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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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COMUNICARE L'AMBIENTE

di Fabiana Surace

 

Prefazione

Comunicare l'Ambiente è un problema di notevole difficoltà soprattutto per le molteplici implicazioni di natura sociale e politica; innanzitutto perché si parla troppo poco ed in modo spesso non corretto di Ambiente.

La decisione di sviluppare questo argomento nasce dalla delusione provata leggendo molti quotidiani o navigando nel web, notizie ricche di errori spesso molto gravi con allarmismi inutili e crisi imminenti senza alcun fondamento scientifico. Non è facile però comunicare l'Ambiente.

Essendo questo un tema trasversale che interessa la salute pubblica, la cronaca, la politica, l’economia e non solo, conoscerlo non deve essere argomento della ristretta nicchia di giornalisti, ma è un patrimonio comune ed a tutti va offerta una corretta informazione nonché la giusta fruizione. La comunicazione ambientale dovrebbe servire a promuovere comportamenti a favore della tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile, si realizza grazie a campagne di comunicazione integrata che costruiscono un'adesione positiva ai modelli di riferimento sul medio e sul lungo periodo per favorire la gestione e la tutela del territorio.

L'educazione ambientale può rendere le persone più sensibili alle questioni etiche ed ambientali, ai valori e alle attitudini, alle abilità ed ai comportamenti alla luce dello sviluppo sostenibile. Il problema nei confronti dell'ambiente non è solo la conoscenza e la sua traduzione socio-politica di comportamenti umani per salvaguardare l'habitat naturale e rispettare la natura ma anche il ricorso all'informazione che solo la ricerca scientifica e l'onestà intellettuale possono dare, rendendocene consapevoli e contrastando quella strumentale o di comodo. L’attenzione e la collaborazione senza riserve e senza competizione fra tutti coloro che operano in questo settore dovrebbero essere auspicabili nell’interesse comune.

Quindi appare doveroso che si arrivi ad un linguaggio comprensibile, condiviso tra gli operatori dell’informazione siano essi pubblicitari, giornalisti, personale della Pubblica Amministrazione e tutti gli altri perché trattare l’ambiente significa affrontare un argomento scientifico che richiede un linguaggio appropriato ma allo stesso tempo chiaro e immediatamente comprensibile dal pubblico.

Informare ed educare adeguatamente attraverso la comunicazione significa per gli operatori presentare l’impegno della Pubblica Amministrazione nei confronti del cittadino, per gli addetti ai lavori prevenire le problematiche ambientali e per tutti assicurare un futuro migliore alla società. La comunicazione dovrebbe essere adeguata agli obiettivi che si perseguono e quindi essere unica, globale e organizzata sul piano del coordinamento dei messaggi e dei contenuti.

La correttezza dell'informazione può non essere sufficiente ma rimane una condizione indispensabile per una seria valutazione ed una chiara politica ambientale, sorretta da principi etici. La scienza non pretende di assumere verità dogmatiche ma costruisce conoscenze che vanno sottoposte a verifica.

Si deve analizzare criticamente il presente, conoscere e studiare il passato per poter progettare efficacemente un futuro che probabilmente non ci appartiene ma del quale siamo inevitabilmente responsabili; il problema ambientale ha aspetti etici che non possono essere disgiunti da riferimenti di carattere socio-economico da una parte e di carattere culturale dall'altra.

Oggi, buona parte dell'interventismo ecologico ha vere e proprie caratteristiche di business economico e per quello che riguarda la cultura ambientale, dovrebbe essere chiaro che condizione necessaria è la corretta conoscenza dei suoi aspetti scientifici e tecnologici.

Storia e legislazione

L’attenzione per l'ambiente n Italia nasce non più di trent’anni fa ed il processo di maturazione di una coscienza collettiva è ancora in corso.

All'inizio vi era una visione della natura come “oggetto-macchina” come dice Cartesio, le cui origini prendono vita dalle radici stesse della cultura occidentale, caratterizzate dal dominio dell’uomo sulla natura e dalla presunzione di poterne controllare a proprio piacimento le dinamiche ed i cicli.

L’ambiente acquisisce il rango di vera e propria questione sociale, oltre che politica, nel momento in cui si avverte la necessità di un’espansione della qualità di vita a livello globale; si comincia a percepire il Pianeta come un ecosistema universale, sensibile alle scelte politiche, sociali ed ambientali che vengono operate nelle zone più disparate della Terra.

La comunicazione ambientale perseguita dai governi nazionali si concentra soprattutto sulle situazioni che si verificano nell’ambiente domestico e valorizza tutti quei piccoli gesti quotidiani che ciascuno ha la facoltà di compiere e che possono contribuire in modo rilevante alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali. Il quadro nazionale ed internazionale si evolve man mano che si avverte l'esigenza di introdurre il tema ambientale nella legislazione.

1951-Trattato CECA

Si parla di protezione dell’ambiente con riferimento all’ambiente di lavoro, prevedendo il sovvenzionamento di attività di ricerca relative all’ambiente di lavoro ed ai lavoratori in un’ottica di miglioramento della qualità della vita nel settore architettonico ed urbanistico senza prevedere poteri di controllo dell’inquinamento agli Stati membri.

1957-Trattato Euratom

Il capitolo III è dedicato interamente alla protezione dalla contaminazione radioattiva e attribuisce ampi poteri alla Commissione per un’azione di protezione ambientale nel settore dell’energia nucleare favorendo tra l'altro un’intensa attività di ricerca sugli effetti delle sostanze radioattive e delle radiazioni ionizzanti sull’uomo e sull’ecosistema.

1972-Dichiarazione di Stoccolma

Per la prima volta la comunità internazionale afferma l’importanza dell’educazione e dell’informazione ambientale quali strumenti essenziali per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente.

Anni ‘80

La problematica relativa al diritto all’informazione ambientale viene ad acquisire sempre maggior rilievo, in coincidenza con l’introduzione, nell’Atto Unico Europeo, dell’art. 130 R il quale affermò che l’azione della Comunità in materia ambientale si fondata sui principi dell’azione preventiva e della correzione, innanzitutto alla fonte, dei danni causati all’ambiente nonché sul principio di “chi inquina paga”.

Decennio 1980-90

E' caratterizzato sia dall’emanazione di una serie di direttive, che sebbene non abbiano come oggetto il diritto all’informazione ambientale, dettano principi che hanno ripercussioni in questo settore, sia per la presenza di una serie di documenti di tipo programmatico in tema di diritto all’informazione ambientale. -Direttiva 90/313/CEE

Riguarda la libertà di accesso all’informazione in materia ambientale.  -Regolamento  1210/90

Istituisce l’Agenzia europea dell’Ambiente e la Rete europea di informazioni e osservazioni in materia ambientale il cui obbiettivo fondamentale è quello di fornire i dati direttamente utilizzabili nell’attuazione della politica della Comunità in materia ambientale.

-L.349/86

Prevede il diritto d’accesso del cittadino all’informazione in campo ambientale.

1990-Carta Europea di Parigi

La comunità internazionale si impegna a promuovere la consapevolezza e l’educazione dell’opinione pubblica in merito all’ambiente, la pubblica informazione dell’impatto ambientale delle politiche, dei progetti e dei programmi.

1992-Trattato di Maastricht

L'art. 130  dichiara che la politica comunitaria in campo ambientale mira ad un elevato livello di tutela che ha il suo fondamento sui principi della precauzione.

Tratta inoltre il diritto all’informazione ambientale, inquadrandolo nell’ambito del principio della necessaria azione preventiva per la tutela dell’ambiente.

1992-Conferenza di Rio

Al termine della Conferenza vengono adottate la Dichiarazione di Rio, la quale precisa che il miglior modo di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini a diversi livelli e per raggiungere tale obbiettivo auspica che ciascun cittadino abbia un adeguato accesso alle informazioni relative all’ambiente e l’Agenda XXI che invece sottolinea l’importanza dell’istruzione, della sensibilizzazione e della formazione del pubblico in materia ambientale e la sua partecipazione ai processi decisionali e che inoltre promuove l’istituzione di procedure giudiziarie e amministrative volte a permettere il ricorso e il risarcimento del danno causato all'Ambiente.

1995

La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa al fine di fornire agli Stati un aiuto concreto nella formulazione delle normative nazionali in materia ambientale adotta le “Linee guida sull’accesso all’informazione ambientale e la partecipazione pubblica ai processi decisionali in

materia ambientale”

2000-L.150/2000

Disciplina le attività dell'informazione e della comunicazione delle Pubbliche amministrazioni.

2001-Convenzione di Aarhus

Tra gli obbiettivi, si prefigge di contribuire alla protezione del diritto di ogni individuo della generazione presente e futura ad abitare un ambiente adeguato alla salute ed al benessere garantendo il diritto di accesso all’informazione di carattere ambientale, il diritto di partecipazione pubblica al processo legislativo e di accesso alla giustizia.

I punti fondamentali per raggiungere tali obbiettivi sono la libertà di acceso all’informazione, il diritto del pubblico alla partecipazione, ed i meccanismi giudiziari.

Art.9-Costituzione italiana

Nuova formulazione dell'articolo attualmente in discussione al Parlamento chiama direttamente in causa la responsabilità pubblica. Spetta, infatti, ai soggetti che esercitano competenze in ambito ambientale ed operano per il perseguimento di tale finalità, garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Educazione ed etica

“L'educazione ambientale si esprime attraverso l'agire educativo e l'educare agendo”.[Carta dei Principi per l'Educazione Ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole (Fiuggi, 1997)].

La frase sopracitata appare molto rappresentativa e d'impatto rendendo quello che è l'educazione ambientale infatti è solo attraverso le azioni fatte con educazione nel rispetto dell'ambiente ed educare ogni individuo ad agire tenendo sempre presente l'ambiente che si avrà una società più sana ed un futuro migliore. Tuttavia risulta complesso parlare di educazione ambientale ed a maggior ragione di etica dell'ambiente. Per proteggere la natura bisogna innanzitutto conoscerla, capirne i cicli, le relazioni tra gli organismi e tutti quegli aspetti che fanno Ambiente. La principale fonte di informazione rimane ad oggi la televisione (60,1%) seguita da quotidiani e riviste (39,3%). Programmi ad hoc e specifici canali tematici hanno permesso che la natura entrasse nel piccolo schermo, contribuendo significativamente alla diffusione di una cultura ambientale. D’altro canto, però, l’eccessiva spettacolarizzazione dell’ambiente è spesso causa di un effetto contrario, quello di percepire la natura come bella, ma troppo lontana dal vissuto quotidiano.

E' necessario che le nuove generazioni nascano e crescano in una cultura ambientale con la consapevolezza che ogni singolo gesto possa fare un'enorme differenza.

La nascita e l’affermarsi dell’educazione ambientale vanno di pari passo con l’acuirsi di fenomeni degenerativi che hanno portato a grandi catastrofi ecologiche, capaci di mettere in discussione il futuro stesso del nostro Pianeta.

Il concetto di educazione ambientale si evolve verso la concezione di educazione allo sviluppo sostenibile infatti dovrebbe prendere parte all’impegno di tutta la società per costruire uno sviluppo che apporti il più alto livello di benessere possibile a tutti gli esseri umani ma che sia compatibile con le risorse disponibili e che soprattutto non le tolga alle generazioni future.

Quindi l'educazione allo sviluppo sostenibile dovrebbe essere un elemento strategico per la promozione di un comportamento critico e propositivo dei cittadini verso il proprio contesto ambientale. L'educazione ambientale dovrebbe essere una componente organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto.

L'obiettivo è dunque quello di orientare l'intervento delle istituzioni ed il ruolo delle comunicazioni di massa. Poiché nell'etica ambientale la questione essenziale è il rapporto uomo-natura, sarebbe opportuno precisarne il significato: si può infatti parlare di intelligibilità della natura intesa come approccio scientifico nel vero senso del termine, senza pretendere che la scienza ci offra di per sé soluzioni etiche che appartengono alla sfera socio-politica.

Comunicazione e politica

Collegate da un binomio indissolubile la comunicazione non può esserci senza politica ma soprattutto non è possibile il viceversa perché la politica è comunicazione a maggior ragione se si tratta un argomento così vasto come l'ambiente e nel contempo così fondamentale per tutti i governi.

Spesso si diffonde una politica del “non rispondo” ad oltranza che però non può diventare un atteggiamento di comodo per evitare il rapporto con i media che implica sempre un significativo impegno professionale e un apprezzabile dispendio di energie procurando un notevole danno all’immagine delle Istituzioni. Il silenzio, d’altro canto, crea incertezza e disinformazione inducendo i giornalisti a rivolgersi a fonti più loquaci ma spesso meno attendibili; ne risulta, in tal modo, che possano essere riportate dai media solo  speculazioni infondate e deleterie elaborazioni  giornalistiche.

Inoltre la politica non di rado evita di ascoltare gli scienziati o gli esperti del settore senza consultarli prima di far uscire una notizia come anche i giornalisti che spesso risultano poco meticolosi ed in cerca solo del “fatto”.

In molte occasioni spiegare ai giornalisti ed all’opinione pubblica la ragione per cui certe notizie non possono essere rese note, anziché camuffarle con informazioni positive, può aiutarli a comprendere meglio l’operato degli addetti ai lavori e può comunque favorire una diffusione corretta e controllata dell’informazione. Chiunque si occupi di comunicazione deve tenere distinto il fatto quale evento umano, dal fatto inteso come “notizia”. Gli eventi negativi, ad esempio, hanno tendenzialmente maggiore capacità attrattiva, nell’ambito del circuito informativo rispetto a quelli positivi, in giornalismo si usa dire che ciò che è insolito è la regola e che una buona notizia raramente “fa notizia”.

Fare comunicazione attiva però significa anche e soprattutto far conoscere all’esterno ciò che viene quotidianamente fatto per il Paese per  dare un impulso diretto alla comunicazione stessa. Bisogna, quindi, individuare un’angolazione accattivante per quelle buone notizie che lascerebbero il pubblico indifferente;è necessario che nel fornire l’informazione, si illustrino quegli aspetti che incontreranno l’interesse del cittadino visto come utente di un pubblico servizio. E' proprio rispetto ai problemi ambientali che questo rischio viene corso molto di più perché certe informazioni considerate corrette non lo sono e si privilegia l'ideologia rispetto alla conoscenza scientifica nel senso proprio del termine. Certe affermazioni di carattere ambientale sono spesso dettate dalla propaganda di un'ideologia se non addirittura da strumentalizzazione di carattere politico. Il pubblico deve essere informato sui progetti più rilevanti e deve avere la possibilità reale di partecipare al processo legislativo dell’autorità pubblica. L’obiettivo generale deve essere una sensibilizzazione profonda verso un problema comune che stimoli una presa di coscienza effettiva da parte dei cittadini. Si possono individuare una comunicazione preventiva, rivolta ad informare i cittadini sugli eventi e le situazioni che possono interessare il territorio in cui risiedono, ed una comunicazione in emergenza.

Vademecum della comunicazione

A CHI-In particolare la comunicazione in emergenza, per le implicazioni che può avere deve essere svolta in sinergia tra autorità, mondo scientifico e mass-media attraverso un'organizzazione preventiva che sia dotata di risorse umane, logistica e strumenti adeguati. Ai volontari va resa nota e affidata la gestione dell'emergenza in cui si hanno contemporaneamente assenza di precise informazioni e di leadership.

SCOPI- ribadire che si è pronti ad operare e che vi deve essere un rapporto di fiducia. - stabilire la realtà dei fatti e stroncare le "voci" e le notizie false ed allarmistiche. - dare direttive, ottenere comportamenti coordinati e minimizzare gli effetti negativi di iniziative personali e spontanee. - stabilire un rapporto d'interscambio e ricevere indicazioni, contributi, collaborazione.

COSA- chi si è, per quale motivo si opera e come si opera.- i fatti, cosa è accaduto, cosa sta accadendo, cosa potrebbe accadere in futuro.- cosa si sta facendo ed il programma d'intervento.- cosa deve fare la popolazione coinvolta.- l'evoluzione della situazione.

QUANDO- appena un'emergenza si preannuncia o si materializza.- appena si conoscono i primi fatti.- appena si è delineato un primo piano d'intervento.- appena la macchina organizzativa è funzionante.- man mano che si verificano evoluzioni, cambiamenti e la chiusura dell'emergenza.

COME- essere schematici e breve.- utilizzare un linguaggio semplice, preciso e perentorio.- fornire le informazioni in una sequenza logica.- concentrare all'inizio gli elementi più importanti.- ripetere gli elementi in grado di attirare l'attenzione. 

Il vantaggio della comunicazione verbale consiste nella sua capacità di raggiungere chiunque sia a portata di voce e nel caso di comunicazione amplificata la sua diffusione in ogni direzione e la sua penetrazione negli edifici.

Conclusioni

Alla luce di tutte le argomentazioni concernenti la comunicazione quello che di sicuro emerge è l'informazione, sì perché quando si riporta una notizia in generale non basta la pubblicazione del "fatto" seppur con delle imperfezioni e nello specifico se si parla di Ambiente e quindi di una notizia a carattere scientifico lo si deve fare con estrema prudenza e con tutti gli scrupoli del caso.

Innanzitutto già dalla comunità scientifica dovrebbe esserci più chiarezza e completezza perché accade sovente che quando “esce” un dato scientifico non è multilaterale nel senso che se ad esempio vengono riportati delle percentuali, delle probabilità, delle misure o delle previsioni mancano di riferimenti correlati  mancano dei riferimenti temporali dell'indagine, del disegno di campionamento, del passo di campionamento e non è raro che i grafici rappresentanti quei dati manchino addirittura delle unità di misura!

E' chiaro che quando si fa comunicazione soprattutto quella di massa si ha la necessità di arrivare al maggior numero di persone e ciò richiede un linguaggio semplice ed immediato ma è altrettanto rilevante che la notizia abbia fondamenti scientifici; non si può dire che ad esempio si è spiaggiata una balena se invece è un delfino (pur avendo un antenato comune sono fisiologicamente diversi) è come dire che a Roma è stato avvistato un elefante invece era un ippopotamo! Non è raro trovare errori così gravi ma la comunicazione ha un ruolo molto importante perché le persone vanno avanti con delle convinzioni errate e la responsabilità è di chi fa comunicazione proprio perché soprattutto per quello che concerne la Natura il fatto non è solo questo ma è un dato scientifico e come tale va trattato senza strumentalizzazioni; si ha la responsabilità soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, loro rappresentano il futuro del nostro Pianeta ed hanno diritto alla verità senza far credere loro che i polli hanno 4 cosce o le mucche sono viola ma soprattutto hanno il diritto come l'intera umanità di essere informati correttamente del patrimonio che stiamo inesorabilmente perdendo.

 

Fabiana Surace

 


 

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