IL
CAMBIAMENTO CLIMATICO
di
Assunta Moretta
Che cos'è il cambiamento climatico?
Molto
spesso si parla del tempo, e la cosa non sorprende se si considera
l'influenza che esso ha sul nostro umore, sul nostro modo di vestire e
su ciò che mangiamo. Ma “clima” e tempo non sono la stessa cosa. Il
clima indica l'andamento medio delle condizioni meteorologiche rilevate
in una determinata regione in un periodo di tempo prolungato.
Il
clima ha sempre subito e continuerà a subire cambiamenti dovuti a cause
naturali, fra le quali possiamo annoverare minimi mutamenti della
radiazione solare, eruzioni vulcaniche che possono avvolgere il pianeta
con polveri che riflettono il calore del sole verso lo spazio, nonché
fluttuazioni naturali del sistema climatico in sé. Tuttavia, le cause
naturali possono spiegare questo riscaldamento solo in parte.
La
stragrande maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che esso sia
dovuto alle sempre maggiori concentrazioni di gas ad effetto serra che
intrappolano il calore nell'atmosfera e che sono generati dalle attività
umane. I raggi termici provenienti dal sole riscaldano la superficie
terrestre. Quando la temperatura aumenta, il calore è irraggiato
attraverso l'atmosfera sotto forma di raggi infrarossi. Una parte viene
assorbita nell'atmosfera dai “gas a effetto serra”.
L'atmosfera agisce in modo simile alle pareti di una serra che lasciano
passare la luce visibile e assorbono i raggi infrarossi in uscita,
trattenendo il calore. Questo processo naturale è detto “effetto serra”.
Senza di esso, la temperatura media globale sarebbe di circa -18°C,
mentre attualmente è di +15°C. Tuttavia le attività umane stanno
aggiungendo nell'atmosfera gas ad effetto serra, in particolare anidride
carbonica, metano e ossido nitroso, che accentuano l'effetto serra
naturale e di conseguenza riscaldano il pianeta. Questo riscaldamento
supplementare dovuto alle attività umane è chiamato effetto serra
“accelerato”.
Dove
sono le prove? Le troviamo nel quarto rapporto di valutazione dell’IPCC
( Intergovernmental Panel on Climate Change) ente formato da un gruppo
intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico , istituito dalle
Nazioni Unite che riunisce migliaia di esperti sul clima di ogni parte
del globo.
Pubblicato alla fine del 2007, dopo sei anni di lavoro, il quarto
rapporto di valutazione dell’IPCC stabilisce oltre ogni ragionevole
dubbio che le emissioni di gas a effetto serra imputabili alle attività
umane sono la causa del riscaldamento globale, cioè di un innalzamento
delle temperature a livello mondiale che potrebbe avere un impatto
devastante sull'umanità, sulle nostre economie e sull'ambiente.
Vale
la pena sottolineare un’importante conclusione del rapporto: agire ora
contro il cambiamento climatico e adattarsi alle sue conseguenze
comporta un costo ragionevole, mentre perseguire l’inazione, affrontando
le conseguenze in un secondo momento, implica un costo estremamente
superiore.
L’obiettivo , quindi, è impedire che la temperatura media globale
aumenti di oltre 2 °C rispetto ai livelli preindustriali. Perché ciò non
accada, le emissioni globali di gas a effetto serra devono stabilizzarsi
prima del 2020 e poi diminuire in maniera significativa entro il 2050.
Le
riduzioni delle emissioni globali necessarie possono essere ottenute
soltanto se tutti i paesi contribuiranno secondo le proprie
responsabilità e capacità. E anche se l’aumento della temperatura
rimarrà inferiore ai 2 °C, tutti i paesi dovranno ancora profondere
significativi sforzi di adattamento.
Se
non agiamo subito a livello globale per stabilizzare le temperature in
costante aumento sulla superficie terrestre, il danno potrebbe essere
irreparabile e il bilancio catastrofico.
Nel
dicembre del 2008 l'UE ha adottato una strategia integrata in materia di
energia e cambiamenti climatici, che fissa obiettivi ambiziosi per il
2020. Lo scopo è indirizzare l'Europa sulla giusta strada verso un
futuro sostenibile sviluppando un'economia a basse emissioni di CO2
improntata all'efficienza energetica. Sono previste le seguenti misure:
-
ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo
accordo internazionale);
-
ridurre i consumi energetici del 20% attraverso un
aumento dell'efficienza energetica;
-
soddisfare il 20% del nostro fabbisogno energetico
mediante l'utilizzo delle energie rinnovabili.
Con
il crescere del nostro fabbisogno energetico aumenta anche la nostra
dipendenza dai combustibili fossili (petrolio, gas naturale e carbone),
che producono ingenti volumi di CO2 e rappresentano attualmente circa
l'80% del consumo di energia dell'UE.
Affinché l'UE possa raggiungere i suoi obiettivi e combattere i
cambiamenti climatici è essenziale che trasformi radicalmente i suoi
modelli di produzione e consumo di energia. L'azione dell'UE affronterà
quindi una serie di temi chiave quali il mercato dell'energia elettrica
e del gas, le fonti energetiche, il comportamento dei consumatori e una
maggiore cooperazione internazionale.
La
strategia dell'UE in materia di energia e cambiamenti climatici è linea
con l'impegno dell'Europa a promuovere la crescita economica e
l'occupazione. Anticipando la rivoluzione energetica si creeranno anche
nuove opportunità sul fronte delle imprese e della ricerca.
Lo
sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili contribuirà inoltre a
ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni di petrolio e gas,
rendendola meno vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi energetici e
alle incertezze sul fronte degli approvvigionamenti.
I
singoli Stati membri vengono esortati ad adottare una serie di misure e
coordinarsi con l'UE per garantire un'equa ripartizione degli oneri.
Pur
essendo vincolanti, gli obiettivi fissati terranno conto delle
rispettive capacità a livello nazionale.
Il riscaldamento globale
richiede un'azione globale. A tal riguardo l'UE
ha già svolto un ruolo
chiave nell'elaborazione di due importanti trattati:
la Convenzione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 e il relativo
protocollo di Kyoto del 1997.
Ma non basta. L'UE vuole
portare avanti il dibattito sui cambiamenti climatici e punta
all'ambizioso obiettivo di ridurre collettivamente i gas
ad effetto serra del 30%
entro il 2020.
L'UE punta a raggiungere
un nuovo accordo globale in occasione della prossima conferenza ONU sui
cambiamenti climatici, che si terrà a
Copenaghen nel dicembre
2009.
Nel frattempo, mentre si
prepara all'appuntamento del 2020, l'UE si sta anche impegnando a
dimezzare le emissioni globali entro il 2050.
Una ventina di agenzie
Onu hanno presentato ala Conferenza World Financial and Economic Crisis
and its Impact on Development che si è conclusa in questi giorni a New
York una dichiarazione dove si evidenzia che «l´attuale crisi economica
e finanziaria esige una risposta collettiva della comunità mondiale» e
indicano la green economy come l’unica reale via d’uscita.
Le agenzie Onu,
capeggiate da Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma Onu per
l’ambiente (Unep) si sono pronunciate a favore di una transizione verso
"meno carbonio” ed a sostegno di un’economia verde capace di fornire
molteplici opportunità economiche, sociali ed ambientali nel XXI secolo.
Nel corso degli ultimi 6
mesi, molti orgasmi del sistema dell’Onu, come Fao, Unep e soprattutto
le istituzioni di Bretton Woods della Banca Mondiale e i segretariati
degli accordi multilaterali sull’ambiente sono stati coinvolti nella
progettazione e nella messa in opera di un’iniziativa sulla green
economy. «Investire i fondi di rilancio economico in settori quali le
tecnologie energetiche efficienti, le energie rinnovabili, i trasporti
pubblici, l´agricoltura sostenibile, il turismo rispettoso dell’ambiente
e la gestione sostenibile delle risorse naturali, soprattutto gli
ecosistemi e la biodiversità, riflette la convinzione che l’economia
verde può creare delle nuove industrie dinamiche, dei posti di lavori di
qualità, generare crescita e guadagni, attenuando allo stesso tempo gli
effetti dei cambiamenti climatici ed arrestando il declino della
biodiversità - si legge nella dichiarazione – Questa scelta è in grado
di contribuire al raddrizzamento dell’economia, alla creazione di posti
di lavoro decenti ed alla riduzione delle penurie alimentare,
energetica, idrica, ma anche di far fronte alle crisi relative agli
ecosistemi ed al clima, che hanno degli effetti sulle popolazioni
povere».
Per le agenzie Onu i
grandi Paesi dovrebbero fare in modo che i Paesi in via di sviluppo
dispongano di risorse finanziarie per avviare i propri programmi di
rilancio ed avere un accesso accresciuto ai mercati internazionali per
una ripresa rapida degli scambi commerciali. Il test finale per le
agenzie dovrebbe esserci a dicembre al summit mondiale sui cambiamenti
climatici: «Copenhagen è il punto di svolta per innescare una global
green economy». Chiedono anche ai Paesi donatori di concretizzare gli
impegni in materia di aiuto finanziario, in particolare quelli presi
durante i summit del G8 e del G20.
Assunta Moretta |