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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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I LOVE CARETTA CARETTA. CONOSCIAMO MEGLIO QUESTA AMICA IN PERICOLO, SPECIE FORTEMENTE MINACCIATA IN TUTTO IL MEDITERRANEO

di Gianna Servello

 

Le Tartarughe marine comuni (Caretta caretta) erano, in passato, cacciate intensivamente per la loro carne, le loro uova, il loro grasso, usato per cosmetici e medicine, e per i loro gusci. La specie è tuttora minacciata dall’inquinamento marino, dalla riduzione degli habitat di nidificazione e dagli incidenti causati dalle reti a strascico, dagli altri sistemi di pesca (come la pesca a strascico per gamberetti e reti da pesca per granchi, anche per semplici ami ingoiati) e dai colpi inferti dalle eliche dei motoscafi. Nel mediterraneo gli ambienti di riproduzione sono limitatissimi per il disturbo causato dal turismo balneare.

La Caretta caretta, (dal francese caret: tartaruga) può pesare fino a 364 kg. e misurare 1,1 m. Il colore del carapace è marrone-rossiccio e il colore della loro pelle è giallo-marrone. Questa tartaruga è caratterizzata da una grossa testa, sproporzionata rispetto al corpo, (da qui il termine inglese: Loggerhead Sea Turtle).

La Caretta si nutre di molluschi, crostacei, pesci, meduse, granchi, gamberetti e Caravelle portoghesi ed altri animali marini di taglia medio-piccola che la Caretta schiaccia con le sue potenti e larghe mascelle. Come le altre tartarughe, anche queste ritornano a deporre le uova presso la spiaggia dove esse stesse sono nate. Hanno infatti un’eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia d’origine dopo migliaia di chilometri di migrazioni. Alcuni studi hanno dimostrato che i piccoli appena nati possono immagazzinare le coordinate del nido grazie al  magnetismo terrestre, ai ferormoni e ad altre caratteristiche dell’ambiente che si prestano a tale scopo. È importante che le piccole raggiungano il mare da sole, senza contatti umani, in quanto questo potrebbe causare la perdita di quei dati che consentiranno loro di tornare su quella stessa spiaggia a nidificare, anche dopo 25 anni. Le nidificazioni al di fuori del contesto delle aree riproduttive è spesso ad opera di tartarughe primipare o non in perfetta salute, che vinte dalle correnti, si ritrovano costrette a nidificare in località lontane, diverse da quelle naturali. Ciò comporta la perdita di quasi tutte le uova (per mancata fecondazione, non perfetta formazione e soprattutto per fattori ambientali legati al clima ed ai suoli). A differenza delle altre tartarughe marine, però, il corteggiamento e l’accoppiamento non avvengono vicino alla spiaggia di nidificazione, ma piuttosto lungo le rotte di  migrazione, in acqua. Le femmine si accoppiano con diversi maschi collezionandone il seme per le successive nidiate. La copula può durare diversi giorni. Avvenuto l’accoppiamento, la femmina attende per qualche giorno in acque calde e poco profonde il momento propizio per deporre le uova. Può essere facilmente disturbata in questo da presenza di persone, animali, rumori e luci. La stagione della nidificazione ha il suo culmine tra giugno e luglio, ma dipende dal tipo di spiaggia. La covata può variare dalle 70 alle 150 uova. Ogni uovo ha approssimativamente la grandezza e la forma di una palla da ping-pong. Possono deporre uova più volte nella stessa stagione, ad intervalli di 10-20 giorni. Negli Stati uniti, ricche di nidi sono le zone costiere che vanno dal Texas al Nord Carolina, anche se la maggior parte di nidi si trova in Florida. Tuttavia quest’ultima ha registrato un’allarmante diminuzione dei nidi: da 85.988 nel 1998 a circa 45.084 nel 2007.

Dopo circa 60 giorni, le uova si schiudono, quasi tutte simultaneamente (non sono ancora chiari ancora tutti i meccanismi), di solito di notte, per proteggersi dai predatori. Sulla schiusa influenzano i vari substrati di sabbia in cui sono state depositate le uova. La temperatura e l’umidità del suolo, il tipo di granuli della sabbia sono fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi spesso comportano la perdita delle uova per via di batteri e funghi che possono intaccare le uova. La temperatura del suolo inciderà sul sesso dei nascituri: le uova in superficie, più calda, determineranno esemplari di sesso femminile e quelle nelle profondità: di sesso maschile[i].

La Libia è un paese ancora al di fuori dai circuiti turistici, ricco di spiagge incontaminate: ivi nidificano migliaia di tartarughe ogni anno. I piccoli per uscire utilizzano il “dente da uovo” che verrà poi riassorbito in parte dopo qualche tempo. Usciti dal guscio, impiegano dai 2 ai 7 giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido, raggiungerne la sommità e poi dirigersi verso il mare. Le tartarughine solitamente seguono il brillio delle stelle sull’acqua per raggiungere l’oceano, quindi le luci artificiali delle attività umane possono disorientarle. Talvolta viene persa così tutta una nidiata. Bisogna allora costruire barriere per mascherare tali luci e gli operatori volontari possono accompagnare i piccoli fino al mare con luci fioche (luci neon azzurre). Di quelle che arriveranno al mare solo una minima parte riuscirà a sopravvivere. Una volta in acqua, i piccoli nuotano senza sosta per più di 24 ore per allontanarsi dalla costa e raggiungere le correnti che trasportano grandi quantità di nutrienti: infatti una parte del tuorlo dell’uovo viene immagazzinato nelle pinne, perciò, con tale carburante (sostanze grasse e zuccheri) possono nuotare fino a che non  raggiungono le correnti ricche di plancton. Dove trascorrano i primi anni della vita è ancora per lo più un mistero. Solo dopo aver raggiunto dimensioni ragguardevoli tornano alle coste. Nell’oceano le giovani tartarughe sfruttano le correnti per viaggiare fino al Mar dei Sargassi usando il sargasso (alga di colore marrone-verde scuro che può raggiungere anche molti metri) come protezione fino all’età adulta. Sulla costa jonica calabrese di fronte al faro Capospartivento, centinaia di esemplari soggiornano per diversi anni prima di partire per la migrazione in altri mari. Un’alternativa alla migrazione per molte tartarughe è il letargo come l’acqua si raffredda. A febbraio si sommergono fino anche a 7 ore alla volta, emergendo solo sette minuti per respirare. Sebbene le tartarughe d’acqua dolce riescano a resistere sott’acqua ancora più a lungo, le immersioni di Caretta caretta sono le più lunghe di qualsiasi altro vertebrato marino che respiri aria. Le tartarughe marine comuni nuotano anche superando i 35 km/h, con il caratteristico movimento sincrono degli arti interiori. La maggior parte delle Loggerheads che raggiungono l’età adulta vivono più di 30 anni, e possono spesso superare i 198,7 anni. Sono immuni alle tossine della Caravella portoghese dato che spesso se ne cibano [ii].

In Italia, già nel 2007 gli avvistamenti di tartarughe marine si sono fatti più frequenti anche in luoghi dove non era così usuale vedere questi rettili. Secondo i dati forniti da Cts Ambiente, in quell’anno, in Italia sarebbero state 10.000 le tartarughe pescate accidentalmente. Nel mediterraneo quelle intrappolate nelle reti sarebbero 60.000, più i recuperi effettuati dalla Rete Tartanet (rete di strutture coordinate operanti lungo le coste italiane che mirano al recupero e alla riabilitazione delle tartarughe marine ferite o comunque rinvenute). Ripetuti sono stati gli avvistamenti di tartarughe marine che si riscaldavano in superficie anche nel nord della Sardegna e nel Tirreno centro settentrionale[iii]. Sempre nel 2007, in Liguria sono state viste delle tartarughe marine in più punti della costa. Stavano a pelo dell’acqua apparentemente in difficoltà, come smarrite. Sono state rinvenute molte femmine (9 vive, 3 morte). È una situazione anomala: nei mari liguri d’inverno il numero di tartarughe segnalate è quasi nullo. Secondo Fabio Mattioli, erpetologo, normalmente la temperatura dell’acqua è sui 12/13°C, mentre in febbraio e aprile non è mai scesa sotto i 19°. Cambiano, quindi, le abitudini delle tartarughe, che prima si spostavano verso sud all’inizio dell’inverno e tornavano a nord a giugno. Ora forse anticipano i tempi o non si spostano affatto. In quel momento era impossibile valutare se il cambiamento termico globale avesse causato dei problemi alla salute delle tartarughe che avevano l’aria di stare bene. Si  poteva però, ipotizzare conseguenze di tipo biologico: la loro salute non sembrava essere in pericolo, ma i ritmi della loro vita sarebbero potuti cambiare[iv].

Il 2007 è stato anche un anno record per le schiuse in Italia, concentrate soprattutto In Calabria (lì si verificano il 70% delle deposizioni). Ma già nel 2008 si vede una diminuzione di nidi rispetto all’anno prima. Tra le cause più importanti, la mortalità per gli strumenti da pesca[v].

Nel 2008 vengono liberate in mare, tra le altre, 14 tartarughe trovate in precarie condizioni di vita dal 2006 al 2008 al largo delle coste salentine. Le tartarughe erano state ricoverate per via di gravi ferite a causa dell’impatto con strumenti da pesca o imbarcazioni, debilitate o denutrite per l’ingestione di ami, lenze o plastica o che presentavano gravi problemi di ipotermia a causa di condizioni ambientali sfavorevoli o con pinne strozzate da grosse lenze e fili di nylon. La tartaruga soprannominata “Marty Pride” era incappata in una rete. Fortemente debilitata, presentava il carapace coperto di alghe e grossi balani. Alla tartaruga di nome “Agitata” trovata spiaggiata mancavano alcune piastre posteriori del carapace a causa di un trauma dovuto forse ad un impatto con un elica e aveva le pinne posteriori ricoperte da lepadi[vi].

Nel 2009: a Venezia, tartarughe spiaggiate, più morte che vive. Secondo alcuni il numero degli avvistamenti è alto perché c’è un elevato numero di bagnanti e perché la sensibilità ambientalista è maggiore. Un’altra fatalità che spiegherebbe l’incontro con questi animali: l’estate coinciderebbe con la stagione migratoria in cui le tartarughe marine risalgono la corrente litoranea in senso antiorario: dalla Dalmazia raggiungono l’Istria e il golfo di Trieste e da qui sfiorano Venezia, per poi tornare al punto partenza[vii].

Nel 2009 più che mai: Sindrome delle Tartarughe Debilitate. Luglio, agosto e settembre sono stati un calvario fatto di tartarughe spiaggiate ricoperte da balani (c.d. denti di cane) in tutti i punti, guscio (dove normalmente si trovano, ma in numero esiguo) pinne e testa. Spesso sono giovani tartarughe. Ne sono state soccorse 125 tra la provincia di Ravenna, Forlì e Rimini. Ma anche nella zona nord delle Marche, nel ferrarese e sulle spiagge del veneto. Secondo il dottor Affronte, responsabile scientifico della Fondazione Cetacea di Riccione, considerando la scarsa diffusione della specie sono un numero preoccupante. Le tartarughe sono state trovare debilitate, magrissime, ricoperte da denti di cane, crostacei dalla conchiglia durissima bianca che vivono attaccati a substrati molli come il guscio delle tartarughe. Quando la tartarughe stanno male e si muovono poco i balani si possono moltiplicare ed espandersi sulle zampe, collo, testa anche sulla lingua.  Così fanno fatica a nuotare, perché la pelle è irrigidita da questi crostacei[viii]. La sindrome è già stata individuata e studiata in Florida e in Georgia negli anni passati, ma non si hanno risposte chiare sul perché insorga[ix].

Le anormalità riconducibili a  patologie cliniche riscontrate in analisi fatte da scienziati americani su tartarughe affette dalla sindrome in questione sono: anemia (PCV 4-23%), basso livello di proteine (0,4-3,7 g/dl), basso glucosio, elevato azoto ureico, creatinfosfokinasi, cloruro di sodio[x].

 

Global Warming.

 Le tartarughe marine non hanno mai affrontato cambiamenti climatici così repentini e di notevole portata come quelli attuali e purtroppo la temperatura influenza profondamente tutte le fasi della loro vita. Infatti abbiamo visto che temperature più alte generano più femmine (come nelle sabbie scure e calde) e quelle più basse (come nelle sabbie chiare e fresche) più maschi. Si deduce allora che con il riscaldamento globale le tartarughe di sesso femminile potrebbero prevalere in numero. Temperature estreme. Una bassa percentuale di schiusa nelle zone tipiche di nidificazione è stata associata a temperature superiori a quelle idonee allo sviluppo, che causa stress da calore, mortalità embrionale o sviluppo di piccoli debilitati o di dimensioni inferiori alla norma. L’incubazione delle uova richiede una temperatura di 25-32°C, mentre alcune spiagge superano i 34° C (come alcune spiagge della Great Barrier Reef con 36°C), risultando spesso letali. Altro effetto dell’aumento della temperatura del mare è la scomparsa di importanti aree di alimentazione per le tartarughe: le praterie marine inaridiscono e i coralli sbiancano. L’aumentata intensità delle tempeste può distruggere o modificare le spiagge di nidificazione e danneggiare i nidi e le uova deposte. Come se ciò non bastasse, l’innalzamento del mare, causato dal riscaldamento globale, può ulteriormente erodere le spiagge dove le tartarughe depongono le uova. Cambiamenti nelle correnti oceaniche possono infine alterare la modalità di alimentazione delle tartarughe e i loro percorsi migratori. Di recente, anche nel Regno Unito, è stato riscontrato un numero maggiore di tartarughe rispetto al passato, come, del resto, è avvenuto in Italia. In Florida le tartarughe comuni nidificano prima per ovviare al surriscaldamento[xi].

La debolezza cronica delle tartarughe potrebbe essere dunque dovuta a tutte queste concause, che sembrano avere inizio in concomitanza del Global Warming.

Ora, una volta curate, non c’è che da sperare che riescano a mantenere il nuovo vigore, certo, continuando ad aiutarle, attraverso la sensibilizzazione dei fruitori (umani) del mare, il monitoraggio e la ricerca.

(Gen. 2010)

                                                                                   Gianna Servello


[i] Editoriale: Tarta-rughe col costume da bagno, sito web: wikipedia.org

[ii] wikipedia.org

[iii] Cts, in Italia 10.000 catture accidentali tartarughe

[iv] Tartarughe in difficoltà per il troppo caldo quattro soccorse nelle acque della Liguria

[v] Nascono le prime tartarughine marine del 2008

[vi] Quattordici tartarughe curate tornano nel loro habitat

[vii] Tarta-rughe: tartarughe marine, spiaggiate, aumentano avvistamenti

[viii] Adriatico, e le tartarughe finiscono azzannate dai “denti di Cane”

[ix] Emergenza tartarughe anche a Cervia

[x] Debilitated TurtleSsyndrome-Preliminary Results

[xi] Tarta-rughe: tartarughe col costume da bagno

 


 

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