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Auto elettriche e ibride: ecologiche e a risparmio, pronte per entrare
in strada
Rispetto
dell'ambiente e risparmio economico con le auto ibride ed elettriche
di Davide Murgano
(Feb. 2009)
L’ auto
del futuro ? A “combustibile
elettrico”. Più che una possibilità sembra una certezza, perché il
motore elettrico è l'unico a poter garantire il sogno delle emissioni
zero. Il numero di prototipi o concept a trazione elettrica presentati
dall'industria automobilistica cresce di giorno in giorno e le vetture
sembrano quasi pronte per andare in strada fra il 2010 e il 2011.
Restano però ancora da risolvere alcuni problemi che ruotano attorno
alle batterie. Le batterie al litio, le stesse che oggi si utilizzano
per cellulari e computer portatili, più leggere, riusciranno a
garantire autonomia su strada sino fino a 200 km, il triplo di quelle
apparse negli Anni '80. Non eliminano però ancora il problema della
ricarica. In termini di tempo, per esempio: è vero, i sistemi al litio
possono essere ricaricati velocemente, anche in meno di un'ora, ma
l'operazione deve essere fatta in apposite stazioni ad alta tensione e,
se ripetuta molte volte, riduce la vita utile del pacco di batterie. Poi
c'è il problema delle infrastrutture: non tutti per esempio possiedono
un garage, e non tutti in garage hanno una presa di
corrente.
Insomma: il rischio a cui si può andare incontro è di vedere tra qualche
anno le auto elettriche pronte, ma senza avere le infrastrutture di cui
necessitano. Un po' quello che sta avvenendo per le auto a metano:
esistono, consumano e inquinano di meno, ma dispongono una rete di
distribuzione limitata e disomogenea.
Un rischio
che di questi tempi l'industria automobilistica non può permettersi,
tanto che per salvaguardare i propri investimenti è alla costante
ricerca di partenership come quella proposta da Carlos Ghosn
imprenditore
brasiliano,
amministratore
delegato dei gruppi automobilistici
Renault e
Nissan con Casa franco-giapponese che introdurrà sul mercato l'auto
elettrica a zero emissioni se le amministrazioni pubbliche si fanno
garanti della predisposizione di una rete capillare di punti di
ricarica. Il progetto ha fatto breccia, in meno di un anno, in Israele,
Danimarca, Portogallo, Principato di Monaco e alcuni Stati Usa. inoltre,
l'auto elettrica può diventare un business anche per le aziende attive
nella vendita di energia elettrica, sempre più interessate ai profitti
che possono derivare dalle ricariche. Lo stesso schema, adottato da
Daimler per la versione elettrica della Smart, troverà applicazione in
Italia con il progetto e-mobility, varato insieme a Enel: si tratta in
pratica della installazione nelle città di Roma, Milano e Pisa 400
colonnine di ricarica che erogheranno, tra l'altro, energia prodotta da
fonti rinnovabili a una flotta di 100 vetture a partire dal 2010. Prima
ancora Berlino, che già si è guadagnata il titolo di città più
ecologica, ospiterà tutta una serie di iniziative sperimentali. La più
interessante vede protagonista nuovamente la Smart e l'azienda elettrica
RWE: prevede l'impiego di altre 100 vetture e 500 colonnine.
Sempre a
Berlino, in collaborazione con Vattenfall Europe la Bmw metterà su
strada 50 Mini elettriche a partire dalla prossima primavera. In questa
direzione va anche la collaborazione tra GM e la spagnola Iberdrola per
lo studio di fattibilità, in Spagna e Gran Bretagna, di
un'infrastruttura dedicata alla ricarica di automobili elettriche
plug-in. Il tutto con l'obiettivo della commercializzazione nel 2011
della versione definitiva della Volt. C'è poi l'idea rivoluzionaria, se
vogliamo anche più futuribile, su cui lavora di nuovo Renault insieme
all'israeliana Better Place (che significa "un posto migliore"): se non
si ha il tempo o la possibilità di ricaricare la vettura, si potrà
andare in una apposita stazione dove, senza alcun intervento umano, sarà
possibile cambiare in pochi minuti le batterie e ripartire. C'è di più:
l'automobilista avrà le batterie in comodato, dunque, come avviene oggi
nel campo della telefonia, pagherà solamente le ricariche, risparmiando
sull'acquisto della vettura che a quel punto avrà un prezzo inferiore a
quello di un'auto tradizionale.
L'
altra "elettrica", quella che
viaggia ancora in buona parte a petrolio ma anche un po' a corrente e
che in troppi ancora non conoscono (secondo un'indagine di
e-comunicazione solo il 52% degli appassionati sa cosa sia), è anch'essa
protagonista della corsa ad abbattere l'inquinamento. Parliamo dell'auto
ibrida, che non è soltanto un intermezzo in attesa dell'elettrica pura.
Il motivo è semplice: l'elettrica del prossimo futuro, nonostante le
batterie al litio, difficilmente potrà garantire autonomie superiori ai
200 km. Questo significa che andrà bene in città e dintorni, ma per i '
lunghi spostamenti extraurbani bisognerà rivolgersi altrove. Riecco,
allora, l'ibrido, una tecnologia portata sul mercato dai giapponesi e
che ora inizia ad affascinare anche i costruttori europei, messi
all'angolo dai nuovi limiti sulle emissioni di C02 fissati
dal Parlamento Europeo (130 g/ km da raggiungere entro il 2015).
Perciò, un
taglio medio del 30% di consumi ed emissioni, che solo l'ibrido può
dare, risulterà fondamentale nei prossimi anni. A puntarci è anche il
gruppo PSA, con le sue versioni ibride di Peugeot 308 e Citroen C4 che,
a differenza delle vetture giapponesi, abbinano all'elettrico un motore
a gasolio anziché a benzina. 1 motivo è chiaro: un Diesel da solo oggi
può già raggiungere i livelli di C02 di un ibrido
benzina-elettrico, perciò affiancandogli un elettrico si può arrivare
al taglio desiderato delle emissioni. Il problema resta economico: un
Diesel costa circa 1.000 euro più di un benzina e con i costi elevati
dei sistemi ibridi le economie di scala di Toyota e Honda c'è il rischio
il prezzo rivolto al consumatore sia poco accessibile.
Ma ci si
lavora e già sono stati fatti seri progressi. Abbiamo provato le due
vetture e il giudizio generale è positivo, specie per la 308 che sembra
a un livello più avanzato della C4, la stessa già presentata nel 2006.
Entrambe hanno i due motori montati in coppia sull'asse anteriore (ma le
Case hanno studiato anche soluzioni a gruppi separati, con il motore
elettrico spostato dietro o viceversa) e teoricamente possono viaggiare
per circa 5 km a sola corrente se la velocità non supera i 50 km/h. Nel
centro di Milano, con frequenti "stop and go", la sensazione è che quei
5 km siano ottenibili solo in condizioni favorevoli e solo se la
batteria (che resta per ora quella al nickel) è ben carica. Brillanti,
invece, le accelerazioni perché al valido 1.6 HDi si aggiunge la robusta
coppia fornita dal motore elettrico. Al semaforo il sistema "stop&start"
spegne il motore termico per poi farlo ripartire non appena si richiede
potenza. L'operazione è immediata, anche se nel caso delle due francesi
il passaggio è un po' brusco e fastidioso.
Davide Murgano |