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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ANALISI INCENDI IN ITALIA: DECENNIO 1997/2007

di Antonio Tabarroni 

 

E’ una questione irrisolta quella degli incendi nella penisola italiana per una serie di motivazioni che tenterò di analizzare con l’ausilio di dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato nel dossier ‘Incendi e legalità’[1] e da Legambiente nel decennio 1997/2007.

Per valutare attentamente la problematica degli incendi in Italia non bisogna incorrere nella frenesia di voler generalizzare a tutti i costi sulle cause e le conseguenze : periodo, clima, ma soprattutto territorio sono variabili fondamentali se si vuole tentare di descrivere un fenomeno devastante e, purtroppo, non raro in Italia.

La stagionalità è un fattore dominante o meno a seconda delle caratteristiche climatiche dei luoghi presi in esame: nel periodo estivo in quelli secchi e aridi maggiori sono le probabilità di incendi nelle zone boschive (specie in soprasuoli giovani e cedui) con coperture morte nel territorio centro-meridionale, nel periodo invernale, da Gennaio a Marzo, i pericoli maggiori si riscontrano nei territori dell’arco alpino come la Liguria, il Piemonte ed il Veneto. A favorire la propagazione dell’incendio contribuisce l’azione comburente del vento, la quantità di acqua presente nei tessuti delle piante e la disposizione dei materiali combustibili .

Le naturali condizioni di aridità, se accompagnate da aspetti antropici negativi, fanno aumentare in maniera esponenziale il  rischio d ‘incendio. E mi riferisco alle dinamiche che negli ultimi decenni hanno portato all’abbandono delle zone collinari e/o montuose più o meno impervie, all’impatto/ ambientale  dato da forme di insostenibilità turistica, agli interessi speculativi e malavitosi.

Un primo tipo di incendiò è causato quindi dall‘esodo di agricoltori e pastori i quali garantivano, tramite la propria attività selvicolturale quotidiana, il controllo e il rispetto  dell’ambiente di ‘lavoro’.

Altri utenti, questa volta con la loro presenza, favoriscono la propagazione di incendi; sono, infatti, principalmente derivati da inciviltà e negligenza dei guidatori lungo le strade viarie e autostrade, da cause dolose  e volontarie  allo scopo di distruggere la zona boschiva per creare terreni coltivabili e di pascolo, dalla trasformazione illegale  del terreno rurale in edificatorio, da forme di protesta contro  particolari restrizioni politiche, amministrative, sociali (ritorsioni), da vendette tra privati ed infine da  atti vandalici generici.

 

La situazione nel 1997 ….

 

Dalla distribuzione regionale degli incendi nel 1997 a livello quantitativo (numero incendi nell’anno)  e la tipologia di essi (se dolosi o involontari) in forma percentuale, si può notare come la gravità del fenomeno (da 600 incendi oltre i mille) sia distribuita geograficamente senza grosse distinzioni tra la parte settentrionale e quella meridionale . Altissimo (più di mille) è il numero degli incendi avvenuti in Campania e Calabria (da spiegare per via dell’estate piuttosto calda e ventosa nei territori interni come l’appennino campano e  le alture della Sila ma anche da fenomeni di malavita organizzata e abusivismo edilizio[2]) mentre in Toscana (specie nel paesaggio appenninico )l’abbandono delle zone interne e una carente politica di salvaguardia hanno provocato un eccessivo numero di fenomeni registrati  dal corpo forestale.

In tutte e tre queste regioni decisivo è l’impatto antropico: ben oltre il 70% degli incendi sono di forma dolosa infatti in Calabria e Campania, e circa il 60% per quanto riguarda la Toscana,dimostrazione (si noti la carta nel caso) della maggior percentuale di cause volontarie su quelle accidentali specie nelle regioni meridionali.

Diverso il caso di Sardegna e Liguria che presentano un alto numero di incendi (tra 800 e 1000) ma con cause scatenanti diverse : se nella prima maggiori sono quelle involontarie (disattenzioni dei turisti nell’arco estivo nelle fitte zone boschive) nella seconda più dell’ 80%  dei fenomeni sono di natura volontaria e dolosa.  Lazio e Sicilia( la cui evoluzione nel tempo verrà analizzata con carte successive), nel 1997 presentano una situazione già pericolosa per via dell’alto tasso di cause dolose su quelle involontarie .Val d’Aosta e Marche,invece, raggiungono valori minimi caratterizzati da bassissimi indici, sia dal punto di vista numerico sia percentuale.

 

….e dieci anni dopo (2006)

 

A distanza di quasi dieci anni (1997-2006), la situazione in Italia appare in netta fase di miglioramento. Un trend in diminuzione in quasi tutte le regioni ha rispecchiato , probabilmente, una maggior consapevolezza dei governi locale nell’agire ed intervenire in maniera massiccia e preventiva sulla questione degli incendi.

Bisogna, però considerare anche la particolare stagione climatica caratterizzata nel 2006 da una maggior piovosità nel periodo estivo rispetto allo stesso dato riferito all’estate 1997.

Tutte le regioni settentrionali presentano valori sotto i 200 incendi l’anno (eccezion fatta per Piemonte e Liguria )[3].

Meno drammatica rispetto al 1997 è la situazione nell’Italia centrale con il sostanziale calo di tutte le regione (eccetto l’Abruzzo) e nel centro sud con diminuzioni di valori nelle regioni più a rischio cioè Calabria e Sardegna. Permane,  invece,  risultato di maldestre politiche di salvaguardia e non solo, l’alto  numero di incendi in Sicilia: valore che si attesta attorno ai 900 incendi all‘anno nel 2006.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’analisi  del grafico a linee qui rappresentato definisce l’evoluzione del numero di incendi a livello regionale (in questo caso Sardegna,Sicilia e Toscana) nel quadriennio 2003-2006 .Si possono notare valori ancora troppo elevati per poter definire queste regioni come zone non ad alto rischio di’incendio: sebbene  non ci siano i picchi toccati dagli oltre 3000 incendi in Sardegna nel 2005 rimangono comunque valori (per tutte e tre le regioni) tra i 500 ed i 1000 incendi.

 

- Un anno drammatico : 2007

 

Il 2007 si presenta come un anno drammatico considerato l’elevato numero di incendi in tutti i territori della penisola e dei terreni bruciati, risultato dato dall’eccessivo grado di volontarietà come causa scatenante, dall’inefficacia delle misure legislative , politiche e operative intraprese dai governi locali . Il trend di miglioramento che si stava delineando, seppur con lentezza e non capillare distribuzione, non viene confermato nel 2007. Può aiutare un ‘attenta lettura dei dati forniti nel Settembre 2007 dal Corpo Forestale dello Stato per comprendere meglio la pericolosità di tale fenomeno:

 

dal 1° gennaio al 2 settembre 2007 si sono verificati complessivamente 7.797 incendi boschivi che hanno percorso  127.151 ettari, di cui 61.100 boscati e  66.051 non boscati. Rispetto allo stesso periodo del 2006 quando i roghi erano stati 4.596, si assiste ad un aumento del 70% del numero degli incendi. In aumento (+270%) anche la superficie totale percorsa dalle fiamme che passa da 34.758 ettari del 2006, agli attuali 127.151. La superficie boscata andata in fumo è notevolmente aumentata (+350%) rispetto alla superficie rilevata nello stesso periodo del precedente anno (13.662 ettari del 2006 contro i 61.100 del 2007), aumenta del  210% anche quella non boscata (21.096 ettari del 2006 contro i 66.051 del 2007).

 

Grafico della superficie bruciata in Italia (periodo 2003-2007).Elaborazione a cura di Tabarroni Antonio

 

A livello territoriale si identifica  la Campania come il posto “più colpito” d’Italia nel periodo gennaio-settembre con 1.707 incendi. Seguono la Calabria (1.614), il Lazio (591), la Sardegna (553), la Toscana (547), la Puglia (402), la Basilicata (389), il Piemonte (324), la Sicilia (313), l’Abruzzo (250), il Molise (225), la Liguria (218), la Lombardia (158), l’Umbria (123), l’Emilia Romagna e le Marche (101). In Calabria, invece, si è avuta la più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco (9.608 ettari).

(Gen. 2010)

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[1] Dall’indirizzo web http://www2.corpoforestale.it/web/guest/ilcfs/eventiemanifestazioni/iniziative/2007incendilegalita è consultabile il dossier ‘Incendi e legalità’ in cui vengono forniti dati importanti circa la distribuzione e l’evoluzione degli incendi dal 2003 al 200

[2].. nonostante già dal 1985 fosse in vigore la legge Galasso sul vincolo paesaggistico nelle zone percorse da fuoco.

[3] La regione Liguria passa da un valore di 800 nel 1997 a 200 nel 2006 dimostrando un sostanziale trend di miglioramento.

 

Antonio Tabarroni

 

 


 

 

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