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Anno XIV num.4
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Biomasse: la vera rivoluzione !!!

 di Massimo Carassai

 

Lo stile di vita, le modalità di consumo e le consuetudini dei comportamenti attuali influenzano la velocità con cui vengono dissipate le risorse del pianeta e avrà come conseguenza il peggioramento della qualità della vita delle generazioni future.

È necessario lavorare alla costruzione di un nuovo rapporto tra economia ed ecologia, e quindi agire per il cambiamento del nostro comportamento quotidiano, affinché gli impatti prodotti dall’attività umana non compromettano la capacità della biosfera di realizzare le funzioni ecologiche essenziali per la vita. È necessario che il nostro comportamento diventi “ambientalmente sostenibile”.

La sostenibilità ambientale integra gli aspetti ambientali con quelli economici, sociali e istituzionali e implica un approccio ed un metodo interdisciplinare. E’ una responsabilità che coinvolge tutti, dal livello locale a quello internazionale: istituzioni, imprese, associazioni, cittadini e consumatori.

Per la sua realizzazione è necessaria una nuova generazione di politiche di tipo preventivo e nuovi strumenti conoscitivi, informativi, partecipativi, economici.

Il concetto è brutalmente chiaro, ma è altrettanto evidente che bisogna agire. La domanda a questo punto è come e dove agire??

Voglio indirizzare questo mio breve elaborato alla esposizione di una mia riflessione e conseguente strategia  sul come approcciare al tema energetico in modo programmatico, scientifico e SOSTENIBILE, rendendomi conto che le azioni vanno comunque rivolte in tutti gli aspetti sopra menzionati.

Cominciamo con l’esporre il concetto di rinnovabile.

Con il termine rinnovabili si intendono quelle forme di energia generate da fonti di energia che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite ovvero di non immettere in atmosfera sostanze nocive e/o climalteranti quali ad esempio la CO2. Esse sono dunque alla base della cosiddetta economia verde.

Sono comunemente considerate tali, l'energia idroelettrica, quella solare, eolica, marina e geotermica, ovvero quelle fonti il cui utilizzo attuale non ne pregiudica la disponibilità nel futuro.

Oggi si è consolidata sempre di più la consapevolezza che la fonte di energia più adatta a soddisfare le esigenze mondiali deve essere rinnovabile, programmabile e distribuita.

Rinnovabile perché le fonti fossili (petrolio, metano, carbone, nucleare) ci costringerebbero a sottostare al continuo ricatto economico dei paesi che hanno disponibilità di questo materiale.

Programmabile perché l’energia deve poter essere resa disponibile in funzione delle esigenze di utilizzo e non come succede per il vento, il sole e le maree, quando vi è la disponibilità della fonte.

Distribuita in modo che non vi siano poche grandi centrali di produzione di energia che hanno necessità di imponenti reti logistiche per essere alimentate e costosi ed inefficienti sistemi di distribuzione ma molte piccole centrali in grado di costituire una rete efficiente e sicura.

 

Credo quindi che la vera rivoluzione sia quella di fornire energia dove serve e soprattutto quando serve. Quindi la partita si gioca sulle modalità di accumulo della fonte di energia primaria: il sole.

Le biomasse ed in particolare i vegetali, grazie al processo chiamato “fotosintesi clorofilliana”, immagazzinano energia dal sole convertendo l’anidride carbonica catturata dall’atmosfera in massa biologica.

I boschi, i prati, gli scarti agricoli, unitamente alle coltivazioni dedicate, sono grandi serbatoi di biomassa, quindi di energia.

In questo elaborato voglio porre l’attenzione sulle biomasse ed in particolare sulla fotosintesi, partendo da una citazione di J. Masojìdek:

“It’s not love or money that makes the world go round,

it’s photosynthesis!”

Che tradotto significa:

“Non è amore o denaro che fa girare il mondo, è la fotosintesi!”

 

La fotosintesi clorofilliana (dal greco φώτο-[foto-], "luce", e σύνθεσις [synthesis], "costruzione, assemblaggio") è un processo chimico grazie al quale le piante verdi producono sostanze organiche a partire dall'anidride carbonica atmosferica e dall’acqua metabolica, in presenza di luce solare.

Le piante sono gli unici organismi viventi capaci di produrre da soli il proprio nutrimento attraverso un processo chiamato fotosintesi clorofilliana.

Il principale nutrimento delle piante è il glucosio o zucchero. Le piante assorbono l'acqua dal terreno attraverso le radici. L'acqua sale lungo il fusto fino alle foglie attraverso i vasi conduttori. Nel frattempo le foglie assorbono anidride carbonica attraverso dei forellini chiamati stomi. L'acqua entra nella foglia e viene a contatto con la clorofilla. La clorofilla è la sostanza che rende verdi le piante. Nella fotosintesi la clorofilla cattura l'energia solare e la trasforma in energia chimica. L'energia chimica smonta le molecole d'acqua e le trasforma in atomi di idrogeno e ossigeno. L'idrogeno e l'ossigeno, combinandosi con l'anidride carbonica catturata dagli stomi, forma il glucosio. Il glucosio è ora pronto per essere trasportato in tutta la pianta e nutrirla. Contemporaneamente la pianta rilascia l'ossigeno che non ha utilizzato. Questa è la ragione per cui le piante sono così importanti per noi. Esse trattengono l'anidride carbonica e liberano l'ossigeno. Noi invece usiamo l'ossigeno e liberiamo l'anidride carbonica

La quantità di energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa, dell'ordine dei 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma attualmente la civiltà umana. Oltre che dell'energia, la fotosintesi è anche la fonte di carbonio dei composti organici degli organismi viventi. La fotosintesi trasforma circa 115 miliardi di chilogrammi di carbonio atmosferico in biomassa ogni anno.

Si riporta di seguito uno schema della cinetica e del bilancio di massa del processo della creazione di una tonnellata di biomassa vegetale.

Le biomasse pertanto rappresentano un vero e proprio vettore energetico, inteso come mezzo in grado di veicolare l'energia da una forma ad un'altra.

Avendo a mente lo schema sopra riportato, senza voler ricorrere a colture energetiche che possono essere contestabili da un punto di vista culturale poiché mettono in competizione la linea energetica con la linea food, credo che possa essere strategico ed intelligente agire sul meccanismo di accrescimenti delle biomasse

Le alghe possono essere la risposta alle esigenze di cambiamento che si stanno consolidando e la vera rivoluzione.

Le alghe sono organismi fotosintetici che hanno il beneficio di crescere velocemente in un molteplice range di condizioni ambientali, nutrendosi, mediante il più classico dei processi biochimici, del più discusso gas serra, l’anidride carbonica. La versatilità è il fattore chiave di successo di tale risorsa: svariate sono le condizioni operative che ne consentono la crescita, innumerevoli sono le specie, ampie sono le caratteristiche, per composizione, della biomassa prodotta.

La coltivazione delle alghe oltre a non contrastare con le colture alimentari e a contribuire nella diminuzione dell’ impatto ambientale, sono anche maggiormente attraenti dal punto di vista dell’ efficienza rispetto alle altre materie prime. Ogni ettaro di alghe può produrre fino a 30.000 litri di biocarburante all’anno, rispetto i 220 della soia e i 75 del mais.

Altro aspetto particolarmente interessante è l’ampio spettro di tecnologie di conversione dell’energia applicabili in funzione dei prodotti desiderati, delle condizioni di coltivazione, delle specie utilizzate; è possibile, infatti, ricorrere a diverse tecniche di trasformazione della biomassa e dei suoi componenti nelle varie forme di energia.

(Mag. 2012)

 

Massimo Carassai

 

 


 

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