|
I LOVE CARETTA CARETTA. CONOSCIAMO MEGLIO QUESTA
AMICA IN PERICOLO, SPECIE FORTEMENTE MINACCIATA IN TUTTO IL MEDITERRANEO
di Gianna
Servello
Le
Tartarughe marine comuni (Caretta caretta)
erano, in passato, cacciate intensivamente per la loro carne, le loro
uova, il loro grasso, usato per cosmetici e medicine, e per i loro
gusci.
La specie è tuttora minacciata dall’inquinamento marino, dalla
riduzione degli habitat di nidificazione e dagli incidenti causati dalle
reti a strascico, dagli altri sistemi di pesca (come la pesca a
strascico per gamberetti e reti da pesca per granchi, anche per semplici
ami ingoiati) e dai colpi inferti dalle eliche dei motoscafi. Nel
mediterraneo gli ambienti di riproduzione sono limitatissimi per il
disturbo causato dal turismo balneare.
La
Caretta caretta, (dal francese caret: tartaruga) può pesare
fino a 364 kg. e misurare 1,1 m. Il colore del carapace è
marrone-rossiccio e il colore della loro pelle è giallo-marrone. Questa
tartaruga è caratterizzata da una grossa testa, sproporzionata rispetto
al corpo, (da qui il termine inglese: Loggerhead Sea Turtle).
La Caretta
si nutre di molluschi, crostacei, pesci, meduse, granchi, gamberetti e
Caravelle portoghesi ed altri animali marini di taglia medio-piccola che
la Caretta schiaccia con le sue potenti e larghe mascelle. Come le altre
tartarughe, anche queste ritornano a deporre le uova presso la spiaggia
dove esse stesse sono nate. Hanno infatti un’eccezionale capacità di
ritrovare la spiaggia d’origine dopo migliaia di chilometri di
migrazioni. Alcuni studi hanno dimostrato che i piccoli appena
nati possono immagazzinare le coordinate del nido grazie al magnetismo
terrestre, ai ferormoni e ad altre caratteristiche dell’ambiente che si
prestano a tale scopo. È importante che le piccole raggiungano il
mare da sole, senza contatti umani, in quanto questo potrebbe
causare la perdita di quei dati che consentiranno loro di tornare su
quella stessa spiaggia a nidificare, anche dopo 25 anni. Le
nidificazioni al di fuori del contesto delle aree riproduttive è spesso
ad opera di tartarughe primipare o non in perfetta salute, che vinte
dalle correnti, si ritrovano costrette a nidificare in località lontane,
diverse da quelle naturali. Ciò comporta la perdita di quasi
tutte le uova (per mancata fecondazione, non perfetta formazione e
soprattutto per fattori ambientali legati al clima ed ai suoli). A
differenza delle altre tartarughe marine, però, il corteggiamento e
l’accoppiamento non avvengono vicino alla spiaggia di nidificazione, ma
piuttosto lungo le rotte di migrazione, in acqua. Le femmine si
accoppiano con diversi maschi collezionandone il seme per le successive
nidiate. La copula può durare diversi giorni. Avvenuto l’accoppiamento,
la femmina attende per qualche giorno in acque calde e poco profonde
il momento propizio per deporre le uova. Può essere facilmente
disturbata in questo da presenza di persone, animali, rumori e luci.
La stagione della nidificazione ha il suo culmine tra giugno e luglio,
ma dipende dal tipo di spiaggia. La covata può variare dalle 70 alle 150
uova. Ogni uovo ha approssimativamente la grandezza e la forma di una
palla da ping-pong. Possono deporre uova più volte nella stessa
stagione, ad intervalli di 10-20 giorni. Negli Stati uniti,
ricche di nidi sono le zone costiere che vanno dal Texas al Nord
Carolina, anche se la maggior parte di nidi si trova in Florida.
Tuttavia quest’ultima ha registrato un’allarmante diminuzione dei nidi:
da 85.988 nel 1998 a circa 45.084 nel 2007.
Dopo
circa 60 giorni, le uova si schiudono, quasi tutte simultaneamente
(non sono ancora chiari ancora tutti i meccanismi), di solito di notte,
per proteggersi dai predatori. Sulla schiusa influenzano i vari
substrati di sabbia in cui sono state depositate le uova. La
temperatura e l’umidità del suolo, il tipo di granuli della sabbia sono
fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli
molto umidi spesso comportano la perdita delle uova per via di batteri e
funghi che possono intaccare le uova. La temperatura del suolo inciderà
sul sesso dei nascituri: le uova in superficie, più calda,
determineranno esemplari di sesso femminile e quelle nelle profondità:
di sesso maschile[i].
La Libia
è un paese ancora al di fuori dai circuiti turistici, ricco di spiagge
incontaminate:
ivi nidificano migliaia di tartarughe ogni anno. I piccoli per uscire
utilizzano il “dente da uovo” che verrà poi riassorbito in parte dopo
qualche tempo. Usciti dal guscio, impiegano dai 2 ai 7 giorni per
scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido, raggiungerne la
sommità e poi dirigersi verso il mare. Le tartarughine solitamente
seguono il brillio delle stelle sull’acqua per raggiungere l’oceano,
quindi le luci artificiali delle attività umane possono disorientarle.
Talvolta viene persa così tutta una nidiata. Bisogna allora costruire
barriere per mascherare tali luci e gli operatori volontari possono
accompagnare i piccoli fino al mare con luci fioche (luci neon azzurre).
Di quelle che arriveranno al mare solo una minima parte riuscirà a
sopravvivere. Una volta in acqua, i piccoli nuotano senza sosta per
più di 24 ore per allontanarsi dalla costa e raggiungere le correnti che
trasportano grandi quantità di nutrienti: infatti una parte del tuorlo
dell’uovo viene immagazzinato nelle pinne, perciò, con tale carburante
(sostanze grasse e zuccheri) possono nuotare fino a che non raggiungono
le correnti ricche di plancton. Dove trascorrano i primi anni della
vita è ancora per lo più un mistero. Solo dopo aver raggiunto
dimensioni ragguardevoli tornano alle coste. Nell’oceano le giovani
tartarughe sfruttano le correnti per viaggiare fino al Mar dei Sargassi
usando il sargasso (alga di colore marrone-verde scuro che può
raggiungere anche molti metri) come protezione fino all’età adulta.
Sulla costa jonica calabrese di fronte al faro Capospartivento,
centinaia di esemplari soggiornano per diversi anni prima di partire per
la migrazione in altri mari. Un’alternativa alla migrazione per molte
tartarughe è il letargo come l’acqua si raffredda. A febbraio si
sommergono fino anche a 7 ore alla volta, emergendo solo sette minuti
per respirare. Sebbene le tartarughe d’acqua dolce riescano a resistere
sott’acqua ancora più a lungo, le immersioni di Caretta caretta
sono le più lunghe di qualsiasi altro vertebrato marino che respiri
aria. Le tartarughe marine comuni nuotano anche superando i 35 km/h, con
il caratteristico movimento sincrono degli arti interiori. La maggior
parte delle Loggerheads che raggiungono l’età adulta vivono più
di 30 anni, e possono spesso superare i 198,7 anni. Sono immuni alle
tossine della Caravella portoghese dato che spesso se ne cibano
[ii].
In
Italia, già nel 2007 gli avvistamenti di tartarughe marine si sono fatti
più frequenti
anche in luoghi dove non era così usuale vedere questi rettili.
Secondo i dati forniti da Cts Ambiente, in quell’anno, in Italia
sarebbero state 10.000 le tartarughe pescate accidentalmente. Nel
mediterraneo quelle intrappolate nelle reti sarebbero 60.000, più i
recuperi effettuati dalla Rete Tartanet (rete di strutture coordinate
operanti lungo le coste italiane che mirano al recupero e alla
riabilitazione delle tartarughe marine ferite o comunque rinvenute).
Ripetuti sono stati gli avvistamenti di tartarughe marine che si
riscaldavano in superficie anche nel nord della Sardegna e nel
Tirreno centro settentrionale[iii].
Sempre nel 2007, in Liguria sono state viste delle tartarughe marine in
più punti della costa. Stavano a
pelo dell’acqua apparentemente in difficoltà, come smarrite.
Sono state rinvenute molte femmine (9 vive,
3 morte). È una situazione anomala: nei mari liguri d’inverno il numero
di tartarughe segnalate è quasi nullo. Secondo Fabio Mattioli,
erpetologo, normalmente la temperatura dell’acqua è sui 12/13°C, mentre
in febbraio e aprile non è mai scesa sotto i 19°. Cambiano, quindi,
le abitudini delle tartarughe, che prima si spostavano verso sud
all’inizio dell’inverno e tornavano a nord a giugno. Ora forse
anticipano i tempi o non si spostano affatto. In quel momento era
impossibile valutare se il cambiamento termico globale avesse causato
dei problemi alla salute delle tartarughe che avevano l’aria di stare
bene. Si poteva però, ipotizzare conseguenze di tipo biologico: la loro
salute non sembrava essere in pericolo, ma i ritmi della loro vita
sarebbero potuti cambiare[iv].
Il 2007 è
stato anche un anno record per le schiuse in Italia,
concentrate soprattutto In Calabria (lì si verificano il 70%
delle deposizioni). Ma già nel 2008 si vede una diminuzione di nidi
rispetto all’anno prima. Tra le cause più importanti, la mortalità
per gli strumenti da pesca[v].
Nel 2008
vengono liberate in mare,
tra le altre, 14 tartarughe trovate in precarie condizioni di vita
dal 2006 al 2008 al largo delle coste salentine. Le tartarughe erano
state ricoverate per via di gravi ferite a causa dell’impatto
con strumenti da pesca o imbarcazioni, debilitate o
denutrite per l’ingestione di ami, lenze o plastica o che
presentavano gravi problemi di ipotermia a causa di condizioni
ambientali sfavorevoli o con pinne strozzate da grosse lenze e
fili di nylon. La tartaruga soprannominata “Marty Pride” era
incappata in una rete. Fortemente debilitata, presentava il carapace
coperto di alghe e grossi balani. Alla tartaruga di nome “Agitata”
trovata spiaggiata mancavano alcune piastre posteriori del carapace
a causa di un trauma dovuto forse ad un impatto con un elica e aveva le
pinne posteriori ricoperte da lepadi[vi].
Nel
2009: a Venezia, tartarughe spiaggiate, più morte che vive.
Secondo alcuni il numero degli avvistamenti è alto perché c’è un
elevato numero di bagnanti e perché la sensibilità ambientalista è
maggiore. Un’altra fatalità che spiegherebbe l’incontro con questi
animali: l’estate coinciderebbe con la stagione migratoria in cui le
tartarughe marine risalgono la corrente litoranea in senso antiorario:
dalla Dalmazia raggiungono l’Istria e il golfo di Trieste e da qui
sfiorano Venezia, per poi tornare al punto partenza[vii].
Nel 2009
più che mai: Sindrome delle Tartarughe Debilitate. Luglio, agosto e
settembre
sono stati un calvario fatto di tartarughe spiaggiate ricoperte
da balani (c.d. denti di cane) in tutti i punti, guscio (dove
normalmente si trovano, ma in numero esiguo) pinne e testa. Spesso sono
giovani tartarughe. Ne sono state soccorse 125 tra la provincia di
Ravenna, Forlì e Rimini. Ma anche nella zona nord delle Marche, nel
ferrarese e sulle spiagge del veneto. Secondo il dottor Affronte,
responsabile scientifico della Fondazione Cetacea di Riccione,
considerando la scarsa diffusione della specie sono un numero
preoccupante. Le tartarughe sono state trovare debilitate,
magrissime, ricoperte da denti di cane, crostacei dalla conchiglia
durissima bianca che vivono attaccati a substrati molli come il guscio
delle tartarughe. Quando la tartarughe stanno male e si muovono poco
i balani si possono moltiplicare ed espandersi sulle zampe, collo, testa
anche sulla lingua. Così
fanno fatica a nuotare, perché la pelle è irrigidita da questi crostacei[viii].
La sindrome è già stata individuata e
studiata in Florida e in Georgia negli anni passati, ma non si hanno
risposte chiare sul perché insorga[ix].
Le anormalità riconducibili a patologie cliniche riscontrate in analisi
fatte da scienziati americani su tartarughe affette dalla sindrome in
questione sono: anemia (PCV 4-23%), basso livello di proteine (0,4-3,7
g/dl), basso glucosio, elevato azoto ureico, creatinfosfokinasi, cloruro
di sodio[x].
Global
Warming.
Le
tartarughe marine non hanno mai affrontato cambiamenti climatici così
repentini e di notevole portata come quelli attuali e purtroppo la
temperatura influenza profondamente tutte le fasi della loro vita.
Infatti abbiamo visto che temperature più
alte generano più femmine (come nelle sabbie scure e calde) e quelle più
basse (come nelle sabbie chiare e fresche) più maschi. Si deduce allora
che con il riscaldamento globale le tartarughe di sesso femminile
potrebbero prevalere in numero. Temperature estreme. Una bassa
percentuale di schiusa nelle zone tipiche di nidificazione è stata
associata a temperature superiori a quelle idonee allo sviluppo,
che causa stress da calore, mortalità embrionale o sviluppo di
piccoli debilitati o di dimensioni inferiori alla norma.
L’incubazione delle uova richiede una temperatura di 25-32°C, mentre
alcune spiagge superano i 34° C (come alcune spiagge della Great Barrier
Reef con 36°C), risultando spesso letali. Altro effetto dell’aumento
della temperatura del mare è la scomparsa di importanti aree di
alimentazione per le tartarughe: le praterie marine inaridiscono e i
coralli sbiancano. L’aumentata intensità delle tempeste può distruggere
o modificare le spiagge di nidificazione e danneggiare i nidi e le uova
deposte. Come se ciò non bastasse, l’innalzamento del mare,
causato dal riscaldamento globale, può ulteriormente erodere le
spiagge dove le tartarughe depongono le uova. Cambiamenti nelle
correnti oceaniche possono infine alterare la modalità di alimentazione
delle tartarughe e i loro percorsi migratori. Di recente, anche nel
Regno Unito, è stato riscontrato un numero maggiore di tartarughe
rispetto al passato, come, del resto, è avvenuto in Italia.
In
Florida le tartarughe comuni nidificano prima per ovviare al
surriscaldamento[xi].
La debolezza
cronica delle tartarughe potrebbe essere dunque dovuta a tutte queste
concause, che sembrano avere inizio in concomitanza del Global Warming.
Ora, una
volta curate, non c’è che da sperare che riescano a mantenere il nuovo
vigore, certo, continuando ad aiutarle, attraverso la sensibilizzazione
dei fruitori (umani) del mare, il monitoraggio e la ricerca.
(Gen. 2010)
Gianna Servello
[iii]
Cts, in Italia 10.000 catture accidentali tartarughe
[iv]
Tartarughe in difficoltà per il troppo caldo quattro soccorse
nelle acque della Liguria
[v]
Nascono le
prime tartarughine marine del 2008
[vi]
Quattordici tartarughe curate tornano nel loro habitat
[vii]
Tarta-rughe: tartarughe marine, spiaggiate, aumentano
avvistamenti
[viii]
Adriatico,
e le tartarughe finiscono azzannate dai “denti di Cane”
[ix]
Emergenza tartarughe anche a Cervia
[x]
Debilitated TurtleSsyndrome-Preliminary Results
[xi]
Tarta-rughe: tartarughe col costume da bagno
|