di Francesca Beatrice Cice
Connessione Internet…. Lenta!!
Spesso, nella vita informatica di tutti i giorni, si accorge un
improvviso rallentamento della connessione Internet. Si è sicuri che non
dipende dal sistema hardware, ma certo non ci si spiega il motivo per
cui le attese per visualizzare un contenuto in Internet diventano
interminabili.
Le soluzioni a seconda del sistema operativo utilizzato sono diverse, in
Linux sarà sufficiente utilizzare alcuni comandi basilare della rete,
come ping e traceroute. In Windows sarà sufficiente utilizzare
un’applicazione già presente nel suo interno.
Windows fornisce uno strumento incorporato di risoluzione dei problemi
che può individuare e risolvere automaticamente alcuni dei problemi di
connessione più comuni.
L’applicativo è chiamato “Risoluzione dei problemi” e lo si trova
all’interno del Pannello di controllo. Cliccando si può accedere alla
Connessione Internet.
La differenza di velocità si riscontra subito a seconda che il computer
sia collegato direttamente con il cavo di rete al modem router ADSL o
sia presente una connessione wireless.
Una volta superato il router, possono esserci altri problemi nella rete
telefonica, che non permettono al router di inviare tutti i pacchetti
senza interruzioni, infatti cavi ritorti, annodati o rovinati, possono
causare un rallentamento della rete, i dati non arrivano a destinazione
e il router è costretto a rinviarli.
Per quando riguarda la connessione wireless, bisogna far i conti con le
altre tecnologie che usano lo stesso canale e la stessa tipologia di
connessione. Per cui forni a microonde, telefoni senza fili e computer
non vanno d’accordo se si vuole avere una connessione alla rete stabile
e funzionante.
Fino ad ora si sono considerati i fattori esterni ad un computer che
possono rallentare la connessione alla rete, ma le problematiche possono
derivare anche dall’interno del sistema, infatti memoria scarsa, disco
rigido pieno, programmi in esecuzione sin dall’avvio possono causare il
rallentamento della connessione dovuto a ingorgo di prestazioni nel
sistema stesso.
Infine non si può non considerare quello che accade quando un virus si
propaga, attraverso migliaia di messaggi di posta elettronica, che
intasano il canale causando colli di bottiglia, che non permettano il
passaggio delle informazioni giuste.
(F.B.C.)
Il Backup
In un'attività aziendale difficilmente si ha il tempo di pensare al caso
in cui può accadere qualcosa tale da perdere tutti i dati e le
informazioni che gestisce. Eppure il verificarsi di un disastro, non
necessariamente di dimensione catastrofiche, è molto probabile. Disastro
che può tradursi in effetti devastanti e irreversibili per gli affari
dell'azienda colpita.
È per questo che è necessario redigere il più presto possibile un piano
per far fronte alle emergenze, che si possono verificare, nell'esercizio
giornaliero delle attività aziendali. Piano che deve individuare quali
sono gli asset più importanti per lo svolgimento delle attività
aziendali, e delineare il piano di backup in modo da essere sicuri
sull'effettivo loro ripristino in tempi rapidi.
Un disastro può essere provocato da una calamità naturale, ma anche da
un sistema andato in crash, da un disco fisso che si rompe, ma anche
dall'improvvisa interruzione di corrente. Può anche verificarsi che il
sistema sia rubato, o che sia posto sotto attacco da virus informatici,
tali che lo rendano inutilizzabile. Questi sono tutti motivi per cui è
necessario individuare i beni di importanza vitale per l'azienda in modo
da riporli in sicurezza. Nelle procedure di backup è necessario fare
molta attenzione a cosa si applica il backup, poiché se il backup fosse
eseguito solo ed unicamente sui file memorizzati su uno storage, non
servirebbe a nulla effettuare il ripristino se i file che si usano più
frequentemente vengono memorizzati sul disco fisso del computer. Di
conseguenza ebbene effettuare sempre backup incrementali, che
considerano i file creati e utilizzati più frequentemente, poiché se un
file è molto utilizzato significa anche che è molto importante.
Da verifiche fatte sui meccanismi di recupero dopo un disastro emerge
che molto spesso le problematiche nascono non perché l'azienda non ha
adottato una procedura di backup del sistema, ma dal fatto che non ha
fatto i test di recupero e ripristino dei dati dopo il backup. Spesso le
copie di backup sono conservate nello stesso luogo in cui sono presenti
i sistemi informatici. Certo non si considera che in caso di incendio
oltre a compromettere il sistema hardware verrebbe distrutto anche il
supporto di backup e per questo motivo che è necessario conservare le
copie di backup in un posto lontano da dove si trova fisicamente il
computer.
Questa soluzione anche se buona per la memorizzazione dei backup è
scomoda e pericolosa per i dati, perché richiede sia del tempo e delle
risorse per il trasporto in altro luogo del supporto, sia il rischio di
perdita o furto dei dati stessi. E per questo che, oggi, la soluzione
migliore è quella di depositare i dati, compressi e crittografati, nella
'nuvola', un'area virtuale gestita da un'azienda che mette a
disposizione di quanto lo desiderano dello spazio di memorizzazione. I
dati saranno memorizzati in un posto lontano, senza il rischio di
manomissione o di furto. Il ripristino è molto veloce, è sufficiente
avere una macchina collegata alla rete per ripristinare tutti i file.
Quindi un’azienda nel ripristinare la propria base di dati deve:
1. innanzitutto individuare quali sono gli elementi dell'azienda
importanti per il suo funzionamento e il suo business;
2. redigere un piano che parte dall'analisi fatta e arrivi alle modalità
di backup e ripristino dei dati aziendali;
3. una volta eseguito il backup sarà necessario effettuare il test, per
scoprire i difetti e individuare se il sistema predisposto al ripristino
funzioni senza rallentamenti nella gestione aziendale.
4. periodicamente deve eseguire dei controlli, dei test per scoprire
difetti e individuare punti deboli nel piano di continuità del business.
5. Effettuare la revisione per garantire la continuità della
produttività aziendale.
(F.B.C.)
Flame: il
terrorismo via virus
Si sente spesso parlare di terrorismo, attentati fisici ma anche
virtuali, quasi sempre le zone colpite sono i paesi occidentali,
raramente si sente parlare di obiettivi medio-orientali. Non è proprio
quello che è accaduto con il virus informatico flame. Si è diffuso nel
Medio Oriente, l’epicentro è stato proprio l’Iran. Il suo scopo è oltre
quello intrinseco di un virus, cioè infettare i computer, anche quello
estrinseco, cioè colpire i computer delle grandi multinazionali
energetiche, quelle, per capire, che costruiscono impianti per
l’estrazione di petrolio, gas ed energia solare.
Il rischio che questo virus si propaghi ad altre nazioni è altissimo,
vari comunicati sono stati inviati dall’Unione Internazionale delle
Telecomunicazioni delle Nazioni Unite. Il virus è stato scoperto da
Kaspersky, azienda, che da diversi anni, è impegnata con vari servizi
nel settore della sicurezza informatica. Kaspersky ha definito Flame
come il virus più complesso che sia mai stato trattato, ha al suo
interno funzionalità di backdoor, per aprire porte di ingresso dati nei
computer chiuse volutamente dagli amministratori di sistema e aperti dai
chi diffonde il virus per diffonderlo; ha funzionalità di Trojan, come
il cavallo di Troia, viene scaricato insieme a qualche software ritenuto
utile dal proprietario del sistema, in realtà il software fa solo da
tramite per l’installazione del virus ed, infine, ma non meno
pericoloso, ha delle caratteristiche tipiche dei worm.
L’infezione parte nel momento che si naviga un sito web infetto, la
diffusione avviene attraverso l’utilizzo di chiavette USB all’interno di
reti locali. Si tratta di un trojan, un software all’apparenza innocuo,
ma che in realtà ha lo scopo di raccogliere informazioni dai computer
che sta infettando.
Tra le informazioni raccolte ci
possono essere password digitate dalla tastiera, che spesso sono
nascoste dagli asterischi a chi le inserisce, scattare foto (screenshot)
delle applicazioni aperte, registrare conversazioni chat, sia scritte
che vocali (chiamate Skype). Il virus raccoglie anche informazioni circa
i bluetooth presenti nelle vicinanze del dispositivo infetto. Le
informazioni raccolte vengono inviate, nottetempo, verso server di
raccolta.
Flame è un virus che pesa 20 Mbyte, per poter esaminare tutto il suo
codice occorrono sicuramente anni, intanto il virus agirebbe in maniera
incontrollata creando disastri a livello mondiali. Ricorda il worm
Stuxnet, sviluppatosi ed individuato sempre in Iran nel 2010, il cui
codice di 500 Kbyte fu studiato in diversi mesi.
Kaspersky è sicura che l’origine di Flame sia proprio Stuxnet, ma non è
chiara quale sia la data precisa, è stato individuato unicamente sui
server di grandi compagnie petrolifere, e soprattutto sui server dei
ministeri che si occupano principalmente della gestione del petrolio
iraniano.
Non si conosce nemmeno chi ha sponsorizzato la creazione di questo
virus, sicuramente non si tratta di un’unica mente, non ha lo scopo di
rubare denaro o creare problemi; molto probabilmente è uno stato, una
nazione con l’obiettivo di spionaggio vuole raggiungere i progetti per
la realizzazione degli impianti di estrazione petrolifera. Il fattore
importante, come afferma il portavoce dell’US Department of Homeland
Security, è che il malware è stato individuato e notificato, è stato
analizzato il possibile impatto sugli Stati Uniti, che si pensa essere
disastroso; per questo motivo l’Unione delle Nazioni Unite ha lanciato
un comunicato a tutte le altre nazioni ad essere in allerta e a
verificare la presenza del virus nei siti web più strategici per
l’amministrazione degli stati. Internazionale delle telecomunicazioni
delle Nazioni Unite 'Unione è ora avverte le altre nazioni a "stare in
allerta" per il virus, che potrebbero essere utilizzati
Francesca Beatrice Cice |