ARSENICO: è reale allarmismo?
di Cinzia Manchi
L’ arsenico è un
semi-metallo che esiste in natura in 3 forme allotropiche allo stato
puro: gialla, grigia e nera. Fonde a 814°C ed ha una densità di 5,7
g/cc.
Si trova nei terreni e nelle rocce in piccole concentrazioni.
I vulcani ed i
microrganismi sono le principali fonti naturali di arsenico con un
totale di circa 23,000 t/anno nel mondo ma le emissioni inquinanti umane
ne rilasciano ben 80,000 t/anno, solo dalla combustione del carbone che
lo contiene in piccole ma non certo trascurabili quantità. Questo
inquinamento si concentra molto raramente ma si sparge facilmente
trasportato dal vento e dalle acque; l’ arsenico non viene estratto come
prodotto principale dall’ industria, ma come sottoprodotto nell’
estrazione del rame e del piombo; i lavoratori di queste industrie sono
pertanto tra i più a rischio di intossicazione acuta o cronica.
L’arsenico è estremamente
tossico; non a caso, è sempre stato uno dei veleni preferiti dagli
assassini di ogni epoca.
Attualmente, l’ esposizione maggiore è possibile attraverso l’ aria nei
luoghi di lavoro, dove viene tenuto del legno trattato con l’ arsenico e
per chi vive vicino a centrali termoelettriche, cementifici e fonderie
che bruciano carbone. Dall’ aria, l’ arsenico passa facilmente al suolo
ed alle acque.
L’ esposizione cronica
all’ arsenico inorganico o metallico o all’ arsina (i più tossici) causa
i seguenti disturbi:
-
minore produzione di globuli rossi e bianchi, quindi anemia
- Irritazioni in tutto l’ apparato digerente
- Irritazioni ai polmoni
- Molto probabilmente cancro polmonare, cutaneo, epatico, linfatico alla
vescica e al seno
- Sterilità
- Passa attraverso la placenta e crea deformità nel feto
- Deficit immunitario
- Danni cardiaci
- Danni neurologici gravi
- Danni ematici con perdita di emoglobina nelle urine (causato dall’
arsina)
Nell’ intossicazione
acuta, la dose letale è intorno a 100 mg e causa danni molto gravi all’
apparato digerente con diarrea sanguinolenta, danni epatici e renali,
vasodilatazione e gonfiori diffusi e lesioni del sistema nervoso, fino
alla morte per shock.
Nel nostro paese sono
sostanzialmente tre le cause della presenza di questo metallo: una di
tipo geogenica, ossia legata al carattere vulcanico del territorio ed è
sostanzialmente questa la causa naturale della presenza di As
nell’acqua, ma la presenza dell'arsenico è dovuta come già detto, dalla
combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile
e, soprattutto, dall'uso in agricoltura di erbicidi e diserbanti che si
concentrano nella falda e la inquinano.
Ma come si è arrivati a
questo punto? Giuliano Cannata docente di Pianificazione dei bacini
idrografici all'Università di Siena ha dichiarato che in realtà l'acqua
all'arsenico non è una novità, c'è sempre stata in alcune zone del
nostro paese. La questione è scoppiata nel 2001 quando è entrata in
vigore la normativa che ha imposto regole più stringenti.
Fino a qualche anno fa i
limiti erano di 100 microgrammi per litro (ug/L), passati poi a 50 ug/L,
fino agli attuali 10 ug/L; Va detto però che da allora anche i valori
nelle acque sono scesi molto. Sono 128 i Comuni italiani che secondo
l'Unione europea devono al più presto mettersi in regola con la
direttiva sulla concentrazione massima di arsenico ammessa nell'acqua
potabile (98/83/CE): si tratta dei Comuni ai quali l'Ue in ottobre ha
negato la terza deroga (l'ultima possibile), dopo le prime due concesse
dal Ministero della Salute italiano. In totale sono interessati circa 1
milione di cittadini, quelli che ad oggi usufruiscono di acqua potabile
'fuori legge'.
La direttiva Ue che
recepisce i limiti indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità
(Oms) - stabilisce che per ogni litro di acqua potabile ci devono essere
massimo 10 ug/L (10 milioni di grammo) di arsenico e che in ogni caso,
non si deve oltrepassare, come valore massimo accettabile per la tutela
della salute umana, una concentrazione di 20 ug/L per un periodo
limitato di tempo. Dopo le due deroghe già concesse in Italia, per i
Comuni non a norma la Commissione europea ha respinto tutte le richieste
di rinvio al di sopra di questo valore.
Secondo i dati diffusi da
Legambiente, i 128 Comuni interessati (l'1,6% dei comuni italiani) si
trovano in 5 regioni: Lombardia, Trentino Alto Adige, Lazio, Toscana e
Umbria. Il problema riguarda soprattutto il Lazio, dove si trova il
maggior numero di Comuni (91, il 71%) e di utenti (851.529) che si
trovano ora con l'acqua potabile fuori legge, in attesa che vengano
attuati gli interventi previsti per riportare i valori di arsenico sotto
i limiti consentiti.
La situazione nella
provincia di Latina non è così allarmante come si vuole far pensare:
la maggior parte dei Comuni presenta valori medi di arsenico al di sotto
del limite massimo di 10 μG/L imposto dalla legge. Lo sostiene
Acqualatina in una nota dopo l’esplosione del “caso arsenico” a Latina e
provincia.
In riferimento ai dati
riportati da diverse testate locali e nazionali in merito alla decisione
dell’UE sulle deroghe per i valori di arsenico nell’acqua ad uso
potabile, il gestore fornisce alcuni chiarimenti: per quanto riguarda
l’ATO4 – Lazio Meridionale, occorre specificare che la situazione
dell’arsenico è ben diversa da quella descritta da più parti; alcuni dei
Comuni gestiti da Acqualatina (Aprilia, Latina, Pontinia, Priverno,
Sabaudia e Sezze) hanno presentato in passato valori medi di arsenico
superiori ai 10 μG/L consentiti per legge che però, grazie ad interventi
mirati del gestore, nel corso degli anni sono rientrati nella normalità.
Altri Comuni come Cori e Sermoneta, invece, nonostante i primi
interventi eseguiti, riportano oggi valori leggermente superiori seppur
compresi nella soglia di 20 μG/L stabilita dalla Comunità Europea. Per
questi Comuni è stata chiesta una deroga impostata ai limiti massimi del
previsto (50 μG/L) anche se la richiesta va intesa con carattere
puramente cautelativo in quanto i valori di arsenico per questi Comuni
sono al di sotto dei 20 μG/L, come prevede la richiesta di deroga
presentata alla Regione Lazio per il 2011.
Tra questi, solamente per
i due terzi del territorio del Comune di Cisterna di Latina i valori
superano i 20 μG/L, mentre per la restante parte del Comune i valori
medi di arsenico sono di poco inferiori ai 20 μG/L ; proprio su questi
casi Acqualatina S.p.A. ha concentrato la propria attenzione studiando
un piano di azioni a breve e a lungo termine discusso nella giornata del
24 Novembre 2010.
Nella tabella che segue
sono rappresentate le medie rilevate nel primo semestre 2010.
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Il piano di Acqualatina
S.p.A. per la risoluzione del problema dell’arsenico è stato discusso
nella conferenza del 24 Novembre con il Comune di Cori, il Comune di
Cisterna di Latina e con i rappresentanti della Segreteria
Tecnico-Operativa dell’ATO4, dei Comuni di Cori e di Cisterna di Latina,
dell’ASL e dell’ARPA Lazio in concomitanza con la mancata concessione
della deroga.
Nel corso di questo primo
incontro è stato presentato da Acqualatina S.p.A. un piano di azioni a
breve e a lungo termine per la risoluzione della problematica nei due
Comuni di Cori e Cisterna di Latina, impattati dai nuovi limiti imposti
dall’UE per i valori di arsenico. Per quanti riguarda il Comune di
Cisterna di Latina, i cui valori di arsenico sui due terzi del
territorio comunale superano i 20 μG/L, sono già in atto i lavori di
costruzione di una condotta di captazione che, a partire dal 2012,
permetterà di rifornire il Comune direttamente dalla centrale di Ninfa
che non mostra presenza di arsenico. Per il Comune di Cori, che vede
comunque valori di arsenico mediamente inferiori ai 20 μG/L, il gestore
sta predisponendo l’installazione di un impianto di trattamento delle
acque. Questa la soluzione a lungo termine nei due Comuni per riportare
i valori sotto il limite consentito dalla legge (10 μG/L). In attesa
della conclusione dei lavori a Cisterna, al fine di sopperire
nell’immediato, il gestore ha previsto anche per questa zona
l’installazione di un impianto di trattamento delle acque che permetterà
un notevole abbattimento dei valori di arsenico.
Durante la riunione
Acqualatina S.p.A. ha garantito un piano di monitoraggio straordinario e
continuo al fine di rilevare e comunicare prontamente eventuali valori
fuori norma alle autorità competenti. Punto importante della conferenza
sono state anche le strategie che saranno mirate, grazie ad un lavoro
sinergico con i media e gli studi medici, all’informazione sul corretto
utilizzo della risorsa idrica, specie per le fasce più esposte come
donne incinte e bambini al di sotto dei 3 anni. Proprio in questi giorni
i risultati presentati a Borgo Santa Maria hanno fatto registrare il
valore di 11 ug/L creando così un allarmismo in tutta la zona tanto che
è stata interdetta l’uso dell’acqua per i bambini dai 0 ai 3 annni.
È importante recepire ed
attenersi alle direttive dell’ UE a livello nazionale per segnalare al
Ministero della Salute le specifiche in materia di utilizzo della
risorsa idrica, ma sarebbe opportuno organizzare degl’ incontri
finalizzati alla diffusione capillare e puntuale dell’informazione.
Da quanto detto c’è da
dire che nella provincia di Latina l’allarmismo non deve essere una
realtà significativa (Dic.2010).
Cinzia Manchi |