Biomasse: la vera rivoluzione !!!
di Massimo Carassai
Lo stile di vita, le modalità di consumo e le
consuetudini dei comportamenti attuali influenzano la velocità con cui
vengono dissipate le risorse del pianeta e avrà come conseguenza il
peggioramento della qualità della vita delle generazioni future.
È necessario lavorare alla costruzione di un nuovo
rapporto tra economia ed ecologia, e quindi agire per il cambiamento del
nostro comportamento quotidiano, affinché gli impatti prodotti
dall’attività umana non compromettano la capacità della biosfera di
realizzare le funzioni ecologiche essenziali per la vita. È necessario
che il nostro comportamento diventi “ambientalmente sostenibile”.
La sostenibilità ambientale integra gli aspetti
ambientali con quelli economici, sociali e istituzionali e implica un
approccio ed un metodo interdisciplinare. E’ una responsabilità che
coinvolge tutti, dal livello locale a quello internazionale:
istituzioni, imprese, associazioni, cittadini e consumatori.
Per la sua realizzazione è necessaria una nuova
generazione di politiche di tipo preventivo e nuovi strumenti
conoscitivi, informativi, partecipativi, economici.
Il
concetto è brutalmente chiaro, ma è altrettanto evidente che bisogna
agire. La domanda a questo punto è come e dove agire??
Voglio indirizzare questo mio breve elaborato alla esposizione di una
mia riflessione e conseguente strategia sul come approcciare al tema
energetico in modo programmatico, scientifico e SOSTENIBILE, rendendomi
conto che le azioni vanno comunque rivolte in tutti gli aspetti sopra
menzionati.
Cominciamo con l’esporre il concetto di rinnovabile.
Con
il termine rinnovabili si intendono quelle forme di
energia
generate da
fonti di energia
che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa
velocità con cui vengono consumate o non sono "esauribili" nella scala
dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le
risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di
energia alternative
alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di
essere anche
energie pulite
ovvero di non immettere in
atmosfera
sostanze nocive e/o
climalteranti
quali ad esempio la
CO2.
Esse sono dunque alla base della cosiddetta
economia verde.
Sono
comunemente considerate tali, l'energia
idroelettrica,
quella
solare,
eolica,
marina
e
geotermica,
ovvero quelle fonti il cui utilizzo attuale non ne pregiudica la
disponibilità nel futuro.
Oggi
si è consolidata sempre di più la consapevolezza che la fonte di energia
più adatta a soddisfare le esigenze mondiali deve essere rinnovabile,
programmabile e distribuita.
Rinnovabile
perché le fonti fossili (petrolio, metano, carbone, nucleare) ci
costringerebbero a sottostare al continuo ricatto economico dei paesi
che hanno disponibilità di questo materiale.
Programmabile
perché l’energia deve poter essere resa disponibile in funzione delle
esigenze di utilizzo e non come succede per il vento, il sole e le
maree, quando vi è la disponibilità della fonte.
Distribuita
in modo che non vi siano poche grandi centrali di produzione di energia
che hanno necessità di imponenti reti logistiche per essere alimentate e
costosi ed inefficienti sistemi di distribuzione ma molte piccole
centrali in grado di costituire una rete efficiente e sicura.
Credo
quindi che la vera rivoluzione sia quella di fornire energia dove serve
e soprattutto quando serve. Quindi la partita si gioca sulle modalità di
accumulo della fonte di energia primaria: il sole.
Le
biomasse ed in particolare i vegetali, grazie al processo chiamato
“fotosintesi clorofilliana”, immagazzinano energia dal sole convertendo
l’anidride carbonica catturata dall’atmosfera in massa biologica.
I
boschi, i prati, gli scarti agricoli, unitamente alle coltivazioni
dedicate, sono grandi serbatoi di biomassa, quindi di energia.
In
questo elaborato voglio porre l’attenzione sulle biomasse ed in
particolare sulla fotosintesi, partendo da una citazione di J. Masojìdek:
“It’s not love or money that makes the world go round,
it’s photosynthesis!”
Che
tradotto significa:
“Non
è amore o denaro che fa girare il mondo, è la fotosintesi!”
La
fotosintesi clorofilliana (dal
greco
φώτο-[foto-], "luce", e σύνθεσις [synthesis], "costruzione,
assemblaggio") è un processo
chimico
grazie al quale le piante verdi producono sostanze organiche a partire
dall'anidride
carbonica
atmosferica e dall’acqua
metabolica, in presenza di
luce
solare.
Le
piante sono gli unici organismi viventi capaci di produrre da soli il
proprio nutrimento attraverso un processo chiamato fotosintesi
clorofilliana.
Il
principale nutrimento delle piante è il glucosio o zucchero. Le piante
assorbono l'acqua dal terreno attraverso le radici. L'acqua sale lungo
il fusto fino alle foglie attraverso i vasi conduttori. Nel frattempo le
foglie assorbono anidride carbonica attraverso dei forellini chiamati
stomi. L'acqua entra nella foglia e viene a contatto con la clorofilla.
La clorofilla è la sostanza che rende verdi le piante. Nella fotosintesi
la clorofilla cattura l'energia solare e la trasforma in energia
chimica. L'energia chimica smonta le molecole d'acqua e le trasforma in
atomi di idrogeno e ossigeno. L'idrogeno e l'ossigeno, combinandosi con
l'anidride carbonica catturata dagli stomi, forma il glucosio. Il
glucosio è ora pronto per essere trasportato in tutta la pianta e
nutrirla. Contemporaneamente la pianta rilascia l'ossigeno che non ha
utilizzato. Questa è la ragione per cui le piante sono così importanti
per noi. Esse trattengono l'anidride carbonica e liberano l'ossigeno.
Noi invece usiamo l'ossigeno e liberiamo l'anidride carbonica
La
quantità di energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa,
dell'ordine dei 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma
attualmente la civiltà umana. Oltre che dell'energia, la fotosintesi è
anche la fonte di carbonio dei composti organici degli organismi
viventi. La fotosintesi trasforma circa 115 miliardi di chilogrammi di
carbonio atmosferico in biomassa ogni anno.
Si
riporta di seguito uno schema della cinetica e del bilancio di massa del
processo della creazione di una tonnellata di biomassa vegetale.
Le
biomasse pertanto rappresentano un vero e proprio vettore energetico,
inteso come mezzo in grado di veicolare l'energia
da una forma ad un'altra.
Avendo a mente lo schema sopra riportato, senza voler ricorrere a
colture energetiche che possono essere contestabili da un punto di vista
culturale poiché mettono in competizione la linea energetica con la
linea food, credo che possa essere strategico ed intelligente agire sul
meccanismo di accrescimenti delle biomasse
Le
alghe possono essere la risposta alle esigenze di cambiamento che si
stanno consolidando e la vera rivoluzione.
Le
alghe sono organismi fotosintetici che hanno il beneficio di crescere
velocemente in un molteplice range di condizioni ambientali, nutrendosi,
mediante il più classico dei processi biochimici, del più discusso gas
serra, l’anidride carbonica. La versatilità è il fattore chiave di
successo di tale risorsa: svariate sono le condizioni operative che ne
consentono la crescita, innumerevoli sono le specie, ampie sono le
caratteristiche, per composizione, della biomassa prodotta.
La
coltivazione delle alghe oltre a non contrastare con le colture
alimentari e a contribuire nella diminuzione dell’ impatto ambientale,
sono anche maggiormente attraenti dal punto di vista dell’ efficienza
rispetto alle altre materie prime. Ogni ettaro di alghe può produrre
fino a 30.000 litri di biocarburante all’anno, rispetto i 220 della soia
e i 75 del mais.
Altro
aspetto particolarmente interessante è l’ampio spettro di tecnologie di
conversione dell’energia applicabili in funzione dei prodotti
desiderati, delle condizioni di coltivazione, delle specie utilizzate; è
possibile, infatti, ricorrere a diverse tecniche di trasformazione della
biomassa e dei suoi componenti nelle varie forme di energia.
(Mag. 2012)
Massimo Carassai |