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La biblioteca nella società dell’informazione

di Francesco Martillotto

 

Nel corso degli ultimi anni si sono fortemente trasformate ed evolute le pratiche riguardanti la scrittura (che comunque avevano avuto un’accelerazione imponente già nel corso dei secoli) e ovviamente di lettura: si parla, infatti, oggi di una “società dell’informazione”, e tutti noi siamo a  contatto quotidianamente con una serie di documenti non tradizionali ed altamente tecnologici (i .doc, i .pdf, gli .epub, .lit, ecc, che possiamo leggere ovunque). Ciò implica una profonda modificazione, non solo sul piano produttivo, ma ancor più su quello relativo all’uso e alla conservazione dei documenti stessi. Inoltre,  le nuove tecnologie vengono altresì a mutare i sistemi e i luoghi  di apprendimento e le tecniche stesse di memorizzazione. L’evoluzione della memoria è chiaramente legata alla diffusione della scrittura, la quale è lo strumento principale per la conservazione del sapere. Sotto quest’ottica uno dei luoghi della memoria collettiva, e forse il principale, è proprio la biblioteca, intesa soprattutto come deposito di essa e atto alla sua conservazione, dunque, per esteso, alla conservazione dell’identità individuale e collettiva, luogo di incontro della totalità delle informazioni.

Si può affermare che la biblioteca come deposito del sapere è un’istituzione che funziona come deposito della memoria, ma certamente non è possibile né pensabile di poter conservare tutto: sappiamo in partenza che qualcosa (e forse più di qualcosa) andrà perduto, ma è nostro compito trasmettere il più possibile alla storia, e ancora di più oggi che le nuove tecnologie consentono un recupero facilitato, più accessibile e con meno ingombro di spazio.

Così la sempre più vasta mole di conoscenze confluisce, con gli apporti tecnologici, a fondare una nuova scienza documentaria che si affianca ed interagisce con la biblioteconomia tradizionale. C’è dunque un passaggio  dalla biblioteca tradizionale (luogo esclusivo di conservazione cartacea) a quella che è ormai divenuta una “mediateca”, data la grande varietà di forme dei documenti ai quali prima si alludeva, o meglio, a quella che viene definita biblioteca virtuale, per lo stretto rapporto che intercorre tra servizi di biblioteca e rete di telecomunicazioni.

 

Per ottimizzare una struttura di questo tipo, ormai del resto ampliamente avviata, la biblioteca pubblica deve comunque tenere presente non solo il profilo della propria utenza, compito primo di un servizio pubblico, ma anche progettare nuovi servizi di accesso all’informazione, modificando e modernizzando i servizi già erogati, inoltre promuovere il servizio di biblioteca e la formazione dell’utente all’uso dei nuovi strumenti di ricerca per rendere realmente democratico l’accesso all’informazione, definendo, nel contempo, le politiche economiche del servizio. La biblioteca dunque si ritrova oggi caricata di nuovi e pressanti oneri dovendo far fronte a molti tipi di materiali.  Si dovranno, quindi, ripensare non solo le pratiche conservative ma anche le reti istituzionali ed i sistemi informativi: già molti materiali sono consultabili senza recarsi in loco. In un quadro di questo tipo, oggi particolarmente complesso, come si può allora porre l’idea di una biblioteca intesa quale deposito della memoria e soprattutto cosa, perché e come conservare oggi dei documenti realizzati con nuove e vecchie tecnologie? Se l’obiettivo è la diffusione massima delle informazioni, del resto premessa indispensabile per ogni tipo di conservazione, allora bisogna affermare che si dovrebbe conservare tutto, democraticamente, senza alcun tipo di censura poiché ogni sorta di documento può essere visto come un bene culturale.

Inoltre, i documenti eseguiti con le più recenti applicazioni tecnologiche pongono anche ulteriori problemi come, ad esempio, quello relativo alla loro forma di catalogazione, in quanto tali opere presentano il più delle volte un numero rilevante di autori: dal responsabile del contenuto intellettuale al creatore della risorsa locale, dall’ideatore delle immagini a quello dei suoni, dove spesso diviene difficile individuarne il principale (è il caso dei documenti di natura video).

Tornando al problema della tutela, si deve tenere presente che oggi convivono archivi cartacei ed archivi informatici. Si devono quindi ripensare i modi e le tecniche della conservazione adottate sinora. Il rapido succedersi di software e hardware portano spesso a cancellazioni e riscritture, aprendo nuovi problemi sulla conservazione, ed il sopraggiungere continuo di nuove tecnologie richiede continui aggiornamenti ed un riversamento ciclico a livello tecnologico, bisognerà valutare l’opportunità di conservare il supporto originale Nondimeno è proprio grazie alle nuove tecnologie che si può pensare oggi ad una sorta di biblioteca globale, che non conterrà fisicamente tutti i documenti ma che proprio attraverso una fitta rete tra le diverse biblioteche presenti, non solo su territorio nazionale, può garantire quel diritto inalienabile all’informazione, scopo principale di ogni biblioteca.

 

Francesco Martillotto

 


 

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