“Joseph Bonanno e gli anni d’Oro del
Potere Mafioso”
di Antonio Aroldo
La mafia, (o più propriamente “Cosa Nostra”), è una potente
organizzazione criminale d’origine siciliana con ramificazioni e
interessi in quasi tutto il mondo e in tutte le attività economicamente
redditizie che crescono nell’ombra più assoluta facendo leva su i vizzi
e le paure delle persone. Tale “Associazione per Delinquere”, infatti,
fin dalla sua formazione, capì che il “Vero Potere”, prima d’ogni altra
cosa, dipende dalla “Supremazia Psicologica” che si riesce ad esercitare
su gli altri.
Questa determinata attitudine, (come ho già affermato in altri scritti),
dipende, per la maggior parte, da una profonda “Cultura di Vita” e da
una grande conoscenza della realtà, in questa caso mafiosa, che ogni
buon Boss “Deve” avere.
Nella prima parte del 20° secolo, in quest’organismo internazionale del
crimine, i Boss del ramo italo-americano di questo sanguinario ente
fanno la parte del “Leone”. I Boss più importanti di questo fiorente
periodo furono Alphonse, Grabiel Capone, (17 gennaio 1899- 25 gennaio
1947); Giuseppe Antonio Doto, conosciuto come Joe Adonis, (Montemarano
(AV), 22 novembre 1902 - 26 Novembre 1976); Umberto Anastasio, (26
febbraio 1902 Parghelia - 25 ottobre 1957 New York), conosciuto come
Albert Anastasia; Vito Genovese, (27 Novembre 1897 a Risigliano Napoli,
morto il 14 febbraio 1969); Anthony Salerno, (1 maggio 1911 - 27 luglio
1992); Mario Puzo, (15 ottobre 1920-2 luglio 19 99). Tutti questi
uomini, è necessario porlo in luce, non sono stati soltanto dei semplici
“Volgari Assassini”, ma anche dei fini e accorti politici, che
preferivano risolvere le varie questioni che si presentavano con l’arma
della diplomazia e del dialogo, e solo quando ciò non era proprio
possibile si trasformavano in crudeli ed efferati killer.
Nell’ultima parte del secolo appena passato, invece, persone come
Salvatore Riina (detto Toto) e Bernando Provenzano (detto “Nino ‘o
Tratturi”) hanno preferito imporre il loro “Potere” con l’arma del
terrore e della violenza gratuita.
Questa grande corporazione criminale, fin dalle proprie origini, (a metà
del 19° secolo), ha avuto, sempre, una struttura molto ampia e molto
complicata.
Questo “Pericoloso” ente internazionale, è ripartito in “Famiglie” e
ciascuna famiglia ha un capo, chiamato “Rappresentante”, eletto da tutti
gli “Uomini d'Onore”, assistito da un “Vice-Capo” e uno o più
“Consiglieri”. In ogni famiglia gli uomini d'onore, (o “Soldati ”), sono
coordinati, a gruppi di dieci, da un “Capodecina”. Tre famiglie
costituiscono un “Mandamento” e i capi-mandamento, (anch'essi eletti),
fanno parte della “Commissione”, che è il massimo organismo dirigente di
Cosa Nostra. Capo della Commissione nell'80 era Michele Greco,
soprannominato il “Papa”, arrestato nell'86 e condannato all'ergastolo
come mandante dell'assassinio del giudice Chinnici e del generale
Dalla-Chiesa. La Commissione prende le decisioni più importanti, risolve
i contrasti tra le famiglie, espelle gli uomini “Inaffidabili”,
controlla tutti gli omicidi. Di recente è nato a Palermo un Consiglio
interprovinciale.
Joseph Bonanno, fu uno dei più grandi Boss della mafia italo-americana
dei primi del novecento. Nacque a “Castellammare del Golfo”, in Sicilia,
( il 18 gennaio 1905), emigrò negli Stati Uniti, all'età di tre anni,
nel 1908. La sua famiglia decise, però, di trattenersi poco nel nuovo
continente e solamente alcuni anni più tardi fece ritorno in Sicilia.
Joseph durante l'infanzia crebbe circondato dalle idee anti-fasciste
della famiglia e per questo nel 1925, quando il potere di Mussolini si
consolidò, fu costretto ad abbandonare l'Italia per trasferirsi a Cuba.
Al momento dell'esilio nell'isola caraibica, Bonanno era già in contatto
con diversi mafiosi e tentò addirittura di impedire al partito fascista
italiano di conquistare il potere in Sicilia. Dopo un breve periodo a
Cuba, Bonanno fece ritorno negli Stati Uniti, dove diventò cittadino
naturalizzato, soltanto, nel 1945.
Nel 1927 Don Vito Cascio Ferro, preminente mafioso italiano che
coltivava il sogno di controllare l'impero oltreoceano, decise d’inviare
il suo fedelissimo, Salvatore Maranzano, negli Stati Uniti perché
collaborasse con Bonanno al fine di portare la mafia italo-americana
sotto il suo controllo. Fu così che Maranzano intraprese una lotta
contro colui che aveva il controllo sull'intera mafia newyorkese, ossia
Joe, chiamato il “Boss” di Masseria.
La lotta tra Maranzano e Masseria si trasformò ben presto in una vera e
propria guerra, che prese il nome di “Guerra Castellammarrese”.
Maranzano e Masseria avevano, all’interno dei loro rispettivi clan, dei
gruppi di giovani uomini senza scrupoli che approffittarono, di questa
sanguinosa lotta, per salire di grado nella gerarchia della famiglia di
appartenenza. Fu così che i due potenti boss furono assassinati a meno
di cinque mesi l'uno dall'altro da un gruppo di giovani mafiosi tra i
quali ricordiamo: Lucky Luciano, Bugsy Siegel e Meyer Lansky. Dopo la
morte di Maranzano, Luciano creò una sorta di comitato di controllo
sulle attività mafiose, denominato “Commissione”. Ne facevano parte le
cinque famiglie preminenti della mafia newyorkese e la “famiglia
Bonanno” era una di queste.
Bonanno incluse, gran parte degli affiliati a Maranzano, nella sua
famiglia. I suoi interessi nel campo commerciale spaziavano
dall'abbigliamento alle fabbriche di formaggio fino alle imprese di
pompe funebri. In sostanza, quindi, il Boss era un espert o “Lavandaio”
(specializzato in riciclagio di denaro sporco). Si dice, poi, che fu
proprio Bonanno ad inventare il modo per occultare i cadaveri chiamato
“Doppia bara”, in altre parole, il corpo da occultare era nascosto sotto
quello di un cliente delle pompe funebri.
Negli anni '60, Bonanno decise di espandere le sue attività in Arizona e
California. Così gli affari a New York iniziarono a risentirne e, tenuto
anche conto del fatto che le altre famiglie si risentivano per la sete
di potere di Bonanno, ben presto ci furono aspre ripercussioni. Bonanno
iniziò ad investire nel settore del gioco d'azzardo a Cuba con l'amico
Meyer Lansky e aprì degli altri esercizi anche in Canada. In questo
periodo, di grandi investimenti per Joe Bananas, i boss delle altre
famiglie iniziarono a sospettare che Bonanno stesse tentando di prendere
il controllo anche dei loro territori.
Dopo la morte di Joseph Profaci, un buon amico di Bonanno e boss
dell'omonima famiglia, Joe Magliocco ne diventò il capo. Fu a questo
punto che Bonanno tentò di convincere Magliocco ad eliminare alcuni boss
eccellenti, fra cui Carlo Gambino, Tommy Lucchese e Sam Giancana.
Rispettando la gerarchia del potere mafioso, Magliocco delegò a Joe
Colombo il compito di provvedere a questi assassinii, ma quest'ultimo lo
tradì e andò a riferire il piano agli altri membri del comitato mafioso.
Il collegio pretese una spiegazione da entrambi Magliocco e Bonanno, ma
quest'ultimo si rifiutò di presentarsi e rispondere alle domande.
All'epoca, Magliocco era anziano e molto malato, ragion per cui le altre
famiglie furono piuttosto clementi, infliggendogli una multa di 50.000 $
e obbligandolo a ritirarsi dalla vita criminale attiva. Un mese dopo,
Magliocco morì di cause naturali.
I membri della “Cupola Italo-Americana”, avevano sperato che la clemenza
nei confronti di Magliocco, avrebbe portato Bonanno a confessare. In
ogni caso, visto e considerato che molti di loro conoscevano Bonanno fin
dall'infanzia, furono riluttanti ad accettare la proposta di Giancana di
uccidere Bonanno senza prima aver ascoltato una sua dichiarazione.
Nel 1964, Bonanno ed il suo rappresentante legale furono “Rapiti” da un
uomo di fiducia di Bonanno stesso, Mike Zaffarino. Bonanno fu tenuto
nascosto per 19 mesi a New York, dopodiché accettò di ritirarsi, di
consegnare la gestione del business della famiglia agli altri
“Capi-Mafia”, (circa 2 miliardi di dollari all'anno), e di trasferirsi
in un altro Paese.
Bonanno accettò le direttive del cosi trasferì ad Haiti. Nel 1965, però,
il figlio Salvatore subì un tentativo di omicidio, durante il quale
rischiava di essere ucciso anche il fratello del Boss. Bonanno capì che
dietro ad esso c'era colui che aveva preso il suo posto nella gestione
degli affari, Paul Sciacca. Presto iniziarono le ripercussioni per
Sciacca in quella che fu conosciuta come la “Guerra di Joe Bananas”.
Questa nuova faida divise la famiglia Bonanno in due rami: uno che
supportava Joseph Bonanno e l'altro che supportava Paul Sciacca. Bonanno
era ancora molto potente, più potente di Sciacca e le altre famiglie lo
capirono immediatamente. Prima che potessero essere presi ulteriori
provvedimenti, però Bonanno fu colpito da infarto e si ritirò
definitivamente dalla scena, mettendo la parola fine alla guerra. Dopo
tutto ciò, Bonanno si ritirò in Arizona a Tucson, dove era stato anche
arrestato dall’“FBI” per una serie di reati minori in passato. Tentò di
riabilitare il suo nome nel 1983, scrivendo sotto pseudonimo
l'autobiografia “A Man of Honor”, (un uomo d'onore), finì, però, per
denunciare l'editore che, a suo dire, aveva messo in copertina una foto
che lo ritraeva come un gangster da quattro soldi. Alcuni importanti
particolari e segreti sulla mafia furono rivelati in questo scritto
autobiografico e fu avviata un'inchiesta. Dopo la sua rinuncia a
testimoniare di fronte ad una giuria in merito a quanto pubblicato, fu
arrestato e imprigionato, con l’accusa d’“Intralcio alla Giustizi a”,
per un breve periodo. Non fu mai condannato per reati gravi. Fu
solamente condannato a pagare una multa di 450$ e rimase in prigione per
14 mesi quando, per l’appunto, si rifiutò di testimoniare.
Joseph Bonanno morì l’undici maggio 2002 in Arizona.
Nel suo libro Bonanno accusa i rivali di aver intaccato la cosiddetta
“Purezza” originaria dell'organizzazione crim inale accettando membri
non siciliani che non capivano tradizioni e codici d'onore della mafia.
Leggi non scritte che non disdegnavano omicidi, rapimenti, violenze di
ogni tipo, ma che avrebbero riconosciuto valori superiori quali
famiglia, solidarietà fra corregionali, religiosità di facciata.
Gli omicidi della “Guerra di Mafia”, scatenata dai Corleonesi, tra gli
anni 80 e l’inizio dei 90, con le uccisioni eccelenti di Giovanni Falc
one, (18 gennaio 1939- Capaci 23 maggio 1992), e di P aolo Borsellino,
(Palermo, 19 gennaio 1940- 19 luglio 1992), forse dimostrano,
inevocabilmente, che la teoria espressa da Bonanno aveva qualche
fondamento di “Verità Concreta”.
I valori espressi da Bonanno sono stati, infatti, “Celebrati” in molte
produzioni cinematografiche, come per esempio, la famosissima “Saga del
Padrino” con Marlon Brando, Jr. (Omaha, 3 aprile 1924 – Los Angele s, 1
luglio 2004), oppure come “Bella Mafia” con Nast assja Kinski.
Per tali motivi è, assolutamente, necessario che, gli inquirenti in
particolare, faccino leva su questi determinati valori posti in luce da
Bonanno, perché tali “Virtù, possono spingere, i “Potenziali Pentiti”, a
collaborare sempre in maniera migliore con le “Forze dell’Ordine”;
fornendo in tal modo una “Formidabile Arma” per sconfiggere una volta
per tutte la “Terribile Tarla Velenosa” del potere mafioso.
Antonio Aroldo |