L’Effetto Serra: definizione, cause e conseguenze
di Guerino Morise
L’Effetto serra
È un fenomeno climatico di riscaldamento degli strati inferiori dell’
atmosfera terrestre,causato dall’ assorbimento da parte di alcuni gas
della radiazione infrarossa emessa dalla Terra.
Il fenomeno dell’ intrappolamento del caldo,è causato dalle molecole che
si trovano nell’aria. Ce ne sono di due tipi:
1)trasparenti:fanno passare indisturbata la radiazione solare.
2)opache:trattengono e assorbono le radiazioni termiche e il calore.
L’ effetto serra riveste un’ importanza fondamentale per gli organismi
viventi,perché limita la dispersione del calore e determina il
mantenimento di una temperatura costante della Terra. Negli ultimi anni
questo effetto è aumentato a causa dell’ immissione di grosse quantità
di gas serra in atmosfera da parte dell’uomo.
A provocare l’effetto serra sono:l’ anidride carbonica,il metano,l’
ossido di azoto,gas la cui concentrazione aumenta per una serie di cause
tutte legate ad attività umane. Gran parte della responsabilità va
addebitata alla produzione di energia a partire dai combustibili
fossili. Il principale “gas serra”proviene dalla combustione di
carbone,petrolio e metano. Le attività delle centrali
termoelettriche,dei fumi delle industrie,degli scarichi delle automobili
aumentano la produzione di questo gas.
Oltre alla metà di emissioni di anidride carbonica e degli altri “gas
serra” viene dai paesi industrializzati. la Terra non ha mai avuto
costanza di clima ma ha alternato periodi in cui la temperatura era
superiore a quella attuale,a periodi in cui era inferiore. In questo
ultimo secolo,l’ intensa attività produttiva umana ha però provocato un
aumento della concentrazione dei “gas serra” nell’atmosfera. Le cause
sono,oltre a quelle già elencate prima un aumento di produzione di
energia e la progressiva distruzione delle foreste. Altri dati ci danno
un’ indicazione delle variazioni intervenute nell’ultimo secolo:dalla
rivoluzione industriale ad oggi la concentrazione di anidride carbonica
nell’ atmosfera è aumentata del 30%;nello stesso periodo la
concentrazione di metano emessa principalmente dalle risaie e
dall’allevamento,è cresciuto del 145%.
L’ anidride carbonica aumenta l’effetto serra e quindi la
temperatura,perciò negli ultimi dieci anni l’ evaporazione dell’acqua
degli oceani è aumentata quindi aumenta il vapore in atmosfera che
incrementa ulteriormente l’effetto serra.
Se le emissioni dei “gas serra” proseguiranno ai ritmi attuali,dovremo
attenderci nei prossimi decenni un riscaldamento globale del pianeta
compreso tra 1 e 3,5°.Se la concentrazione di “gas serra”continua ad
aumentare ai ritmi degli ultimi decenni,c’è il rischio che si inneschi
un rapido riscaldamento del clima terrestre,poiché la capacità dell’
atmosfera di trattenere il calore sulla Terra diventa sempre maggiore.
Gli effetti:
1) Innalzamento del livello dei mari
Il riscaldamento provoca lo scioglimento dei ghiacciai e l’espansione
degli oceani con un innalzamento prevedibile del livello dei mari dai 15
ai 95cm. Regioni come Florida,costiera giapponese,delta del
Po,Egitto,Atene,Boston,Tokyo,Amsterdam,Londra,Venezia o Trieste
potrebbero venire parzialmente sommerse.
2) Alterazioni climatiche
I periodi di siccità si moltiplicherebbero e vaste aree intensamente
coltivate che oggi forniscono cibo a tutto il mondo,potrebbero diventare
zone aride e non coltivabili. Inoltre le praterie africane verrebbero
colpite dalla siccità con un’ accelerazione della desertificazione.
3) Effetti sanitari sugli uomini,sulle piante e sull’ ambiente
Con l’aumentare dell’ effetto serra aumenterà anche l’ incidenza e la
diffusione di malattie tropicali.
Le radiazioni ultraviolette emesse dal Sole sono causa di:
_rischio di tumori cutanei e di malattie degli occhi.
_diminuzione delle difese immunitarie.
_riduzione della fotosintesi e danneggiamento del DNA degli esseri
viventi.
_riduzione della produzione di fitoplacton.
4) Riduzione delle specie animali
Il surriscaldamento accelererebbe l’ estinzione di migliaia di specie
animali e vegetali. Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe distruggere
interi ecosistemi. Le specie più a rischio sono gli orsi polari,i
pinguini,i salmoni,le foche,le tigri o ambienti come le barriere
coralline.
Ci sarebbe una crescente tropicalizzazione di mari temperati dove la
fauna e la flora autoctone verrebbero progressivamente soppiantate da
specie provenienti dai mari del sud.
Processo dell’anidride carbonica
I sostenitori della teoria del riscaldamento globale guardano
all’aumento della CO2 come al peggiore dei mali. Ma la CO2 non è un
inquinante, anzi, è un gas vitale per la nostra sopravvivenza. Insieme
alla luce ed all’acqua la CO2 è il terzo dei nutrienti fondamentali per
le piante e per il processo di fotosintesi .
Quando la concentrazione di CO2 è troppo bassa l’attività di fotosintesi
si riduce notevolmente. Ci sono alcune piante che muoiono se la
concentrazione di CO2 nella serra è inferiore alle 100 ppm (parti per
milione). Secondo gli studi condotti nell’Institute for Biospheric
Research dell’Arizona l’aumento della CO2 favorisce la crescita del
fusto e del fogliame delle piante. Gli stessi studi hanno rivelato che
con più CO2 le piante crescono richiedendo una quantità minore di acqua.
Questo significa che le piante potrebbero crescere meglio in condizioni
di clima secco, come si ha nelle terre marginali del Sahel e di alcune
regioni dell’Africa.
Esistono prove abbondanti che l’arricchimento dell’aria di l’anidride
carbonica aiuta le piante a crescere meglio. Il prof. Sherwood Idso del
Dipartimento dell’Agricoltura Statunitense ha affermato che:
«Riesaminando 342 studi condotti su questo argomento, è stato dimostrato
che aumentando il contenuto dell’aria in CO2 di 300 ppm, da 350 a 650
ppm, il tasso medio di crescita delle 475 varietà di piante studiate è
incrementato di oltre il 50%. Una crescita della CO2 fino a 2250 ppm ha
accresciuto la produttività del 165% ».
Cosa c’è alla base di questo fenomeno? Molto semplicemente, esso deriva
dal fatto che l’anidride carbonica è la principale materia prima usata
dalle piante nel processo di fotosintesi. Più CO2 c’è nell’aria, più
velocemente operano gli apparati fotosintetici presenti sulla Terra, e
più CO2 viene incorporata nella biomassa della vegetazione del pianeta.
Studi diversi confermano quanto la CO2 porti benefici all’agricoltura.
Per Silvan Wittwer professore di orticoltura all’Università di Stato
del Michigan, un raddoppio della CO2 accelererà la crescita della flora
del 52% .
Secondo un altro studio l'incremento dell’efficienza dell’utilizzo
dell’acqua da parte delle piante renderà più economico l’utilizzo dei
sistemi di irrigazione e permetterà di sviluppare sistemi agricoli più
efficienti anche nelle zone dove le precipitazioni sono scarse .
In Olanda l’utilizzo della CO2 nelle serre ha avuto inizio diversi anni
fa ed è ora utilizzata dalla maggioranza degli agricoltori. Ad un
raddoppio della concentrazione di CO2 è corrisposto un aumento della
crescita delle piante del 25%. Alcuni agricoltori hanno provato a
triplicare la concentrazione di CO2 raggiungendo un aumento della
produzione del 40% e, risultato sorprendente, utilizzando meno acqua.
Il terrore scatenato dai Verdi contro la CO2 , considerata come la
massima responsabile del fenomeno conosciuto come “riscaldamento
globale” è un insulto all’intelligenza. La CO2 in realtà è un
fertilizzante naturale tra i più efficaci.
Un esperimento fatto nel deserto Mojave in California ha rivelato che
Immettendo CO2 nell’aria con una concentrazione crescente da 360, 550 e
700 parti per milione (ppm), ha permesso al vegetale conosciuto come
Larrea tridentata di crescere in maniera florida superando con successo
lo stress dovuto alla scarsità di acqua e alla alte temperature. Il
risultato raggiunto è importante perché permetterà di rendere verde il
deserto di Mojave .
Un altro esperimento condotto in Kenya ha mostrato che raddoppiando la
concentrazione di CO2 è possibile ridurre gli effetti dannosi dei
parassiti.
Il parassita conosciuto come “Striga hermonthica” attacca alcune specie
di mais, sorgo, canna da zucchero, miglio e riso in molte regioni
tropicali e subtropicali.
In condizioni normali il parassita riduce la biomassa del riso coltivato
in serra del 65%. Mentre raddoppiando la concentrazione di CO2 il
parassita riduce la biomassa del riso del 27%.
Il problema
Le attività
umane stanno aumentando la concentrazione dei gas serra nell’atmosfera,
che intrappolano il calore solare riscaldando la superficie del pianeta,
L’IPCC prevede che considerando un moderato tasso di sviluppo delle
attività umane, la concentrazione dei gas serra aumenterà tanto da
causare nel prossimo secolo un aumento della temperatura media di 1,5 -
4 °C ( questo significa che in alcuni luoghi la temperatura potrebbe
anche temporaneamente calare ed in altri aumentare di molti gradi).
La
temperatura della superficie terrestre, rispetto al secolo scorso è già
aumentata di 0,3-0.6 °C. Man mano che il clima cambierà il pianeta
reagirà, anche in modo diverso secondo le aree, a volte in modo tale da
accelerare il processo di riscaldamento e in altre mitigandolo. I
fattori critici comprendono l’effetto del riscaldamento delle nubi,
delle foreste, dei ghiacci e delle correnti oceaniche,
l’interconnessione di tali fattori è ancora difficile da prevedere ;
questa lacuna scientifica spiega gli ampi margini di errore delle
attuali previsioni.
I gas serra
Anidride
carbonica, metano protossido di azoto, clorofluorocarburi, ozono.
L’attuale concentrazione dell’anidride carbonica (CO2) di 358 parti per
milione è del 30% più alta rispetto a 200 anni fa ed è responsabile per
il 70% dell’effetto serra,è la combustione del petrolio, carbone,
gas,legna e la deforestazione che comportano l’emissione di CO2. Un
aspetto poco studiato è l’incidenza della CO2 proveniente dai terreni
coltivati, infatti i terreni contengono grandi quantità di sostanza
organica sotto forma prevalentemente di humus, questo ha un basso indice
di mineralizzazione (trasformazione della sostanza organica ad opera
dell’ossigeno e degli enzimi nei componenti originari CO2, acqua e sali
minerali) pari ali1 1-3% annuo.
Se si
praticano scorrette pratiche agricole (lavorazioni frequenti e o
profonde del terreno, lasciare il suolo scoperto dalla copertura
vegetale soprattutto nelle stagioni calde bruciatura dei residui
colturali ecc), l’indice può essere molto superiore ; per cui vi è la
concreta possibilità che anche i terreni coltivati contribuiscano in
modo significativo all’emissione netta di CO2. Gli scienziati non sono
ancora riusciti a descrivere un bilancio esatto del ciclo del carbonio,
hanno però quantificato in 5,5 miliardi di tonnellate la CO2 rilasciata
dalla combustione a cui si aggiungono altri 1,6 miliardi di tonnellate
causate dal disboscamento e da altri usi della terra nei tropici, in
totale quindi 7.1 mi di t all’anno, di cui 3,3 rimangono nell’atmosfera,
2 vengono assorbiti dagli oceani e 1,8 sembra vengano principalmente
utilizzati dalle foreste non tropicali dell’emisfero settentrionale,
tuttavia questo processo potrebbe non mantenersi a lungo ( vedi
foreste).
Il metano
nell’atmosfera è aumentato del 145% esercitando un effetto serra pari a
un terzo di quello della CO2 cioè il 23%, le cause di questo aumento
sono meno conosciute, fra di esse vi possono essere gli allevamenti dei
ruminanti (i cui sistemi digerenti producono metano), le risaie e
l’estrazione e l’uso del metano. I livelli di metano crescono oggi ad
una velocità dimezzata rispetto a 20 anni fa, le ragioni di questo
fenomeno non sono chiare. Tutti gli altri gas serra contribuiscono per
il restante 7%, il protossido d’azoto è emesso soprattutto da alcune
attività agricole, l’ozono nella bassa atmosfera è prodotto dalle
reazioni fra gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, i
clorofluorocarburi prodotti dall’industria grazie al protocollo di
Montreal, firmato nel 1987, dovrebbero nei prossimi anni diminuire
velocemente.
Le Conseguenze
Previsioni
L’IPCC ha
esaminato diversi scenari riguardanti le variazioni delle emissioni di
gas serra nel corso del prossimo secolo, lo scenario medio assume le
proiezioni delle Nazioni Unite per la crescita della popolazione, un
continuo aumento dell’uso del carbone (il maggior emettitore di CO2 tra
i combustibili fossili), sviluppi solo modesti dell’uso delle fonti
energetiche pulite e rinnovabili e una limitazione graduale delle
emissioni del 30%. In queste condizioni si prevede il raddoppio della
CO2 nell’atmosfera entro la fine del prossimo secolo.
Vi sono poi
gli aspetti di feedback, cioè cambiamenti provocati dall’aumento della
temperatura che causano essi stessi aumento di temperatura, l’insieme di
tutto questo porta a prevedere aumenti medi di temperatura di 2-3 °C con
vaste zone, come quella comprendente il nord Africa, l’Asia occidentale
e centrale, l’Europa e gli Stati Uniti con aumenti di 4 -5°C e tutta
l’area sub Artica con aumenti di 5- 10 °C. Principali fattori di
feedback :ghiaccio e neve che riflettono la luce del
sole raffreddando il pianeta, aumentandone lo scioglimento si scopre più
terra e mare che assorbendo così più raggi solari si scalda provocando
un ulteriore scioglimento di ghiaccio e neve. Inoltre le temperature più
alte intensificheranno sia l’evaporazione sia la capacità dell’atmosfera
di trattenere più vapore
acqueo che essendo
un potente gas serra incrementerà ulteriormente la temperatura.
L’effetto
dell’aumento delle nubi non
è ancora chiarito, infatti riflettono parte delle radiazioni solari
nello spazio, però creano anche una copertura che trattiene il calore
con un effetto di riscaldamento soprattutto notturno. Le
foreste rappresentano uno dei maggiori depositi di carbonio,
tale funzione potrebbe essere scardinata (vedi pag. deforestazione) e
una gran quantità di carbonio potrebbe passare da queste all’atmosfera
sotto forma di CO2. L’interazione di tutti questi fattori è di difficile
previsione rendendo ancora più inquietante la definizione delle reali
conseguenze,così mentre il clima cambia velocemente è sempre più
probabile che si verifichino sorprese e cambiamenti improvvisi ed
inaspettati.
L’IPCC
ritiene che fra le manifestazioni inaspettate dobbiamo annoverare un
consistente scioglimento della calotta di ghiaccio dell’Antartide che
potrebbe causare un rapido innalzamento dei livelli del mare in tutto il
mondo, potrebbe anche verificarsi un cambiamento delle correnti
oceaniche profonde, il così detto “nastro trasportatore” (corrente del
golfo) che attualmente mantiene nel Nord Atlantico ed in parte
dell’Europa temperature più elevate di alcuni gradi, se ciò dovesse
verificarsi si avrebbe come incredibile effetto un immediato
abbassamento della temperatura in queste zone. Risulta così evidente che
cambiamenti anche relativamente modesti delle temperature medie globali
possono innescare mutamenti regionali ben più drammatici.
Lo scenario
medio dell’IPCC prevede un innalzamento del livello del mare di circa un
metro, localmente però potrà essere anche solo di 30-50 cm oppure di 2-3
metri a causa delle differenze regionali di distribuzione del calore e
dei cambiamenti nella circolazione oceanica. Tutte le catastrofi che
risulteranno da questi cambiamenti riguardano comunque uno scenario
medio, se poi non si riuscirà a ridurre del 30% le emissioni o se gli
effetti feedback risulteranno superiori al previsto la situazione potrà
essere molto peggiore.
IL
PROTOCOLLO DI KYOTO
II
Protocollo di Kyoto per la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (1997). II Protocollo di Kyoto è un documento
redatto e approvato nel corso della Convenzione Quadro sui cambiamenti
climatici tenutasi in Giappone nel 1997. Nel Protocollo sono indicati
per i Paesi dell’Annesso I** gli impegni di riduzione e di limitazione
quantificata delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, gas
metano, protossido di azoto, esafloruro di zolfo, idrofluorocarburi e
perfluorocarburi).
Con più
precisione le Parti dovranno, individualmente o congiuntamente,
assicurare che le emissioni antropogeniche globali siano ridotte di
almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento
2008-2012. Per il raggiungimento di questi obiettivi, i Paesi possono
servirsi di diversi strumenti che intervengono sui livelli di emissioni
di gas a livello locale-nazionale oppure transnazionale. Nell’ampio
ventaglio di strumenti, ne vengono espressamente indicati tre, tutti
appartenenti alle cosiddette misure di flessibilità.
Queste misure sono l’Emissions trading, il Clean Development e la Joint
Implementation.
L’Emission
trading
è una misura ammessa tra i Paesi appartenenti all’Annesso I e si
sostanzia nella creazione di un mercato dei permessi di emissione. La
Joint Implementation (implementazione congiunta) è una misura che
prevede la collaborazione tra Paesi sviluppati e che consente a un Paese
dell’Annesso I di ottenere dei crediti di emissione grazie a dei
progetti di riduzione delle emissioni oppure di assorbimento delle
emissioni di gas a effetto serra sviluppati in un altro Paese
dell’Annesso I. Il Clean Development Mechanism (meccanismo di
sviluppo pulito) è uno strumento analogo alla JI e si differenzia da
quest’ultima in quanto coinvolge attori diversi ovvero Paesi
appartenenti all’Annesso I e Paesi che non vi appartengono. Le misure di
flessibilità vengono considerate supplementari rispetto alle azioni
domestiche. Le regole che permetteranno di rendere operativi i
meccanismi di flessibilità devono essere ancora precisate.
Il Protocollo di Kyoto entrerà in vigore solo nel momento in cui “venga
ratificato, accettato, approvato o che vi abbiano aderito non meno di 55
Parti responsabili per almeno il 55% delle emissioni di biossido di
carbonio (emissioni quantificate in base ai dati relativi al 1990).”
Attualmente solo 14 Paesi hanno ratificato il Protocollo e
rappresentano, complessivamente, una percentuale irrisoria delle
emissioni quantificate di gas a effetto serra.
Un commento a questa breve presentazione del Protocollo può essere utile
per comprendere lo stato attuale: se tutti i Paesi dell’Annesso I (e in
particolare i Paesi sviluppati) sono decisi ad assumersi degli impegni
nella riduzione delle emissioni grazie soprattutto all’accoglimento del
cosiddetto principio di responsabilità (principio secondo il quale i
Paesi che hanno maggiormente contribuito ai livelli attuali di
concentrazione di gas devono essere i primi a sostenere i costi e il
peso di una riduzione delle emissioni) ciò che suggerisce agli stessi
Paesi di essere cauti nell’adozione del Protocollo risiede in questa
ragione.
I Paesi non
sviluppati o in via di sviluppo (come Cina oppure India), che secondo le
previsioni saranno nel futuro i maggiori emettitori di gas
antropogenici, non sono sottoposti a nessun tipo di vincolo e non sono
obbligati a ridurre le emissioni di gas serra. Lo sforzo compiuto dai
Paesi dell’Annesso I per contenere le emissioni dei gas serra potrebbe
essere, quindi, completamente vanificato dal comportamento dei Paesi
meno sviluppati. In altri termini, ad un sacrificio attuale di alcuni
Paesi, corrisponderebbe un miglioramento solo presunto del problema
globale connesso con le emissioni di gas serra.
Le conseguenze dell'effetto serra
Presumibilmente, dal punto di vista biosferico-ecologico e
socio-economico, il principale problema per l'umanità è costituito dalle
ripercussioni dei cambiamenti climatici antropogenici previsti a livello
mondiale. È questo il problema di cui ci si dovrà occupare in maniera
approfondita, forse spinti più da motivi emotivi che non razionali, e
ciò nonostante l'incognita legata al suo verificarsi. Se i modelli
climatici sono già abbastanza insicuri, lo saranno ancora di più se li
si assocerà con i cosiddetti modelli d'impatto, volti a rilevare gli
effetti dai cambiamenti climatici. Ma anche qui è d'obbligo la prudenza,
soprattutto quando si parla di previsioni regionali.
Analizzando
l'impatto sul clima in termini di zone climatiche e classi di
vegetazione, si constata una tendenza alla riduzione delle superfici
boschive (misurate in base al potenziale bosco naturale, senza
considerare i disboscamenti e i danni causati da sostanze nocive) con
una velocità a volte drammatica, così come al netto aumento dei deserti,
della steppa e della savana.
Ciò
rappresenta una grave minaccia per l'agricoltura, che rischia di subire
siccità, fenomeni di carsismo, dilavamenti del suolo o il dilagare di
organismi nocivi grazie alle condizioni più calde e umide alle
latitudini medie. Altri effetti del genere, magari ancora sconosciuti,
potrebbero a loro volta sommarsi in seguito all'utilizzazione di
sostanze nocive o nutritive, creando effetti combinati non ancora noti
dettagliatamente, ma che celano un notevole pericolo potenziale.
L'effetto serra potrebbe determinare modifiche della sfera vitale a
causa di:
·
un aumento o una diminuzione regionale della temperatura
·
un innalzamento o anche un abbassamento del livello del mare
·
un aumento o una diminuzione dell'umidità dell'aria
·
un aumento o una diminuzione delle precipitazioni
·
l'influsso di altri elementi climatici, come il vento, gli uragani, le
tempeste, ecc.
Conclusione
Coprire il
fabbisogno energetico futuro non è cosa facile e ciò soprattutto per la
forte crescita demografica da un lato e per le conseguenti implicazioni
ambientali dall'altro. La soluzione dei problemi energetici rappresenta
uno degli obiettivi di sviluppo più importanti. Lo slogan "l'energia è
vita, la vita è energia" enuncia in modo sintetico ed efficace una
profonda verità. Il progresso dell'umanità dipende in maniera
sostanziale dall'approvvigionamento energetico sufficiente e sicuro.
Viceversa il forte consumo di energia fossile ha conseguenze di natura
ambientale. L'implicazione più temuta è il così detto "effetto serra".
Si deve però
sapere che esiste un effetto serra naturale senza il quale non ci
sarebbe vita su questa terra. I gas che contribuiscono da sempre a
questo effetto naturale sono in primo luogo vapore acqueo (H2O),
anidride carbonica (CO2), ozono (O3), metano (CH4) e protossido di azoto
(N2O). Senza questi gas la temperatura media sulla superficie della
terra sarebbe di circa -18 °C. La temperatura media è invece di +15 °C.
L'effetto serra naturale comporta quindi un aumento di 33 °C. Tra i gas
citati il CO2 ha un ruolo chiave. Esso funge da filtro delle radiazioni
solari. Lascia passare l'energia (incidente) a onde corte e assorbe
invece quella a onde lunghe, ossia l'irradiazione termica
emanata
dalla terra verso lo spazio cosmico.
Le attività
umane (produzione agricola e industriale, traffico, economie domestiche,
ecc.) implicano un forte consumo di energia e causano perciò un
sensibile aumento dei gas (CO2, CH4, CFC, N2O, O3) che rafforzano
l'effetto serra naturale. L'anidride carbonica (CO2) gioca un ruolo
centrale. Le misurazioni rivelano che dall'inizio dell'ultimo secolo la
concentrazione di CO2 nell'atmosfera è aumentata di un quarto. In questo
periodo la temperatura media è aumentata di 0,7 °C.
L'incremento
della concentrazione di CO2 nell'atmosfera è dovuto in primo luogo alla
combustione di carbone, olio e gas e in minore, ma non irrilevante
misura alla intensa deforestazione.
Il contenimento delle emissioni di CO2 deve perciò avvenire sia a
livello di produzione che di consumo di energia. Le nazioni
industrializzate dovranno fare uno sforzo particolare in questo ambito.
Esse rappresentano circa il 25% della popolazione mondiale e sono
responsabili di circa il 75% del consumo energetico. Questo quarto di
popolazione ha ovvie responsabilità di guida nella ricerca di soluzioni.
L'effetto serra può essere contenuto mediante le seguenti misure:
·
- ridurre i consumi usando l'energia in modo più razionale e più
intelligente;
·
- costruire macchine e apparecchi con alti rendimenti;
·
- promuovere lo sfruttamento delle energie rinnovabili (forza idrica,
collettori solari, pannelli solari, biomassa, vento);
·
- mantenere l'opzione nucleare (con reattori intrinsecamente sicuri)
·
- investire nella ricerca energetica (compresa la ricerca sulla fusione
nucleare);
·
- informare i cittadini in modo oggettivo su tutte le problematiche
energetico-ambientali.
La quasi
totale mancanza di energia e di beni in vaste regioni della terra non
ammette più soluzioni fittizie e rinvii nel tempo. La sola forza fisica
dell'uomo non è in grado di risolvere il problema energetico.
Determinante
è la forza mentale dell'uomo, il suo senso di responsabilità, la sua
capacità creativa e la sua inventiva. Hiroshima e Chernobyl sono veri
insulti alla scienza. La scienza deve diventare strumento di pace e di
dignità umana e non strumento di distruzione. Questo ovviamente è
possibile solo in un mondo libero e democratico nel senso più profondo e
autentico. L'obiettivo principale di una politica energetico-ambientale
resta in definitiva la qualità di vita che presuppone uno sviluppo
sostenibile.
Guerino Morise |