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AUTOBIANCHI A112 ABARTH

Una piccola carica di emozioni

di Roberto Maurelli

 

A volte i pensieri di ognuno di noi scelgono di percorrere strade tortuose, fatte di emozioni, di ricordi, di nostalgia… A volte essere razionali non è il modo migliore per raccontare una storia… Questo è il mio stato d’animo mentre provo a parlarvi dell’auto su cui ho fatto le mie prime esperienze di guida, una vettura indimenticabile per gli appassionati dell’automobilismo dei primi anni ’70 e non solo. Sto parlando della mitica Autobianchi A112 Abarth, un gioiello della produzione Fiat ed un indimenticabile successo nel panorama motoristico internazionale. Come al giorno d’oggi la nuova Fiat 500 cerca di contrastare il predominio della Mini nel campo delle “piccole e raffinate”, così nel 1971 una piccola utilitaria dalla linea spigolosa e sportiva veniva presentata al Salone di Torino con il dichiarato intento di mietere i consensi dei potenziali acquirenti della allora inglese Mini Cooper.

Rispetto alla A112 da cui derivava, la cilindrata del quattro cilindri in linea saliva, grazie alle amorevoli cure di “Carletto” Abarth, a 982 cc (invece di 903), aumento ottenuto con l’aumento dell’alesaggio da 68 a 74 mm. La potenza massima  era di 58 cv a 6600 giri/min, ben 14 in più del modello originale, e spingeva la vettura fino alla velocità di 150 km/h (invece che 135). Nel 1975 venne presentato anche un nuovo motore con cilindrata portata a 1049 cc e 70 puledri scalpitanti sotto il cofano. La ragguardevole potenza unita alla leggerezza da peso piuma (690 kg) consentivano prestazioni di tutto rispetto (160 km/h!), mentre la maneggevolezza e la stabilità rendevano ogni curva ed ogni tornante una piacevole sfida con i propri limiti. Questi limiti, poi, erano inaspettatamente alti, tanto che i proprietari di vetture di cilindrata e blasone ben maggiori vedevano spesso solo la coda di questo piccolo “furetto cattivo”.

Già da subito questo modello intrigante ottenne un enorme successo di vendite, suggellando il trionfo del moderno schema a motore e trazione anteriore anche per le piccole sportive del gruppo Fiat. Restava solo da costruire un’immagine sportiva vincente per contrastare i rivali d’oltremanica che erano riusciti addirittura a vincere il Rally di Montecarlo con quella strana scatoletta tonda su ruote da 10 pollici. Ed infatti sono state prodotte numerose versioni pronto corsa che riscuotevano (e riscuotono ancora oggi!) un buon successo nelle gare nazionali ed internazionali, soprattutto in salita. Certo chi avesse la fortuna di scovare uno di questi esemplari deve sempre ricordare che si tratta di una vettura pesantemente modificata che può regalare un attimo di paradiso come solo le auto di un tempo sapevano fare, ma che allo stesso tempo può portarti all’inferno senza dare nemmeno il preavviso. La tradizionale stabilità e sicurezza di questi modelli veniva infatti compromessa dall’assetto estremo, orientato alle gare di rally: in poche parole fate qualcosa di sbagliato e vi troverete a sudare freddo mentre il posteriore vi gira davanti! 

Per quanto riguarda il capitolo qualità costruttiva e affidabilità bisogna assolutamente fare alcune premesse. Ricordiamoci che stiamo parlando di un’auto progettata oltre quattro decadi fa, con degli standard e dei materiali ben diversi da quelli a cui ci ha abituati l’eccellente produzione odierna. I maggiori problemi riguardano, come da tradizione Fiat, le vernici e i pannelli della carrozzeria; così il passare del tempo vi obbligherà a qualche visita in più dal carrozziere. Il motore, come gran parte della meccanica, invece, utilizza soluzioni classiche e collaudate che non presentano particolari grattacapi: pensate che la mia A112 ha trotterellato su tutte le strade per oltre 25 anni! Certo la cura che bisogna dedicare a questo piccolo polmone potrebbe risultare a dir poco inaspettata per chi è abituato ai pochi vizi dei moderni propulsori, ma sono convinto che i veri appassionati proveranno un certo piacere nel coccolare la loro piccola amica; e allora non sarà mai un problema controllare più di frequente il livello dei liquidi, la pulizia del radiatore e, magari, anche del filtro dell’aria.

Se qualcuno si fosse convinto ad andare alla ricerca di quella che è stata considerata a pieno titolo la Mini italiana, dovrà prepararsi all’esborso di una cifra compresa tra i 1.000 e i 3.500 euro per una versione “normale”; per accaparrarsi una versione da corsa, invece, i prezzi possono salire anche di parecchio. Ricordate che i magnifici cerchi in lega Speedline erano solo a richiesta per cui sono più rari i modelli equipaggiati con questo importantissimo e utilissimo accessorio.

Nel 1970 la A112 Abarth costava 1.325.000 lire (circa 10.000 euro di oggi) ma non è stato il suo prezzo a decretarne il successo bensì la sua personalità, la sua vivacità su strada e anche la sua linea piacevole; ne è testimonianza l’amore spassionato che ha ricevuto anche all’estero e soprattutto in Giappone dove le sono stati dedicati numerosi club.

 

 

Roberto Maurelli


 

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