IL BUCO DELL’OZONO: EFFETTI SULL’UOMO E SULL’AMBIENTE
di Loredana Bossi
Il
buco dell’ozono ed in generale la diminuzione dell’ozono stratosferico
non rappresentano al momento un rischio immediato per la salute
dell’uomo. Questo, comunque, se le dimensioni del fenomeno non sono
destinate a crescere ulteriormente, nel qual caso la situazione potrebbe
diventare drammatica.
L’ozono agisce infatti schermando la maggior parte delle pericolose
radiazioni UV-B provenienti dal sole ed un drastico aumento delle
radiazioni ultraviolette anche nelle zone popolate della terra potrebbe
causare danni impensabili.
Alcuni studi teorizzano che una diminuzione dell’1% dell’ozono colonnare
possa comportare un aumento delle radiazioni ultraviolette a livello del
suolo pari all’1,2%. I raggi UV-B sono in grado di attaccare e
danneggiare molecole come il DNA e l’RNA, così se l’esposizione a questi
raggi diviene eccessiva, si possono sviluppare sia dei melanomi che
altri tipi di cancro della pelle.
Un
altro possibile effetto consiste nella creazione di varie interferenze
nella regolazione dei meccanismi di difesa immunitaria; il tutto
contribuisce all’aumento delle malattie a causa delle minori
potenzialità difensive naturali di ogni persona. L’effetto più evidente
e diretto è invece legato all’azione che i raggi UV esercitano sulla
retina dell’occhio, dove provocano danni che possono rapidamente portare
alla cecità. In effetti in Patagonia ed in Nuova Zelanda, regioni vicine
al Polo Sud e quindi alla zona più colpita dalla diminuzione dell’ozono
stratosferico, sono sempre più frequenti i casi di cecità fra le greggi
di pecore.
In definitiva bisogna ricordare che è sempre importante proteggersi
contro i raggi UV-B, anche a prescindere dalla riduzione della fascia di
ozono, portando cappelli, occhiali da sole e utilizzando creme solari;
in ogni modo, tutte queste precauzioni diventeranno sempre più
indispensabili con l’aumentare della riduzione dell’ozono stratosferico
e con l’allargarsi del famigerato “Buco dell’ozono”.
La presenza di una graduale diminuzione dell’ozono
stratosferico comporta inevitabili danni anche a carico della fauna e
della flora, anche se l’assorbimento delle radiazioni UV varia molto da
un organismo ad un altro. Dato che la riduzione maggiore è presente, per
il momento, in aree pressochè disabitate, gli effetti non sono ancora
particolarmente gravi, almeno per gli animali superiori. Questi effetti
si possono comunque sempre ricondurre all’azione dei raggi UV e più
specificamente ai raggi UV-B.
Diversi organismi viventi hanno sviluppato particolari meccanismi di
protezione dall’azione dei raggi UV-B: limitano la loro esposizione
(alcuni organismi acquatici fermano la loro attività verso metà
giornata, quando l’azione dei raggi UV è più intensa); alcuni si
proteggono con dei pigmenti; altri possiedono dei meccanismi di
riparazione del DNA o riparano i tessuti danneggiati (dalle scottature).
In ogni caso, per la maggior parte degli organismi questi meccanismi
diventano insufficienti quando aumentano i livelli di irradiazione UV-B.
Dato che queste radiazioni vengono assorbite da pochi strati di cellule
(logicamente quelle più superficiali), gli organismi di dimensioni
maggiori sono più protetti degli esseri più piccoli, come quelli
unicellulari. In effetti gli organismi marini che costituiscono il
fitoplancton e lo zooplancton e che giocano un ruolo cruciale nella
catena alimentare marina, sono estremamente sensibili. Sulla base di
alcune ricerche sembra che diverse specie di plancton siano al limite
della massima tolleranza nei confronti delle radiazioni UV. Così, anche
un piccolo aumento nei livelli degli UV-B potrebbe comportare un
cambiamento estremamente negativo nella varietà e nella quantità degli
organismi presenti nelle acque superficiali e di conseguenza, avere
ripercussioni su tutta la comunità presente nelle acque.
Sulle piante le radiazioni UV comportano in genere un rallentamento
della crescita a causa di un effetto limitante nella crescita della
superficie fogliare e quindi dell’area deputata alla cattura
dell’energia solare. In piante irradiate da raggi UV si verifica sempre
un decadimento generale ed una riduzione nel peso secco. In ogni caso,
non sono comunque disponibili delle informazioni scientifiche accurate
sugli effetti causati dai raggi UV per tutti gli ecosistemi vegetali, in
quanto finora sono stati studiati accuratamente solamente gli effetti su
foreste temperate, praterie, tundra, zone alpine e soprattutto aree
coltivate.
Loredana Bossi |
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