sono stati approvati e
pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 luglio 2003 :
D.
P. C. M. 8 luglio 2003 n. 199:
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli
obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a
frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz (alta frequenza).
Limite di esposizione: nel caso di esposizione ad impianti che generano
campi elettrici, magnetici o elettromagnetici con frequenza tra 100 kHz
e 300 GHz non si devono superare i seguenti limiti :
LIMITI DI ESPOSIZIONE |
INTENSITA’ DI CAMPO ELETTRICO E(V/m)
|
0,1 < f = 3 MHz |
60 |
3 < f = 3000 MHz |
20 |
3 < f = 300 GHz |
40 |
VALORI DI ATTENZIONE E OBIETTIVI DI QUALITA’
Per
quanto riguarda le misure di cautela per la protezione da possibili
effetti a lungo termine connessi con le esposizioni ai campi prodotti
alle suindicate frequenze, all’interno di edifici adibiti a permanenze
superiori a 4 ore giornaliere, comprese le pertinenze esterne, si
assumono i valori di attenzione e obiettivi di qualità della seguente
tabella:
VALORI DI
ATTENZIONE |
INTENSITA’ DI
CAMPO
ELETTRICO
E (V/m) |
INTENSITA’ DI
CAMPO
MAGNETICO H
A/m) |
DENSITA’ DI
POTENZA D
(W/mq) |
0.1MHz<f= 300GHz |
6 |
0.016 |
0.10(3MHz-300GHz) |
OBIETTIVI DI
QUALITA’ |
INTENSITA’ DI
CAMPO
ELETTRICO
E (V/m) |
INTENSITA’ DI
CAMPO
MAGNETICO H
(A/m) |
DENSITA’ DI
POTENZA D
(W/mq) |
0.1MHz<f=300GHz |
6 |
0.016 |
0.10(3MHz-300GHz) |
D.P.C.M. 8 luglio 2003 n. 200:
Fissazione dei limiti di esposizione , dei valori di attenzione e degli
obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50Hz)
generati dagli elettrodotti (bassa frequenza).
Limiti di esposizione e valori di attenzione:
nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di
50 Hz generati dal elettrodotti, non si deve superare il limite di
esposizione di 100 microTesla per l’induzione magnetica e 5 kV/m
per il campo elettrico.
A
titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a
lungo termine dovuti all’esposizione a campi elettrici e magnetici a
frequenze di rete (50 Hz), nelle aree-gioco per l’infanzia, in ambienti
abitativi, in ambienti scolastici, e nei luoghi adibiti a permanenze
giornaliere non inferiori alle 4 ore, si assume il valore di
attenzione di 10 microTesla, da intendersi come mediana dei
valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
Obiettivi di qualità:
Per quanto riguarda la progettazione di nuovi elettrodotti in prossimità
dei luoghi di cui sopra, è stato fissato l’obiettivo di qualità di 3
microTesla per il valore dell’induzione magnetica.
Il
controllo spetta alle Agenzie regionali per la protezione dell’Ambiente
(ARPA) o ai Presidi multizonali di Prevenzione (Pmp) o alle Aziende
Sanitarie Locali (ASL). In ogni caso una specifica responsabilità ricade
sul Sindaco come massimo Ufficiale Sanitario del territorio Comunale.
Difendersi dall’Elettrosmog
Considerando la situazione attuale sull’elettrosmog, è difficile sperare
in una diminuzione dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
nel prossimo futuro, anzi se ne prevede il raddoppio negli anni a
venire. Bisogna dunque abituarsi a questa convivenza tentando di
minimizzarne gli effetti.
In
sintesi, le regole di difesa sono quattro:
1.
Misurazione dell’entità della radiazione;
2.
Distanza di sicurezza;
3.
Limitazione del tempo di esposizione;
4.
Schermatura della fonte, del sito abitabile o della
persona.
Una
soluzione avveniristica, per la casa del futuro, è quella della
schermatura elettromagnetica dei locali abitativi, in
particolare le camere da letto e gli uffici. Il rischio è infatti
proporzionale al tempo di esposizione. Le mura degli edifici attenuano
in buona parte l’elettrosmog, mentre le finestre sono completamente
trasparenti alle onde elettromagnetiche.
Per
risolvere questo problema, sono stati creati dei tessuti particolari,
per tende o per vetri, che riescono a schermare e quindi attenuare le
onde elettromagnetiche (elettrosmog “tex” ed elettrosmog “windows”).
Da un
punto di vista preventivo, è utile adottare delle misure che possano
ridurre l’esposizione ai campi elettromagnetici.
Così,
quando si acquista una casa, ci si può accertare dell’eventuale presenza
di linee, cavi o cabine elettriche, antenne fisse per telefonia mobile,
radar, ripetitori radio/tv. In casa è consigliabile tenere apparecchi
elettrici ad almeno un metro di distanza dal letto, mantenere a più di
un metro di distanza qualunque monitor; utilizzare l’asciugacapelli
tenendolo lontano il più possibile dai capelli; non posizionare il letto
a ridosso di una parete che confina con un quadro elettrico; mantenere
una distanza di almeno 1 metro e mezzo da termosifoni o stufe elettriche
portatili; ridurre al minimo l’uso di elettrodomestici quali tostapane,
frullatori, ecc.
L’ASSOCIAZIONE ITALIANA ELETTROSENSIBILI (A.I.E.)
E’
un’Associazione nata nel 2005, su iniziativa di un gruppo di persone di
ogni età, di diverse professioni , le quali hanno deciso di dar vita ad
un’associazione in seguito a disturbi accusati in prossimità di campi
elettromagnetici ad alta frequenza e a bassa frequenza, e dopo aver
accertato che questi malesseri erano dovuti alla esposizione ad onde
elettromagnetiche.
L’ipersensibilità ai campi elettromagnetici rappresenta proprio una
delle manifestazioni biologico-sanitarie dei campi elettromagnetici.
Nella maggior parte degli individui soggetti a tali manifestazioni, i
sintomi sono molto simili, anche se di grado diverso. Essi sono
rappresentati da cefalea, insonnia o sonno non ristoratore, debolezza,
riduzione della memoria e della concentrazione, dolori localizzati o
diffusi, disturbi dell’equilibrio, disturbi uditivi, visivi, alterazioni
dell’umore, sbalzi pressori, tachicardia. Le comuni terapie
farmacologiche sono inefficaci.
La
sintomatologia sopra descritta si verifica a livelli di campi
elettromagnetici comunemente tollerati dalla popolazione e nei limiti di
legge, regredisce con al’allontanamento dalla fonte, ma al ripetersi
delle esposizioni può diventare continua, giungendo a compromettere
l’efficienza e lo stato di benessere fisico, tali da indurre a
sovvertire anche la vita familiare, sociale e lavorativa.
Allo
stato attuale gli studi scientifici non hanno ancora stabilito un
termine per i sintomi descritti: si parla infatti di “ipersensibilità ai
campi elettromagnetici”, o abbreviando di “elettrosensibilità”.
L’orientamento è di classificarla tra le malattie da causa ambientale.
Al
momento non sono definiti criteri di diagnosi, né è nota alcuna terapia.
L’unica pratica efficace è quella di evitare l’esposizione ai campi
elettromagnetici.
Ad
oggi, da studi facenti capo all’O.M.S. , si stima che sia colpito dall’1
al 3% della popolazione. L’associazione Italiana Elettrosensibili mira
ad ottenere l’abbattimento di quelle che sono diventate per gli
associati “barriere elettriche”, mediante un’effettiva minimizzazione
ambientale dei livelli elettromagnetici nei luoghi di vita e di lavoro.
CONCLUSIONI
La
tendenza che traspare dalla disciplina richiamata in termini di
legislazione, e da un’attenta analisi del problema dell’elettrosmog in
generale, è nel senso di un’attenzione al tema della salute (art. 32
Cost.) più rigorosa rispetto all’approccio internazionale.
Stante il principio di precauzione, la normativa nazionale mostra di
tenere in debita considerazione l’esigenza di contenere il rischio
connesso con esposizioni prolungate nel tempo (costituito principalmente
dalla generazione di malattie neoplastiche nei soggetti esposti) a
livelli molto bassi, anche in assenza di un’accertata connessione di
causa-effetto tra l’esposizione e tali danni.
Finora nessuno studio ha dimostrato con certezza l’evidenza scientifica
degli effetti negativi delle radiazioni sulla salute, almeno fino a
quando l’esposizione sia inferiore ai limiti cautelativi imposti dalla
legge.
Tuttavia, a tutela dei cittadini, si può e si deve fare di più, in
particolare, in tre direzioni:
1.
Oltre alla mappatura delle principali sorgenti a rischio
(antenne e ripetitori) distribuite sul territorio, è necessario
procedere alla realizzazione del Catasto Nazionale degli Impianti
Emittenti Onde Elettromagnetiche, come previsto dall’art. 4 della legge
quadro: la pubblicazione del Catasto garantirebbe ai cittadini maggiore
informazione e trasparenza sull’argomento;
2.
Maggiori controlli e la pubblicazione e divulgazione dei
risultati raccolti sono indispensabili per tutelare il cittadino e nello
stesso tempo tranquillizzarlo sui timori di una esposizione passiva
incontrollata alle onde elettromagnetiche. Vanno pertanto potenziate le
Arpa nella loro attività di controllo e monitoraggio degli impianti;
3.
In attesa che la scienza di risposte sugli effetti
dell’elettromagnetismo convien cautelarsi : come insegna l’esperienza,
se il principio di precauzione fosse stato adottato in precedenza per
altre emergenze ambientali (ad es. l’amianto), si sarebbero ridotti
enormemente i rischi e i problemi per l’uomo e per l’ambiente.
In
conclusione, per circoscrivere il problema dell’elettromagnetismo e
razionalizzarlo, diventa imprescindibile informarsi sullo stato delle
cose e sulle iniziative in atto nel nostro Paese: in questa ottica,
occorre la consapevolezza che la disciplina di settore, in particolare
per i profili tecnici (cioè la fissazione dei limiti soglia di
esposizione), deve essere sempre aperta agli sviluppi, anche in senso
restrittivo, che le evidenze scientifiche dovessero mettere in risalto
in un futuro più o meno prossimo.
Antonio Cosco |