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Anno XIV num.4
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Biogas da discariche controllate

 

di Pietro Martino (Naturalista)

 

Non è facile trovare una risposta alla domanda: cosa è un rifiuto? Esistono difatti molti modi per rispondere a questa domanda, tuttavia oggi è possibile ricondurre tutte queste risposte ad una sola: quella che potremmo considerare codificata per legge! Che cosa è dunque un rifiuto?

La prima cosa che ci viene in mente è: un oggetto che buttiamo. Quindi verosimilmente un rifiuto è un prodotto di scarto che necessariamente dobbiamo allontanare da noi. In effetti per rifiuto si intende “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi” (art.6, comma 1, lett. a) D.Lgs. 22/97).

 

L'oggetto (fisico o anche energetico) considerato rifiuto produce di fatto inquinamento. Dall'introduzione del Rapporto del Comitato per l'inquinamento della National Academy of Science, “Waste Management and Control” del 1966, si legge: L'inquinamento è una alterazione indesiderabile delle caratteristiche fisiche, chimiche o

biologiche dell'aria, dell'acqua e della terra, che può essere pericolosa, o lo diventerà, per la vita umana e per quella delle altre specie […] Gli inquinanti sono i residui di sostanze che fabbrichiamo, usiamo e buttiamo via.

 

I rifiuti provocano quindi inquinamento. E lo vediamo ogni giorno, anche sotto casa nostra. Ma quello che non vediamo, i cosiddetti microrifiuti, sono quelli più pericolosi, quelli che provocano gravi malattie, provocano tumori e morte. Non è la carcassa di un frigorifero, di una lavatrice o di un materasso a provocare il danno ambientale, ma sono le polveri sottili, la diossina sprigionata dall'incenerimento volontario o meno dei rifiuti, a provocare maggior danno ambientale.

 

Ad ogni modo il rifiuto non va semplicemente allontanato da noi, ma va trattato come qualsiasi materiale di scarto: convertito, riciclato, oppure stipato per la vita nelle sempre più numerose discariche. Ovviamente parliamo di discariche controllate: progettate e costruite per assolvere al problema del definitivo disfacimento dei rifiuti. Tuttavia semplificare così il problema dei rifiuti non è corretto. Bisognerebbe (e qui noi lo considereremo) perlomeno trattare il rifiuto per quello che è: una risorsa energetica importante.

 

Tralasciando la questione termovalorizzatori (assai controversa) i rifiuti sono prodotti energeticamente validi anche quando non se ne voglia considerare l'aspetto della loro conversione, del loro riciclaggio. Anche se seppelliti sotto strati e strati di terra (che costituiscono in definitiva la discarica controllata), essi sono una risorsa e mai un vero problema. In quegli stessi strati, i rifiuti sono in grado di autodegradarsi e produrre un importante fonte energetica: il cosiddetto biogas da discariche controllate.

 

Due sono i prodotti della fermentazione (degradazione) operata da microorganismi sulla materia organica presente in quantità nei rifiuti: il percolato e il biogas. Il biogas è principalmente composto da metano e da biossido di carbonio. Già Buswell e Mueller nel 1952 identificarono il processo di trasformazione della cellulosa in metano e biossido di carbonio, rappresentato dalla reazione chimica:

 

nC6H10O5 + nH2O → 3nCH4 + 3nCO2

 

Nel processo si distinguono due fasi: una prima fase (aerobica) che si verifica negli strati alti della discarica e che avviene con consumo di ossigeno; e una seconda fase (anaerobica) che soggiunge mano a mano che i rifiuti già sottoposti alla fase uno, vengono via via coperti con altri strati di rifiuti e di terra. E' in questa fase che viene prodotto il metano (assieme all'anidride carbonica) e questa fase può durare anche anni e anche dopo che la discarica è stata chiusa.

 

Il biogas che si forma nelle profondità della discarica è una miscela di gas infiammabili, di odore sgradevole (dovuto alla presenza di derivati sulfidrilici). Ed è naturale pensare che la percentuale di produzione di metano (componente principale del biogas) è proporzionale alla quantità di prodotti altamente biodegradabili presenti nei rifiuti depositati in discarica (la cosiddetta parte umida) e alla temperatura del terreno che ospita la discarica.

 

Ma quanto biogas si può produrre da una discarica controllata? Certamente non tanto, ma nemmeno poco. E comunque la produzione di biogas è indipendente dall'utilizzo dei rifiuti in discarica. Questo significa che la discarica produrrà biogas sempre e comunque: ci sia conseguentemente o meno l'utilizzazione finale. Anzi fin dalla progettazione della discarica, è previsto lo sfiato in superficie del biogas che non si può accumulare negli strati interrati per ovvi motivi (di sicurezza). In letteratura Ham e Barlaz riportano che un Kg (peso secco di rifiuti) produce 520 litri di biogas. Ma questo valore è legato alla perfetta biodegradabilità dei rifiuti, cosa che difficilmente succede in discarica. Per questo motivo è ragionevole accettare per buoni i risultati che si attestano a valori al di sotto del 70% del valore teorico di laboratorio.

 

Per evitare dispersioni in atmosfera, il biogas viene raccolto mediante una rete di captazione. Rete che è costruita con il procedere della stessa costruzione della discarica. Il biogas così captato viene convogliato seguendo due strade. Se la discarica è di piccole dimensioni, e conseguentemente la raccolta di biogas è limitata, questo stesso viene convogliato tutto verso un unico punto di raccolta e qui bruciato (attraverso un tubo detto torcia). Viceversa se la discarica produce una notevole quantità di biogas, questo una volta raccolto viene depurato dalle componenti non idonee e inviato ad una gasometro e infine ad una centrale termica per la produzione di acqua calda o di elettricità.

 

La discarica controllata, una volta chiusa ermeticamente con un telo di superficie apposito che si continua con la geomembrana di fondo, può produrre biogas per diverso tempo. Li sotto a diversi metri di profondità quelli che credevamo essere solo e soltanto rifiuti, ci stanno in realtà fornendo calore per riscaldare le nostre case o per accendere i nostri elettrodomestici.

Pietro Martino

 

 


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