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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

 di Assunta Moretta

 

Che cos'è il cambiamento climatico?

Molto spesso si parla del tempo, e la cosa non sorprende se si considera l'influenza che esso ha sul nostro umore, sul nostro modo di vestire e su ciò che mangiamo. Ma “clima” e tempo non sono la stessa cosa. Il clima indica l'andamento medio delle condizioni meteorologiche rilevate in una determinata regione in un periodo di tempo prolungato.

Il clima ha sempre subito e continuerà a subire cambiamenti dovuti a cause naturali, fra le quali possiamo annoverare minimi mutamenti della radiazione solare, eruzioni vulcaniche che possono avvolgere il pianeta con polveri che riflettono il calore del sole verso lo spazio, nonché fluttuazioni naturali del sistema climatico in sé.  Tuttavia, le cause naturali possono spiegare questo riscaldamento solo in parte.

La stragrande maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che esso sia dovuto alle sempre maggiori concentrazioni di gas ad effetto serra che intrappolano il calore nell'atmosfera e che sono generati dalle attività umane. I raggi termici provenienti dal sole riscaldano la superficie terrestre. Quando la temperatura aumenta, il calore è irraggiato attraverso l'atmosfera sotto forma di raggi infrarossi. Una parte viene assorbita nell'atmosfera dai “gas a effetto serra”.

L'atmosfera agisce in modo simile alle pareti di una serra che lasciano passare la luce visibile e assorbono i raggi infrarossi in uscita, trattenendo il calore. Questo processo naturale è detto “effetto serra”. Senza di esso, la temperatura media globale sarebbe di circa -18°C, mentre attualmente è di +15°C. Tuttavia le attività umane stanno aggiungendo nell'atmosfera gas ad effetto serra, in particolare anidride carbonica, metano e ossido nitroso, che accentuano l'effetto serra naturale e di conseguenza riscaldano il pianeta. Questo riscaldamento supplementare dovuto alle attività umane è chiamato effetto serra “accelerato”.

Dove sono le prove?  Le troviamo nel quarto rapporto di valutazione dell’IPCC  ( Intergovernmental Panel on Climate Change) ente formato da un gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico , istituito dalle Nazioni Unite che riunisce migliaia di esperti sul clima di ogni parte del globo.

Pubblicato alla fine del 2007, dopo sei anni di lavoro, il quarto rapporto di valutazione dell’IPCC stabilisce oltre ogni ragionevole dubbio che le emissioni di gas a effetto serra imputabili alle attività umane sono la causa del riscaldamento globale, cioè di un innalzamento delle temperature a livello mondiale che potrebbe avere un impatto

devastante sull'umanità, sulle nostre economie e sull'ambiente.

 Vale la pena sottolineare un’importante conclusione del rapporto: agire ora contro il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze comporta un costo ragionevole, mentre perseguire l’inazione, affrontando le conseguenze in un secondo momento, implica un costo estremamente superiore.

L’obiettivo , quindi, è impedire che la temperatura media globale aumenti di oltre 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Perché ciò non accada, le emissioni globali di gas a effetto serra devono stabilizzarsi prima del 2020 e poi diminuire in maniera significativa entro il 2050.

Le riduzioni delle emissioni globali necessarie possono essere ottenute soltanto se tutti i paesi contribuiranno secondo le proprie responsabilità e capacità. E anche se l’aumento della temperatura rimarrà inferiore ai 2 °C, tutti i paesi dovranno ancora profondere significativi sforzi di adattamento.

Se non agiamo subito a livello globale per stabilizzare le temperature in costante aumento sulla superficie terrestre, il danno potrebbe essere irreparabile e il bilancio catastrofico.

Nel dicembre del 2008 l'UE ha adottato una strategia integrata in materia di energia e cambiamenti climatici, che fissa obiettivi ambiziosi per il 2020. Lo scopo è indirizzare l'Europa sulla giusta strada verso un futuro sostenibile sviluppando un'economia a basse emissioni di CO2 improntata all'efficienza energetica. Sono previste le seguenti misure:

-         ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo accordo internazionale);

-         ridurre i consumi energetici del 20% attraverso un aumento dell'efficienza energetica;

-         soddisfare il 20% del nostro fabbisogno energetico mediante l'utilizzo delle energie rinnovabili.

 

Con il crescere del nostro fabbisogno energetico aumenta anche la nostra dipendenza dai combustibili fossili (petrolio, gas naturale e carbone), che producono ingenti volumi di CO2 e rappresentano attualmente circa l'80% del consumo di energia dell'UE.

Affinché l'UE possa raggiungere i suoi obiettivi e combattere i cambiamenti climatici è essenziale che trasformi radicalmente i suoi modelli di produzione e consumo di energia. L'azione dell'UE affronterà quindi una serie di temi chiave quali il mercato dell'energia elettrica e del gas, le fonti energetiche, il comportamento dei consumatori e una maggiore cooperazione internazionale.

La strategia dell'UE in materia di energia e cambiamenti climatici è linea con l'impegno dell'Europa a promuovere la crescita economica e l'occupazione. Anticipando la rivoluzione energetica si creeranno anche nuove opportunità sul fronte delle imprese e della ricerca.

Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili contribuirà inoltre a ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni di petrolio e gas, rendendola meno vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi energetici e alle incertezze sul fronte degli approvvigionamenti.

I singoli Stati membri vengono esortati ad adottare una serie di misure e coordinarsi con l'UE per garantire un'equa ripartizione degli oneri.

Pur essendo vincolanti, gli obiettivi fissati terranno conto delle rispettive capacità a livello nazionale.

Il riscaldamento globale richiede un'azione globale. A tal riguardo l'UE

ha già svolto un ruolo chiave nell'elaborazione di due importanti trattati:

la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 e il relativo protocollo di Kyoto del 1997.

Ma non basta. L'UE vuole portare avanti il dibattito sui cambiamenti climatici e punta all'ambizioso obiettivo di ridurre collettivamente i gas

ad effetto serra del 30% entro il 2020.

L'UE punta a raggiungere un nuovo accordo globale in occasione della prossima conferenza ONU sui cambiamenti climatici, che si terrà a

Copenaghen nel dicembre 2009.

Nel frattempo, mentre si prepara all'appuntamento del 2020, l'UE si sta anche impegnando a dimezzare le emissioni globali entro il 2050.

Una ventina di agenzie Onu hanno presentato ala Conferenza World Financial and Economic Crisis and its Impact on Development che si è conclusa in questi giorni  a New York una dichiarazione dove si evidenzia che «l´attuale crisi economica e finanziaria esige una risposta collettiva della comunità mondiale» e indicano la green economy come l’unica reale via d’uscita.

Le agenzie Onu, capeggiate da Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma Onu per l’ambiente (Unep) si sono pronunciate a favore di una transizione verso "meno carbonio” ed a sostegno di un’economia verde capace di fornire molteplici opportunità economiche, sociali ed ambientali nel XXI secolo.

Nel corso degli ultimi 6 mesi, molti orgasmi del sistema dell’Onu, come Fao, Unep e soprattutto le istituzioni di Bretton Woods della Banca Mondiale e i segretariati degli accordi multilaterali sull’ambiente sono stati coinvolti nella progettazione e nella messa in opera di un’iniziativa sulla green economy. «Investire i fondi di rilancio economico in settori quali le tecnologie energetiche efficienti, le energie rinnovabili, i trasporti pubblici, l´agricoltura sostenibile, il turismo rispettoso dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali, soprattutto gli ecosistemi e la biodiversità, riflette la convinzione che l’economia verde può creare delle nuove industrie dinamiche, dei posti di lavori di qualità, generare crescita e guadagni, attenuando allo stesso tempo gli effetti dei cambiamenti climatici ed arrestando il declino della biodiversità - si legge nella dichiarazione – Questa scelta è in grado di contribuire al raddrizzamento dell’economia, alla creazione di posti di lavoro decenti ed alla riduzione delle penurie alimentare, energetica, idrica, ma anche di far fronte alle crisi relative agli ecosistemi ed al clima, che hanno degli effetti sulle popolazioni povere».

Per le agenzie Onu i grandi Paesi dovrebbero fare in modo che i Paesi in via di sviluppo dispongano di risorse finanziarie per avviare i propri programmi di rilancio ed avere un accesso accresciuto ai mercati internazionali per una ripresa rapida degli scambi commerciali. Il test finale per le agenzie dovrebbe esserci a dicembre al summit mondiale sui cambiamenti climatici: «Copenhagen è il punto di svolta per innescare una global green economy». Chiedono anche ai Paesi donatori di concretizzare gli impegni in materia di aiuto finanziario, in particolare quelli presi durante i summit del G8 e del G20.

Assunta Moretta

 

 


 

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