COMUNICARE L'AMBIENTE
di Fabiana Surace
Prefazione
Comunicare l'Ambiente è un problema di notevole difficoltà soprattutto
per le molteplici implicazioni di natura sociale e politica;
innanzitutto perché si parla troppo poco ed in modo spesso non corretto
di Ambiente.
La
decisione di sviluppare questo argomento nasce dalla delusione provata
leggendo molti quotidiani o navigando nel web, notizie ricche di errori
spesso molto gravi con allarmismi inutili e crisi imminenti senza alcun
fondamento scientifico. Non è facile però comunicare l'Ambiente.
Essendo questo un tema trasversale che interessa la salute pubblica, la
cronaca, la politica, l’economia e non solo, conoscerlo non deve essere
argomento della ristretta nicchia di giornalisti, ma è un patrimonio
comune ed a tutti va offerta una corretta informazione nonché la giusta
fruizione. La comunicazione ambientale dovrebbe servire a promuovere
comportamenti a favore della tutela ambientale e dello sviluppo
sostenibile, si realizza grazie a campagne di comunicazione integrata
che costruiscono un'adesione positiva ai modelli di riferimento sul
medio e sul lungo periodo per favorire la gestione e la tutela del
territorio.
L'educazione ambientale può rendere le persone più sensibili alle
questioni etiche ed ambientali, ai valori e alle attitudini, alle
abilità ed ai comportamenti alla luce dello sviluppo sostenibile. Il
problema nei confronti dell'ambiente non è solo la conoscenza e la sua
traduzione socio-politica di comportamenti umani per salvaguardare
l'habitat naturale e rispettare la natura ma anche il ricorso
all'informazione che solo la ricerca scientifica e l'onestà
intellettuale possono dare, rendendocene consapevoli e contrastando
quella strumentale o di comodo. L’attenzione e la collaborazione senza
riserve e senza competizione fra tutti coloro che operano in questo
settore dovrebbero essere auspicabili nell’interesse comune.
Quindi appare doveroso
che si
arrivi ad un linguaggio comprensibile, condiviso tra gli operatori
dell’informazione siano essi pubblicitari, giornalisti, personale della
Pubblica Amministrazione e tutti gli altri perché trattare l’ambiente
significa affrontare un argomento scientifico che richiede un linguaggio
appropriato ma allo stesso tempo chiaro e immediatamente comprensibile
dal pubblico.
Informare ed educare adeguatamente attraverso la comunicazione significa
per gli operatori presentare l’impegno della Pubblica Amministrazione
nei confronti del cittadino, per gli addetti ai lavori prevenire le
problematiche ambientali e per tutti assicurare un futuro migliore alla
società. La comunicazione dovrebbe essere adeguata agli obiettivi che si
perseguono e quindi essere unica, globale e organizzata sul piano del
coordinamento dei messaggi e dei contenuti.
La
correttezza dell'informazione può non essere sufficiente ma rimane una
condizione indispensabile per una seria valutazione ed una chiara
politica ambientale, sorretta da principi etici. La scienza non pretende
di assumere verità dogmatiche ma costruisce conoscenze che vanno
sottoposte a verifica.
Si
deve analizzare criticamente il presente, conoscere e studiare il
passato per poter progettare efficacemente un futuro che probabilmente
non ci appartiene ma del quale siamo inevitabilmente responsabili; il
problema ambientale ha aspetti etici che non possono essere disgiunti da
riferimenti di carattere socio-economico da una parte e di carattere
culturale dall'altra.
Oggi, buona parte dell'interventismo ecologico ha vere e proprie
caratteristiche di business economico e per quello che riguarda la
cultura ambientale, dovrebbe essere chiaro che condizione necessaria è
la corretta conoscenza dei suoi aspetti scientifici e tecnologici.
Storia e legislazione
L’attenzione per l'ambiente n Italia nasce non più di trent’anni fa ed
il processo di maturazione di una coscienza collettiva è ancora in
corso.
All'inizio vi era una visione della natura come “oggetto-macchina” come
dice Cartesio, le cui origini prendono vita dalle radici stesse della
cultura occidentale, caratterizzate dal dominio dell’uomo sulla natura e
dalla presunzione di poterne controllare a proprio piacimento le
dinamiche ed i cicli.
L’ambiente acquisisce il rango di vera e propria questione sociale,
oltre che politica, nel momento in cui si avverte la necessità di
un’espansione della qualità di vita a livello globale; si comincia a
percepire il Pianeta come un ecosistema universale, sensibile alle
scelte politiche, sociali ed ambientali che vengono operate nelle zone
più disparate della Terra.
La
comunicazione ambientale perseguita dai governi nazionali si concentra
soprattutto sulle situazioni che si verificano nell’ambiente domestico e
valorizza tutti quei piccoli gesti quotidiani che ciascuno ha la facoltà
di compiere e che possono contribuire in modo rilevante alla
salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali. Il quadro nazionale
ed internazionale si evolve man mano che si avverte l'esigenza di
introdurre il tema ambientale nella legislazione.
1951-Trattato CECA
Si
parla di protezione dell’ambiente con riferimento all’ambiente di
lavoro, prevedendo il sovvenzionamento di attività di ricerca relative
all’ambiente di lavoro ed ai lavoratori in un’ottica di miglioramento
della qualità della vita nel settore architettonico ed urbanistico senza
prevedere poteri di controllo dell’inquinamento agli Stati membri.
1957-Trattato Euratom
Il
capitolo III
è dedicato
interamente alla protezione dalla contaminazione radioattiva e
attribuisce ampi poteri alla Commissione per un’azione di protezione
ambientale nel settore dell’energia nucleare favorendo tra l'altro
un’intensa attività di ricerca sugli effetti delle sostanze radioattive
e delle radiazioni ionizzanti sull’uomo e sull’ecosistema.
1972-Dichiarazione di Stoccolma
Per
la prima volta la comunità internazionale afferma l’importanza
dell’educazione e dell’informazione ambientale quali strumenti
essenziali per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente.
Anni ‘80
La
problematica relativa al diritto all’informazione ambientale viene ad
acquisire sempre maggior rilievo, in coincidenza con l’introduzione,
nell’Atto Unico Europeo,
dell’art. 130 R il quale affermò che
l’azione della Comunità in materia ambientale si fondata sui principi
dell’azione preventiva e della correzione, innanzitutto alla fonte, dei
danni causati all’ambiente nonché sul principio di “chi inquina paga”.
Decennio 1980-90
E'
caratterizzato sia dall’emanazione di una serie di direttive, che
sebbene non abbiano come oggetto il diritto all’informazione ambientale,
dettano principi che hanno ripercussioni in questo settore, sia per la
presenza di una serie di documenti di tipo programmatico in tema di
diritto all’informazione ambientale.
-Direttiva 90/313/CEE
Riguarda la libertà di accesso all’informazione in materia ambientale.
-Regolamento
1210/90
Istituisce l’Agenzia europea dell’Ambiente e la Rete europea di
informazioni e osservazioni in materia ambientale il cui obbiettivo
fondamentale è quello di fornire i dati direttamente utilizzabili
nell’attuazione della politica della Comunità in materia ambientale.
-L.349/86
Prevede il diritto d’accesso del cittadino all’informazione in campo
ambientale.
1990-Carta Europea di Parigi
La
comunità internazionale si impegna a promuovere la consapevolezza e
l’educazione dell’opinione pubblica in merito all’ambiente, la pubblica
informazione dell’impatto ambientale delle politiche, dei progetti e dei
programmi.
1992-Trattato di Maastricht
L'art. 130
dichiara che la
politica comunitaria in campo ambientale mira ad un elevato livello di
tutela che ha il suo fondamento sui principi della precauzione.
Tratta inoltre il diritto all’informazione ambientale, inquadrandolo
nell’ambito del principio della necessaria azione preventiva per la
tutela dell’ambiente.
1992-Conferenza di Rio
Al
termine della Conferenza vengono adottate la
Dichiarazione di Rio, la
quale precisa che il miglior modo di trattare le questioni ambientali è
quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini a diversi
livelli e per raggiungere tale obbiettivo auspica che ciascun cittadino
abbia un adeguato accesso alle informazioni relative all’ambiente e l’Agenda XXI che invece
sottolinea
l’importanza dell’istruzione, della sensibilizzazione e della formazione
del pubblico in materia ambientale e la sua partecipazione ai processi
decisionali e che inoltre promuove l’istituzione di procedure
giudiziarie e amministrative volte a permettere il ricorso e il
risarcimento del danno causato all'Ambiente.
1995
La
Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa al fine di
fornire agli Stati un aiuto concreto nella formulazione delle normative
nazionali in materia ambientale adotta le
“Linee
guida sull’accesso all’informazione ambientale e la partecipazione
pubblica ai processi decisionali in
materia ambientale”
2000-L.150/2000
Disciplina le attività dell'informazione e della comunicazione delle
Pubbliche amministrazioni.
2001-Convenzione di Aarhus
Tra
gli obbiettivi, si prefigge di contribuire alla protezione del diritto
di ogni individuo della generazione presente e futura ad abitare un
ambiente adeguato alla salute ed al benessere garantendo il diritto di
accesso all’informazione di carattere ambientale, il diritto di
partecipazione pubblica al processo legislativo e di accesso alla
giustizia.
I
punti fondamentali per raggiungere tali obbiettivi sono la libertà di
acceso all’informazione, il diritto del pubblico alla partecipazione, ed
i meccanismi giudiziari.
Art.9-Costituzione italiana
Nuova formulazione dell'articolo attualmente in discussione al
Parlamento chiama direttamente in causa la responsabilità pubblica.
Spetta, infatti, ai soggetti che esercitano competenze in ambito
ambientale ed operano per il perseguimento di tale finalità, garantire
la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Educazione ed etica
“L'educazione ambientale si esprime attraverso l'agire educativo e
l'educare agendo”.[Carta dei Principi per l'Educazione
Ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole (Fiuggi,
1997)].
La
frase sopracitata appare molto rappresentativa e d'impatto rendendo
quello che è l'educazione ambientale infatti è solo attraverso le azioni
fatte con educazione nel rispetto dell'ambiente ed educare ogni
individuo ad agire tenendo sempre presente l'ambiente che si avrà una
società più sana ed un futuro migliore. Tuttavia risulta complesso
parlare di educazione ambientale ed a maggior ragione di etica
dell'ambiente. Per proteggere la natura bisogna innanzitutto conoscerla,
capirne i cicli, le relazioni tra gli organismi e tutti quegli aspetti
che fanno Ambiente. La principale fonte di informazione rimane ad oggi
la televisione (60,1%) seguita da quotidiani e riviste (39,3%).
Programmi ad hoc e specifici canali tematici hanno permesso che la
natura entrasse nel piccolo schermo, contribuendo significativamente
alla diffusione di una cultura ambientale. D’altro canto, però,
l’eccessiva spettacolarizzazione dell’ambiente è spesso causa di un
effetto contrario, quello di percepire la natura come bella, ma troppo
lontana dal vissuto quotidiano.
E'
necessario che le nuove generazioni nascano e crescano in una cultura
ambientale con la consapevolezza che ogni singolo gesto possa fare
un'enorme differenza.
La
nascita e l’affermarsi dell’educazione ambientale vanno di pari passo
con l’acuirsi di fenomeni degenerativi che hanno portato a grandi
catastrofi ecologiche, capaci di mettere in discussione il futuro stesso
del nostro Pianeta.
Il
concetto di educazione ambientale si evolve verso la concezione di
educazione allo sviluppo sostenibile infatti dovrebbe prendere parte
all’impegno di tutta la società per costruire uno sviluppo che apporti
il più alto livello di benessere possibile a tutti gli esseri umani ma
che sia compatibile con le risorse disponibili e che soprattutto non le
tolga alle generazioni future.
Quindi l'educazione allo sviluppo sostenibile dovrebbe essere un
elemento strategico per la promozione di un comportamento critico e
propositivo dei cittadini verso il proprio contesto ambientale.
L'educazione ambientale dovrebbe essere una componente organica di tutte
le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto.
L'obiettivo è dunque quello di orientare l'intervento delle istituzioni
ed il ruolo delle comunicazioni di massa. Poiché nell'etica ambientale la
questione essenziale è il rapporto uomo-natura, sarebbe opportuno
precisarne il significato: si può infatti parlare di intelligibilità
della natura intesa come approccio scientifico nel vero senso del
termine, senza pretendere che la scienza ci offra di per sé soluzioni
etiche che appartengono alla sfera socio-politica.
Comunicazione e politica
Collegate da un binomio indissolubile la comunicazione non può esserci
senza politica ma soprattutto non è possibile il viceversa perché la
politica è comunicazione a maggior ragione se si tratta un argomento
così vasto come l'ambiente e nel contempo così fondamentale per tutti i
governi.
Spesso si diffonde una politica del “non rispondo” ad oltranza che però
non può diventare un atteggiamento di comodo per evitare il rapporto con
i media che implica sempre un significativo impegno professionale e un
apprezzabile dispendio di energie procurando un notevole danno
all’immagine delle Istituzioni.
Il
silenzio, d’altro canto, crea incertezza e disinformazione inducendo i
giornalisti a rivolgersi a fonti più loquaci ma spesso meno attendibili;
ne risulta, in tal modo, che possano essere riportate dai media solo
speculazioni infondate e deleterie elaborazioni giornalistiche.
Inoltre la politica non di rado evita di ascoltare gli scienziati o gli
esperti del settore senza consultarli prima di far uscire una notizia
come anche i giornalisti che spesso risultano poco meticolosi ed in
cerca solo del “fatto”.
In
molte occasioni spiegare ai giornalisti ed all’opinione pubblica la
ragione per cui certe notizie non possono essere rese note, anziché
camuffarle con informazioni positive, può aiutarli a comprendere meglio
l’operato degli addetti ai lavori e può comunque favorire una diffusione
corretta e controllata dell’informazione. Chiunque si occupi di
comunicazione deve tenere distinto il fatto quale evento umano, dal
fatto inteso come “notizia”. Gli eventi negativi, ad esempio, hanno
tendenzialmente maggiore capacità attrattiva, nell’ambito del circuito
informativo rispetto a quelli positivi, in giornalismo si usa dire che
ciò che è insolito è la regola e che una buona notizia raramente “fa
notizia”.
Fare comunicazione attiva però significa anche e soprattutto far
conoscere all’esterno ciò che viene quotidianamente fatto per il Paese
per dare un impulso diretto alla comunicazione stessa. Bisogna, quindi,
individuare un’angolazione accattivante per quelle buone notizie che
lascerebbero il pubblico indifferente;è necessario che nel fornire
l’informazione, si illustrino quegli aspetti che incontreranno
l’interesse del cittadino visto come utente di un pubblico servizio. E'
proprio rispetto ai problemi ambientali che questo rischio viene corso
molto di più perché certe informazioni considerate corrette non lo sono
e si privilegia l'ideologia rispetto alla conoscenza scientifica nel
senso proprio del termine. Certe affermazioni di carattere ambientale
sono spesso dettate dalla propaganda di un'ideologia se non addirittura
da strumentalizzazione di carattere politico. Il pubblico deve essere
informato sui progetti più rilevanti e deve avere la possibilità reale
di partecipare al processo legislativo dell’autorità pubblica.
L’obiettivo generale deve essere una sensibilizzazione profonda verso un
problema comune che stimoli una presa di coscienza effettiva da parte
dei cittadini. Si possono individuare una comunicazione preventiva,
rivolta ad informare i cittadini sugli eventi e le situazioni che
possono interessare il territorio in cui risiedono, ed una comunicazione
in emergenza.
Vademecum della comunicazione
A CHI-In particolare la comunicazione in
emergenza, per le implicazioni che può avere deve essere svolta in
sinergia tra autorità, mondo scientifico e mass-media attraverso
un'organizzazione preventiva che sia dotata di risorse umane, logistica
e strumenti adeguati.
Ai
volontari va resa nota e affidata la gestione dell'emergenza in cui si
hanno contemporaneamente assenza di precise informazioni e di
leadership.
SCOPI- ribadire che si è pronti ad operare
e che vi deve essere un rapporto di fiducia.
-
stabilire la realtà dei
fatti e stroncare le "voci" e le notizie false ed allarmistiche.
-
dare direttive, ottenere
comportamenti coordinati e minimizzare gli effetti negativi di
iniziative personali e spontanee.
-
stabilire
un rapporto d'interscambio e ricevere indicazioni, contributi,
collaborazione.
COSA-
chi si è, per quale
motivo si opera e come si opera.- i fatti, cosa è accaduto, cosa sta
accadendo, cosa potrebbe accadere in futuro.- cosa si sta facendo ed il programma
d'intervento.-
cosa deve fare
la popolazione coinvolta.- l'evoluzione della
situazione.
QUANDO-
appena un'emergenza si
preannuncia o si materializza.- appena si conoscono i primi fatti.- appena si è delineato un primo piano
d'intervento.- appena la macchina organizzativa è
funzionante.- man mano che si
verificano evoluzioni, cambiamenti e la chiusura dell'emergenza.
COME-
essere schematici e
breve.- utilizzare un linguaggio semplice,
preciso e perentorio.- fornire le informazioni in una
sequenza logica.- concentrare all'inizio gli elementi
più importanti.- ripetere gli elementi
in grado di attirare l'attenzione.
Il
vantaggio della comunicazione verbale consiste nella sua capacità di
raggiungere chiunque sia a portata di voce e nel caso di comunicazione
amplificata la sua diffusione in ogni direzione e la sua penetrazione
negli edifici.
Conclusioni
Alla luce di tutte le argomentazioni concernenti la comunicazione quello
che di sicuro emerge è l'informazione, sì perché quando si riporta una
notizia in generale non basta
la pubblicazione del
"fatto" seppur con delle imperfezioni e nello specifico se si parla di
Ambiente e quindi di una notizia a carattere scientifico lo si deve fare
con estrema prudenza e con tutti gli scrupoli del caso.
Innanzitutto già
dalla comunità scientifica dovrebbe esserci più chiarezza e completezza
perché accade sovente che quando “esce” un dato scientifico non è
multilaterale nel senso che se ad esempio vengono riportati delle
percentuali, delle probabilità, delle misure o delle previsioni mancano
di riferimenti correlati mancano dei riferimenti temporali
dell'indagine, del disegno di campionamento, del passo di campionamento
e non è raro che i grafici rappresentanti quei dati manchino addirittura
delle unità di misura!
E' chiaro che
quando si fa comunicazione soprattutto quella di massa si ha la
necessità di arrivare al maggior numero di persone e ciò richiede un
linguaggio semplice ed immediato ma è altrettanto rilevante che la
notizia abbia fondamenti scientifici; non si può dire che ad esempio si
è spiaggiata una balena se invece è un delfino (pur avendo un antenato
comune sono fisiologicamente diversi) è come dire che a Roma è stato
avvistato un elefante invece era un ippopotamo! Non è raro trovare
errori così gravi ma la comunicazione ha un ruolo molto importante
perché le persone vanno avanti con delle convinzioni errate e la
responsabilità è di chi fa comunicazione proprio perché soprattutto per
quello che concerne la Natura il fatto non è solo questo ma è un dato
scientifico e come tale va trattato senza strumentalizzazioni; si ha la
responsabilità soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, loro
rappresentano il futuro del nostro Pianeta ed hanno diritto alla verità
senza far credere loro che i polli hanno 4 cosce o le mucche sono viola
ma soprattutto hanno il diritto come l'intera umanità di essere
informati correttamente del patrimonio che stiamo inesorabilmente
perdendo.
Fabiana Surace |