AMBIENTE E SICUREZZA: UN PROBLEMA A LIVELLO
GLOBALE
di Mario Leporace
Il clima è da sempre
oggetto di uno studio continuo e particolareggiato in quanto, i suoi
continui mutamenti, hanno modificato, nel corso degli anni, la
superficie della Terra e, soprattutto, hanno condizionato la vita degli
organismi che la abitano.
A livello
tecnico-scientifico i mutamenti climatici sono delle variazioni a
livello globale del clima della Terra rispetto ai valori medi; ad ogni
sua variazione uomini, piante e animali hanno dovuto trovare nuove
forme di adattamento, spesso migrando in cerca di ambienti più ospitali.
Fino a quando tali
mutamenti sono dovuti a cause naturali, di sicuro le variazioni
climatiche non costituiscono di per sé un motivo di preoccupazione;
altro è se dovute ad attività umane.
Sono proprio le attività
umane ad interferire col bilancio radioattivo del pianeta attraverso la
continua immissione di sostanze capaci di aumentare il cosiddetto “effetto
serra”, ovvero un fenomeno naturale che si verifica
nell’atmosfera terrestre che permette alle radiazioni solari di
attraversare l'atmosfera terrestre ed impedisce a buona parte delle
radiazioni infrarosse riflesse di tornare nello spazio esterno.
La conseguenza di tale
effetto naturale è il mantenimento della temperatura della superficie
terrestre di circa 33°C più calda di quanto sarebbe stata senza
atmosfera, permettendo lo sviluppo delle forme viventi.
I gas che contribuiscono
naturalmente a questo meccanismo includono il vapore acqueo, l'anidride
carbonica, l'ozono ed il metano.
Le emissioni di origine
antropogenica di questi ed altri gas, quali metano (CH4) e ossido di
azoto (N2O), avvenute negli ultimi 200 anni, stanno creando un aumento
di questo fenomeno.
Questi gas (GHGs,
Greenhouse gases) vengono generati da una grande quantità di attività
umane, fra cui la principale è l'uso di combustibili
fossili, ma anche lo
smaltimento di rifiuti in discariche, la deforestazione, varie pratiche
agricole ed industriali.
L'anidride carbonica è
uno dei principali responsabili dell'incremento dell'effetto serra,
soprattutto perché la sua produzione mondiale è enorme, attualmente
valutata intorno alle 6 gigatonnellate/anno. Dall'era preindustriale ad
oggi la concentrazione di CO2 è aumentata del 30% (per il CH4 è
raddoppiata, per gli NOx è aumentata del 15%).
Quest’aumento ha
provocato un incremento di calore fornito alla superficie terrestre pari
a circa 2,8 W/mq. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche e
sulla base dei più recenti studi dell’IPCC (Intergovernemental Panel on
Climate Change) la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere
che, a causa dell’aumento delle concentrazioni di gas serra in
atmosfera, nel prossimo futuro potremmo aspettarci una serie di fenomeni
particolarmente preoccupanti, tipo:
- Aumento della
temperatura del pianeta.
Dal 1860, la temperatura
media della Terra è aumentata di 0,6°C.
- Aumento delle
precipitazioni,
soprattutto nell’emisfero Nord, e particolarmente alle
medie e alte latitudini. Diminuzione delle piogge nelle regioni
tropicali e subtropicali;
- Aumento nella
frequenza e nell’intensità di eventi climatici estremi come
alluvioni, tempeste, ondate di caldo o freddo eccessivo.
- Aumento del
rischio di desertificazione
in alcune zone;
-
Diminuzione dei ghiacciai presenti nelle principali catene
montuose mondiali;
- Crescita del
livello del mare.
Negli ultimi 100 anni si
è già verificato un innalzamento di circa 10/25 cm.
Al fine di evitare le
conseguenze tragiche descritte dagli studi effettuati dall’IPCC, nel
corso degli anni si sono organizzate diverse conferenze con al centro
sempre lo sviluppo sostenibile e i cambiamenti climatici.
Il dibattito sulla
questione ambientale è nato tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso con
la formazione delle prime Associazioni ambientaliste ed ebbe come nodo
centrale il rapporto tra economia e ambiente, nella sempre più evidente
necessità di preservare la qualità del patrimonio naturale e nella
consapevolezza che, essendo le risorse del pianeta tendenzialmente
esauribili, dovessero essere rivisti ed equilibrati i modelli di
sviluppo.
La prima seria
conferenza venne nel 1972 a Stoccolma, con il tema principale “La Terra
come capitale da preservare”; essa fu la prima conferenza che, su scala
mondiale, ha toccato i temi ambientali e adottato una Dichiarazione
all’interno della quale la tutela dell’ambiente diveniva parte
integrante dello sviluppo, uno sviluppo compatibile con le esigenze di
salvaguardia delle risorse.
Dalla consapevolezza di
voler operare verso azioni orientate all’eco-gestione del territorio e
delle attività antropiche prende l’avvio il concetto di “Sostenibilità”
e “SviluppoSostenibile”, contenuto nel Rapporto “Our Common Future
(1987)” Commissione Bruntland, che gli diede la sua accezione più nota,
ovvero lo sviluppo che “garantisce i bisogni delle generazioni attuali
senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a
soddisfare i propri”.
Altro caposaldo dello
sviluppo sostenibile è rappresentato dalla Conferenza delle Nazioni
Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 che, nella sua Dichiarazione,
sancisce i ventisette Principi su ambiente e sviluppo, i Princìpi delle
foreste e l’Agenda 21. Dopo la conferenza di Rio altri eventi sono degni
di nota:.
·
Nel 1997
il protocollo di Kyoto, in Giappone; entrato in vigore il 16 febbraio
2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia;
·
Nel 2000,
a Montreal, il Protocollo sulla biosicurezza;
·
Nel 2001,
a Stoccolma, la Convenzione sulle sostanze inquinanti non degradabili.
La conferenza di Kyoto
(il cui protocollo è entrato in vigore nel febbraio 2005) ha
rappresentato un momento di svolta, non solo inducendo a livello
internazionale i Paesi a riflettere sulle proprie politiche, attraverso
il processo di contrattazione per la ratificazione del Protocollo, ma
anche delineando obiettivi mirati alla riduzione dell’impatto
ambientale.
In particolare ha
contribuito a rafforzare o ad istituire politiche nazionali di riduzione
delle emissioni inquinanti attraverso il miglioramento dell’efficienza
energetica, lo sviluppo di fonti rinnovabili, la diffusione di modelli
agricoli più sostenibili.
A livello comunitario,
una prima tappa verso l’elaborazione di una strategia a favore
dell’energia rinnovabile era stata compiuta dalla Commissione Europea
con l’adozione, alla fine del 1996, del Libro Verde “energia per il
futuro: Le Fonti energetiche rinnovabili”, il quale ha suscitato un
vasto dibattito pubblico incentrato sul tipo e sulla natura delle misure
prioritarie da prendere.
I numerosi contributi ricevuti hanno
concorso alla stesura del
Libro Bianco
per una strategia ed un
piano di azione della Comunità (1997).
Con il libro Bianco
l’Unione Europea si è proposta di conseguire un approvvigionamento
dell’energia primaria derivato almeno per il 12% da fonti
rinnovabili entro il 2010 – 2012.
Tale obiettivo è stato poi confermato da una
risoluzione del Consiglio Europeo del 1998 e dal
Libro Verde sulla
sicurezza dell’approvvigionamento energetico del 2000,
che ha affrontato anche il tema della dipendenza energetica dei Paesi
membri.
L’impegno della
Commissione Europea in materia è desumibile anche dai numerosi strumenti
legislativi, già attuativi o in fase di attuazione, che si sono
susseguiti dal 2000 fino ad oggi.
Tra gli strumenti legislativi che hanno
trovato una più decisa applicazione,
la
Direttiva 2001/77/EC
sta concorrendo in modo concreto non solo alla promozione delle fonti
rinnovabili per la produzione di energia elettrica, chiamando ogni stato
membro a fissare un proprio obiettivo di produzione di energia elettrica
derivata da fonti energetiche rinnovabili, ma anche al rispetto delle
modalità di adempimento di tali obiettivi, monitorate attraverso
un’attività di reporting così come previsto dall’articolo 3 della stessa
Direttiva, anche con riferimento agli Stati Membri entrati a far parte
dell’Unione Europea con il recente processo di allargamento.
Con il Decreto
Legislativo n. 387 / 2003 l’Italia ha recepito la Direttiva,
gettando le basi per la creazione di strumenti normativi che puntino
anche alla biomassa come fonte indispensabile per raggiungere gli
obiettivi di sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili.
Tali obiettivi sono stati sostenuti
indirettamente anche da misure legislative (articolo
11 del d.lgs. n. 79/99) che
si proponevano il superamento del criterio d’incentivazione tariffaria,
noto come CIP 6/92, con l’introduzione di titoli commerciali grazie ai
quali passare a un meccanismo di mercato competitivo basato su “titoli
ambientali negoziabili”: I
Certificati Verdi.
A dodici anni dal
protocollo di Kyoto le grandi potenze del mondo hanno deciso di
replicare con il cosiddetto pacchetto clima-energia: il
famigerato “20:20:20”; Lo scopo è indirizzare l'Europa sulla giusta
strada verso un futuro sostenibile sviluppando un'economia a basse
emissioni di CO2 improntata all'efficienza energetica. Sono previste le
seguenti misure:
·
Ridurre i
gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo accordo internazionale);
·
Ridurre i
consumi energetici del 20% attraverso un aumento dell'efficienza
energetica;
·
Ampliare
fino al 20% la quota delle fonti energetiche rinnovabili.
Il tutto entro il 2020.
Il “pacchetto”
Clima/Energia accentua la posizione unilaterale dell’Europa, che dovrà
sostenere uno sforzo economico e industriale che non ha riscontro in
analoghi impegni delle economie sviluppate ed emergenti, con un
risultato marginale in termini di riduzione delle emissioni globali di
CO2. Infatti, una riduzione del 20% delle emissioni europee corrisponde
a meno del 4% su scala globale.
Questo per effetto
dell’aumento della domanda di energia primaria mondiale, sostenuta dai
combustibili fossili: si calcola che nel 2020 le emissioni di CO2
saranno superiori di oltre il 60% ai livelli del 1990. La Cina è la
maggior responsabile di tale aumento, e già alla fine del 2007 ha
ereditato dagli USA il ruolo di maggior “emettitore” al mondo. Per
quanto riguarda l'Italia, dovrà tagliare il 13% di emissioni di C02 nei
settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) e dovrà
aumentare al 17% i consumi energetici da fonti rinnovabili entro il
2020, rispetto ai livelli del 2005.
Le misure previste
accresceranno significativamente il ricorso alle fonti energetiche
rinnovabili in tutti i paesi e imporranno ai governi obiettivi
giuridicamente vincolanti. Grazie a una profonda riforma del sistema di
scambio delle quote di emissione, che imporrà un tetto massimo alle
emissioni a livello comunitario, tutti i principali responsabili delle
emissioni di CO2 saranno incoraggiati a sviluppare tecnologie produttive
pulite.
(08.2010)
Mario Leporace |