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LA DIVISIONE DELL’ATTENZIONE
I rischi su strada
di
Maria Giovanna Napoletano
Nella vita di tutti i giorni siamo soliti
dividere la nostra attenzione in più compiti contemporaneamente. Mentre
guidiamo l’auto, per esempio, possiamo conversare con la persona che ci
siede accanto o rispondere al cellulare. Ciò inevitabilmente comporta
dei rischi notevoli per la sicurezza stradale. Su questo argomento è
utile individuare una prospettiva teorica fondamentale:
Cherry (1953) ha definito il percepire due o
più stimoli contemporaneamente come effetto cocktail party. Lo si
può comprendere in questa situazione: se siete ad una festa di
compleanno con suoni di voci e di musica intorno a voi e mentre state
parlando con un amico vi accorgete che un gruppo di persone vicine sta
parlando di voi, è facile che vi concentriate su ciò che stanno dicendo
questi ultimi, non comprendendo quasi nulla di ciò che vi sta dicendo il
vostro interlocutore.
Allora, quando due stimoli uditivi ci
colpiscono nello stesso momento, si riesce a seguire ambedue solo
spostando rapidamente l’attenzione da un messaggio all’altro. Il
rischio, dunque, di incidenti in auto dovuti a “distrazioni” come
dialoghi al cellulare o la mancanza di lucidità sale terribilmente.
Infatti anche solo lo squillo del telefono mentre si è al volante
costituisce una notevole fonte di interferenza (ci distrae!): quando,
infatti, si ricevono due stimoli ma si intende prestare attenzione ad
uno solo di essi il problema maggiore è costituito dal secondo
messaggio, cioè da quello che per noi ha meno importanza. I disturbi da
deficit di attenzione, responsabili di frequentissimi danni su strada,
possono essere di tipo naturale: stanchezza, sonnolenza, momenti di
tensione, forti emozioni; o possono essere malattie organiche: stati
confusionali, neurosi, isteria; o, ancora, possono avere cause, per così
dire, “artificiali” come: assunzione di alcol, di sostanze stupefacenti,
ecc.
Nel caso in cui, invece,
il deficit attentivo non sia un disturbo secondario ad altre patologie
si può parlare di “dispersione mentale” che consiste nell’incapacità di
tenere l’attenzione a lungo su un argomento. La persona, per intenderci,
che affetta da dispersione mentale incomincia mille cose ma non ne
finisce nessuna. Per evitare, dunque, ogni spiacevole situazione bisogna
saper comprendere quali sono le cose più importanti nella nostra vita
(devono avere la precedenza) e non interrompere ciò che stiamo cercando
di portare a termine. È tuttavia evidente, però, come sottolineato da
Neisser (1976), che la capacità di percepire simultaneamente due o più
fonti di informazione e rispondervi in modo adeguato si migliora con la
pratica.
Maria Giovanna Napoletano |