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ALDO MANUZIO
di
Raffaella De Vivo
LA VITA
Aldo
Pio Manuzio, umanista, tipografo ed editore, nacque
a Bassiano, piccolo paese della campagna laziale, nel 1449. Compì gli
studi umanistici a Roma, dove imparò
il latino,e a Ferrara, il greco. Fu amico e compagno di studi di
Pico della Mirandola e quando Manuzio si trasferì a Firenze questi gli
propose di diventare tutore dei due nipoti, principi di Carpi, Lionello
Pio e Alberto III Pio.
Probabilmente già verso gli anni ottanta Manuzio maturava
una propria attività editoriale. Le prime tecniche dell’attività
tipografica le apprese quasi sicuramente a Subiaco (1465) e poi a Roma
(1467), nel momento in cui queste furono introdotte in Italia da
Sweynheim e Pannartz.
Manuzio scelse Venezia come sede per la sua
tipografia,si trasferì attorno al 1490 e l’aprì nel 1494. Nel 1502
fondò l’Accademia Aldina, che annoverava tra le sue fila membri
come Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo, e aveva l’intento di dare
impulso allo studio dei classici greci e latini. L’Accademia aveva lo
scopo di accogliere i letterati scappati da Bisanzio dopo la caduta
dell’Impero Romano d’Oriente e rifugiatisi a Venezia.
Nel 1505 sposò Maria, figlia di Andrea Torresani, con
cui era entrato in società e fu lui, alla morte di Aldo, a reggere la
tipografia. Poi dal 1553 da Paolo Manuzio (figlio minore di Aldo il
Vecchio) e dal 1597 da Aldo il Giovane (figlio di Paolo).
Aldo morì il 6 febbraio 1515.
PRODUZIONE EDITORIALE
Aldo Manuzio non è stato solo un tipografo o un editore,
ma principalmente un umanista, quindi suo fondamentale interesse era la
diffusione dei classici latini e greci e della filosofia greca. Dobbiamo
pensare che aveva l’abitudine di parlare in greco per dare istruzioni ai
legatori ed apprendisti che lavoravano nella sua tipografia. Il suo
interesse per la diffusione della lingua e della filosofia greca
superava quello economico. Infatti le sue edizioni di altissima
qualità non erano accessibili economicamente alla cerchia più vasta di
lettori.
Le prime opere stampate sono tutte di lingua greca. Nella
sua tipografia in tre anni 1494-1498 pubblicò l’opera completa di
Aristotele in cinque volumi, alla quale seguirono quelle di Erodoto,
Sofocle, Euripide, Senofonte, Demostene e Platone. Solo a partire dal
1501 si dedicò alla pubblicazione dei classici latini
Vero vertice della produzione aldina, fu senza dubbio la Hypnerotomachia
Poliphili, probabile traduzione letteraria “La battaglia amorosa di
Polifilo in sogno”. Narra le avventure amorose del giovane Polifilo che
va alla ricerca dell’amata Polia. Scritto dal frate domenicano Francesco
Colonna, l’opera venne stampata dalla tipografia di Manuzio nel 1499 e
fu corredata da un apparato di circa 172 splendide xilografie. Fu il
primo testo in volgare e illustrato ad uscire dalla tipografia aldina, e
si discostava da quelle che erano le opere stampate da Manuzio.
Col termine Aldine si indicavano i testi stampati
da Aldo Manuzio, che contenevano delle caratteristiche particolari.
L'impatto rivoluzionario
delle aldine <<appare particolarmente evidente paragonando l'elegante
volume in formato ottavo del 1502 contenente la Divina Commedia stampato
in corsivo senza alcun commento, agli ingombranti incunabuli del
decennio precedente, che seppellivano il testo di Dante sotto una mole
insostenibile di commentari esegetici>>.
L’edizione del 1502 della Divina Commedia, fu curata da Pietro Bembo,
che fu uno dei principali consulenti di Aldo, venne presa come modello
per tutte le ristampe dell’opera di Dante, per i tre secoli successivi.
<<In soli
vent’anni (dal 1495 al 1515) Aldo pubblicò circa 130 libri. Considerando
che nel 1506 non fu pubblicato nessun volume, uno solo nel 1507, e nulla
tra il 1510 e 1512, ne risulta che negli anni di maggior produzione la
stamperia di Aldo arrivò a pubblicare circa un volume al mese. Questo
sforzo fu possibile grazie all’organizzazione interna della tipografia.
Secondo alcune stime dovevano essere in funzione almeno quattro torchi.
Ogni torchio era manovrato da quattro persone, quindi sedici uomini in
tutto, più i correttori di bozze,gli incisori e lo stesso Aldo che
leggeva e correggeva di continuo i suoi volumi>>.
Manuzio, oltre a opere classiche, pubblicò anche opere di
Erasmo da Rotterdam, Angelo Poliziano e Pietro Bembo.
Un’altra novità fu la pubblicazione di cataloghi delle
opere da lui stampate. Pubblicò ben tre cataloghi, il primo nel 1498 e
conteneva solo le opere greche, il secondo nel 1503, il terzo nel 1513.
Manuzio da editore qual era non lasciò nulla al caso.
Tutto doveva concorrere a rendere l’opera di elevato valore. Molta
attenzione prestò anche a tutti gli apparati che contornano il testo
vero e proprio, ad esempio le introduzioni o le epistole dedicatorie che
presentavano avvertenze, ringraziamenti e tutto ciò che occorreva per
comprendere meglio il testo.
INNOVAZIONI
Sicuramente le due
innovazioni principali di Manuzio sono: il carattere corsivo italico
o cancelleresco o aldino e un nuovo formato stampa, in ottavo,
formato ‹‹minimo››. Le due innovazioni comparvero insieme nel
Virgilio del 1501. Al Virgilio seguiranno con queste
caratteristiche anche altre opere di Orazio, Giovenale, Persio,
Marziale, Lucano, Stazio, Ovidio, Catullo, Tibullo e Properzio, in
volgare Dante e Petrarca. Questi autori classici erano già molto diffusi
all’epoca, ma ripubblicandoli con il formato in ottavo rendeva questi
scritti accessibili a tutti i lettori colti. L’enchiridi
o formato minimo, non è stata un’invenzione di Manuzio, ma a lui
dobbiamo ascrivere il merito della diffusione. Esistevano già opere in
formato minimo, Manuzio racconta che vide, per la prima volta,
manoscritti con questo formato nella biblioteca privata del padre di
Pietro Bembo.
Il formato in ottavo rendeva il libro più piccolo,
quindi, più leggero e facilmente trasportabile in confronto ai grandi
volumi stampati “in folio”che erano poco pratici e maneggevoli.
Possiamo, quindi, additare Manuzio come inventore dei
<<tascabili>>.
Il carattere corsivo si
adattava benissimo all’edizioni in ottavo perché essendo un carattere
più piccolo permetteva di risparmiare spazio. Inizialmente, l’arte
tipografica usava il carattere gotico che <<imitava le scritture dei
manoscritti medievali e si presentava nelle varianti di lettre de
forme (appuntito), lettre de somme (arrotondato) e
Fraktur, il carattere gotico per eccellenza, utilizzato da Gutenberg
nella
Bibbia delle 42 linee>>.
Ma il gotico era di difficile interpretazione, infatti
accanto a questo carattere se ne sviluppò un altro, ad opera di Nicolas
Jenson, quello romano, che presentava linee più regolari e
tonde. Manuzio si fece incidere da Francesco Griffo di Bologna dodici
serie di caratteri: sei di caratteri tondi o «romani» per il latino, più
il corsivo; quattro serie di corsivi greci; una serie di caratteri
ebraici. Il corsivo venne utilizzato per la prima volta nel 1500
nell’edizione delle Epistole di Santa Caterina da Siena.
Aldo per proteggere la sua innovazione da imitazioni
chiese e ottenne dal Doge nel 1502 il privilegio dei caratteri corsivi
latini.
Oltre che per il formato
ridotto, creando il prototipo del libro moderno, e per il carattere
corsivo molto più elegante e raffinato di quello gotico, Aldo Manuzio è
ricordato anche per la creazione di particolari legature. Le legature
aldine, eseguite in un sottile marocchino nero o bruno, rosso o verde
scuro, presentavano <<una cornice centrale decorata e fregi al centro ed
agli angoli, gli aldi, fregi floreali di vite, edera, rosette,
acero, impresse con gli aldi ( o ferri aldini)>>.
Nonostante Manuzio non avesse un laboratorio di legatoria, dette il nome
a questo tipo di legatura.
Da ricordare, infine, la sua marca tipografica
rappresentata da un’ancora con il delfino avvolto intorno all’asta
verticale, con la scritta ALDUS.
Venne utilizzata a partire dal 1502 con la pubblicazione
delle Terze Rime. Inizialmente venne riprodotta un’àncora secca
fino al 1540, poi un’àncora grassa. L’ancora indicava la solidità,
mentre il delfino la rapidità e la velocità.
Manuzio impiegò per primo quella che diverrà la
definitiva sistemazione della punteggiatura (il punto, la virgola, il
punto e virgola, l’accento e l’apostrofo vengono usati, per la prima
volta, nella loro forma odierna), prima di lui si usava ancora il punto
mobile.
Fu il primo, anche ad enumerare le pagine su entrambi i
lati (fronte-retro), e non più solo le singole carte.
Le opere stampate da Aldo Manuzio, dopo cinquecento anni
mostrano ancora un grande fascino.
In
effetti Manuzio,
in venti anni di attività
ha
dato un grande contributo a quella che è l’arte tipografica, in quanto
ancora oggi l’editoria si basa sulle sue creazioni.
BIBLIOGRAFIA
̶
Russo F., In biblioteca, Epos, Palermo, 2004.
SITOGRAFIA
‒ Broccoletti M., “Aldo Manuzio: pioniere
dell’editoria moderna”, in: In Storia online, n. 27, Marzo
2010 (LVIII), [online]
http://www.instoria.it/home/Storiamoderna.htm
‒
Cucurnia M.E., “Le innovazioni editoriali di Aldo Manuzio”,
Oblique, Materiali,
Roma, 2009, [online] http://www.oblique.it/materiali.html
‒http://digilander.libero.it/davis2/lezioni/storia/moderna/aldo%20manunzio.htm
‒
Wikipedia, http://www.wikipedia.it
Raffaella
De Vivo |
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