CAPITAN UNCINO DEI TEMPI NOSTRI
La
dipendenza dalla tecnologia sta modificando la Nostra Vita
di
Giovanni Minieri
Che fossimo
dipendenti dalla tecnologia è un dato di fatto che trova conferma ogni
giorno, basta guardarsi intorno per notare quanti zombie ci sono, testa
china e dito che scorre velocemente sul display dello smartphone. Ma da
un recente studio si resta non poco sorpresi nel notare che tra i luoghi
dove ci si connette di più ci sono i bar ed i locali in genere.
Spulciando le percentuali fornite dalle agenzie, infatti, si scopre che
allo scontato luogo di lavoro, che rappresenta il 96%, segue l’84% dei
mezzi pubblici, c’è poi un 72% delle persone che si connettono quando
sono a casa e infine, il dato che mi ha un po’ stupito, 81 italiani su
100 resta attaccato al cellulare anche quando è al bar oppure in un
locale. Mi meraviglia che in un luogo che dovrebbe essere di
socializzazione o quanto meno di interazione con altre persone, come un
locale, si continui a fare quello che forse si è già fatto a lavoro
oppure a casa.
Continuando a
leggere le statistiche sull’uso del telefonino, scopriamo che in Italia
ce ne sono 83 milioni in circolazione e ad usarli sono più di 45 milioni
di italiani, il calcolo quindi è presto fatto, ogni italiano possiede in
media quasi 2 cellulari. Di questi utenti, secondo il rapporto di
Digital, Social e Mobile 2015, più di 35 milioni sono attivi su
internet, mentre 28 milioni hanno un profilo su un social network.
Luca Jourdan, professore
di antropologia sociale all’Università di Bologna ‘Alma Mater Studiorum’
afferma: “L’intera società è coinvolta in
questo processo che ci vede tutti utenti, protagonisti di una realtà
virtuale in cui viene appagato il narcisismo e la sete di protagonismo.
La mano
occupata dallo smartphone è sintomo di un’esperienza totalizzante che
coinvolge l’homo urbanus: il corpo è presente, ma le mani portano la
mente in un altro luogo. Questo ci rende individui alienati rispetto
alla realtà: per tornare a vivere le relazioni e la socialità ci si
dovrà distaccare progressivamente dall’oggetto che ci tiene incollati ad
una realtà parallela, ‘ricablando’ le connessioni del nostro cervello
che daranno spazio a nuove abitudini, o crearsi dei piccoli ‘antivirus’,
dedicandosi ad attività che rendano possibili incontri reali come
iscriversi in palestra, fare escursioni o mangiare un gelato in
compagnia”.
La dipendenza
dallo smartphone è ben rappresentata dal numero di volte che lo
controlliamo: 80 volte al giorno, cioè una volta ogni 12 minuti. Mentre
dedichiamo solo 8 minuti al giorno alla conversazione. Negli Stati Uniti
sanno fare di peggio: in un giorno danno una sbirciatina al fidato
cellulare ben 150 volte!
Tornando in
Italia scopriamo che il 45% dei giovani utilizzano il cellulare 6 ore in
un giorno.
E proprio il
fatto di avere una mano sempre occupata con lo smartphone, ci costringe
ad usare l’altra per tutte le altre incombenze, da qui quella che gli
esperti hanno battezzato “sindrome di Capitan Uncino”.
E sono proprio gli esperti a dare consigli su quali potrebbero essere i
rimedi per uscire da questa patologia e tornare ad usare entrambe le
mani.
Banalmente
bisogna spegnere lo smartphone e, ad esempio, uscire per una corsetta o
molto più semplicemente andare al bar sotto casa a gustare un gelato in
compagnia. Gli esperti consigliano anche di riscoprire i vecchi giochi
da tavolo come il monopoli oppure il biliardino o il calcio balilla. O
se proprio non si vuole uscire di casa perché il clima non è
favorevole, dedicarsi, ad esempio, alla lettura, però di un libro
cartaceo. Infatti leggere un eBook su un tablet ci esporrebbe alla
tentazione di dare una sbirciatina al nostro profilo facebook,
vanificando così ogni tentativo di guarire.
Giovanni
Minieri
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