SUPERSIC PER
SEMPRE!!!!!!
Lontano dalla tragedia del gran premio di Sepang, in Malesia, che in
cinque minuti ha spazzato via i sogni di una vita, le ambizioni ed i
progetti di una giovane promessa della due ruote (quello che in
molti definivano il nuovo Valentino) e che ha portato choc e
lacrime, in tutto il mondo, Marco lo vogliamo ricordare a modo
nostro, allegro, sorridente, ironico come era.
Chi ha la passione dei motori lo sa: c'è sempre un giro di pista da
fare. E quando la pista non c'è, basta inventarsela. Marco
Simoncelli Campione del Mondo delle 250, da bambino, scendeva a
tutta velocità in bici, rigorosamente senza mani, dalle colline alle
spalle di Rimini oppure nelle vie centrali di Riccione dove si
divertiva a fare lo slalom a tutta birra fra i bagnanti estivi con
la sorellina di due anni: lui sui roller, lei dentro la carrozzina.
E’ anche lì era un fenomeno che
lasciava a bocca aperta chi lo incontrava, suscitando subito
simpatia. Un po’ più grandicello andava alla Cava, luogo mitico per
i motosuonati, dove i piloti professionisti - fra cui anche
Valentino Rossi - e semplici appassionati si sfidavano e si sfidano
tutto l'anno per allenarsi a guidare in condizioni estreme, per poi
finire a cena tutti insieme, con piada, rucola e stracchino e vino
generoso.
Quando Simoncelli fa il grande salto e diventa un pilota
professionista, finisce sui circuiti di tutto il mondo, dal Mugello
fino ad Assen, in Olanda, o a quello mitico di Rio de Janeiro. Da
qui la vita del Sic diventa tutta pole position, drittoni in fondo
al rettilineo, vittorie e delusioni.
Il primo successo della sua carriera fu in Spagna, e “il salto” lo
fece quando entrò nel team Gilera in classe 250. Il sogno si
realizzò, nel 2008 in Moto Gp, quando vinse il suo primo titolo
mondiale. Ma Marco già a 7 anni correva con le minimoto nella sua
città. A 12 anni è stato proclamato campione italiano, così come nel
2000, anno nel quale ha gareggiato per il titolo europeo
conquistando la 2ª posizione. A 14 anni ha preso parte al Trofeo
Honda NR (salendo in due occasioni sul podio) ed al campionato
italiano 125 GP.
Il suo motto era: “Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una
moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita
intera.”
(I.D.)
“STAY HUNGRY, STAY FOOLISH”
Steve Jobs. Cosa dire di Steve Jobs? Se clicchiamo su Internet
questo nome,compare subito la sua lunghissima biografia. E’stato
imprenditore informatico e inventore statunitense e conosciuto da
tutti per la geniale invenzione di ipod, iphone,ipad.Questa E’ solo
una fredda e soprattutto minima presentazione di un uomo, che
seguendo i propri desideri e con tanta volontà è riuscito a
raggiungere l’eccellenza. La notizia della sua scomparsa è stata
annunciata in diversi modi “Apple ha perso un genio creativo e
visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano” scritto
da siti Internet;persino il “rivale” Bill Gates, fondatore di
Microsoft, ha dichiarato
“sono profondamente rattristato,Steve ed io ci siamo incontrati
trent’anni fa e siamo stati colleghi, concorrenti e amici per oltre
metà delle nostre vite”. Non voglio parlare delle sue straordinarie
invenzioni, ma preferisco risaltare la sua personalità e ciò che di
prezioso ci ha insegnato. Steve Jobs venne adottato da una famiglia
composta da persone laureate, quando egli decise di andare al
college, dopo sei mesi non riuscì a vederne l’utilità,non“avevo idea
di cosa fare nella vita e nessun indizio su come l’università
avrebbe potuto aiutarmi a capirlo”, questo pronunciò durante un
discorso per i laureandi dell’ Università di Standford.
Lasciò il college, continuando però a frequentare i corsi che
trovava “più interessanti”; ma non avendo più una stanza e
soprattutto soldi “riportavo al venditore le bottiglie di Coca Cola
vuote per avere i cinque centesimi di deposito, e ci compravo da
mangiare”.Come è possibile immaginare Steve Jobs,il genio, il
famoso,l’inventore in queste condizioni? Ricorda inoltre che “non è
possibile unire i puntini guardando avanti: potete unirli solo
guardandovi all’indietro”,per questo bisogna provare almeno a
credere nel futuro, a credere nel nostro “intuito”,o semplicemente
nella vita. Questo è ciò che ha fatto la differenza nella storia di
pochi,come Steve Jobs.
Bisogna amare quello che si fa e soprattutto cercare di trovare
qualcosa da amare “qualche volta la vita ci colpisce come un mattone
in testa. Non perdete la fede però. Sono convinto che l’ unica cosa
che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello
che ho fatto. Dovete trovare quel che amate”.D’altronde l’unico modo
per trovare un buon lavoro,è amare ciò che si fa,senza
accontentarsi. Credo che le personalità come Steve Jobs siano molto
rare, così “la morte è con tutta probabilità la più grande
invenzione della Vita”,per farci capire che tutti possiamo
farcela,per farci capire di non lasciare prendere agli altri le
nostre decisioni, per farci capire di non avere paura. Persone come
Steve Jobs hanno cambiato il corso degli eventi,il corso,in questo
caso,dell’evoluzione tecnologica. Non è facile vivere in un modo per
cui non si fa nulla per nulla,in un mondo in cui non ci si vuole
esporre troppo per paura di sbagliare,di fallire,in un mondo in cui
alla fine si cerca sempre di accontentare gli altri e soprattutto se
stessi tralasciando ciò che davvero si ama. Devo ammettere che avrei
davvero voluto essere presente durante quel discorso di Steve
Jobs,per sentirmi dire parole vere e sincere e per sentirmi
raccontare la storia di un uomo comune che ha semplicemente amato la
propria vita,per capire che non si diventa qualcuno aspettando il
successo, ma che bisogna lottare e seguire di fronte ad ogni
ostacolo ciò che si ama,per capire di non aver paura e di non
mollare, perché in fondo ognuno di noi ha un obiettivo ed è giusto
provare a raggiungerlo senza piegarsi al volere di nessuno. La vita
di Steve Jobs è un documento di educazione alla vita, è un esempio
di come le esperienze, anche le più devastanti, possono cambiare in
positivo la nostra esistenza.