di Isabella
Dallapiccola
Collocazione:
Giornale Scolastico - Una
parentesi sulle problematiche dei giovani
Pasolini:«ci si droga per mancanza di
cultura»
Un po’ di numeri e ipotesi sulla
motivazione del fenomeno
Sempre più consumata dai giovani ma non solo
da loro, anche da adulti e soprattutto da star del cinema e della
musica. Si tratta della droga, piaga della società da ormai diversi
anni.
Lo scrittore Pierpaolo Pasolini nel suo
articolo su “il Tempo” del 1968- quindi anche abbastanza datato- espone
la sua ipotesi sulle motivazioni per cui i ragazzi facciano uso di
stupefacenti:«ci si droga per mancanza di cultura […].
È chiaro che chi si droga lo fa per riempire
un vuoto, un’assenza di qualcosa, che dà smarrimento e angoscia».
L’autore spiega chiaramente che secondo lui la motivazione principale
del consumo di sostanze allucinogene è una vita vuota priva di cultura,
intesa come possibilità di riflettere e ragionare.
La droga però non è solo una sostanza.
«l’azione ha sempre funzione di droga» secondo l’autore sopracitato,
quindi in questo contesto si possono intendere anche particolari
attività che producono “sicurezza culturale” e fanno in modo che non si
arrivi a dover utilizzare dell’eroina per credere di sentirsi meglio.
I ragazzi arrivano ad assumere determinate
sostane come spinelli, “pasticche” ma anche quelle legali quali alcol e
fumo perché, intanto si vedono più forti soprattutto se escono con una
compagnia di ragazzi più grandi e li vogliono imitare poi perché sentono
la loro vita talmente vuota da dover pensare che sia una sostanza a
renderli migliori. Qui si ritorna al pensiero di Pasolini: questi
ragazzi sono talmente poveri culturalmente da non capire che così si
rovinano e che sono ben altre le cose che riempiono la vita, non di
certo una “canna”.
Da un indagine del 2011 dall’Istituto
Superiore di Sanità si evidenza che la droga-anche se legale la sostanza
non cambia- prediletta dai giovani è l’alcool, soprattutto tra gli under
16, che si divertono a mescolare vino, birra e superalcolici. Già nel
2008, sempre secondo L’Istituto Superiore il “bingedrinking”- la
sbornia programmata in occasioni ben determinate, ad esempio il sabato
sera- toccava il 22% dei ragazzi e il 6% delle ragazze. L’alcool, come
scrive Osvaldo Pasello nel suo articolo del Maggio 2011 per “il Resto
del Carlino” di Rovigo, è utilizzato come sostituto delle droghe perché
«può provocare uno stato di profonda alterazione psicofisica e allo
stesso tempo è una sostanza legale e socialmente accettata».
Per quanto riguarda le droghe cosiddette
“classiche”, da una ricerca condotta dalla comunità Europea nel 2011
risulta che l’Italia, seguita da Danimarca, Spagna Irlanda e Regno
Unito, è il Paese con il più alto uso di cocaina tra i giovani.
Dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni : il 5,9%
ha provato la cocaina, il 2,9% l’eroina, il 4,7% stimolanti ed
allucinogeni e il 31,9% la cannabis. Ciò che rende la situazione più
inquietante è che si usano in contemporanea diverse droghe.
Dopo aver letto questi agghiaccianti dati,
si può dire che Pasolini aveva ragione, che è puramente la mancanza di
ragionamento a far arrivare i giovani a drogarsi?
(I.D.)
Libri: amici vivi che
parlano con noi
L’importanza della lettura secondo i
grandi scrittori e una studentessa liceale
«Reato di lettura» così viene chiamata nel
romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451 la strana magia che si crea tra
libri e amanti della lettura, che al giorno d’oggi sempre meno affascina
i giovani. Siamo rimasi davvero in pochi ad apprezzare pienamente la
lettura. Ma come dice il filosofo latino Seneca i libri sono il cibo
dell’anima di chi li sa apprezzare; portano a riflettere, portano a
trovare parti di sé stessi che forse si conoscevano o che si scoprono in
quel momento, seguendo quel personaggio e quella storia.
Per me l’incontro con la lettura è stato
“amore a prima pagina”, già a sei anni leggevo a dire della mia famiglia
“a pappagallo”. Il primo libro che ho letto?
Sinceramente non me lo ricordo….
Uno dei primi è sicuramente stato “Cuore” di
Edmondo de Amicis, che mi ha segnato profondamente e che tuttora tengo
sempre a portata di mano.
Prima o poi, per obbligo o per piacere tutti
si ritrovano a dover leggere un libro e alla fine anche lo studente più
annoiato e il lettore più indifferente, chiudendo l’ultima pagina si
sentiranno come se avessero perso un amico, perché i libri sono amici
vivi che parlano con noi, come li definiva Petrarca, e di cui, come
pensava il giovane Holden del romanzo di Salinger, «ti piacerebbe che
l’autore fosse il tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono
tutte le volte che ti gira».
Le persone, anche le più indifferenti,
quindi, si ritroveranno a fare come Montag il protagonista del romanzo
di Bradbury, che va contro la legge che diceva di bruciare i libri
perché dopo aver letto un trafiletto di uno di questi capisce che
sbagliava, affascinato da quelle parole che gli aprono un mondo nuovo.
Un mondo vastissimo, perché di libri,
secondo Calvino, ce ne sono di tutti i tipi: «i libri che da tanto tempo
hai in programma di leggere, i libri che da anni cercavi senza trovarli,
i libri che riguardano qualcosa di cui ti occupi in questo momento, i
libri che vuoi avere per tenerli a portata di mano in ogni evenienza, i
libri che potresti mettere da parte per leggerli magari quest’estate, i
libri che ti mancano per affiancarli ad altri libri nel tuo scaffale, i
libri che ti ispirano una curiosità improvvisa, frenetica e non
chiaramente giustificabile». perché davvero, noi lettori possiamo avere
anche migliaia di libri ma ne siamo sempre e comunque in cerca per fame
di curiosità, per fame di lettura; esempi viventi sono io oggi, che
appena risparmio qualche soldo lo spendo in libreria, e prima di me mia
madre, che nonostante i frequenti rimbrotti di papà ne acquistava a non
finire. Ed è anche questa la magia.
Isabella Dallapiccola |