A PESCA CON IL LAP TOP
di Emanuela Riberti
Da qualche
giorno spopolano gli spot pubblicitari di una nota marca di rete mobile:
si nota il potenziale utente sprovveduto in campeggio che ancora non sa
delle nuove promozioni, che, consentono di seguire ovunque i propri
programmi sportivi o di intrattenimento.
Colpisce
profondamente l’ingenuità del soggetto che rasenta la stupidità e
l’emarginazione: già parte svantaggiato essendo raffigurato imbranato
tanto da non saper montare la propria tenda e da proporre il gioco di
società delle bocce a persone interessate solo a fissare il piccolo
schermo.
Tutti sono
impegnati non a godere la natura, il paesaggio e le attività connesse al
vivere la vita di campeggio, bensì sono “isolati” seppure alcuni in
gruppetti di due o tre, a fissare lo schermo con ottusa concentrazione
La scenetta
del pescatore cui l’imbranato protagonista sta accanto nel’intento di
emulare l’azione del “pescare”, sublima l’essenza stessa del messaggio
che si vuole far passare: “puoi seguire ovunque i tuoi programmi
preferiti, lavorare mentre sei in vacanza, parlare o condividere foto
con tutti i tuoi amici lontani: l’importante è che tu abbia un lap-top e
“quella” connessione più veloce e più capillare”.
Il messaggio
che passa tende ad usare la globalizzazione per far sentire l’uomo che
non sta a quelle regole, fuori dal mondo, emarginato e fuori moda.
Personalmente sono favorevole sia alle nuove tecnologie che alla
globalizzazione, nello spot invece urtano la mia sensibilità le
strumentalizzazioni che si fanno sia della natura che della libertà
individuale.
Chi ha
strutturato il “concept” di quello spot certamente non è un “pescatore”.
La filosofia che sta alla base di questa disciplina è quella di vivere a
contatto della natura, stare a tu per tu con il pesce sfidandone la
resistenza e l’intelligenza. Il pescatore rispetta l’avversario-pesce,
scruta paziente ogni minimo movimento del galleggiante o della punta
della canna, a seconda del tipo di pesca e di pesce obiettivo della
battuta.
Ogni minimo
spostamento ed increspatura dell’acqua indicano le intenzioni del pesce.
Pescatore e
pesce giocano una partita sempre aperta, in quanto anche una volta
abboccato all’amo il pesce può sempre fuggire.
La danza del
galleggiante si dipana con giochi di mulinello o con rilanci di trazione
di lenza per la pesca “da fondo”.
Ogni
pescatore rispetta dimensioni e specie protette, inoltre nella pesca
sportiva i pesci pescati vengono rimessi in acqua.
“Pescare”
richiede impegno e massima concentrazione su questa attività, mentre il
pescatore dello spot pubblicitario è concentrato solo sul lap-top: non
può quindi pescare nulla seriamente e diventa un falso emulo.
Il
potenziale cliente che cerca riconoscimento nel pescare insieme al
pescatore, pensa che non appartiene al mondo del pescatore e se ne sente
escluso in quanto anche lui non ha il lap-top da guardare; per cui è
lecito pensare che si sentirà “obbligato” quanto meno ad entrare in un
negozio o si muoverà per chiedere ulteriori informazioni su modalità di
accesso e costi, per non continuare a sentirsi “out”.
Lo scopo del
pubblicitario è raggiunto, ma natura e libertà dell’uomo ne escono
“ammaccati”.
Ho
utilizzato questa metafora per portare l’attenzione del lettore su due
aspetti importanti per l’editoria: “tempo e luogo”.
Il frutto
del lavoro di un autore, contenuto su supporti informatici o cartacei,
ha poi bisogno di essere editato, promosso e diffuso. Il personaggio
senza cui l’autore non può stare è però un lettore.
Il lettore
sceglie cosa leggere, dove e quando farlo. Il lettore è come un “vero
pescatore”: sa dove pescare nel rispetto della natura e dei suoi cicli
biologici; sceglie di dedicare quel tempo a quella specifica azione
senza distrazioni; è paziente e fedele allo sport scelto in libertà; è
consapevole che deve armarsi di pazienza e costanza; il tempo non è il
suo tempo ma quello del pesce; il risultato di prendere o no il pesce
dipende dalla sua abilità e tenacia.
Il lettore
ha a disposizione oceani, mari , fiumi, laghi in cui “pescare” “cosa”
leggere. Ha un punto debole oltre la passione per la pesca-lettura, la
“curiosità” che lo spinge a cercare posti nuovi e ricchi di
“pesci-libri”.
L’autore ha
un punto forte nel conoscere questa debolezza del lettore, quindi,
individuato il filone che lo appassiona lo stuzzicherà con contenuti
sempre nuovi.
Lo può
raggiungere pure con le moderne tecnologie ma non dimentichi la
“nicchia” di lettori che adorano sentire il fruscio delle pagine ed
odorare l’inchiostro della carta stampata.
Non si lasci
monopolizzare dalla tendenza che vorrebbe smaterializzare tutto per la
digitalizzazione di massa: lasci al lettore la libertà di toccare un
libro e poterlo riporre in una biblioteca a disposizione anche dei
posteri Il pescatore con il pesce lo ripone di nuovo nell’acqua perché
possa vedere altre rive o altri pescatori possano provare la gioia di
pescarlo.
Un libro si
legge sempre e la carta si conserva per centinaia di anni. I supporti
informatici odierni per ora non garantiscono ciò, per cui i pubblicitari
promuovano pure la tecnologia ma rispettino anche i valori dei
“pescatori di libri stampati”.
Non si va a
pesca con un lap-top.
Emanuela
Riberti
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