L’ARCHITETTURA BIOECOLOGICA
di
Fausto Lombardi
In questi
ultimi anni l’interesse per l’architettura bioecologica ha conosciuto un
apprezzabile sviluppo anche nel nostro Paese, particolarmente in alcune
regioni che più di altre hanno risentito del benefico influsso dei venti
che spiravano da Oltralpe, dal mondo di lingua tedesca e dalla Francia
soprattutto. Da alcuni anni è possibile frequentare corsi, seminari e
convegni dedicati alla bioedilizia, non mancano le associazioni che si
occupano di stimolare l’interesse e approfondire le conoscenze in merito
alla scelta dei materiali e agli orientamenti internazionali, non è
difficile imbattersi in esposizioni e manifestazioni fieristiche che
presentano i risultati più significativi di ricerche e proposte con le
quali ridare forma alle nostre case.
Già nel 1989
venne dato alle stampe un Manifesto per un’architettura
bioecologica che è ancora attualissimo e ha avuto il pregio di
far uscire la ricerca in bioedilizia da un contesto puramente tecnico,
inoltre ha costituito un punto fermo per le successive acquisizioni di
quest’orientamento costruttivo nel nostro Paese.
Il
Manifesto venne messo a punto da un gruppo di professionisti che
riflettevano sulle esperienze che li avevano portati a una critica
radicale dell’attuale modello di sviluppo e, in particolare, delle
tecniche e dei materiali costruttivi in uso nell’edilizia contemporanea.
Vediamo
dunque quanto scrivevano gli architetti Siegfried Camana, Gianfranco
Carignano, Enrico Micelli ed Ermes Santi affrontando alcune tematiche
che andavano ben al di là di una semplice considerazione sulla “scelta
dei materiali da impiegare nell’edilizia”.
<<Se
osserviamo la situazione ambientale del pianeta dobbiamo constatare che
l’attuale modello di sviluppo sta per raggiungere il punto di rottura.
E’
necessaria una presa di coscienza generale per comprendere come si è
giunti a tale situazione , per evitare la catastrofe che si profila,
“inventando” un nuovo modello, che sia in grado di arrestare questo
processo di autodistruzione.
Con la
rivoluzione industriale nascono le concentrazioni operative, che
sfociano nel capitalismo sempre più teso a realizzare il massimo
profitto. L’evoluzione dei tempi e dei rapporti tra capitale e
proletariato spingono a una tecnologia sempre più raffinata, a
concentrazione capitalistiche (le multinazionali), al consumismo.
Questo è
ottenuto attraverso necessità indotte e fittizie, che creano necessità
di superlavoro e di spostamenti.
Il tutto
incide sulla conduzione familiare e determina stati di stress. Inoltre,
per produrre di più e guadagnare in tempo e denaro, si dà mandato,
soprattutto alla chimica, di trovare nuovi prodotti da imporre al
consumatore.
Il risultato
finale è l’inquinamento diffuso a tutti i livelli che mina la salute
dell’uomo; e la pubblicità sfrenata e suadente offusca la nostra
capacità di renderci conto di questo fatto.
Non c’è
alcun limite a questa frenesia edonistica e del profitto.
Inutili sono
stati finora le grida d’allarme di tanti scienziati, scossi dai disastri
che hanno colpito la terra in questi ultimi anni, e che sono stati
provocati dall’uomo.
L’uomo ha
raggiunto, con l’attuale modello di sviluppo, i limiti di tolleranza di
questa situazione innaturale. L’ambiente chiede ormai tregua alla
violenza che gli viene imposta.
L’attività
edilizia, in particolare, è per lo più fonte di distruzione
dell’ambiente. Essa non può più esprimersi come appropriazione di nuove
aree, sfruttate intensamente da un’attività costruttiva sempre più
prepotente.
Ragioni
pratiche, ma soprattutto etiche, impongono una inversione di rotta, come
nuova strada che permetta di determinare una diversa qualità della vita.
Occorre
analizzare ogni azione svolta dall’uomo sul territorio, trovare quelle
che gli sono nocive per eliminarle. Imporre che qualsiasi legge debba
obbedire innanzi tutto alla salvaguardia dell’intero ecosistema>>.
Fatta questa
premessa, gli autori proseguivano individuando i compiti della moderna
architettura:<< l’architettura assume funzione essenziale in questa
opera di risanamento per una ricalibratura del territorio, per un
ripristino ambientale per una riscoperta degli elementi fondamentali
del vivere in sintonia con la natura.
L’inserimento armonico dell’evento edilizio nell’ambiente è
indispensabile a tutti i livelli per ritrovare l’equilibrio tra natura e
l’uomo anche attraverso l’intervento costruttivo.
Tutte le
attività connesse con l’edilizia devono essere ristrutturate e integrate
con processi naturali, non alterati, in un’indispensabile verifica di
costante eco compatibilità.
Contemporaneamente, se necessario, deve cercarsi la via della
conversione o dello smaltimento. Nasce l’esigenza di inserire nel
contesto dell’architettura una nuova disciplina, l’”ARCHITETTURA
BIOECOLOGICA”: è questa la nuova strada che indichiamo come l’unica
attualmente capace di arginare il degrado dell’ambiente, dell’edilizia e
del vivere dell’umanità.
Essa si
propone, come elemento fondamentale, il ripristino di un territorio
sano, in cui inserire infrastrutture e servizi decisamente non
inquinanti, supporti di agglomerati urbani ‘vivibili’, per ritrovare
anche quei rapporti sociali che progressivamente si sono disgregati.
Considera
l’edificio come un organismo vivo, che deve inserirsi naturalmente nello
spazio e non costituire una barriera sigillata tra l’esterno e
l’interno, consentendo all’uomo di vivere in quell’equilibrio universale
a cui il suo organismo si è conformato nel corso dei millenni.
Inoltre,
essa è “totale” intendendo con ciò che deve occuparsi non solo
dell’edificazione, ma anche della ristrutturazione e dell’intervento sul
territorio. Punti qualificanti e basilari dell’ARCHITETTURA
BIOECOLOGICA sono:
- l’indagine
preliminare per individuare, localizzare e misurare gli elementi
perturbatori ed inquinanti che possono sussistere nell’ambiente, nei
materiali e negli impianti;
- l’analisi
della potenzialità energetica del sito, che dovrà essere utilizzata al
massimo grado, usando solo impianti tecnologici ecocompatibili ridotti
al minimo indispensabile e permettendo un microclima sempre gradevole in
un ambiente naturale riequilibrato;
- la tutela
e la salvaguardia dell’ambiente, anche in caso di inserimenti che devono
soddisfare alla condizione di compatibilità;
- i criteri
di scelta dei materiali, che devono rispondere ai seguenti punti
fondamentali :
a) siano
possibilmente reperibili in loco;
b) si
privilegino quelli naturali non nocivi, che non siamo stati resi
inquinanti da trasformazione strutturali, stravolgenti la loro
composizione chimica;
c) in ogni
caso di utilizzo e trasformazione essi conservino costantemente la
propria bioecologicità;
d) siano
riciclabili.
L’architettura bioecologica si propone di fornire infrastrutture e di
costruire manufatti volti al massimo benessere psicofisico del
fruitore, nel totale rispetto per l’ambiente, delle tradizioni e
cultura locali, e delle loro evoluzioni nel tempo, usando tecnologie,
materiali e modelli non alteranti.
Questo ci
permetterà di consegnare alle generazioni future un mondo di cui non
dovremo vergognarci ed in cui esse possano realizzare una vita migliore
della nostra>>.
Nelle
riflessioni proposte da quegli architetti sono dunque chiaramente
concentrati i presupposti fondamentali che stanno a monte
dell’architettura bioecologica. Negli scritti di altri autori, poi, una
specifica attenzione è prestata anche all’osservazione di quelle
‘’coincidenze’’ con le quali viene messo in relazione l’attuale
vertiginoso incremento di certe malattie nel nostro secolo, in special
modo del cancro. Tale osservazione si accompagna in particolare alla
riflessione sul fatto che le popolazioni che vivono ancora ‘’secondo
natura’’ sono esenti da certe malattie tipiche della civiltà
industriale, tanto che ci si chiede se questo fatto possa essere
imputato al modo di vivere.
In tale
contesto non viene escluso che una delle cause principali di queste
malattie possa essere connessa al modo di costruire le abitazioni, come
pure al modo di concepire ed edificare i luoghi di lavoro. Diversi
autori si spingono perciò ad affermare che tal volta questo fattore può
essere determinante, poiché all’interno delle nostre abitazioni
trascorriamo la notte e molte ore della giornata. Si è iniziato, come si
è accennato , a parlare di ‘’sindrome da costruzione malsana’’ e proprio
da queste considerazioni trae nuova linfa anche la geobiologia, una
scienza antica che studia l’influenza dell’ambiente sulla salute
dell’uomo, si intreccia all’architettura bioecologica e si cimenta con
lo studio dell’influenza delle ‘’forze’’ sprigionate dalla terra e di
diversi elementi naturali sul benessere dell’uomo. E lo fa a volte con
complesse e affascinanti considerazioni che scavano nell’inconscio
collettivo, come pure nelle inquietanti conoscenze dei popoli antichi.
(Dic. 2010)
Fausto Lombardi |