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Anno XIV num.5
Set./Ott. 2015

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Volkswagen in buona COMPAGNIA

di Giovanni Minieri

 

Dopo lo scandalo Volkswagen, negli Stati Uniti, l’Agenzia governativa per la protezione dell’ambiente (Epa) ha deciso di vederci chiaro mettendo sotto indagine altri cinque marchi automobilistici per controllare se e di quanto eventualmente sforano i limiti massimi di emissioni inquinanti previsti dalla legge statunitense. Ma gli altri paesi non sono certo stati a guardare muovendosi nella medesima direzione. Ad esempio nel Regno Unito, a finire nel mirino delle agenzie governative, sono le auto alimentate a gasolio delle case Mazda, Mercedes, Bmw e Ford. Dall’analisi dei gas di scarico si è scoperto che per le quattro case automobilistiche le emissioni di NOX, ossido di azoto, e di COX, ossido di carbonio, sono risultati di ben sette volte superiori rispetto ai limiti fissati dalla Commissione Europea. Il prof. James Tate, docente e ricercatore presso l’Istituto per Studi sui Trasporti dell’Università di Leeds, ha ricevuto un finanziamento dal Ministero per l’Ambiente britannico per una ricerca durante la quale sono state tenute sotto controllo le emissioni di un milione di auto diesel circolanti sulle strade britanniche nell’arco temporale di cinque anni. Il professore spiega: “Abbiamo riscontrato che le citycar diesel emettono quantità di inquinanti maggiori di quelle di un autobus a pieno carico da circa 40 tonnellate.

Si tratta di un grande business per le case automobilistiche che consente di immettere sul mercato potenti auto di lusso per cui si presuppongono bassi livelli di emissioni e di guadagnarne profitti maggiori.” Dai test è emerso, ad esempio, che i motori diesel euro 6 Mazda con una media di 0,49 grammi per chilometro, emettono più di 6 volte in più rispetto ai limiti di legge, addirittura per uno dei veicoli è stato riscontrato un valore di 1,1 grammi di emissioni per chilometro, 13,75 volte in più i limite Ue. Risultati migliori per i veicoli diesel BMW la cui media di emissioni si assesta sui 0,45 grammi per chilometro, Mercedes registra una media di 0,42 grammi per chilometro, i motori diesel Volkswagen ne registrano 0,41 grammi, mentre quelli Audi 0,36 grammi.

Ma guardiamo un po’ come vanno le auto prodotte negli USA, le Ford, non vanno certo meglio, infatti le emissioni NOX risultano le peggiori tra tutte le casa automobilistiche. Intanto la Gran Bretagna fissa in 2.000 sterline la penale per ogni diesel Volkswagen con centralina dotata di software truccato. Si prospettano tempi duri per la casa di Wolfsburg, insieme agli inglesi sono infatti moltissime le iniziative di class action che si stanno preparando negli altri paesi europei, tra cui la stessa Italia. Si è calcolato che solo in Gran Bretagna la furbata targata VW potrebbe costarle oltre 2,4 miliardi di sterline.

G. M.


 

NUOVA FIAT TIPO

di Giovanni Minieri

 

Alcuni di voi ricorderanno sicuramente la Fiat Tipo, berlina due volumi lanciata nel 1988 contraddistinta dai grandi fanali posteriori di colore nero e rosso e dal cruscotto con la strumentazione digitale. Comoda e molto spaziosa. Fu un vero successo. Se ne vendettero due milioni. Fu insignita del titolo di auto dell’anno 1989. Il suo pianale era altamente modulabile, infatti fu preso come base per la Lancia Dedra ed altre vetture del Gruppo Fiat Lancia Alfa Romeo. Ecco, secondo una notizia di pochi giorni fa, la casa torinese è pronta a produrre una nuova berlina, stavolta tre volumi, con lo stesso nome.

In realtà le fattezze della nuova vettura sono già state svelate pochi mesi or sono al Salone dell’auto di Instanbul. Le linee della new entry sono frutto di un lavoro di cooperazione tra il Centro Stile FCA italiano e il dipartimento di ricerca e sviluppo Tofas di Bursa, in Turchia. Si è lavorato avendo sempre come riferimento lo stile italiano senza dimenticare l’aspetto della modularità con cui oggi si progettano le auto. Infatti anche la nuova Tipo nasce con un pianale che sarà poi lo stesso utilizzato su altre vetture. Italiana sì, però a quanto pare Fiat ha deciso di produrla all’estero per poi commercializzarla in Italia già da dicembre e successivamente negli altri paesi. I motori disponibili saranno in totale quattro, due turbodiesel multijet e due motori benzina con potenze che andranno dai 95 ai 120 cavalli con cambi sia manuali che automatici. Tra i detrattori c’è chi sostiene che ricorrere ad un nome del passato per una vettura che non ha nulla in comune con la sua omonima, è una operazione che potrebbe essere controproducente.

La casa torinese però non è nuova a questo genere di marketing. Lo abbiamo già visto con la 500 uscita pochi anni fa. In questo caso però, con dimensioni ovviamente maggiorate, le linee della nuova 500 richiamano in maniera evidente quelle della sua antenata. Diverso invece il discorso per la Panda. Quella dei primi anni 80 era uscita dalla matita di Giugiaro. Quella presentata nel 2003 invece era totalmente diversa. Ciononostante i vertici Fiat non ne vollero sapere di cambiare nome, e i numeri delle vendite hanno dato loro ragione. Ci auguriamo che anche stavolta la scelta di rispolverare un nome che ha riscosso tanto successo tra gli automobilisti sia quella giusta. Così come da italiano confido che proprio il gruppo torinese decida di spostare negli stabilimenti italiani la produzione di tutte le sue vetture. E’ davvero singolare che una casa automobilistica decida consapevolmente di produrre all’estero pur avendo nel proprio Paese la disponibilità di operai altamente specializzati.

 

Giovanni Minieri


 

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