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LA CASA DI PAGLIA
Una casa passiva completamente rinnovabile
di Luigi
De Simone
Parlare di casa di
paglia potrebbe far sorridere invece è una soluzione assolutamente reale
con significativi benefici per noi e per l’ambiente.
Che cosa è la paglia?
Perché la paglia? La paglia la conosciamo tutti come materiale di scarto
dopo la lavorazione dei cereali, ovvero, piante erbacee che sono in
grado di produrre frutti i quali una volta macinati danno farina per
farne pane e altri cibi. È composta dai fusti erbacei precisamente il
culmo che, una volta essiccato e tagliato, viene imballato. La paglia
quindi è un sottoprodotto dei cereali, non ha un organizzazione
produttiva indipendente ma ne abbiamo in quantità soddisfacente una
volta raccolti i cereali.
Partiamo da un dato di
fatto, i cereali sono alla base dell’alimentazione umana, ne produciamo
in Italia 6.341.000 tonnellate circa all’anno (dati della FAO), le
stesse tonnellate si hanno in paglia, che risulta essere dunque il
residuo del chicco una volta estratto dalla spiga. In genere la paglia
viene raccolta in ballette di misure standard prestabilite dalla
macchina che le imballa, con un margine di differenza minimo, ovvero
sono solo di due i tipi; quelle di spessore di 35 centimetri, lunghezza
90 centimetri e larghezza 45 centimetri.
Si tratta di un sottoprodotto biodegradabile e di scarso valore
economico, composto da gran parte di lignina e per questo proprio come
il legno è un’ottima sequestratrice di CO2, permette inoltre di
sottrarre anidrite carbonica all’atmosfera.
E’ un materiale
rinnovabile. Le balle, essendo cavernose
e a loro volta porose all’interno e data la conformazione irregolare dei
culmi compressi tra di loro, hanno una eccellente proprietà di
isolamento termico e acustico. La conduttività termica di un muro di
paglia, infatti, è di circa 0.052 (W/mK), secondo solo ad un muro
realizzato in pannelli di sughero la cui conduttività termica è di 0.045
(W/mK). Se volessimo realizzare una villetta monofamiliare anche di
soli 100 metri quadrati quante balle servirebbero? Il numero delle
ballette è sostanzialmente circa 400, una quantità tale permette di
realizzare una casa, o meglio, soddisfare le chiusure verticali e anche
quelle orizzontali come ad esempio il tetto. Se consideriamo che una
sola balletta pesa 15 kg per costruire una casa si impiegherebbero circa
6.000 kg di paglia. Sottolineando che il fabbisogno di cereali annuo in
Italia è pari a 6.341.000 tonnellate, se dividiamo questa cifra per
6.000 che è il peso utile di paglia per una singola casa, otteniamo il
numero di case che si potrebbero costruire con un materiale di scarto
risultato dalla lavorazione di altri prodotti, quest’operazione ci porta
a considerare che si potrebbe costruire una casa quasi a costo zero, o
meglio, a un costo bassissimo rispetto ad altri sul mercato, il numero
ottenuto dalla divisione, infatti, è 1.056.833. Cos’è questo numero?
Sono le case che
potremmo costruire solo dalla lavorazione di cereali.
La paglia oltre a essere
economica possiede anche un altro aspetto di fondamentale importanza,
ossia la capacità di impedire la trasmissione di calore. In quanto tempo
e per quanto tempo riesce a trattenere il calore da e verso il locale
indesiderato? Questo ce lo conferma lo sfasamento, ovvero, la differenza
di tempo che intercorre tra l’ora in cui si ha la massima temperatura
all’esterno e l’ora in cui si ha la massima temperatura all’interno.
Nel caso di muri di
paglia lo sfasamento è stato registrato intorno alle 11 ore, e da
normativa, lo sfasamento per garantire quelle sensazioni di benessere
all’interno di una stanza ed evitare di condizionare l’aria attraverso
una macchina a energia elettrica o a gas e quindi un dispendio di
energia, deve risultare in un intervallo compreso tra le 8 e le 12 ore.
Detto in modo elementare un involucro di paglia ci permette di essere al
caldo in inverno e freschi in estate, questo perché l’aria calda che
tende a sostituire quella fredda, avendo all’esterno una temperatura di
10 gradi celsius e dentro 22 , l’aria calda tenderebbe ad andare verso
l’esterno, e se ci riuscisse, noi all’interno inizieremmo ad avvertire
freddo poiché la temperatura interna scenderebbe e la paglia questo lo
impedisce.
Un muro di paglia
impedisce di far veicolare il calore da una parte all’altra del suo
spessore, d’estate fuori fa caldo e il caldo tenderebbe ad entrare
dentro dove la temperatura è più bassa, la paglia però questo lo
impedisce poiché è ricca di corpi cavernosi dove si formano sacche
d’aria e non solo tra gli interstizi che si creano tra un culmo e
l’altro, ma nel culmo stesso vi è aria intrappolata tra un nodo e
l’altro del culmo, quindi è l’isolamento perfetto per natura. La paglia
qualora venisse utilizzata nelle costruzioni va protetta dagli agenti
atmosferici con intonaco anche abbastanza spesso, dai 3 ai 5 centimetri,
l’intonaco è un’altra compente fondamentale per una casa passiva.
L’intonaco ha un ruolo
cardine perchè deve proteggere la paglia e allo stesso tempo non deve
comprometterne le qualità e prestazioni. Privilegiare anche in questo
caso materiali naturali e biodegradabili quindi rinnovabili, come ad
esempio terra cruda miscelata con fibre e calce, o meglio il grassello
di calce. Fatti i muri, fatto l’intonaco non abbiamo ancora la casa che
naturalmente è composta da tanti elementi, alcuni importantissimi sotto
l’aspetto della trasmittanza termica, come le porte e finestre
soprattutto se ci sono stanze bene illuminate quindi con grandi vetrate.
Consideriamo un
soggiorno e una camera da letto posti sullo stesso versante, esposti a
sud dove il sole fa da padrone. Per godere della bellezza di
quest’ultimo eliminiamo pareti opache su questo stesso versante e
accogliamo tutto il sole e la luce possibile all’interno, un intero lato
tutto vetrato ci regala luce in abbondanza e una vista da godersela
comodi sul divano alla sera col tramonto ma quanto calore entrerà
d’estate? Quanta energia occorrerà per condizionare tutta la casa per un
po’ di fresco? In verità nemmeno una goccia di energia, apportando una
leggera schermatura alla facciata vetrata e senza ostacoli o limitazioni
alla nostra panoramica.
Come tutto questo?
Inclinando la parete vetrata verso sud, quindi verso l’esterno di 63
gradi sessagesimali rispetto alla linea di terra, questo perché
impedisce ai raggi solari di entrare all’interno della stanza in quanto
in estate l’angolo di incidenza dei raggi solari è di circa 63 gradi
sessagesimali trovandoci nella fascia climatica temperata. Inclinando la
vetrata si permette alla luce di entrare e si tiene lontano il calore
portato dai raggi diretti del sole. Il tutto cambia però in inverno,
quando farà freddo il sole sarà piacevole ritrovarselo in casa a
riscaldarci, infatti così sarà grazie alla diversa inclinazione che
assumeranno i raggi solari in inverno.
In dicembre il sole
arriverà al suo valore massimo di declinazione negativa, in occasione
del solstizio invernale, e raggiungerà un angolo di incidenza di circa
23 gradi sessagesimali, inferiori ai nostri 63 della vetrata che sono
facilmente penetrabili dai raggi invernali. In inverno avremo il sole
caldo nelle nostre stanze con la paglia che intrappola il calore
mantenendo la casa priva di dispendio di energie per il riscaldamento.
Ovviamente in una vetrata ampia occorre munirla di infissi a taglio
termico con vetro a camera diligentemente studiato. Il vetro basso
emissivo con camera di gas o aria è la soluzione adatta per una vetrata
esposta a sud. Il basso emissivo è un vetro selettivo unidirezionale sia
di calore che di luce, ovvero, sia la luce che calore entra ma non esce,
ovviamente d’estate entra solo la luce poiché i raggi non sono diretti
sul vetro e quindi riesce a entrare solo la luce ma in quantità minore
rispetto all’inverno che, invece, è maggiore dato il carico diretto sul
vetro.
Ridurre queste energie
dal piatto della bilancia è opportuno se si vuole che la bilancia penda
dalla parte delle prestazioni o almeno che sia in equilibrio, ma non
basta per una casa davvero efficiente. Un’ altra risorsa ignorata nelle
abitazioni è l’acqua, ormai si è alla spartizione, non più del pane e
dei pesci, ma dell’acqua, ma a nessuno importa le sorti di tale risorsa
preziosa, anzi vitale, ne consumiamo circa trenta litri ogni volta che
facciamo pipì, e pensando, quanti litri perdiamo al giorno nelle fogne?
Parecchi.
Come possiamo
recuperarli e riutilizzarli? Semplice, con la fitodepurazione. Sistema
tecnologico assolutamente sposato con la natura e un simpatico
ecosistema che alberga al suo interno.
È composto
essenzialmente da microrganismi e piante acquatiche. Queste mettono in
azione reazioni biochimiche e immettono ossigeno nelle acque che
risultano depurate e pronte al riutilizzo una volta completato il ciclo
di filtraggi e percorsi di drenaggio tra la ghiaia. Una volta arrivate
all’ultimo pozzetto di ispezione, ovvero terminato il percorso di
depurazione, avremo acqua in abbondanza per innaffiare, per lo scarico
del bagno, per lavare l’auto, per tutto ciò che si desidera tranne che
per uso strettamente personale come lavarsi, cucinare o bere.
Questo impianto è
definito, per la mancanza di energia aggiunta, assolutamente
“biocompatibile”. Come la nostra casa di paglia.
Luigi De Simone |
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