RAPPORTO RIFIUTI APAT 2007
di
Loredana Bossi (Mar. 2008)
Novità e
conferme dal Rapporto Rifiuti APAT 2007, presentato il 6 febbraio 2008 a
Roma, alla presenza del Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio,
e del Presidente dell’Agenzia, Giancarlo Viglione.
Cresce
ancora, infatti, la produzione nazionale di rifiuti urbani e si attesta,
a 32,5 milioni di tonnellate con un incremento, rispetto all’anno
precedente, superiore al 2,7% (circa 860 mila tonnellate).
A
differenza degli anni precedenti, l’aumento più consistente si osserva
al nord Italia, la cui produzione cresce del 3% circa, a fronte dei
quasi 2,9 punti percentuali al Sud e dell’1,8% osservato al Centro.
È quest’ultima
macroarea, al contrario, a registrare il valore maggiore
pro capite nella produzione
di rifiuti:
con 638 kg per abitante per anno, infatti, le regioni centrali
conquistano l’infelice primato, distaccandosi nettamente dal Sud (509
kg) e dal Nord (544 kg). In termini percentuali, tuttavia, le regioni
meridionali registrano incrementi più del resto d’Italia: circa il 3%,
in contrapposizione al 2,4% del Nord e una sostanziale stabilità del
Centro (- 0,2%).
Nello
specifico, è la Toscana, con 700 kg pro capite,
la regione che produce il quantitativo
maggiore di
rifiuti,
seguita da Emilia Romagna (677 kg), Umbria (661 kg) e Lazio (611 kg); in
coda alla classifica, la Basilicata, con 401 kg pro capite, il Molise
(405 kg), la Calabria (476 kg), il Friuli Venezia Giulia (492 kg) e il
Trentino Alto Adige (495 kg). Ciononostante, tra il 2005 e il 2006 i
maggiori incrementi si rilevano per la Puglia (+5,1% di crescita del pro
capite), la Sicilia (+4,2%) e la Basilicata (+4,1%).
L’analisi dei
dati relativi alla gestione dei rifiuti urbani, mostra ancora una
riduzione del ricorso alla discarica, pur facendo registrare, in termini
quantitativi, un incremento rispetto allo stesso anno (+300 mila
tonnellate di rifiuti, pari ad un incremento percentuale dell’1,7%).
La discarica, tuttavia, si conferma la modalità di gestione dei
rifiuti urbani più diffusa. Cresce del 6,3%, al Centro, il
quantitativo di RU destinato a questa opzione di gestione dei rifiuti,
mentre nelle altre aree geografiche del Paese i numeri sono
rimasti pressoché identici.
Le forme di
stoccaggio provvisorio, come quelle messe in atto in Campania per far
fronte alle situazioni di emergenza, quando prolungate, sono considerate
forme di smaltimento in discarica a tutti gli effetti. Perdura, in
questa regione, lo stoccaggio delle cosiddette “ecoballe”, che ha
riguardato oltre 900 mila tonnellate di rifiuti.
Il numero di
discariche per rifiuti urbani in esercizio, diminuisce di 37 unità
rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza già evidenziata
nell’ultimo quinquennio. La riduzione del numero di discariche è
maggiore nel sud del Paese; in particolare, interessa alcune regioni
come la Sicilia (-23 impianti), la Calabria (-7 impianti) e l’Abruzzo
(-3 impianti).
La
Lombardia mantiene il primato virtuoso di regione che conferisce in
discarica la percentuale inferiore di rifiuti urbani prodotti: 17% del
totale,
nonostante un incremento dell’11,5%, in parte ascrivibile all’aumento
della produzione dei rifiuti (+3,8%).
In crescita
anche i dati relativi alla Liguria, con un aumento del 16,2%, imputabile
ai conferimenti in discarica provenienti da altre regioni.
Si conferma
il divario tra centro-sud e nord del Paese
emerso nelle
passate edizioni del Rapporto Rifiuti APAT:
rimangono nelle posizioni basse della “classifica”, infatti, Sicilia,
Molise e
Puglia,
responsabili di un ricorso elevatissimo allo smaltimento in discarica
(94%, 93% e 91%).
Non
distante il Lazio,
con oltre 2,8 milioni di tonnellate smaltite e una percentuale pari
all’85% di quanto prodotto; la sola città di
Roma, nel 2006, ne ha smaltito in discarica 1,5 milioni di
tonnellate,
a fronte dei 2 milioni dell’intera provincia.
Cambiano
destinazione, al contrario, i rifiuti della Sardegna, forte del suo
12,7%, legittimato dalla crescita della raccolta differenziata. Per la
Calabria, invece, si registra un abbattimento di tale valore (-19,5%),
tuttavia giustificato dal crescente avvio di RU in impianti per
l’incenerimento.
Il ricorso
alle altre forme di gestione appare abbastanza stabile: l’incenerimento
registra una diminuzione dello 0,1%, mentre il trattamento meccanico
biologico ed il compostaggio da matrici selezionate aumentano,
rispettivamente, dello 0,6% e dello 0,2%.
Nel
complesso positiva la diffusione della raccolta differenziata,
tuttavia ancora lontana dall’obiettivo del 40%, da raggiungersi entro il
31 dicembre 2007 e introdotto dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296.
A livello
nazionale, infatti, la raccolta differenziata registra una percentuale
del 25,8% della produzione totale dei rifiuti urbani, contro il 24,2%
rilevato nel 2005.
È il
Trentino Alto Adige la regione con una maggiore percentuale di
differenziata (49,1%),
seguita a ruota da Veneto (48,7%), Lombardia (43,6%) e Piemonte (40,8%).
Fanalini di
coda il Molise, con una percentuale di raccolta del 5%, la Sicilia
(6,6%) e la Basilicata (7,8%).
Tra le città
con oltre 150.000 abitanti, il podio va a Reggio Emilia, la cui
percentuale di rifiuti destinati alla raccolta differenziata si attesta
al 46,8%, rincorsa da Padova (38,9%), Torino (36,7%), Brescia (35,8%) e
Ravenna (35,6%); agli antipodi le posizioni di Messina, Catania e
Taranto, rispettivamente con l’1,9%, il 6,3% e il 6,6%.
Una conferma,
questa volta positiva, dall’ultimo Rapporto Rifiuti APAT:
continua a crescere,
infatti, la
quantità di rifiuti di imballaggio avviata a recupero, sino all’attuale
ammontare di 8 milioni di tonnellate.
Nel recupero
totale delle singole frazioni merceologiche,
l’incremento
maggiore, si
registra per legno (+5,9%), alluminio (+5,3) e plastica (+6,5%).
Quest’ultima
risulta essere, inoltre, la frazione maggiormente avviata a recupero
energetico, con un incremento di 2,5 punti percentuali, pari a 645.000
tonnellate.
Delicato e
preoccupante il tema dei rifiuti speciali, la cui produzione risulta
essere in crescita,
soprattutto a
causa dell’incipiente sviluppo industriale.
A causa
dell’alto numero di industrie sul territorio, è
la Lombardia a conferire il quantitativo
maggiore di
rifiuti speciali in discarica: ben 3,7 milioni di tonnellate.
In una realtà
sempre più condizionata da mutamenti ambientali, l’informazione assume
sempre maggiore importanza.
Fa riflettere, infatti, quanto emerso sui
costi di gestione del servizio di
igiene urbana.
I dati riferiscono di un costo medio annuo pro capite di 123,12 euro,
destinati alla gestione dei rifiuti indifferenziati (48,8%) e delle
raccolte differenziate (16,8%), nonché allo spazzamento e al lavaggio
delle strade (14,9%).
Una cifra che cresce in proporzione
alle
dimensioni del comune di appartenenza: dagli 86,91 euro pro capite in
comuni con meno di 50.000 abitanti, si arriva anche a 144,22 euro, ove
gli abitanti risultano essere maggiori. A somme così elevate, si
presume, dovrebbero corrispondere servizi adeguatamente erogati
(Mar. 2008).
Loredana Bossi |
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