MASTER ON LINE IN GESTIONE E SICUREZZA AMBIENTALE /
TESINA FINALE
Il danno ambientale nel basso Molise
di Mariarosaria D'Elisiis
Ricorrono quest’anno 38 anni dalla
Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano organizzata dalle Nazioni
Unite nel 1972. L’anno seguente, nel 1973 si tenne ad Urbino da una
società del gruppo ENI, la Tecneco, una conferenza per far il punto
della situazione dell’ambiente.
Dal 1972 ad oggi sono stati fatti passi da gigante in
tema ambientale, sono state adottate linee guida al fine di fornire agli
Stati un aiuto concreto
nella formulazione delle normative nazionali, si è preso in
considerazione il diritto del pubblico di partecipare ai processi
decisionali in materia ambientale sollecitando gli Stati a rendere
effettiva la partecipazione fin dall’inizio dei processi decisionali, si
è riconosciuto il diritto dei cittadini di essere sentiti durante lo
svolgimento della procedura, e il diritto di disporre di un tempo
ragionevole per esporre osservazioni e commenti.
La popolazione appare così più attenta alle normative
poste in essere per una politica di conservazione e valorizzazione del
patrimonio naturale.
Le attività didattiche presentate durante il corso del
presente Master organizzato in tema ambientale hanno fornito l’occasione
per approfondire le conoscenze sulle relative normative, ma soprattutto
hanno rafforzato in me la coscienza ambientale.
Ora, dovendo cimentarmi nella stesura di una tesina
finale del percorso formativo, vorrei trattare e scegliere, fra i vari
argomenti in tema ambientale, tutti parimenti interessanti e di
spessore, esposti dalla Confgiovani nelle 17 lezioni di apprendimento,di
un evento recentemente accaduto nella mia Regione, il Molise.
Fra le leggi che trattano della materia “ambiente” vi è
la Legge Regionale del 24.03.2000 n.21, che la Regione Molise ha
adottato, la quale all’art.18 recita testualmente “...L’Assessorato
Regionale all’Ambiente predispone un rapporto sullo stato dell’ambiente
nella Regione Molise, sulla base delle informazioni
derivanti dal sistema informativo (cfr. art.17 – Strumenti informativi)
(attualmente non ancora operante) e dell’apparato collaborativo di tutti
i settori che hanno comunque competenze, a qualsiasi livello,
sull’assetto del territorio e sulla tutela ambientale”.
In questo rapporto dovrebbe essere
inserito,quantificandolo, anche il danno ambientale causato dal 2008 al
2010 dalla Cosib.
Negli anni 70 la politica di investimento per
l’occupazione ha portato all’insediamento nell’Area Industriale fra
Termoli – Montenero di Bisaccia e Guglionesi numerose industrie fra cui
la Cosib, società abilitata alla depurazione di rifiuti.
Grazie all’operato del NOE i primi giorni dello scorso
mese di Dicembre 2010 gran parte della popolazione molisana, e
specialmente del basso Molise, è venuta a conoscenza di danni ambienta
li causati nel proprio territorio. Grande preoccupazione e molti
arresti, tutti in relazione con la società “Cosib”, industria chimica
presente ed operante nel Nucleo Industriale di Termoli, cittadina che si
affaccia sul mar Adriatico che vive anche di turismo e di agricoltura.
Il Cosib è un Ente pubblico economico; ad esso si applica
la normativa generale in materia di società per azioni (cfr. art.1
Statuto). ll consorzio ha lo scopo di favorire le condizioni necessarie
per lo sviluppo, armonico ed ordinato,delle attività produttive nei
settori dell’industria, dell’artigianato, del commercio e dei servizi,
all’interno del comprensorio di pertinenza.
L’agglomerato industriale è articolato in più comparti.
Di interesse generale ed a servizio di tutti i comparti sono gli
impianti di trattamento delle acque primarie, potabili ed industriali,
delle acque reflue e dei rifiuti solidi, le attività di controllo
ambientale e nel campo dei servizi reali. E’ dotato di un laboratorio
chimico, per analisi, controlli, monitoraggi, ottimizzazione di processi
produttivi.
I cittadini del Basso Molise da un po’ di tempo muoiono
di leucemie e di particolari tumori dell’apparato respiratorio e richiedono
un registro dei tumori per monitorare e verificare se l’incidenza
delle patologie può essere relazionata alla presenza delle industrie
chimiche presenti sul quel territorio.
Con “risorsa naturale” è
definita ogni materia fisica non prodotta dall'uomo in grado di generare
utilità economica; allora
l’aria, l’acqua, quali valori ambientali, in questi anni sono stati
danneggiati nel basso Molise. Il turismo, l’immagine regionale, in
quanto valori economici, sono stati compromessi.
Ma in che misura? Quale l’entità del danno procurato all’intera
Regione da un illecito comportamento?.
La Cosib avrebbe di recente procurato un danno ambientale
concreto in quanto lesivo di un interesse altrui, un danno all’ambiente
che avrebbe alterato, deteriorato e distrutto, totalmente o
parzialmente l’ambiente stesso, proprio come contemplato dal comma 1
dell’art. 18 della L. 8 Luglio 1986 del Ministero dell’Ambiente e dal l
D. Lgs. 152/2006 che prevede azioni di prevenzione in caso di minaccia
imminente di danno ambientale (art. 304) e azioni di ripristino
ambientale quando il danno si è già verificato (art. 305). Azzardando
oserei sostenere che questo illecito comportamento potrebbe aver
contribuito all’insorgere delle recenti forme leucemiche e tumorali
causa di mortalità nel basso Molise.
L’art. 18 della Legge 8 Luglio 1986 n. 349 prevede che
il responsabile di “qualunque fatto doloso o colposo in violazione di
disposizioni di legge o di provvedimenti adottati in base a legge
comprometta l’ambiente, ad esso arrecando danno, alterandolo,
deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte”, è obbligato al
risarcimento nei confronti dello Stato”. Gli indagati saranno obbligati
a risarcire, mi chiedo?
Dai documenti delle indagini pubblicati (intercettazioni
ambienta li) e da quanto appreso dalla cronaca locale risulta che
per anni la Cosib avrebbe sversato nelle campagne del basso
Molise, in oltre duecento ettari di terreno, fanghi illegali, scarti non
in regola, fanghi gestiti da altra società privata di Montenero (tale
Inside srl), scarti nocivi non sottoposti al trattamento di depurazione completo, fanghi nocivi intrisi di sostanze chimiche e quindi non
utilizza bili in nessun caso come fertilizzante agricolo ma che
invece, grazie alla ingegnosa organizzazione creata, in tal modo,
venivano illecitamente smaltiti: attraverso operazioni di spandimento.
Sotto gli occhi di tutti era stato organizzato un
complesso sistema di false autorizzazioni e certificazioni. Funzionari
pubblici e tecnici forse condizionati dal potere politico,
professionisti e agricoltori attratti da un interesse economico, insieme
avrebbero realizzato una ecomafia a danno della salute pubblica,
ed a ben riflettere, anche della propria in quanto cittadini molisani.
Molti gli artefici, alcuni gli arresti.
Promotore e principale beneficiario del traffico illegale
di scarti, così come il Gip competente sintetizza in alcuni articoli
pubblicati su quotidiani locali (cfr. Primo Piano Molise – Altro Molise
– La Gazzetta del Molise – Primo Numero), sarebbe stato il presidente
dell’ente Cosib nel contempo anche imprenditore privato; complici
un gruppo di persone che a vario titolo e ruolo, avrebbero favori
to e aiutato la Inside srl a danneggiare la salute pubblica e
l’ambiente.
Sarebbero stati falsificati i codici CER (catalogo dei
rifiuti introdotto con Decisione Commissione Comunitaria 2000/ 532/CE,
integrato dalle successive Decisioni 2001/118 e 119/ CE e 2001/ 573/CE)
relativi alle caratteristiche dei rifiuti che risultavano “prodotti dal
trattamento di acque reflue urbane” ed invece derivavano
effettivamente “da trattamento chimico fisico”.
Il direttore tecnico dell’impianto di depurazione avrebbe
attribuito falsi codici CER ai fanghi, riportandoli sui registri di
carico e scarico, sui formulari, sui certificati di analisi.
Un dirigente regionale responsabile del Servizio Ambiente
avrebbe rilasciato con molta leggerezza, fidandosi a suo dire dei
funzionari collaboratori,le autorizzazioni e certificazioni
indispensabili per la regolarità degli spandimenti.
Un biologo regionale avrebbe avallato molti atti
istruttori stabilendo che quei fanghi, nocivi per l’ambiente e per la
salute pubblica, potevano essere impiegati in agricoltura.
Parte dell’organizzazione, ovviamente, un agricoltore,
il proprietario del terreno su cui i fanghi venivano sversati; un
consigliere regionale, il Presidente della Regione, un responsabile
dell’ ARPA un agronomo, alcuni chimici di diversi laboratori di analisi,
alcuni ingegneri della Provincia responsabili della Tutela delle Acque.
E’ tutto dire!
I principali capi d’accusa a carico degli inquisiti :
violazione di norme in materia ambientale, inquinamento, falso
ideologico e materiale, corruzione, abuso d’ufficio.
Di tutti gli arresti eseguiti in un primo momento anche
per il timore di inquinamenti (forte il paradosso!) alcuni oggi
sono ai domiciliari, altri sono iscritti nel registro degli indagati .
Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che dagli
accertamenti tecnici effettuati da organismi estranei al Molise per
ragioni sia di garanzia che di imparzialità, i vari prodotti alimentari
destinati alle nostre tavole, non abbiano subito avvelenamenti, pur avendo comunque rilevato nei fanghi quantità allarmanti di idrocarburi
presenza di metalli, inchiostri ed olii.
Smaltire fanghi avvelenati costa alle aziende che, per
liberarsi di questo ingombrante residuo del ciclo di lavorazione, devono
utilizzare apposite discariche ove sottoporli a un processo di
smaltimento come rifiuti speciali.
I prezzi concorrenziali applicati dalla Inside erano
pratica- mente imbattibili: 44 € a tonnellata invece degli 80€ richiesti
normalmente da ditte che effettuano realmente lo smaltimento attraverso
il processo convenzionale (essiccati, compattati e trasportati in
discariche specializzate). In un anno la Inside sembra facesse
risparmiare 100mila€ al Cosib.
I carabinieri del NOE attraverso un monitoraggio
costante dal 2008 hanno scoperto che l’impianto di depurazione veniva
utilizzato come una miniera d’oro a spese del territorio. Hanno
individuato un grande traffico di cisterne e autobotti che, partiti da
numerose discariche del Sud, carichi di liquami, raggiungeva il Cosib e
qui smaltivano i pericolosi rifiuti extraregionali.
L’organizzazione messa in piedi per ricavare lauti
guadagni, avrebbe attestato teoricamente che i rifiuti divenivano
innocui.
I carabinieri del NOE hanno accertato invece che lo
scarico del depuratore consortile del Cosib non finiva in mare così come
previsto dalle norme ambientali, ma a quattro km dal mare in un canale
fluviale dove lo scarico di solfati e cloruri arreca danni all’ambiente
ed alla salute umana attraverso l’irrigazione dei terreni.
Per anni c’è stato chi,attraverso false
certificazioni, false attestazioni, false analisi, falso smaltimento, si
sarebbe arricchito realizzando inquinamento ambientale di oltre 200
ettari di terreno coltivabile e coltivato, terreno che ha prodotto
alimenti che forse sono giunti sulle nostre tavole, terreno che di fatto
sarebbe entrato in contatto con sostanze nocive.
Di fatto da anni la popolazione del basso Molise vede i
propri cari ammalarsi di leucemie e di tumori e patologie fino a pochi
anni fa non presenti, di fatto forse queste patologie potrebbero essere
legate a questo inquinamento ambientale.
L’attività agricola è un fatto economico da cui l’uomo
trae sostentamento e profitto, è qui il caso di sottolineare, ma la
pubblica incolumità, i danni sanitari forse derivanti dall’inquinamento
ambientale non possono essere sottaciuti.
In questi giorni si parla tanto a livello di TG1 del
disastro ambientale a Napoli, danno del tutto simile a quello
molisano e mi chiedo come mai, di quest’ultimo, nulla si è detto, se
non a livello regionale ed anche qui poco si è detto e per poco tempo.
Una ecomafia esisteva nel basso Molise, il NOE l’ha
smantellata e speriamo che la giustizia, applicando le numerose leggi in
materia ambientali, oggi possa porre freno all’irrazionale comportamento
distruttivo di alcuni esseri umani che comunque abitano la stessa
Regione, respirano la stessa aria, si bagnano nelle acque dello stesso
mare, bevono la stessa acqua, mangiano i prodotti locali e forse
moriranno per le stesse malattie che forse alcuni hanno contribuito a far
insorgere in questo territorio.
Mariarosaria D'Elisiis |