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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ALDO MANUZIO

 di Raffaella De Vivo

LA VITA[1]

Aldo Pio Manuzio, umanista, tipografo ed editore,  nacque a Bassiano, piccolo paese della campagna laziale, nel 1449. Compì gli studi umanistici a Roma, dove imparò il latino,e a Ferrara, il greco. Fu amico e compagno di studi di Pico della Mirandola e quando Manuzio si trasferì a Firenze questi gli propose di diventare tutore dei due nipoti,  principi di Carpi, Lionello Pio e Alberto III Pio.

Probabilmente già verso gli anni ottanta Manuzio maturava una propria attività editoriale. Le prime tecniche dell’attività tipografica le apprese quasi sicuramente a Subiaco (1465) e poi a Roma (1467), nel momento in cui queste furono introdotte in Italia da Sweynheim e Pannartz.

Manuzio scelse Venezia come sede per la sua tipografia,si  trasferì attorno al 1490 e l’aprì nel 1494. Nel 1502 fondò l’Accademia Aldina, che annoverava tra le sue fila membri come Erasmo da Rotterdam e Pietro Bembo, e aveva l’intento di dare impulso allo studio dei classici greci e latini. L’Accademia aveva lo scopo di accogliere i letterati scappati da Bisanzio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente e rifugiatisi a Venezia.

Nel 1505 sposò Maria, figlia di Andrea Torresani, con  cui  era entrato in società e  fu lui, alla morte di Aldo, a reggere la tipografia.  Poi dal 1553 da Paolo Manuzio (figlio minore di Aldo il Vecchio) e dal 1597 da Aldo il Giovane (figlio di Paolo).

Aldo morì il 6 febbraio 1515.

 

PRODUZIONE  EDITORIALE[2]

Aldo Manuzio non è stato solo un tipografo o un editore, ma principalmente un umanista, quindi suo fondamentale interesse era la diffusione dei classici latini e greci e della filosofia greca. Dobbiamo pensare che aveva l’abitudine di parlare in greco per dare istruzioni ai legatori ed apprendisti che lavoravano nella sua tipografia. Il suo  interesse per la diffusione della lingua e della filosofia greca superava quello economico. Infatti le sue edizioni di altissima  qualità  non erano accessibili economicamente alla cerchia più vasta di lettori.

Le prime opere stampate sono tutte di lingua greca. Nella sua tipografia in tre anni 1494-1498 pubblicò l’opera completa di Aristotele in cinque volumi, alla quale seguirono quelle di Erodoto, Sofocle, Euripide, Senofonte, Demostene e Platone. Solo a partire dal 1501 si dedicò alla pubblicazione dei classici latini

Vero vertice della produzione aldina, fu senza dubbio la Hypnerotomachia Poliphili, probabile traduzione letteraria “La battaglia amorosa di Polifilo in sogno”. Narra le avventure amorose del giovane Polifilo che va alla ricerca dell’amata Polia. Scritto dal frate domenicano Francesco Colonna, l’opera venne stampata dalla tipografia di Manuzio nel 1499 e fu corredata da un apparato di circa 172 splendide xilografie. Fu il primo testo in volgare e illustrato ad uscire dalla tipografia aldina, e si discostava da quelle che erano le opere stampate da Manuzio.

Col termine  Aldine si indicavano i testi stampati da Aldo Manuzio, che contenevano delle caratteristiche particolari.

L'impatto rivoluzionario delle aldine <<appare particolarmente evidente paragonando l'elegante volume in formato ottavo del 1502 contenente la Divina Commedia stampato in corsivo senza alcun commento, agli ingombranti incunabuli del decennio precedente, che seppellivano il testo di Dante  sotto una mole insostenibile di commentari esegetici>>[3]. L’edizione del 1502 della Divina Commedia, fu curata da Pietro Bembo, che fu uno dei principali consulenti di Aldo, venne presa come modello per tutte le ristampe dell’opera di Dante, per i tre  secoli successivi.

<<In soli vent’anni (dal 1495 al 1515) Aldo pubblicò circa 130 libri. Considerando che nel 1506 non fu pubblicato nessun volume, uno solo nel 1507, e nulla tra il 1510 e 1512, ne risulta che negli anni di maggior produzione la stamperia di Aldo arrivò a pubblicare circa un volume al mese. Questo sforzo fu possibile grazie all’organizzazione interna della tipografia. Secondo alcune stime dovevano essere in funzione almeno quattro torchi. Ogni torchio era manovrato da quattro persone, quindi sedici uomini in tutto, più i correttori di bozze,gli incisori e lo stesso Aldo che leggeva e correggeva di continuo i suoi volumi>>[4].

Manuzio, oltre a opere classiche, pubblicò anche opere di Erasmo da Rotterdam, Angelo Poliziano e Pietro Bembo.

Un’altra novità  fu la pubblicazione di cataloghi delle opere da lui stampate. Pubblicò ben tre cataloghi, il primo nel 1498 e conteneva solo le opere greche, il secondo nel 1503, il terzo nel 1513.

Manuzio da editore qual era non lasciò nulla al caso. Tutto doveva concorrere a rendere l’opera di elevato valore. Molta attenzione prestò anche a tutti gli apparati  che contornano il testo vero e proprio, ad esempio le introduzioni o le epistole dedicatorie che presentavano avvertenze, ringraziamenti e tutto ciò che occorreva per comprendere meglio il testo.

 

INNOVAZIONI

Sicuramente le due innovazioni principali di Manuzio sono: il carattere corsivo italico o cancelleresco o aldino  e un nuovo formato stampa, in ottavo, formato ‹‹minimo››. Le due innovazioni comparvero insieme nel Virgilio del 1501. Al Virgilio seguiranno con queste caratteristiche anche altre opere di Orazio, Giovenale, Persio, Marziale, Lucano, Stazio, Ovidio, Catullo, Tibullo e Properzio, in volgare Dante e Petrarca. Questi autori classici erano già molto diffusi all’epoca, ma ripubblicandoli con il formato in ottavo rendeva questi scritti accessibili a tutti i lettori colti. L’enchiridi[5] o formato minimo, non è stata un’invenzione di Manuzio, ma a lui dobbiamo ascrivere il merito della diffusione. Esistevano già opere in formato minimo,  Manuzio racconta che vide, per la prima volta, manoscritti con questo formato nella biblioteca privata del padre di Pietro Bembo.

Il formato in ottavo rendeva il libro più piccolo, quindi, più leggero e facilmente trasportabile in confronto ai grandi volumi stampati “in folio”che erano poco pratici e maneggevoli. Possiamo, quindi, additare Manuzio come inventore dei <<tascabili>>.

Il carattere corsivo si adattava benissimo all’edizioni in ottavo perché essendo un carattere più piccolo permetteva di risparmiare spazio. Inizialmente, l’arte tipografica usava il carattere gotico che <<imitava le scritture dei manoscritti medievali e si presentava nelle varianti di lettre de forme (appuntito), lettre de somme  (arrotondato) e Fraktur, il carattere gotico per eccellenza, utilizzato da Gutenberg nella Bibbia delle 42 linee>>.[6]

Ma il gotico era di difficile interpretazione, infatti  accanto a questo carattere se ne sviluppò un altro, ad opera di Nicolas Jenson, quello romano,  che presentava linee più regolari e tonde. Manuzio si fece incidere da Francesco Griffo di Bologna dodici serie di caratteri: sei di caratteri tondi o «romani» per il latino, più il corsivo; quattro serie di corsivi greci; una serie di caratteri ebraici.  Il corsivo venne utilizzato per la prima volta nel 1500 nell’edizione delle Epistole di Santa Caterina da Siena. Aldo per proteggere la sua innovazione da imitazioni chiese e ottenne dal Doge nel 1502 il privilegio dei caratteri corsivi latini.

Oltre che per il formato ridotto, creando il prototipo del libro moderno, e per il carattere corsivo molto più elegante e raffinato di quello gotico,  Aldo Manuzio è ricordato  anche per la creazione di particolari legature.  Le legature aldine, eseguite in un sottile  marocchino nero o bruno, rosso o  verde scuro, presentavano <<una cornice centrale decorata e fregi al centro ed agli angoli, gli aldi, fregi floreali di vite, edera, rosette, acero, impresse con gli aldi ( o ferri aldini)>>[7]. Nonostante Manuzio non avesse un laboratorio di legatoria, dette il nome a questo tipo di legatura.

Da ricordare, infine, la sua marca tipografica rappresentata da un’ancora con il delfino avvolto intorno all’asta verticale, con la scritta ALDUS.

Venne utilizzata a partire  dal 1502 con la pubblicazione delle Terze Rime. Inizialmente venne riprodotta un’àncora secca fino al 1540, poi un’àncora grassa. L’ancora indicava la solidità, mentre il delfino la rapidità e la velocità.

Manuzio impiegò per primo quella che diverrà la definitiva sistemazione della punteggiatura (il punto, la virgola, il punto e virgola, l’accento e l’apostrofo vengono usati, per la prima volta, nella loro forma odierna), prima di lui si usava ancora il punto mobile.

Fu il primo, anche ad enumerare le pagine su entrambi i lati (fronte-retro), e non più solo le singole carte.

Le opere stampate da Aldo Manuzio, dopo cinquecento anni mostrano ancora un grande fascino. In effetti Manuzio, in venti anni di attività ha dato un grande contributo a quella che è l’arte tipografica, in quanto ancora oggi l’editoria si basa sulle sue creazioni.

 

http://www.fondiantichi.unimo.it/fa/08_04/aldus.jpg

 

BIBLIOGRAFIA

̶   Russo F., In biblioteca, Epos, Palermo, 2004. 

 

SITOGRAFIA

‒  Broccoletti M., “Aldo Manuzio: pioniere dell’editoria moderna”, in: In Storia online, n. 27,  Marzo 2010 (LVIII), [online] http://www.instoria.it/home/Storiamoderna.htm

‒ Cucurnia M.E., “Le innovazioni editoriali di Aldo Manuzio”, Oblique, Materiali, Roma, 2009, [online] http://www.oblique.it/materiali.html 

‒http://digilander.libero.it/davis2/lezioni/storia/moderna/aldo%20manunzio.htm

Wikipedia, http://www.wikipedia.it


 

[1] Le notizie biografiche sono tratte principalmente da: [online] Wikipedia, http://www.wikipedia.it.

[2] Le notizie editoriali sono tratte principalmente da: Cucurnia M.E., “Le innovazioni editoriali di Aldo Manuzio”, Oblique, Materiali, Roma, 2009, [online] http://www.oblique.it/materiali.html.

[3] Wikipedia, [online] http://www.wikipedia.it.

[4] Cucurnia M.E., op.cit., p. 4.

[5] Il termine enchiridio indica un testo in piccolo formato che tratta in modo completo una dottrina.

[6] Russo F., In biblioteca, Epos, Palermo, 2004,  p. 78.

[7] Russo F., op.cit.,  p.74.

Raffaella De Vivo

 

 


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