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ACQUA,
GLI DIAMO IL GIUSTO VALORE?
di
Rosa Tomasi Scianò
Cercando di comprende i
problemi idrici e lo stato della nostra relazione con l’acqua , dal più
povero villaggio di qualsiasi paese in via di sviluppo alle più evolute
e irrigate coltivazioni occidentali sono arrivata alle seguenti
considerazioni: si avvicina una minacciosa era di sempre maggiore
scarsità idrica, dovuta allo sviluppo economico (chi sta meglio
economicamente consuma più acqua), imprevedibilità climatica, sviluppo
demografico. Dovremo necessariamente fare uso più intelligente
dell’acqua.
Ovunque, un’incredibile
ondata di innovazione si sta propagando nel mondo dell’acqua. Nuove
tecnologie ci consentono di riutilizzare l’acqua e di monitorarne l’uso
per una minore dispersione.
E’ importante che tutti
maturino la consapevolezza che i costi per l’acqua devono essere
sostenuti in qualsiasi situazione, economica e geografica. Noi tutti, a
mio avviso le attribuiamo poco valore anche perché paghiamo troppo poco
per averla, sì è un diritto di tutti l’acqua, ma la scarsa intelligenza
dell’uomo, a volte, commisura il tutto al valore economico. Come
risultato si assiste anche a una mancanza pressoché totale di risorse e
di investimenti in qualunque cosa la riguardi, dal mantenimento di base
all’innovazione.
I problemi idrici sono
locali. Le popolazione devono prendere coscienza dei propri problemi,
affrontarli e impegnarsi per la loro soluzione, avvantaggiandosi della
condivisione non dello stato di bisogno e di emergenza, ma dello scambio
di conoscenza e di strategie e di esperienze vincenti. Ad esempio la
conservazione idrica di una città come Chicago, come qualsiasi altra
metropoli nel mondo, non aiuta chi si confronta con la scarsità in
Texas, o in zone di alta sofferenza. E’ nobile immaginare la possibilità
di fornire acqua pulita e sempre disponibile a tutti, ovunque e
gratuitamente, ma uno degli effetti dell’acqua senza prezzo, ovunque nel
mondo, è l’aggressione al suo valore, che diminuisce rapidamente.
CRIMINI CONTRO NATURA
Molte sono le cause di
inquinamento idrico: condizioni ambientali generali, come la
sovrappopolazione; incidenti isolati, come le perdite di greggi;
elementi patogeni specifici in acque luride o in fertilizzanti. E sono
classificabili in almeno due differenti categorie: inquinamento da fonte
certa, come quello degli scarichi industriali; e inquinamento da fonte
non localizzabile, come nel caso delle contaminazioni dell’acqua per
infiltrazione, saturazione del terreno, piogge ad elevata acidità.
Le cause locali di
inquinamento dell’acqua sono dovute a molteplici e diverse ragioni,
delle quali 12 piuttosto comuni e diffuse, per le quali, però non esiste
un’unica soluzione.
1.
Acque
inquinate
Persino in paesi a
diffusa e moderna conoscenza dei trattamenti possibili per le acque
inquinate, le spiagge sono spesso interdette alla popolazione a causa
dell’elevata presenza dei batteri. Questo ci dà la percezione della
qualità dell’acqua nei paesi in via di sviluppo, dove si stima che il
90% delle acque inquinate sia scaricato nei fiumi e nei laghi, dove
scorre senza alcun trattamento. Le acque nere dell’uomo contengono
batteri, virus e parassiti che possono causare serie malattie ed anche
la morte.
2.
Operazioni di minatura
La miniatura può
concorrere all’inquinamento dell’acqua in diversi modi, e non solo nella
circostanza di rottura di dighe destinate alla tenuta dei residui di
lavorazione. La pioggia può lavare le munizioni utilizzate per le
esplosioni e contaminare acque vicine, anche con residui metallici e
composti sulfurei dalle rocce esposte durante i processi di
perforazione. Succede spesso con l’utilizzo del cianuro nelle miniere
per l’estrazione dell’oro che si provochino anche contaminazioni del
suolo. Classico esempio di acque inquinate da queste attività è il fiume
King, in un’area sottoposta e perforazione per oltre un secolo.
3.
Inquinamenti di nutrienti
L’eccessivo utilizzo di
nutrienti come azoto e fosforo possono provocare danni all’ecosistema
costiero. Incrementando la presenza di alghe e causando la diminuzione
dell’ossigeno che ne consegue, possono essere la ragione di morte dei
pesci e di distruzione di altre forme di vita acquatica. I nutrienti
raggiungono le coste sia attraverso la dispersione di acque inquinate
che in conseguenza dell’aria, e generano la formazione di alghe tossiche
che causano maree rosse e marroni. Si provoca un danno grave alla catena
alimentare, che raggiunge l’uomo attraverso il pescato. Non solo, la
morte delle alghe tossiche compromette come effetto finale, vaste aree
sommerse che vengono definite morte per la mancanza di attività di
rigenerazione floro – faunistica.
4.
Radioattività
E’ quasi scontato
ricondurre qualsiasi discorso sull’inquinamento da nubi radioattive,
all’incidente avvenuto nel 1986 nell’allora Unione Sovietica, a
Chernobyl. Ma è il lago Karachay a poter essere definito il luogo più
inquinato della terra. Negli anni 50 era utilizzato come luogo di
raccolta delle scorie radioattive del centro militare di produzione di
armamentari di Mayak, dove un’esplosione, nel 1957, ha generato
ulteriori contaminazioni della regione. Nel 1967 una violenta siccità,
per la quale il livello delle acque del lago si è notevolmente ridotto,
ha scoperto residui radioattivi i cui micro frammenti si sono sparsi
per il vento oltre 50Km.
5.
Perdite
di greggio
Le perdite di greggio
contaminano qualsiasi cosa sulla faccia della terra e soffocano le
piante, bloccando l’irradiazione solare. I pesci e le piante muoiono sia
per diretto contatto con il greggio che per la sua presenza, anche
rarefatta, nella catena alimentare nel suolo come sott’acqua. Si stima
che il delta del Niger, sulla costa occidentale dell’Africa – dove stati
costruiti otre 600 impianti di estrazione- estragga tanto greggio quanto
ne viene sprecato dalle perdite su base annuale di una importante
multinazionale del settore. Le perdite possono essere causate da
condutture degradate, estrazioni di pompaggio, piattaforme di
estrazione, ma nel 98% dei casi, secondo uno dei maggiori produttori,
partner del governo nigeriano, sono causa di vandalismo, piuttosto che
di danni infrastrutturali.
6.
Emissioni di anidride carbonica
Uno studio del Programma
ambientale delle Nazioni Unite, condotto nel 2009 stima che gli oceani
di tutto il mondo assorbono circa un quarto delle emissioni di anidride
carbonica del pianeta. Dal momento che una quantità maggiore di anidride
carbonica circola a causa della deforestazione e dell’utilizzo di
combustibili fossili gli oceani ne assorbono una maggiore quantità in
tempi minori. Tale assorbimento, pur riducendo l’impatto delle
emissioni, altera il bilanciamento chimico dell’acqua, alterandone
l’acidità. Il rapporto delle Nazioni Unite ne prevede per il 2050 un
possibile incremento oltre il 150% un cambiamento più rapido di 100
volte di qualsiasi altro avvenuto nell’ambiente marino per 20 milioni di
anni, lasciando poco tempo alle diverse specie marine per adattarsi.
Prevede, inoltre, una variazione dei minerali essenziali dell’Oceano
Artico, che potrebbe annientare la produzione dei granchi, aragoste,
molluschi, ostriche e gamberi.
7.
Scarichi inquinamento agricolo
Il fiume Sarno è noto da
50 anni per essere il fiume più inquinato d’Europa. Le cause sono
diverse, ma il vero problema è che questo fiume ha il compito di drenare
un’area urbana priva di fogne. Il sistema fognario è sottodimensionato e
costellato di pozzi neri, ragione per cui, in caso di abbondanti piogge,
le acque che si riversano nei paesi bagnati dal Sarno (bacino esteso
circa 500 km²) non sono semplici acque bianche, bensì acque miste,
bianche e nere, con le immaginabili ripercussioni di tipo sanitario ed
igienico. Oltre a queste, ci sono anche le fonti di inquinamento
agricolo rappresentate dall’uso spesso indiscriminato di fertilizzanti
chimici, di fitofarmaci, di antiparassitari, di anticrittogamici, di
diserbanti, nonché di reflui di origine zootecnica utilizzati come
concime. E poi l’inquinamento industriale legato soprattutto agli
scarichi non trattati degli stabilimenti conciari, conservieri, cartari,
tipografici e di altro tipo, a cominciare da quelli del marmo e della
ceramica.
8.
Mercurio
Il lago Onondaga è un
lago dello stato di New York, negli Stati Uniti, situato ad est della
regione dei Finger Lakes. Tale lago è considerato uno dei laghi più
inquinati degli Stati Uniti sebbene i programmi di salvaguardia
ambientale condotti a partire dagli anni Settanta abbiano migliorato la
qualità delle acque. Anche a causa della costruzione del Canale Erie, la
regione fu colonizzata dagli europei, che si accentrarono nella città di
Syracuse, dove si andava sviluppando l’industria dell’estrazione del
sale. Questa scaricava i suoi rifiuti nel lago, che iniziò ad inquinarsi
con l’aumento dei cloruri, del sodio e del calcio; inoltre le fogne di
Syracuse defluivano direttamente nel lago, portandovi fosforo, ammoniaca
e nitriti. Ulteriori industrie chimiche provocarono l’aumento dei
livelli di mercurio. I primi miglioramenti nel livello d’inquinamento vi
furono nei primi anni Settanta, con l’approvazione del Clean Water Act,
nel 1989 fu fondato l’Onondaga Lake Management Conference, cui
parteciparono i rappresentanti degli enti locali e dell’Environmental
Protection Agency, con lo scopo di migliorare la qualità del lago. I
livelli di fosforo, ammoniaca e cloruri sono molto diminuiti rispetto
agli anni precendti,grazie ai programmi di recupero ambientale.
9.
Spazzatura
Il fiume Citarum, in
Indonesia, è stato soprannominato il fiume più inquinato del mondo.
Circa 5 milioni di persone vivono sulle sponde del fiume, e molti di
essi si appoggiano su questa risorsa idrica per ottenere acqua ad uso
domestico e da bere. Il corso indonesiano, lungo 322 Km, raccoglie gli
scarichi di oltre 500 industrie. C’è talmente tanta immondizia sulla sua
superficie che per la maggior parte del suo tracciato è impossibile
vedere l’acqua. Sulle rive si è sviluppato un mercato fiorente: dato che
è praticamente impossibile pescare qualcosa di vivo nelle sue acque, gli
abitanti hanno iniziato un commercio dei rifiuti che vi scorrono. Il suo
guadagno permette loro di sopravvivere, anche se le malattie che l’acqua
putrida porta sono molto pericolose.
10.
Intossicazione da piombo
Nella città mineraria
di La Oroya, situata nel territorio delle Ande a 4.000 mt di altezza,
nel 1992 una compagnia americana decide di costruire un grande complesso
minerario per l’estrazione e la lavorazione dei minerali cui il
sottosuolo è ricco, come rame e piombo. L’area immediatamente
circostante a La Oroya ne è imbevuta fino in profondità, ma la
contaminazione arriva anche a pascoli e villaggi lontani, trasportata
per chilometri dai farti venti di montagna. Anche le scorie solide
vengono scaricate senza controlli, rilasciando il loro carico di veleno
nelle falde acquifere. Studi delle autorità sanitarie e ambientali del
Perù hanno dimostrato che il 99% dei bambini di La Oroya presenta
concentrazioni di piombo nel sangue anche tre volte oltre i limiti.
Livelli di piombo oltre la norma sono stati riscontrati nel sangue dei
neonati, che lo assorbono direttamente dalla mamma. L’intossicazione de
piombo ha effetti devastanti sul sistema nervoso, compromettendo
gravemente il normale sviluppo mentale e nervoso dei bambini e
minacciando, quindi, anche le generazioni future.
11.
Industrializzazione
La rapida crescita
economica della Cina ha portato cambiamento sostanziali nell’ambiente,
nella modalità di trasporto, nella costruzione delle abitazioni e nelle
abitudini di vita, con conseguenti ripercussioni sulla salute degli
abitanti. In particolare, l’industrializzazione, la rapida
motorizzazione, l’invecchiamento della popolazione, l’urbanizzazione e
le forti disuguaglianze che si presentano nel paese, oltre ai
cambiamenti culturali, hanno alterato il quadro epidemiologico
complessivo. La provincia di Henan è una delle aree più povere della
Cina e anche delle più degradate a causa dell’insediamento intensivo e
incontrollato di industrie che hanno profondamente inquinato il bacino
del fiume Huai. Qui si registrano anche altissimi livelli d’inquinamento
dell’aria visibili ad occhio nudo, sotto forma di dense nuvole di
polveri sottili. Da queste parti la patologia tumorale è così diffusa
che i centri urbani sono stati definiti “I villaggi del cancro”. Lungo
il corso dei grossi fiumi l’incidenza di tumore è di circa 2 volte
quella della media nazionale. I medici ospedalieri di queste regioni
hanno inoltre registrato, negli ultimi tempi, la presenza di tumori come
quello del naso o degli occhi, mai visti prima. La principale ragione
del crescente numero di casi di cancro è che l’inquinamento
dell’ambiente, dell’acqua e dell’aria peggiora di giorno in giorno.
Molte industrie chimiche sono state costruite lungo i fiumi in modo da
poter smaltire più facilmente i loro rifiuti.
12.
Riversamento
L’inquinamento marino è
caratterizzato dall’immissione di sostanze che determinano una
qualsiasi modifica delle caratteristiche naturali del mare. Può avere
origini diverse, quasi tutte di origine antropica. Tra le più importanti
vi sono le fonti terrestri, come scarichi fognari non adeguatamente
depurati; acque di lavaggio degli allevamenti, ricchi di sostanze
eutrofizzanti, scarichi industriali riversati direttamente nei fiumi o
in mare; prodotti chimici usati in agricoltura – antiparassitari,
fertilizzanti – che con varie modalità raggiungono il mare ecc..; fonti
di origine atmosferica che determinano ricadute direttamente in mare di
sostanze inquinanti da precipitazioni meteoriche, come le piogge acide;
inquinamento legato ad attività che interessano i fondali marini
(attività estrattive), come risultato diretto di tali attività (detriti,
fanghi oleosi); provocato dalle strutture impiantistiche utilizzate;
determinato da perdite accidentali o dolose, dei prodotti
dell’estrazione (petrolio); cagionato dai rifiuti del personale addetto.
Esiste poi
l’inquinamento determinato da riversamento diretto in mare di sostanze o
prodotti tossici quali: acque di lavaggio di cisterne, serbatoi di navi,
scaricate direttamente in mare aperto; per perdita accidentale, totale o
parziale, del carico da parte delle navi; da smaltimento di rifiuti
tossico – nocivi, di solito di derivazione industriale, effettuato da
organizzazioni criminali attraverso modalità differenti: per
riversamento doloso di sostanze in mare di tali sostanze, anche in
conseguenza dell’affondamento delle navi con l’intero carico.
Rosa Tomasi Scianò |