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Volkswagen in buona COMPAGNIA
di
Giovanni Minieri
Dopo lo scandalo Volkswagen, negli Stati Uniti, l’Agenzia
governativa per la protezione dell’ambiente (Epa) ha deciso di vederci
chiaro mettendo sotto indagine altri cinque marchi automobilistici per
controllare se e di quanto eventualmente sforano i limiti massimi di
emissioni inquinanti previsti dalla legge statunitense. Ma gli altri
paesi non sono certo stati a guardare muovendosi nella medesima
direzione. Ad esempio nel Regno Unito, a finire nel mirino delle agenzie
governative, sono le auto alimentate a gasolio delle case Mazda,
Mercedes, Bmw e Ford. Dall’analisi dei gas di scarico si è scoperto che
per le quattro case automobilistiche le emissioni di NOX, ossido di
azoto, e di COX, ossido di carbonio, sono risultati di ben sette volte
superiori rispetto ai limiti fissati dalla Commissione Europea. Il prof.
James Tate, docente e ricercatore presso l’Istituto per Studi sui
Trasporti dell’Università di Leeds, ha ricevuto un finanziamento dal
Ministero per l’Ambiente britannico per una ricerca durante la quale
sono state tenute sotto controllo le emissioni di un milione di auto
diesel circolanti sulle strade britanniche nell’arco temporale di cinque
anni. Il professore spiega: “Abbiamo riscontrato che le citycar diesel
emettono quantità di inquinanti maggiori di quelle di un autobus a pieno
carico da circa 40 tonnellate.
Si tratta di un grande business per le case
automobilistiche che consente di immettere sul mercato potenti auto di
lusso per cui si presuppongono bassi livelli di emissioni e di
guadagnarne profitti maggiori.” Dai test è emerso, ad esempio, che i
motori diesel euro 6 Mazda con una media di 0,49 grammi per chilometro,
emettono più di 6 volte in più rispetto ai limiti di legge, addirittura
per uno dei veicoli è stato riscontrato un valore di 1,1 grammi di
emissioni per chilometro, 13,75 volte in più i limite Ue. Risultati
migliori per i veicoli diesel BMW la cui media di emissioni si assesta
sui 0,45 grammi per chilometro, Mercedes registra una media di 0,42
grammi per chilometro, i motori diesel Volkswagen ne registrano 0,41
grammi, mentre quelli Audi 0,36 grammi.
Ma guardiamo un po’ come vanno le auto prodotte negli
USA, le Ford, non vanno certo meglio, infatti le emissioni NOX risultano
le peggiori tra tutte le casa automobilistiche. Intanto la Gran Bretagna
fissa in 2.000 sterline la penale per ogni diesel Volkswagen con
centralina dotata di software truccato. Si prospettano tempi duri per la
casa di Wolfsburg, insieme agli inglesi sono infatti moltissime le
iniziative di class action che si stanno preparando negli altri paesi
europei, tra cui la stessa Italia. Si è calcolato che solo in Gran
Bretagna la furbata targata VW potrebbe costarle oltre 2,4 miliardi di
sterline.
G. M.
NUOVA FIAT TIPO
di Giovanni Minieri
Alcuni di voi
ricorderanno sicuramente la Fiat Tipo, berlina due volumi lanciata nel
1988 contraddistinta dai grandi fanali posteriori di colore nero e rosso
e dal cruscotto con la strumentazione digitale. Comoda e molto spaziosa.
Fu un vero successo. Se ne vendettero due milioni. Fu insignita del
titolo di auto dell’anno 1989. Il suo pianale era altamente modulabile,
infatti fu preso come base per la Lancia Dedra ed altre vetture del
Gruppo Fiat Lancia Alfa Romeo. Ecco, secondo una notizia di pochi giorni
fa, la casa torinese è pronta a produrre una nuova berlina, stavolta tre
volumi, con lo stesso nome.
In realtà le
fattezze della nuova vettura sono già state svelate pochi mesi or sono
al Salone dell’auto di Instanbul. Le linee della new entry sono frutto
di un lavoro di cooperazione tra il Centro Stile FCA italiano e il
dipartimento di ricerca e sviluppo Tofas di Bursa, in Turchia. Si è
lavorato avendo sempre come riferimento lo stile italiano senza
dimenticare l’aspetto della modularità con cui oggi si progettano le
auto. Infatti anche la nuova Tipo nasce con un pianale che sarà poi lo
stesso utilizzato su altre vetture. Italiana sì, però a quanto pare Fiat
ha deciso di produrla all’estero per poi commercializzarla in Italia già
da dicembre e successivamente negli altri paesi. I motori disponibili
saranno in totale quattro, due turbodiesel multijet e due motori benzina
con potenze che andranno dai 95 ai 120 cavalli con cambi sia manuali che
automatici. Tra i detrattori c’è chi sostiene che ricorrere ad un nome
del passato per una vettura che non ha nulla in comune con la sua
omonima, è una operazione che potrebbe essere controproducente.
La casa
torinese però non è nuova a questo genere di marketing. Lo abbiamo già
visto con la 500 uscita pochi anni fa. In questo caso però, con
dimensioni ovviamente maggiorate, le linee della nuova 500 richiamano in
maniera evidente quelle della sua antenata. Diverso invece il discorso
per la Panda. Quella dei primi anni 80 era uscita dalla matita di
Giugiaro. Quella presentata nel 2003 invece era totalmente diversa.
Ciononostante i vertici Fiat non ne vollero sapere di cambiare nome, e i
numeri delle vendite hanno dato loro ragione. Ci auguriamo che anche
stavolta la scelta di rispolverare un nome che ha riscosso tanto
successo tra gli automobilisti sia quella giusta. Così come da italiano
confido che proprio il gruppo torinese decida di spostare negli
stabilimenti italiani la produzione di tutte le sue vetture. E’ davvero
singolare che una casa automobilistica decida consapevolmente di
produrre all’estero pur avendo nel proprio Paese la disponibilità di
operai altamente specializzati.
Giovanni Minieri
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