di Francesca Beatrice Cice
Il
Giornalismo in rete
Per anni
la comunicazione si è sdoppiata tra quella presente sulla carta e
quella, sempre più predominante, circolante nella rete. Dualismo che sin
dall'inizio non è stato di facile decifrazione. Ci si è sempre chiesto
se il giornalista web si potesse considerare un giornalista 'patentato'
al pari di quello cartaceo. Internet ha cambiato la visione del mondo,
mentre nella comunicazione cartacea i lettori erano soggetti passivi, in
un rapporto in cui le scelte venivano prese ed attuate dalle redazioni
giornalistiche, si è passati alla comunicazione web in cui i lettori
diventano parte attiva e creativa dell'informazione. Questo cambiamento
ha portato ad un sostanziale mutazione dei giornali e delle riviste.
Negli
ultimi 10 anni la velocità della rete ha reso possibile una più veloce
trasmissione dell'informazione. I pregi della comunicazione web rispetto
a quella cartacea sono tanti, l'informazione può essere aggiornata in
tempo reale e chiunque può partecipare alla sua formazione. Il contrario
avviene nella comunicazione stampata, dove, il più delle volte,
l'informazione risulta già passata e non aggiornabile se non alla
successiva ristampa. Il lettore è passivo, non può far presente il
proprio punto di vista.
Ecco il
motivo per il quale, accanto alle testate tradizionali, che sviluppano
anche la presenza nel web per fidelizzare i web readers al pari di
quelli tradizionali,sono nate molte webzine, testate giornalistiche
online, in cui l'informazione viene prodotta gratuitamente e il cui
sostentamento viene garantito dalla pubblicità, che il più delle volte è
insufficiente a coprire i costi.
D'altro
canto Internet ha dato la possibilità di creare velocemente nuova
informazione.
Gruppi
socio-culturali attraverso la rete condividono informazioni fruibili su
scala mondiale. Questo non ha provocato la scomparsa dei giornalisti e
dei giornali, ma la loro conversione ad essere trait d'union tra
l'informazione e i soggetti che la fruiscono, raccogliendo,
sintetizzando e verificando l'informazione presente in Internet. Prima
dell'avvento in essere della rete, il ruolo del giornalista era quello
di raccogliere informazione per offrire notizie il più complete
possibili. Con l'avvento della rete il giornalismo ha avuto nuova
vitalità, apportata dall'esercito dei non autorizzati, ecco i blog e il
giornalismo partecipativo. Blog e wiki scritti sia da perfetti
sconosciuti ma con grandi competenze, che da personaggi illustri, che
decidono di condividere le loro conoscenza con la grande comunity.
Queste
nuove forme, che per la loro età, sembrano avere minor importanza
rispetto alla carta stampa tendono a rendere quest'ultima solo un
ulteriore mezzo di supporto, in cui vengono sottolineate le notizie più
lette e scaricate del web.
La rete
diventa contenitore del lavoro intellettuale di individui sparsi nel
globo, che ragionano individualmente ma sapendo di confrontarsi con
centinaia di referenti, che partecipano alla formazione delle idee. È
questo quello che avviene nell'open source. In questa nuova realtà tutti
assumono il ruolo di giudice e di verificatore dei contenuti letti; ma
viene anche migliorata in maniera esponenziale la capacità di selezione,
decifrazione e aggregazione dei contenuti, grazie alle funzionalità
offerte dalla rete.
La rete
diventa un mondo parallelo che in molti ambiti si intreccia con la
realtà. Un mondo in cui nuovi gruppi si costituiscono e nuove comunità
si rafforzano in nome di un interesse, di un sapere, di una passione in
comune.
Si è
difronte alla realtà in cui c'è una minor richiesta di notizie, ma una
forte offerta di raccolta delle stesse. L'informazione è realizzata dal
'passante' che per caso coglie al balzo una notizia e che per quasi per
gioco la condivide, non con il vicino di casa, ma con il vicino di rete,
nonché con il mondo intero.
(F.B.C.)
L'IPhone e la privacy
Alasdair Allan e Pete
Warden
hanno presentanto nel corso del convegno "The O'Reilly Dove 2,0" a San
Francisco, la loro scoperta: un file nascosto all'interno del
dispositivo che memorizza l'ubicazione geografica dell'utente.
Nell'iPHone e
nell'iPad Wi-Fi, entrambi dotati con connettività 3G, utilizzano il
sistema operativo iOS, studiato appositamente per i dispositivi mobili
della Apple. I due ricercatori hanno ritrovato un file nascosto
all'interno del dispositivo che memorizza tutti gli spostamenti
dell'utente.
I
dispositivi della Apple hanno la necessità di essere sincronizzati con
un computer per poter scaricare musica, filmati, email e documenti,
effettuare le periodiche operazioni di backup effettuate grazie
all'ausilio di iTunes. In questa attività di sincronizzazione viene
passato anche questo file, che così diventa disponibile anche a chi,
oltre al proprietario, accede al computer.
Se di
primo impatto la situazione può non risultare molto grave, si pensi a
dei comunissimi virus che non fanno altro che fare la scansione di un
sistema e inviare via rete quello che trovano, si potrebbe scrivere poco
codice che permette di individuare il file all'interno del sistema e
inviarli via rete ad un attaccante.
L'idea
che questo file sia utilizzato dalla casa produttrice dei dispositivi
mobili è molto diffusa. Infatti durante le operazioni di installazione
dell'applicativo iTunes, in una schermata viene chiesto all'utente se si
vuole fornire informazioni per migliorare il servizio, viene garantita
l'anonimia ma l'autorizzazione permette alla Apple di accedere al file.
Nella
policy di sicurezza
della Apple
si recita:
Location-Based
Services
To provide
location-based services on Apple products, Apple and our partners and
licensees may collect, use, and share precise location data, including
the real-time geographic location of your Apple computer or device. This
location data is collected anonymously in a form that does not
personally identify you and is used by Apple and our partners and
licensees to provide and improve location-based products and services.
In breve, la Apple e
i suoi partner possono collezionare, usare e condividere i dati relativi
alla posizione geografica del dispositivo Apple. I dati sono raccolti in
maniera anonima ed usati solo per migliorare i prodotti offerti.
È indubbiamente un problema di privacy. Da ricordare che la privacy è il
diritto di un utente di disporre dei propri dati personale e decidere a
chi, come, quando, dove e perché rilasciare i propri dati.
Di conseguenza sarebbe una buona scelta quella di non autorizzare
l'invio dei propri dati in forma anonima, anche perché non si tratta di
una reale anonima, ogni dispositivo ha un identificativo
MAC (Media Access Controll)
che identifica
fisicamente il dispositivo; quest'ultimo al momento dell'acquisto viene
registrato dall'acquirente, operazione necessaria per ottenere anche la
garanzia sul dispositivo.
Ogni dispositivo funge da punto di raccolta delle informazioni che sono
inviate, nel caso sia stata data autorizzazione via iTunes, ai server
per la collezione e l'analisi.
In questo ottica è facile capire come sia facile mettere in relazione le
informazioni inviate dal dispositivo con un determinato MAC, con la
registrazione del dispositivo effettuata dall'utente.
Una soluzione drastica è quella che richiede che il dispositivo mobile
sia sbloccato con il Jailbreak, e nell'istallazione di un applicazione
presente sulla rete Cydia (qui sono presenti applicazioni non
autorizzate da Apple). L'operazione non è accettata dalla Apple, di
conseguenza, nel caso la si effettui, fa cadere la garanzia.
(F.B.C.)
Open source vs Closed
source
Forse esiste ancora gente che non conosce il
dualismo esistente nel mondo del software. Da anni ormai si contendono
la scena il software cosiddetto proprietario, di cui Microsoft
rappresenta il maggiore emblema, e il software libero, meglio conosciuto
col nome di Open Source. Questi termini indicano che il codice sorgente
è modificabile e distribuibile liberamente.
Erroneamente il messaggio più spesso
associato a open source è che si tratta di software gratuito. Il motivo
è che non ci sono costi di acquisto della licenza. In realtà per le
organizzazioni che adottano software open source ci sono costi di
manutenzione e supporto. Il vantaggio però è quello di non essere legati
ad una tecnologia proprietaria, che il produttore può decidere di
sviluppare o abbandonare. L'accesso al codice sorgente permette a
qualunque programmatore interessato di continuare lo sviluppo secondo le
proprie esigenze. Spesso si creano comunità di sviluppatori che lavorano
insieme allo stesso progetto.
Proprio queste comunità internazionali hanno
fatto in modo che alcuni progetti open source si sono diffusi a tal
punto da diventare un riferimento nel loro specifico ambito: è il caso
di Apache, Tomcat, MySql, di linguaggi di programmazione come Php e Ruby
on Rails e di Content Management System come Joomla e Wordpress. La
maturità raggiunta da questi software ne ha permesso l'adozione su larga
scala per un gran numero di organizzazioni, anche commerciali.
Alcune caratteristiche dello sviluppo
dell'open source sono molto interessanti: l'apertura a nuove idee e
funzionalità, lo sviluppo concorrente e parallelo, il rapido adeguamento
alle mutate esigenze degli utenti. Queste peculiarità hanno una portata
che va oltre il mondo dell'informatica, che amplia le libertà di ognuno,
dando a tutti la possibilità non solo di utilizzare il software, ma di
contribuire in vari modi al miglioramento del prodotto. Grazie alla
diffusione dell'accesso a Internet, individui sparsi nel globo possono
lavorare insieme, creare e distribuire software anche migliore di quello
proprietario. Questo garantisce la presenza di un'ampia gamma di
alternative tra cui scegliere e priva i maggiori produttori di software
del monopolio sul mercato.
Molti sono gli Stati che hanno promosso
l'adozione del software open source nelle loro amministrazioni, alcuni
di grande impatto, come la Russia, la Gran Bretagna e il Brasile.
Sarebbe il caso che anche l'Italia
affrontasse l'attuale crisi economica anche adottando software open
source e incentivando le software house italiane che scelgono di rendere
pubblici i codici sorgenti dei propri programmi.
Francesca Beatrice Cice |