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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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L’Effetto Serra: definizione, cause e conseguenze

 di Guerino Morise

L’Effetto serra

È un fenomeno climatico di riscaldamento degli strati inferiori dell’ atmosfera terrestre,causato dall’ assorbimento da parte di alcuni gas della radiazione infrarossa emessa dalla Terra.

Il fenomeno dell’ intrappolamento del caldo,è causato dalle molecole che si trovano nell’aria. Ce ne sono di due tipi:
1)trasparenti:fanno passare indisturbata la radiazione solare.
2)opache:trattengono e assorbono le radiazioni termiche e il calore.
L’ effetto serra riveste un’ importanza fondamentale per gli organismi viventi,perché limita la dispersione del calore e determina il mantenimento di una temperatura costante della Terra. Negli ultimi anni questo effetto è aumentato a causa dell’ immissione di grosse quantità di gas serra in atmosfera da parte dell’uomo.
A provocare l’effetto serra sono:l’ anidride carbonica,il metano,l’ ossido di azoto,gas la cui concentrazione aumenta per una serie di cause tutte legate ad attività umane. Gran parte della responsabilità va addebitata alla produzione di energia a partire dai combustibili fossili. Il principale “gas serra”proviene dalla combustione di carbone,petrolio e metano. Le attività delle centrali termoelettriche,dei fumi delle industrie,degli scarichi delle automobili aumentano la produzione di questo gas.

Oltre alla metà di emissioni di anidride carbonica e degli altri “gas serra” viene dai paesi industrializzati. la Terra non ha mai avuto costanza di clima ma ha alternato periodi in cui la temperatura era superiore a quella attuale,a periodi in cui era inferiore. In questo ultimo secolo,l’ intensa attività produttiva umana ha però provocato un aumento della concentrazione dei “gas serra” nell’atmosfera. Le cause sono,oltre a quelle già elencate prima un aumento di produzione di energia e la progressiva distruzione delle foreste. Altri dati ci danno un’ indicazione delle variazioni intervenute nell’ultimo secolo:dalla rivoluzione industriale ad oggi la concentrazione di anidride carbonica nell’ atmosfera è aumentata del 30%;nello stesso periodo la concentrazione di metano emessa principalmente dalle risaie e dall’allevamento,è cresciuto del 145%.     
L’ anidride carbonica aumenta l’effetto serra e quindi la temperatura,perciò negli ultimi dieci anni l’ evaporazione dell’acqua degli oceani è aumentata quindi aumenta il vapore in atmosfera che incrementa ulteriormente l’effetto serra.
Se le emissioni dei “gas serra” proseguiranno ai ritmi attuali,dovremo attenderci nei prossimi decenni un riscaldamento globale del pianeta compreso tra 1 e 3,5°.Se la concentrazione di “gas serra”continua ad aumentare ai ritmi degli ultimi decenni,c’è il rischio che si inneschi un rapido riscaldamento del clima terrestre,poiché la capacità dell’ atmosfera di trattenere il calore sulla Terra diventa sempre maggiore.

 

Gli effetti:
1) Innalzamento del livello dei mari 
Il riscaldamento provoca lo scioglimento dei ghiacciai e l’espansione degli oceani con un innalzamento prevedibile del livello dei mari dai 15 ai 95cm. Regioni come Florida,costiera giapponese,delta del Po,Egitto,Atene,Boston,Tokyo,Amsterdam,Londra,Venezia o Trieste potrebbero venire parzialmente sommerse.

2) Alterazioni climatiche
I periodi di siccità si moltiplicherebbero e vaste aree intensamente coltivate che oggi forniscono cibo a tutto il mondo,potrebbero diventare zone aride e non coltivabili. Inoltre le praterie africane verrebbero colpite dalla siccità con un’ accelerazione della desertificazione.

3) Effetti sanitari sugli uomini,sulle piante e sull’ ambiente
Con l’aumentare dell’ effetto serra aumenterà anche l’ incidenza e la diffusione di malattie tropicali.
Le radiazioni ultraviolette emesse dal Sole sono causa di: 
_rischio di tumori cutanei e di malattie degli occhi.
_diminuzione delle difese immunitarie.
_riduzione della fotosintesi e danneggiamento del DNA degli esseri viventi.
_riduzione della produzione di fitoplacton.

 

4) Riduzione delle specie animali 
Il surriscaldamento accelererebbe l’ estinzione di migliaia di specie animali e vegetali. Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe distruggere interi ecosistemi. Le specie più a rischio sono gli orsi polari,i pinguini,i salmoni,le foche,le tigri o ambienti come le barriere coralline.
Ci sarebbe una crescente tropicalizzazione di mari temperati dove la fauna e la flora autoctone verrebbero progressivamente soppiantate da specie provenienti dai mari del sud.

 

Processo dell’anidride carbonica
I sostenitori della teoria del  riscaldamento globale guardano all’aumento della CO2 come al peggiore dei mali. Ma la CO2 non è un inquinante, anzi, è un gas vitale per la nostra sopravvivenza. Insieme alla luce ed all’acqua la CO2 è il terzo dei nutrienti fondamentali per le piante e per il processo di fotosintesi . Quando la concentrazione di CO2 è troppo bassa l’attività di fotosintesi si riduce notevolmente. Ci sono alcune piante che muoiono se la concentrazione di CO2 nella serra è inferiore alle 100 ppm (parti per milione). Secondo gli studi condotti nell’Institute for Biospheric Research dell’Arizona l’aumento della CO2 favorisce la crescita del fusto e del fogliame delle piante. Gli stessi studi hanno rivelato che con più CO2 le piante crescono richiedendo una quantità minore di acqua. Questo significa che le piante potrebbero crescere meglio in condizioni di clima secco, come si ha nelle terre marginali del Sahel e di alcune regioni dell’Africa.
Esistono prove abbondanti che l’arricchimento dell’aria di l’anidride carbonica aiuta le piante a crescere meglio. Il prof. Sherwood Idso del Dipartimento dell’Agricoltura Statunitense ha affermato che: «Riesaminando 342 studi condotti su questo argomento, è stato dimostrato che aumentando il contenuto dell’aria in CO2 di 300  ppm, da 350 a 650 ppm,  il tasso medio di crescita delle 475 varietà di piante studiate è incrementato di oltre il 50%. Una crescita della CO2 fino a 2250 ppm ha accresciuto la produttività del 165% ». Cosa c’è alla base di questo fenomeno? Molto semplicemente, esso deriva dal fatto che l’anidride carbonica è la principale materia prima usata dalle piante nel processo di fotosintesi. Più CO2 c’è nell’aria, più velocemente operano gli apparati fotosintetici presenti sulla Terra, e più CO2 viene incorporata nella biomassa della vegetazione del pianeta. 
Studi diversi confermano quanto la CO2 porti benefici all’agricoltura. Per Silvan Wittwer  professore di orticoltura all’Università di Stato del Michigan, un raddoppio della CO2 accelererà la crescita della flora del 52% . Secondo un altro studio l'incremento dell’efficienza dell’utilizzo dell’acqua da parte delle piante renderà più economico l’utilizzo dei sistemi di irrigazione e permetterà di sviluppare sistemi agricoli più efficienti anche nelle zone dove le precipitazioni sono scarse .
In Olanda l’utilizzo della CO2 nelle serre ha avuto inizio diversi anni fa ed è ora utilizzata dalla maggioranza degli agricoltori. Ad un raddoppio della concentrazione di CO2 è corrisposto un aumento della crescita delle piante del 25%. Alcuni agricoltori hanno provato a triplicare la concentrazione di CO2 raggiungendo un aumento della produzione del 40% e, risultato sorprendente, utilizzando meno acqua. 
Il terrore scatenato dai Verdi contro la CO2 , considerata come la massima responsabile del fenomeno conosciuto come “riscaldamento globale” è un insulto all’intelligenza. La CO2 in realtà è un fertilizzante naturale tra i più efficaci. 
Un esperimento fatto nel deserto Mojave in California ha rivelato che Immettendo CO2 nell’aria con una concentrazione crescente da 360, 550 e 700 parti per milione (ppm), ha permesso al vegetale conosciuto come Larrea tridentata di crescere  in maniera florida superando con successo lo stress dovuto alla scarsità di acqua e alla alte temperature. Il risultato raggiunto è importante perché permetterà di rendere verde il deserto di Mojave .
Un altro esperimento condotto in Kenya ha mostrato che raddoppiando la concentrazione di CO2  è possibile ridurre gli effetti dannosi dei parassiti. 
Il parassita conosciuto come “Striga hermonthica”  attacca alcune specie di mais, sorgo, canna da zucchero, miglio e riso in molte regioni tropicali e subtropicali. 
In condizioni normali il parassita riduce la biomassa del riso coltivato in serra del 65%. Mentre raddoppiando la concentrazione di CO2  il parassita riduce la biomassa del riso del  27%.

 

Il problema

Le attività umane stanno aumentando la concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, che intrappolano il calore solare riscaldando la superficie del pianeta, L’IPCC prevede che considerando un moderato tasso di sviluppo delle attività umane, la concentrazione dei gas serra aumenterà tanto da causare nel prossimo secolo un aumento della temperatura media di 1,5 - 4 °C ( questo significa che in alcuni luoghi la temperatura potrebbe anche temporaneamente calare ed in altri aumentare di molti gradi).

La temperatura della superficie terrestre, rispetto al secolo scorso è già aumentata di 0,3-0.6 °C. Man mano che il clima cambierà il pianeta reagirà, anche in modo diverso secondo le aree, a volte in modo tale da accelerare il processo di riscaldamento e in altre mitigandolo. I fattori critici comprendono l’effetto del riscaldamento delle nubi, delle foreste, dei ghiacci e delle correnti oceaniche, l’interconnessione di tali fattori è ancora difficile da prevedere ; questa lacuna scientifica spiega gli ampi margini di errore delle attuali previsioni.

 

I gas serra

Anidride carbonica, metano protossido di azoto, clorofluorocarburi, ozono. L’attuale concentrazione dell’anidride carbonica (CO2) di 358 parti per milione è del 30% più alta rispetto a 200 anni fa ed è responsabile per il 70% dell’effetto serra,è la combustione del petrolio, carbone, gas,legna e la deforestazione che comportano l’emissione di CO2. Un aspetto poco studiato è l’incidenza della CO2 proveniente dai terreni coltivati, infatti i terreni contengono grandi quantità di sostanza organica sotto forma prevalentemente di humus, questo ha un basso indice di mineralizzazione (trasformazione della sostanza organica ad opera dell’ossigeno e degli enzimi nei componenti originari CO2, acqua e sali minerali) pari ali1 1-3% annuo.

Se si praticano scorrette pratiche agricole (lavorazioni frequenti e o profonde del terreno, lasciare il suolo scoperto dalla copertura vegetale soprattutto nelle stagioni calde bruciatura dei residui colturali ecc), l’indice può essere molto superiore ; per cui vi è la concreta possibilità che anche i terreni coltivati contribuiscano in modo significativo all’emissione netta di CO2. Gli scienziati non sono ancora riusciti a descrivere un bilancio esatto del ciclo del carbonio, hanno però quantificato in 5,5 miliardi di tonnellate la CO2 rilasciata dalla combustione a cui si aggiungono altri 1,6 miliardi di tonnellate causate dal disboscamento e da altri usi della terra nei tropici, in totale quindi 7.1 mi di t all’anno, di cui 3,3 rimangono nell’atmosfera, 2 vengono assorbiti dagli oceani e 1,8 sembra vengano principalmente utilizzati dalle foreste non tropicali dell’emisfero settentrionale, tuttavia questo processo potrebbe non mantenersi a lungo ( vedi foreste).

Il metano nell’atmosfera è aumentato del 145% esercitando un effetto serra pari a un terzo di quello della CO2 cioè il 23%, le cause di questo aumento sono meno conosciute, fra di esse vi possono essere gli allevamenti dei ruminanti (i cui sistemi digerenti producono metano), le risaie e l’estrazione e l’uso del metano. I livelli di metano crescono oggi ad una velocità dimezzata rispetto a 20 anni fa, le ragioni di questo fenomeno non sono chiare. Tutti gli altri gas serra contribuiscono per il restante 7%, il protossido d’azoto è emesso soprattutto da alcune attività agricole, l’ozono nella bassa atmosfera è prodotto dalle reazioni fra gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, i clorofluorocarburi prodotti dall’industria grazie al protocollo di Montreal, firmato nel 1987, dovrebbero nei prossimi anni diminuire velocemente.

 

Le Conseguenze

Previsioni

L’IPCC ha esaminato diversi scenari riguardanti le variazioni delle emissioni di gas serra nel corso del prossimo secolo, lo scenario medio assume le proiezioni delle Nazioni Unite per la crescita della popolazione, un continuo aumento dell’uso del carbone (il maggior emettitore di CO2 tra i combustibili fossili), sviluppi solo modesti dell’uso delle fonti energetiche pulite e rinnovabili e una limitazione graduale delle emissioni del 30%. In queste condizioni si prevede il raddoppio della CO2 nell’atmosfera entro la fine del prossimo secolo.

Vi sono poi gli aspetti di feedback, cioè cambiamenti provocati dall’aumento della temperatura che causano essi stessi aumento di temperatura, l’insieme di tutto questo porta a prevedere aumenti medi di temperatura di 2-3 °C con vaste zone, come quella comprendente il nord Africa, l’Asia occidentale e centrale, l’Europa e gli Stati Uniti con aumenti di 4 -5°C e tutta l’area sub Artica con aumenti di 5- 10 °C. Principali fattori di feedback :ghiaccio e neve che riflettono la luce del sole raffreddando il pianeta, aumentandone lo scioglimento si scopre più terra e mare che assorbendo così più raggi solari si scalda provocando un ulteriore scioglimento di ghiaccio e neve. Inoltre le temperature più alte intensificheranno sia l’evaporazione sia la capacità dell’atmosfera di trattenere più vapore acqueo che essendo un potente gas serra incrementerà ulteriormente la temperatura.

L’effetto dell’aumento delle nubi non è ancora chiarito, infatti riflettono parte delle radiazioni solari nello spazio, però creano anche una copertura che trattiene il calore con un effetto di riscaldamento soprattutto notturno. Le foreste rappresentano uno dei maggiori depositi di carbonio, tale funzione potrebbe essere scardinata (vedi pag. deforestazione) e una gran quantità di carbonio potrebbe passare da queste all’atmosfera sotto forma di CO2. L’interazione di tutti questi fattori è di difficile previsione rendendo ancora più inquietante la definizione delle reali conseguenze,così mentre il clima cambia velocemente è sempre più probabile che si verifichino sorprese e cambiamenti improvvisi ed inaspettati.

L’IPCC ritiene che fra le manifestazioni inaspettate dobbiamo annoverare un consistente scioglimento della calotta di ghiaccio dell’Antartide che potrebbe causare un rapido innalzamento dei livelli del mare in tutto il mondo, potrebbe anche verificarsi un cambiamento delle correnti oceaniche profonde, il così detto “nastro trasportatore” (corrente del golfo) che attualmente mantiene nel Nord Atlantico ed in parte dell’Europa temperature più elevate di alcuni gradi, se ciò dovesse verificarsi si avrebbe come incredibile effetto un immediato abbassamento della temperatura in queste zone. Risulta così evidente che cambiamenti anche relativamente modesti delle temperature medie globali possono innescare mutamenti regionali ben più drammatici.

Lo scenario medio dell’IPCC prevede un innalzamento del livello del mare di circa un metro, localmente però potrà essere anche solo di 30-50 cm oppure di 2-3 metri a causa delle differenze regionali di distribuzione del calore e dei cambiamenti nella circolazione oceanica. Tutte le catastrofi che risulteranno da questi cambiamenti riguardano comunque uno scenario medio, se poi non si riuscirà a ridurre del 30% le emissioni o se gli effetti feedback risulteranno superiori al previsto la situazione potrà essere molto peggiore.

 

IL PROTOCOLLO DI  KYOTO

II Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1997). II Protocollo di Kyoto è un documento redatto e approvato nel corso della Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici tenutasi in Giappone nel 1997. Nel Protocollo sono indicati per i Paesi dell’Annesso I** gli impegni di riduzione e di limitazione quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e perfluorocarburi).

Con più precisione le Parti dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento 2008-2012. Per il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi possono servirsi di diversi strumenti che intervengono sui livelli di emissioni di gas a livello locale-nazionale  oppure transnazionale.  Nell’ampio ventaglio di strumenti, ne vengono espressamente indicati tre, tutti appartenenti alle cosiddette misure di flessibilità. Queste misure sono l’Emissions trading, il Clean Development e la Joint Implementation.

L’Emission trading è una misura ammessa tra i Paesi appartenenti all’Annesso I e si sostanzia nella creazione di un mercato dei permessi di emissione. La Joint Implementation (implementazione congiunta) è una misura che prevede la collaborazione tra Paesi sviluppati e che consente a un Paese dell’Annesso I di ottenere dei crediti di emissione grazie a dei progetti di riduzione delle emissioni oppure di assorbimento delle emissioni di gas a effetto serra sviluppati in un altro Paese dell’Annesso I. Il Clean Development Mechanism (meccanismo di sviluppo pulito) è uno strumento analogo alla JI e si differenzia da quest’ultima in quanto coinvolge attori diversi ovvero Paesi appartenenti all’Annesso I e Paesi che non vi appartengono. Le misure di flessibilità vengono considerate supplementari rispetto alle azioni domestiche. Le regole che permetteranno di rendere operativi i meccanismi di flessibilità devono essere ancora precisate.
Il Protocollo di Kyoto entrerà in vigore solo nel momento in cui “venga ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non meno di 55 Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di biossido di carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al 1990).”
Attualmente solo 14 Paesi hanno ratificato il Protocollo e rappresentano, complessivamente, una percentuale irrisoria delle emissioni quantificate di gas a effetto serra.
Un commento a questa breve presentazione del Protocollo può essere utile per comprendere lo stato attuale: se tutti i Paesi dell’Annesso I (e in particolare i Paesi sviluppati) sono decisi ad assumersi degli impegni nella riduzione delle emissioni grazie soprattutto all’accoglimento del cosiddetto principio di responsabilità (principio secondo il quale i Paesi che hanno maggiormente contribuito ai livelli attuali di concentrazione di gas devono essere i primi a sostenere i costi e il peso di una riduzione delle emissioni) ciò che suggerisce agli stessi Paesi di essere cauti nell’adozione del Protocollo risiede in questa ragione.

I Paesi non sviluppati o in via di sviluppo (come Cina oppure India), che secondo le previsioni saranno nel futuro i maggiori emettitori di gas antropogenici, non sono sottoposti a nessun tipo di vincolo e non sono obbligati a ridurre le emissioni di gas serra. Lo sforzo compiuto dai Paesi dell’Annesso I per contenere le emissioni dei gas serra potrebbe essere, quindi, completamente vanificato dal comportamento dei Paesi meno sviluppati. In altri termini, ad un sacrificio attuale di alcuni Paesi, corrisponderebbe un miglioramento solo presunto del problema globale connesso con le emissioni di gas serra.

 

Le conseguenze dell'effetto serra

Presumibilmente, dal punto di vista biosferico-ecologico e socio-economico, il principale problema per l'umanità è costituito dalle ripercussioni dei cambiamenti climatici antropogenici previsti a livello mondiale. È questo il problema di cui ci si dovrà occupare in maniera approfondita, forse spinti più da motivi emotivi che non razionali, e ciò nonostante l'incognita legata al suo verificarsi. Se i modelli climatici sono già abbastanza insicuri, lo saranno ancora di più se li si assocerà con i cosiddetti modelli d'impatto, volti a rilevare gli effetti dai cambiamenti climatici. Ma anche qui è d'obbligo la prudenza, soprattutto quando si parla di previsioni regionali.

Analizzando l'impatto sul clima in termini di zone climatiche e classi di vegetazione, si constata una tendenza alla riduzione delle superfici boschive (misurate in base al potenziale bosco naturale, senza considerare i disboscamenti e i danni causati da sostanze nocive) con una velocità a volte drammatica, così come al netto aumento dei deserti, della steppa e della savana.

Ciò rappresenta una grave minaccia per l'agricoltura, che rischia di subire siccità, fenomeni di carsismo, dilavamenti del suolo o il dilagare di organismi nocivi grazie alle condizioni più calde e umide alle latitudini medie. Altri effetti del genere, magari ancora sconosciuti, potrebbero a loro volta sommarsi in seguito all'utilizzazione di sostanze nocive o nutritive, creando effetti combinati non ancora noti dettagliatamente, ma che celano un notevole pericolo potenziale. 
L'effetto serra potrebbe determinare modifiche della sfera vitale a causa di:

·         un aumento o una diminuzione regionale della temperatura

·         un innalzamento o anche un abbassamento del livello del mare

·         un aumento o una diminuzione dell'umidità dell'aria

·         un aumento o una diminuzione delle precipitazioni

·         l'influsso di altri elementi climatici, come il vento, gli uragani, le tempeste, ecc.

 

Conclusione

Coprire il fabbisogno energetico futuro non è cosa facile e ciò soprattutto per la forte crescita demografica da un lato e per le conseguenti implicazioni ambientali dall'altro. La soluzione dei problemi energetici rappresenta uno degli obiettivi di sviluppo più importanti. Lo slogan "l'energia è vita, la vita è energia" enuncia in modo sintetico ed efficace una profonda verità. Il progresso dell'umanità dipende in maniera sostanziale dall'approvvigionamento energetico sufficiente e sicuro. Viceversa il forte consumo di energia fossile ha conseguenze di natura ambientale. L'implicazione più temuta è il così detto "effetto serra".

Si deve però sapere che esiste un effetto serra naturale senza il quale non ci sarebbe vita su questa terra. I gas che contribuiscono da sempre a questo effetto naturale sono in primo luogo vapore acqueo (H2O), anidride carbonica (CO2), ozono (O3), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O). Senza questi gas la temperatura media sulla superficie della terra sarebbe di circa -18 °C. La temperatura media è invece di +15 °C. L'effetto serra naturale comporta quindi un aumento di 33 °C. Tra i gas citati il CO2 ha un ruolo chiave. Esso funge da filtro delle radiazioni solari. Lascia passare l'energia (incidente) a onde corte e assorbe invece quella a onde lunghe, ossia l'irradiazione termica

emanata dalla terra verso lo spazio cosmico.

Le attività umane (produzione agricola e industriale, traffico, economie domestiche, ecc.) implicano un forte consumo di energia e causano perciò un sensibile aumento dei gas (CO2, CH4, CFC, N2O, O3) che rafforzano l'effetto serra naturale. L'anidride carbonica (CO2) gioca un ruolo centrale. Le misurazioni rivelano che dall'inizio dell'ultimo secolo la concentrazione di CO2 nell'atmosfera è aumentata di un quarto. In questo periodo la temperatura media è aumentata di 0,7 °C.

L'incremento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera è dovuto in primo luogo alla combustione di carbone, olio e gas e in minore, ma non irrilevante misura alla intensa deforestazione. 
Il contenimento delle emissioni di CO2 deve perciò avvenire sia a livello di produzione che di consumo di energia. Le nazioni industrializzate dovranno fare uno sforzo particolare in questo ambito. Esse rappresentano circa il 25% della popolazione mondiale e sono responsabili di circa il 75% del consumo energetico. Questo quarto di popolazione ha ovvie responsabilità di guida nella ricerca di soluzioni. L'effetto serra può essere contenuto mediante le seguenti misure:

·         - ridurre i consumi usando l'energia in modo più razionale e più intelligente;

·         - costruire macchine e apparecchi con alti rendimenti;

·         - promuovere lo sfruttamento delle energie rinnovabili (forza idrica, collettori solari, pannelli solari, biomassa, vento);

·         - mantenere l'opzione nucleare (con reattori intrinsecamente sicuri)

·         - investire nella ricerca energetica (compresa la ricerca sulla fusione nucleare);

·         - informare i cittadini in modo oggettivo su tutte le problematiche energetico-ambientali.

 

La quasi totale mancanza di energia e di beni in vaste regioni della terra non ammette più soluzioni fittizie e rinvii nel tempo. La sola forza fisica dell'uomo non è in grado di risolvere il problema energetico.

Determinante è la forza mentale dell'uomo, il suo senso di responsabilità, la sua capacità creativa e la sua inventiva. Hiroshima e Chernobyl sono veri insulti alla scienza. La scienza deve diventare strumento di pace e di dignità umana e non strumento di distruzione. Questo ovviamente è possibile solo in un mondo libero e democratico nel senso più profondo e autentico. L'obiettivo principale di una politica energetico-ambientale resta in definitiva la qualità di vita che presuppone uno sviluppo sostenibile.

 

Guerino Morise

 


 

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