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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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LA CASA DI PAGLIA

Una casa passiva completamente rinnovabile

di Luigi De Simone

 

Parlare di casa di paglia potrebbe far sorridere invece è una soluzione assolutamente reale con significativi benefici per noi e per l’ambiente.

Che cosa è la paglia? Perché la paglia? La paglia la conosciamo tutti come materiale di scarto dopo la lavorazione dei cereali, ovvero, piante erbacee che sono in grado di produrre frutti i quali una volta macinati danno farina per farne pane e altri cibi. È composta dai fusti erbacei precisamente il culmo che, una volta essiccato e tagliato, viene imballato. La paglia quindi è un sottoprodotto dei cereali, non ha un organizzazione produttiva indipendente ma ne abbiamo in quantità soddisfacente una volta raccolti i cereali.

Partiamo da un dato di fatto, i cereali sono alla base dell’alimentazione umana, ne produciamo in Italia 6.341.000 tonnellate circa all’anno (dati della FAO), le stesse tonnellate si hanno in paglia, che risulta essere dunque il residuo del chicco una volta estratto dalla spiga. In genere la paglia viene raccolta in ballette di misure standard prestabilite dalla macchina che le imballa, con un margine di differenza minimo, ovvero sono solo di due i tipi; quelle di spessore di 35 centimetri, lunghezza 90 centimetri e larghezza 45 centimetri. Si tratta di un sottoprodotto biodegradabile e di scarso valore economico, composto da gran parte di lignina e per questo proprio come il legno è un’ottima sequestratrice di CO2, permette inoltre di sottrarre anidrite carbonica all’atmosfera.

E’ un materiale rinnovabile. Le balle, essendo cavernose e a loro volta porose all’interno e data la conformazione irregolare dei culmi compressi tra di loro, hanno una eccellente proprietà di isolamento termico e acustico. La conduttività termica di un muro di paglia, infatti, è di circa 0.052 (W/mK), secondo solo ad un muro realizzato in pannelli di sughero la cui conduttività termica è di 0.045 (W/mK).  Se volessimo realizzare una villetta monofamiliare anche di soli 100 metri quadrati quante balle servirebbero?  Il numero delle ballette è sostanzialmente circa 400, una quantità tale permette di realizzare una casa, o meglio, soddisfare le chiusure verticali e anche quelle orizzontali come ad esempio il tetto. Se consideriamo che una sola balletta pesa 15 kg per costruire una casa si impiegherebbero circa 6.000 kg di paglia. Sottolineando che il fabbisogno di cereali annuo in Italia è pari a 6.341.000 tonnellate, se dividiamo questa cifra per 6.000 che è il peso utile di paglia per una singola casa, otteniamo il numero di case che si potrebbero costruire con un materiale di scarto risultato dalla lavorazione di altri prodotti, quest’operazione ci porta a considerare che si potrebbe costruire una casa quasi a costo zero, o meglio, a un costo bassissimo rispetto ad altri sul mercato, il numero ottenuto dalla divisione, infatti, è 1.056.833. Cos’è questo numero?

Sono le case che potremmo costruire solo dalla lavorazione di cereali.

La paglia oltre a essere economica possiede anche un altro aspetto di fondamentale importanza, ossia la capacità di impedire la trasmissione di calore. In quanto tempo e per quanto tempo riesce a trattenere il calore da e verso il locale indesiderato? Questo ce lo conferma lo sfasamento, ovvero, la differenza di tempo che intercorre tra l’ora in cui si ha la massima temperatura all’esterno e l’ora in cui si ha la massima temperatura all’interno.

Nel caso di muri di paglia lo sfasamento è stato registrato intorno alle 11 ore, e da normativa, lo sfasamento per garantire quelle sensazioni di benessere all’interno di una stanza ed evitare di condizionare l’aria attraverso una macchina a energia elettrica o a gas e quindi  un dispendio di energia, deve risultare in un intervallo compreso tra le 8 e le 12 ore. Detto in modo elementare un involucro di paglia ci permette di essere al caldo in inverno e freschi in estate, questo perché l’aria calda che tende a sostituire quella fredda, avendo all’esterno una temperatura di 10 gradi celsius e dentro 22 , l’aria calda tenderebbe ad andare verso l’esterno, e se ci riuscisse,  noi all’interno inizieremmo ad avvertire freddo poiché la temperatura interna scenderebbe e la paglia questo lo impedisce.

Un muro di paglia impedisce di far veicolare il calore da una parte all’altra  del suo spessore, d’estate fuori fa caldo e il caldo tenderebbe ad entrare dentro dove la temperatura è più bassa, la paglia però questo lo impedisce poiché è ricca di corpi cavernosi dove si formano sacche d’aria e non solo tra gli interstizi che si creano tra un culmo e l’altro, ma nel culmo stesso vi è aria intrappolata tra un nodo e l’altro del culmo, quindi è l’isolamento perfetto per natura. La paglia qualora venisse utilizzata nelle costruzioni va protetta dagli agenti atmosferici con intonaco anche abbastanza spesso, dai 3 ai 5 centimetri, l’intonaco è un’altra compente fondamentale per una casa passiva.

L’intonaco ha un ruolo cardine perchè deve proteggere la paglia e allo stesso tempo non deve comprometterne le qualità e prestazioni. Privilegiare anche in questo caso materiali naturali e biodegradabili quindi rinnovabili, come ad esempio terra cruda miscelata con fibre e calce, o meglio il grassello di calce. Fatti i muri, fatto l’intonaco non abbiamo ancora la casa che naturalmente è composta da tanti elementi, alcuni importantissimi sotto l’aspetto della trasmittanza termica, come le porte e finestre soprattutto se ci sono stanze bene illuminate quindi con grandi vetrate.

Consideriamo un soggiorno e una camera da letto posti sullo stesso versante, esposti a sud dove il sole fa da padrone. Per godere della bellezza di quest’ultimo eliminiamo pareti opache su questo stesso versante e accogliamo tutto il sole e la luce possibile all’interno, un intero lato tutto vetrato ci regala luce in abbondanza e una vista da godersela comodi sul divano alla sera col tramonto ma quanto calore entrerà d’estate? Quanta energia occorrerà per condizionare tutta la casa per un po’ di fresco? In verità nemmeno una goccia di energia, apportando una leggera schermatura alla facciata vetrata e senza ostacoli o limitazioni alla nostra panoramica.

Come tutto questo? Inclinando la parete vetrata verso sud, quindi verso l’esterno di 63 gradi sessagesimali rispetto alla linea di terra, questo perché impedisce ai raggi solari di entrare all’interno della stanza in quanto in estate l’angolo di incidenza dei raggi solari è di circa 63 gradi sessagesimali trovandoci nella fascia climatica temperata. Inclinando la vetrata si permette alla luce di entrare e si tiene lontano il calore portato dai raggi diretti del sole. Il tutto cambia però in inverno, quando farà freddo il sole sarà piacevole ritrovarselo in casa a riscaldarci, infatti così sarà grazie alla diversa inclinazione che assumeranno i raggi solari in inverno.

In dicembre il sole arriverà al suo valore massimo di declinazione negativa, in occasione del solstizio invernale, e raggiungerà un angolo di incidenza di circa 23 gradi sessagesimali, inferiori ai nostri 63 della vetrata che sono facilmente penetrabili dai raggi invernali. In inverno avremo il sole caldo nelle nostre stanze con la paglia che intrappola il calore mantenendo la casa priva di dispendio di energie per il riscaldamento. Ovviamente in una vetrata ampia occorre munirla di infissi a taglio termico con vetro a camera diligentemente studiato. Il vetro basso emissivo con camera di gas o aria è la soluzione adatta per una vetrata esposta a sud. Il basso emissivo è un vetro selettivo unidirezionale sia di calore che di luce, ovvero, sia la luce che calore entra ma non esce, ovviamente d’estate entra solo la luce poiché i raggi non sono diretti sul vetro e quindi riesce a entrare solo la luce ma in quantità minore rispetto all’inverno che, invece, è maggiore dato il carico diretto sul vetro.

Ridurre queste energie dal piatto della bilancia è opportuno se si vuole che la bilancia penda dalla parte delle prestazioni o almeno che sia in equilibrio, ma non basta per una casa davvero efficiente. Un’ altra risorsa ignorata nelle abitazioni è l’acqua, ormai si è alla spartizione, non più del pane e dei pesci, ma dell’acqua, ma a nessuno importa le sorti di tale risorsa preziosa, anzi vitale, ne consumiamo circa trenta litri ogni volta che facciamo pipì, e pensando, quanti litri perdiamo al giorno nelle fogne? Parecchi.

Come possiamo recuperarli e riutilizzarli? Semplice, con la fitodepurazione.  Sistema tecnologico assolutamente sposato con la natura e un simpatico ecosistema che alberga al suo interno.

È composto essenzialmente da microrganismi e piante acquatiche. Queste mettono in azione reazioni biochimiche e immettono ossigeno nelle acque che risultano depurate e pronte al riutilizzo una volta completato il ciclo di filtraggi e percorsi di drenaggio tra la ghiaia. Una volta arrivate all’ultimo pozzetto di ispezione, ovvero terminato il percorso di depurazione, avremo acqua in abbondanza per innaffiare, per lo scarico del bagno, per lavare l’auto, per tutto ciò che si desidera tranne che per uso strettamente personale come lavarsi, cucinare o bere.

Questo impianto è definito, per la mancanza di energia aggiunta, assolutamente “biocompatibile”.  Come la nostra casa di paglia.

 

Luigi De Simone

 


 

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