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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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 AMBIENTE ED ENERGIA: FATTORI INDIVISIBILI

di Domenico Monorchio 

 

È ormai conclamato il consenso scientifico sull’evidenza dei cambiamenti climatici e sulle sue cause; evidenziate dall’incidenza del fattore antropico sull’innalzamento della concentrazione di gas serra in atmosfera.

Secondo  gli ultimi incontri mondiali (Copenhagen 2009) bisogna intervenire per contrastare le cause dei cambiamenti climatici ed assumersi un impegno soprattutto nei confronti delle generazioni future, considerando che le emissioni di CO2 oggi prodotte resteranno per circa 100 anni nell’atmosfera.

Alcuni effetti dei cambiamenti climatici in corso sono già visibili e riguardano l’aumento della temperatura media del pianeta; l’incremento della frequenza di eventi estremi; l’accelerazione della crescita del livello del mare nonché fenomeni di desertificazione e riduzione o modificazione della biodiversità, con effetti anche sul settore agricolo. Insomma un mix di eventi  che, come possiamo notare, anno una frequenza e una ciclicità tali da poter considerare che quello che i media ci propongono come film da fantascienza si possa per davvero avverare.

Per quel che riguarda la mitigazione del cambiamento climatico, il Protocollo di Kyoto rappresenta il primo negoziato , quindi un paletto fermo, per la riduzione concordata a livello internazionale delle emissioni dei gas a effetto serra.

Ma l’ostacolo che dobbiamo superare per essere in linea con i parametri concordati diventa sempre più invalicabile.

La scelta di iniziare con utilizzo di altri fonti di energia è diventato un fatto socio-politico complesso ed importante, che dipende dalla disponibilità di risorse, dal costo di una fonte in relazione alle condizioni particolari di una nazione, dall'affidabilità delle centrali di produzione di

energia e dalla protezione dell'ambiente.

Trovare un equilibrio tra fabbisogno e tutela ambientale ci obbliga a progettare e realizzare una vero e proprio sistema energetico ed uno sviluppo più sostenibile.

Le risorse energetiche attualmente utilizzate derivano per l’80% da combustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale) e per il resto da energia nucleare, idraulica e biomasse, in proporzioni più o meno uguali. I combustibili fossili e lo stesso uranio, tuttavia, sono risorse esauribili.

 

SITUAZIONE IN ITALIA

Anche se la crescita economica italiana è stata di piccola entità, nel corso del 2005, è stato corrisposto un limitato innalzamento della domanda complessiva d’energia e dell’intensità energetica.

Il consumo di energia primaria per fonti (come mostrato nel grafico sottostante) evidenzia un’ulteriore riduzione dei consumi dei prodotti petroliferi, che restano comunque la fonte che contribuisce in quota maggiore alla domanda di energia.

 

 

Si porta all’attenzione che il 7% delle fonti rinnovabili spiegabile da una forte prevalenza della produzione energetica da centrali idroelettriche dovute però dai fattori stagionali.

Le rinnovabili crescono, ma non velocemente quanto in consumi.

L’andamento del tipo di combustibile negli ultimi 10 anni è in crescita esponenziale è il metano.

Risulta evidente la nostra dipendenza energetica.

A questa situazione nasce la necessità di realizzare un nuovo quadro legislativo di riferimento in materia di promozione e di utilizzo delle rinnovabili nell’Unione Europea al fine di garantire al settore privato quella stabilità a lungo termine che è condizione necessaria per definire piani di investimento in questo settore.

Per conseguire entro il 2020 l’obiettivo del 20% di rinnovabili sul consumo totale di energia, la Commissione ha previsto un costo aggiuntivo medio annuo tra il 2005 e il 2020 compreso, in funzione essenzialmente del prezzo del petrolio, circo 20 miliardi di euro.

Per raggiungere tali obiettivi il Consiglio europeo ha invitato espressamente la Commissione ad elaborare entro il 2007 una proposta di direttiva che contenga disposizioni in merito agli obiettivi nazionali degli Stati membri, agli obiettivi settoriali per fonte e alle misure per il loro conseguimento nonché disposizioni per garantire la produzione e l’uso sostenibile di biomassa evitando i conflitti tra i diversi usi.

 

UN ESEMPIO DI SCELTA : LA BIOMASSA

L’utilizzo delle biomasse presenta una grande variabilità in funzione dei tipi dei materiali disponibili e, nel tempo, sono state sviluppate molte tecnologie di conversione energetica, delle quali alcune possono considerarsi giunte ad un livello di sviluppo tale da consentirne l’utilizzazione su scala industriale, altre, invece, più recenti e molto complesse, necessitano di ulteriore sperimentazione al fine di aumentare i rendimenti e

ridurre i costi di conversione energetica.

La sostenibilità della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ed in particolare quella da biomasse vegetali, trova concretezza e terreno di sviluppo nella interazione con le istituzioni, gli enti e le comunità locali.

Il fattore di successo nasce e raggiunge il suo massimo rendimento proprio a livello locale dove la capacità di abbinare progetti di recupero, trasformazione e valorizzazione delle biomasse forestali ed agricole con la generazione di energia e la fornitura di servizi al territorio.

I processi utilizzati attualmente sono riconducibili a due categorie: processi termochimici e processi biochimici, all’interno dei quali si suddividono le tecnologie attualmente disponibili, tra le quali, ad eccezione della combustione diretta, tutte rappresentano dei pretrattamenti, mirati ad aumentare la resa termica, a sfruttare sino in fondo il materiale disponibile, a migliorarne la praticità di trasporto ed impiego e le caratteristiche di stoccaggio oppure a ridurre residui dopo l’utilizzazione.

Il più semplice dei processi termochimici; la combustione diretta è stata, per molto tempo, l'unico mezzo per produrre calore ad uso domestico ed industriale.

Oggi la combustione interessa non solo la legna, ma anche gli scarti forestali, la paglia, i residui dell'industria del legno (segatura, trucioli), dell'industria agroalimentare (gusci, noccioli, ecc.), ed i rifiuti solidi urbani.

La quantità di energia termica fornita dalla biomassa è funzione del tipo utilizzato, della quantità di ceneri e del contenuto di umidità.

Il risultato dei suddetti processi è la produzione di calore mediante dei vettori, quali aria o acqua.

Elenchiamo i vantaggi apportati all’utilizzo delle biomasse:

 

- Bilancio zero delle emissioni di anidride carbonica

- Ampia disponibilità sul territorio

- Possibilità di sfruttamento di residui difficili e onerosi  da smaltire.

Nonostante tutti questi vantaggi, è solo da pochi anni a questa parte che valutiamo positivamente questo tipo di trasformazione energetica, per ragioni legate essenzialmente a problemi connessi con la bruciatura delle biomasse, più nel dettaglio ai residui di bruciatura di ceneri e polveri, con conseguenti difficoltà di pulizia delle caldaie e scarsa efficienza energetica nella fase di combustione e nella fase di trasformazione di energia termica in energia elettrica.

Tutti questi problemi sono stati risolti grazie al miglioramento della tecnologia di sfruttamento delle biomasse, la quale attualmente ha raggiunto un soddisfacente livello di sviluppo.

Le biomasse sono sempre state considerate un combustibile a basso costo, ma ciò vale solo se prendiamo in considerazione il valore intrinseco del materiale, perché alla fine ciò che incide di più sono i costi di trasporto.

E’ il caso, ad esempio, delle biomasse derivanti dalle utilizzazioni forestali, o delle biomasse di origine agricola, che in genere risultano molto disperse nel territorio e ciò ne rende molto oneroso il concentramento.

Il trend positivo di utilizzo della combustione delle Biomasse e rappresentato dal seguente grafico :

 

 

In definitiva l’applicabilità è verificata per qualsiasi impianto di potenza compresa tra 400 e 1500 kw in grado di operare a pieno carico per il maggior numero possibile di ore (almeno 5000) e nel caso in cui sia disponibile in loco una grande quantità di biomassa concentrata.

Nell'ottica della diversificazione delle fonti rinnovabili, inoltre, lo sfruttamento a fini energetici delle biomasse rappresenta, in particolare per l'Italia, un importante giacimento energetico potenziale, che potrebbe permettere di ridurre la vulnerabilità nell'approvvigionamento delle risorse energetiche e limitare l'importazione di energia elettrica. Si valuta, infatti, che la disponibilità di biomasse residuali (legno, residui agricoli e dell'industria agroalimentare, rifiuti urbani e dell'industria zootecnica), in Italia, corrisponde ad un ammontare di circa 66 milioni di t di sostanza secca l'anno equivalente a 27 Mtep..

 

CONCLUSIONI

Nonostante l'Italia sia un Paese abbastanza ricco di foreste, solo 1/3 della naturale produttività di queste è attualmente sfruttato. Con un adeguato programma di rimboschimento e mantenimento delle foreste, potrebbero rendersi disponibili nuove biomasse per circa 2 Mtep/anno.

I “poteri di scelta” stanno in ognuno di noi quindi non  sprechiamo o sfruttiamo risorse indispensabili e utili per uno sviluppo economico.

(Giu.2010)

 

Domenico Monorchio

 


 

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