Da Copenaghen a Cochabamba, gli impegni
per fronteggiare i cambiamenti climatici GLOBALI
di M. Elena Sitzia
La comunità scientifica internazionale, fin dalla prima
Conferenza Mondiale sui Cambiamenti Climatici, tenutasi nel 1979, aveva
documentato una tendenza all’aumento della temperatura media globale
decisamente superiore a quella registrata in passato.
Nasce così, nel 1988, per volontà del WMO (Organizzazione
meteorologica mondiale) e dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per
l'ambiente) l’IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento del Clima,
composto da 3000 scienziati col compito di studiare gli impatti delle
attività umane sui cambiamenti climatici [1].
Il quarto rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC
(2007) [2] stabilisce quali siano i fattori che sono variati
maggiormente, le cause più probabili e i trend futuri.
Gli scienziati ritengono inequivocabile l’osservazione e
la misurazione del riscaldamento del sistema climatico, l’aumento delle
temperature medie dell’aria e degli oceani, lo scioglimento dei
ghiacciai e l’innalzamento del livello medio del mare. A questo si
aggiungono le variazioni della salinità degli oceani e degli eventi
estremi quali siccità, precipitazioni e intensità dei cicloni tropicali.
Le cause sono da ricercare principalmente nell’aumento in atmosfera
delle concentrazioni di anidride carbonica, metano e protossido di
azoto. Gli effetti futuri sul clima per la fine del secolo sono un
aumento della temperatura di circa 4°C e un aumento del livello medio
del mare fino a 7 m. Secondo gli scienziati, non sarebbe sufficiente
mantenere i livelli delle emissioni dei gas serra ai valori attuali, in
quanto gli effetti del riscaldamento e dell’innalzamento dei mari
continuerebbero per più di un millennio, a causa delle scale temporali
necessarie per la rimozione dall’atmosfera dei gas già emessi.
L’attesissimo summit di Copenaghen avrebbe dovuto
concludersi con degli impegni concreti per fronteggiare gli eventi
futuri che inevitabilmente porteranno serie conseguenze, non solo
ambientali, ma anche economiche e sociali, come l’aumento della povertà,
la carenza di cibo e acqua, la maggiore diffusione delle malattie,
soprattutto a carico delle popolazioni più povere.
Hanno partecipato alla Conferenza 119 Capi di Stato e di
Governo [3] tra cui le 20 maggiori economie del pianeta e i 15
maggiori emettitori di gas serra. Diversamente dalle attese, l’accordo
sulla riduzione delle emissioni non c’è stato, colpa, secondo le
associazioni ambientaliste [4] “degli interessi nazionali e delle
potentissime lobby”.
Secondo il rapporto del CMCC, Centro euro Mediterraneo
per i Cambiamenti Climatici, [5] l’obiettivo della conferenza era
un accordo mondiale onnicomprensivo per i cambiamenti climatici per il
periodo successivo al 2012.
L’accordo di Copenaghen è stato “riconosciuto - cita il
rapporto - con una decisione che letteralmente “prende nota” della sua
esistenza, ma non lo adotta formalmente” ovvero i paesi sono liberi di
sottoscriverlo o meno.
Alcuni paesi, soprattutto quelli emergenti quali Bolivia,
Cuba, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Isole Tuvalu, Sudan, non hanno
condiviso l’accordo e hanno sollevato con forza le loro posizioni.
Particolarmente interessante è stato l’intervento del presidente della
Repubblica del Venezuela Ugo Chavez [6] che accusa l’attuale
sistema capitalistico di essere un modello di sviluppo distruttivo che
mette a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana. Secondo il
presidente Chavez “i paesi sviluppati dovrebbero stabilire compromessi
vincolanti … per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni ed
assumere obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi
poveri” essendo responsabili da soli del 50% delle emissioni totali.
Sempre secondo il rapporto dell’IPCC, mentre i Paesi
industrializzati non hanno formulato nuovi impegni vincolanti di
riduzione delle emissioni, i paesi in via di sviluppo intraprendono
adeguate azioni di mitigazione.
Gli stessi Presidente dell’UE Fredrik
Reinfeld e Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso
hanno manifestato il loro disappunto per le debolezze dell’accordo.
In attesa del prossimo vertice di dicembre che si terrà a
Cancùn, i paesi in via di sviluppo hanno convocato lo scorso 22 aprile,
in Bolivia, a Cochabamba, la Conferenza mondiale dei Popoli sul
cambiamento del clima e sui diritti della Madre Terra in risposta al
fallimento del vertice di Copenaghen [7] [8].
Il presidente della Bolivia Evo Morales ha definito la
Conferenza di Copenaghen “il trionfo dei Popoli e il fallimento dei
Paesi sviluppati”.
Nel suo discorso di presentazione ha definito “il
capitalismo il principale nemico dell’umanità, sinonimo di
disuguaglianza e distruzione del pianeta”.
Secondo il presidente,
infatti, un aumento delle temperature fino a 4° C porterebbe ad una
diminuzione della produzione agricola fino al 40%.
Le proposte elaborate nella Conferenza di Cochabamba
[7] sono la costituzione di un tribunale internazionale per i
crimini ecologici, con sede in Bolivia, un referendum mondiale
sull’ambiente da celebrarsi tra un anno, nonché l’impegno a ridurre
della metà le emissioni di CO2 nei prossimi nove anni. Sotto accusa
anche i prodotti agricoli derivanti da monocolture e ogm.
L’invito ad “abbandonare il concetto di sviluppo
capitalistico basato sulla crescita illimitata” è stato il filo
conduttore della Conferenza, tanto da essere stata definita
“l’Internazionale della Madre Terra”. Conferenza a cui hanno partecipato
le popolazioni indigene che abitano gli ecosistemi più fragili del
pianeta e che chiedono di poter partecipare al Convegno delle Nazioni
Unite sul Cambiamento Climatico e il pieno rispetto dei diritti
collettivi dei popoli indigeni [9].
Queste richieste verranno portate al prossimo incontro di
dicembre. Per adesso, la strada intrapresa dai popoli emergenti rimane
una soluzione solitaria.
[1] http://www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Protezione_dell%27atmosfera_a_livello_globale/Cambiamenti_climatici/
[2] http://www.ipcc.ch/pdf/reports-nonUN-translations/italian/ar4-wg1-spm.pdf
[3] http://www.arpat.toscana.it/notizie/2009/le-conclusioni-della-conferenza-mondiale-sul-clima-di-copenaghen/
[4] http://ilcorrieredelweb.blogspot.com/2009/12/wwf-accordo-copenaghen-testo-mezzo.html
http://energia-pulita.myblog.it/archive/2010/01/12/il-rapporto-di-greenpeace.html
http://legambienteterni.blogspot.com/2009/12/copenaghen.html
[5] http://www.cmcc.it/ipcc-focal-point/archivio-newsletter/2009/unfccc-kp-copenaghen-7-19-dic-2009.pdf
[6] http://selvasorg.blogspot.com/2009/12/discurso-de-chavez-en-copenhage.html
[7] http://www.asud.net/it/dalla-redazione/5-mondo/1060--conferenza-mondiale-dei-popoli-su-clima-e-diritti-della-madre-terra-.html
[8] http://cmpcc.org./
[9]
http://www.asud.net/it/news/7-mondo/979-popoli-indigeni-e-cambiamento-climatico.html
Elena Sitzia |