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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ARSENICO: è reale allarmismo?

di Cinzia Manchi


L’ arsenico è un semi-metallo che esiste in natura in 3 forme allotropiche allo stato puro: gialla, grigia e nera. Fonde a 814°C ed ha una densità di 5,7 g/cc.
Si trova nei terreni e nelle rocce in piccole concentrazioni.

I vulcani ed i microrganismi sono le principali fonti naturali di arsenico con un totale di circa 23,000 t/anno nel mondo ma le emissioni inquinanti umane ne rilasciano ben 80,000 t/anno, solo dalla combustione del carbone che lo contiene in piccole ma non certo trascurabili quantità. Questo inquinamento si concentra molto raramente ma si sparge facilmente trasportato dal vento e dalle acque; l’ arsenico non viene estratto come prodotto principale dall’ industria, ma come sottoprodotto nell’ estrazione del rame e del piombo; i lavoratori di queste industrie sono pertanto tra i più a rischio di intossicazione acuta o cronica.

L’arsenico è estremamente tossico; non a caso, è sempre stato uno dei veleni preferiti dagli assassini di ogni epoca.
Attualmente, l’ esposizione maggiore è possibile attraverso l’ aria nei luoghi di lavoro, dove viene tenuto del legno trattato con l’ arsenico e per chi vive vicino a centrali termoelettriche, cementifici e fonderie che bruciano carbone. Dall’ aria, l’ arsenico passa facilmente al suolo ed alle acque.

L’ esposizione cronica all’ arsenico inorganico o metallico o all’ arsina (i più tossici) causa i seguenti disturbi:

- minore produzione di globuli rossi e bianchi, quindi anemia
- Irritazioni in tutto l’ apparato digerente
- Irritazioni ai polmoni
- Molto probabilmente cancro polmonare, cutaneo, epatico, linfatico alla vescica e al seno
- Sterilità
- Passa attraverso la placenta e crea deformità nel feto
- Deficit immunitario
- Danni cardiaci
- Danni neurologici gravi
- Danni ematici con perdita di emoglobina nelle urine (causato dall’ arsina)

Nell’ intossicazione acuta, la dose letale è intorno a 100 mg e causa danni molto gravi all’ apparato digerente con diarrea sanguinolenta, danni epatici e renali, vasodilatazione e gonfiori diffusi e lesioni del sistema nervoso, fino alla morte per shock.

Nel nostro paese sono sostanzialmente tre le cause della presenza di questo metallo: una di tipo geogenica, ossia legata al carattere vulcanico del territorio ed è sostanzialmente questa la causa naturale della presenza di As nell’acqua, ma la presenza dell'arsenico è dovuta come già detto, dalla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile e, soprattutto, dall'uso in agricoltura di erbicidi e diserbanti che si concentrano nella falda e la inquinano.

Ma come si è arrivati a questo punto? Giuliano Cannata docente di Pianificazione dei bacini idrografici all'Università di Siena ha dichiarato che in realtà l'acqua all'arsenico non è una novità, c'è sempre stata in alcune zone del nostro paese. La questione è scoppiata nel 2001 quando è entrata in vigore la normativa che ha imposto regole più stringenti.

 Fino a qualche anno fa i limiti erano di 100 microgrammi per litro (ug/L), passati poi a 50 ug/L, fino agli attuali 10 ug/L; Va detto però che da allora anche i valori nelle acque sono scesi molto. Sono 128 i Comuni italiani che secondo l'Unione europea devono al più presto mettersi in regola con la direttiva sulla concentrazione massima di arsenico ammessa nell'acqua potabile (98/83/CE): si tratta dei Comuni ai quali l'Ue in ottobre ha negato la terza deroga (l'ultima possibile), dopo le prime due concesse dal Ministero della Salute italiano. In totale sono interessati circa 1 milione di cittadini, quelli che ad oggi usufruiscono di acqua potabile 'fuori legge'.

La direttiva Ue  che recepisce i limiti indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - stabilisce che per ogni litro di acqua potabile ci devono essere massimo 10 ug/L (10 milioni di grammo) di arsenico e che in ogni caso, non si deve oltrepassare, come valore massimo accettabile per la tutela della salute umana, una concentrazione di 20 ug/L per un periodo limitato di tempo. Dopo le due deroghe già concesse in Italia, per i Comuni non a norma la Commissione europea ha respinto tutte le richieste di rinvio al di sopra di questo valore.

Secondo i dati diffusi da Legambiente, i 128 Comuni interessati (l'1,6% dei comuni italiani) si trovano in 5 regioni: Lombardia, Trentino Alto Adige, Lazio, Toscana e Umbria. Il problema riguarda soprattutto il Lazio, dove si trova il maggior numero di Comuni (91, il 71%) e di utenti (851.529) che si trovano ora con l'acqua potabile fuori legge, in attesa che vengano attuati gli interventi previsti per riportare i valori di arsenico sotto i limiti consentiti.

La situazione nella provincia di Latina non è così allarmante come si vuole far pensare: la maggior parte dei Comuni presenta valori medi di arsenico al di sotto del limite massimo di 10 μG/L imposto dalla legge. Lo sostiene Acqualatina in una nota dopo l’esplosione del “caso arsenico” a Latina e provincia.

In riferimento ai dati riportati da diverse testate locali e nazionali in merito alla decisione dell’UE sulle deroghe per i valori di arsenico nell’acqua ad uso potabile, il gestore fornisce alcuni chiarimenti: per quanto riguarda l’ATO4 – Lazio Meridionale, occorre specificare che la situazione dell’arsenico è ben diversa da quella descritta da più parti; alcuni dei Comuni gestiti da Acqualatina (Aprilia, Latina, Pontinia, Priverno, Sabaudia e Sezze) hanno presentato in passato valori medi di arsenico superiori ai 10 μG/L consentiti per legge che però, grazie ad interventi mirati del gestore, nel corso degli anni sono rientrati nella normalità. Altri Comuni come Cori e Sermoneta, invece, nonostante i primi interventi eseguiti, riportano oggi valori leggermente superiori seppur compresi nella soglia di 20 μG/L stabilita dalla Comunità Europea. Per questi Comuni è stata chiesta una deroga impostata ai limiti massimi del previsto (50 μG/L) anche se la richiesta va intesa con carattere puramente cautelativo in quanto i valori di arsenico per questi Comuni sono al di sotto dei 20 μG/L, come prevede la richiesta di deroga presentata alla Regione Lazio per il 2011.

Tra questi, solamente per i due terzi del territorio del Comune di Cisterna di Latina i valori superano i 20 μG/L, mentre per la restante parte del Comune i valori medi di arsenico sono di poco inferiori ai 20 μG/L ; proprio su questi casi Acqualatina S.p.A. ha concentrato la propria attenzione studiando un piano di azioni a breve e a lungo termine discusso nella giornata del 24 Novembre 2010.

Nella tabella che segue sono rappresentate le medie rilevate nel primo semestre 2010.

 

 

 


 

1035

 

Il piano di Acqualatina S.p.A. per la risoluzione del problema dell’arsenico è stato discusso nella conferenza del 24 Novembre con il Comune di Cori, il Comune di Cisterna di Latina e con i rappresentanti della Segreteria Tecnico-Operativa dell’ATO4, dei Comuni di Cori e di Cisterna di Latina, dell’ASL e dell’ARPA Lazio in concomitanza con la mancata concessione della deroga.

Nel corso di questo primo incontro è stato presentato da Acqualatina S.p.A. un piano di azioni a breve e a lungo termine per la risoluzione della problematica nei due Comuni di Cori e Cisterna di Latina, impattati dai nuovi limiti imposti dall’UE per i valori di arsenico. Per quanti riguarda il Comune di Cisterna di Latina, i cui valori di arsenico sui due terzi del territorio comunale superano i 20 μG/L, sono già in atto i lavori di costruzione di una condotta di captazione che, a partire dal 2012, permetterà di rifornire il Comune direttamente dalla centrale di Ninfa che non mostra presenza di arsenico. Per il Comune di Cori, che vede comunque valori di arsenico mediamente inferiori ai 20 μG/L, il gestore sta predisponendo l’installazione di un impianto di trattamento delle acque. Questa la soluzione a lungo termine nei due Comuni per riportare i valori sotto il limite consentito dalla legge (10 μG/L). In attesa della conclusione dei lavori a Cisterna, al fine di sopperire nell’immediato, il gestore ha previsto anche per questa zona l’installazione di un impianto di trattamento delle acque che permetterà un notevole abbattimento dei valori di arsenico.

Durante la riunione Acqualatina S.p.A. ha garantito un piano di monitoraggio straordinario e continuo al fine di rilevare e comunicare prontamente eventuali valori fuori norma alle autorità competenti. Punto importante della conferenza sono state anche le strategie che saranno mirate, grazie ad un lavoro sinergico con i media e gli studi medici, all’informazione sul corretto utilizzo della risorsa idrica, specie per le fasce più esposte come donne incinte e bambini al di sotto dei 3 anni. Proprio in questi giorni i risultati presentati a Borgo Santa Maria hanno fatto registrare il valore di 11 ug/L creando così un allarmismo in tutta la zona tanto che è stata interdetta l’uso dell’acqua per i bambini dai 0 ai 3 annni.

È importante recepire ed attenersi alle direttive dell’ UE a livello nazionale per segnalare al Ministero della Salute le specifiche in materia di utilizzo della risorsa idrica, ma sarebbe opportuno organizzare degl’ incontri finalizzati alla diffusione capillare e puntuale dell’informazione.

Da quanto detto c’è da dire che nella provincia di Latina l’allarmismo non deve essere una realtà significativa (Dic.2010).

 

                                                                                                                      Cinzia Manchi

 


 

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