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INCENDI BOSCHIVI, LA
CAMPANIA LA PIU' COLPITA
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Scambi d'Auguri alle Feste dei Gigli New York-Brusciano
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La pesca italiana tra nuove regole FEAMP e CPC, dettagli
dell'incontro
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Le bombe
ecologiche inascoltate, tra cui una a Scisciano
di
Raffaele Antonio De Falco
Incendi boschivi, la Campania la più colpita
L'inefficienza degli Enti preposti - afferma il già
delegato della provincia di Napoli settore agricoltura Rosario Lopa.
La realtà è che la lotta agli incendi estivi si
costruisce nel corso dell'anno dice Lopa - preparando per tempo uomini,
mezzi dotati di tecnologie avanzate come il controllo satellitare, ed
un'adeguata intelligence investigativa per colpire preventivamente gli
interessi speculativi dei piromani
Anche quest'anno la nostra provincia e, principalmente:
l'isola d'Ischia, le aree collinari di Napoli, Vesuviana, Flegrea ed in
particolare la Conca di Agnano, sono state martoriate dagli incendi
boschivi, per non parlare della Campania in generale, dove fin ad ora
risultano più di 50 incendi, triste primato per la nostra regione,
(fonte ansa 8.agosto.2012), il cui fenomeno appare in prima analisi
certamente complesso in relazione alle possibili cause e motivazioni.
Cosi il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura, già
Delegato del Presidente della Provincia di Napoli per il settore
Agricoltura, Rosario Lopa.
Ormai è da anni che assistiamo alla completa inefficienza
degli enti preposti nello svolgere con un minimo di dignità, tale
delicatissimo compito delegato. Il tutto in barba anche alle
sollecitazioni inoltrate a suo tempo (anno 2000) e con notevole sperpero
di milioni di euro a carico di tutta la collettività che si aspetta
servizi efficienti. Si continua a non applicare il piano regionale AIB (antincendioboschivo),
e non si è attivata alcuna strategia per iniziare ad affondare la
delicatissima problematica, con soluzioni efficaci come la realizzazione
di torrette di allestimento in zone strategiche che risolverebbero
brillantemente il problema della prevenzione e del tempestivo intervento
sul fuoco. La realtà è che la lotta agli incendi estivi si costruisce
nel corso dell'anno, preparando per tempo uomini, mezzi dotati di
tecnologie avanzate come il controllo satellitare, ed un'adeguata
intelligence investigativa per colpire preventivamente gli interessi
speculativi dei piromani, aumentando anche la strettissima
collaborazione tra Stato e Regioni ed enti preposti, necessaria a
fronteggiare gli incendi boschivi. Infine penso che sia necessario, ha
concluso l’esponente dell’Agricoltura, lanciare una grande campagna di
volontariato nella protezione civile per stimolare i giovani e i meno
giovani a contribuire alla preziosa opera delle forze di sicurezza
pubblica.
(R.D.F.)
Scambi d'Auguri alle Feste dei Gigli New York-Brusciano
Internazionale scambio di auguri tra le Comunità in
festa per Sant’Antonio di Padova con la Ballata dei Gigli. Gli eventi in
USA a New York, East Harlem, domenica 12 agosto e in Italia a Brusciano,
domenica 25 agosto 2012. Ricordando ancora Padova 2009.
Due Comunità che si chiamano, si omaggiano, si
rammemorano e nelle giornate delle Feste di Gigli si percepiscono
all’unisono nel legame che si fa più intenso durante i giorni
dell’alzata e della ballata degli obelischi in onore di Sant’Antonio di
Padova. Due mondi, due continenti, Europa ed America, due città, New
York e Brusciano, una sola radice, nel popolo bruscianese, di
quell’albero naturale che dà il legno per costruire il Giglio, assurto a
segno religioso come un cero per il proprio santo, e di quell’albero
genealogico che ramifica, con gli uomini e le donne, ovunque porti il
cuore, ovunque spinga la necessità, ovunque giunga la creatività umana.
Domenica 12 agosto la “Giglio Society of East Harlem”
ballerà il suo Giglio per Sant’Antonio ripetendo il gesto devozionale
che nei primi anni del 1900 scaturì da Rocco Vivolo, emigrato da
Brusciano, sulla “Strada 106-East 106th Street” in quella East Harlem
che da fine 800 accoglieva emigranti da varie regioni d’Italia
diventando una “Little Italy” con l’unificante Festa del Giglio a
raccogliere le partecipazioni degli italiani di qualsiasi regione.
In questi giorni sono stati scambiati i saluti e gli
auguri tra queste due Comunità, italoamericana e bruscianese, sotto il
gigliante segno antoniano. I discendenti di quegli emigranti, oggi in
festa con il Giglio di Sant’Antonio, cullato dai “Giglio Boys”, hanno
inviato “il più caloroso augurio a tutti in Brusciano con l’orgoglio di
costruire e ballare un Giglio in legno con la stessa passione ed uguale
devozione oggi così come fecero i primi immigranti da Brusciano
giungendo nel nuovo mondo”.
Da Brusciano è stata inviata un lettera di ringraziamento
a quella Comunità di italoamericani, “a nome delle sei Associazioni dei
Gigli, Croce, Gioventù, Lavoratori, Ortolano e Sant’Antonio e di tutto
il Popolo di Brusciano”, da parte del Presidente del Consiglio Comunale,
Antonio Di Palma, del Presidente della Festa dei Gigli, Nicola Di Maio e
del sociologo e giornalista Antonio Castaldo, in contatto da anni con
quella realtà italiana d’oltreoceano che ebbe il piacere di rilevare con
un documentario nell’anno 2003 “La Festa dei Gigli a New York” seguendo
le Comunità in festa, quella di origini bruscianesi ad East Harlem e
quella di provenienza nolana a Williamsburg. In entrambe queste feste un
capoparanza storico, mancato da un decennio, viene ricordato con stima
ed affetto, per la sua abilità nel longevo comando del Giglio in USA, si
tratta di Angelo Granata (New York 1917-2001), figlio, con altri 8, di
genitori bruscianesi. Nella Festa dei Gigli di Brusciano, dal 22 al 28
agosto prossimi, 137esima edizione dal 1875, sarà presente una
delegazione di questi italoamericani guidata da Phil Bruno, discendente
del bruscianese Rocco Vivolo e da Bob Maida, fotografo e webmaster del
sito ufficiale della Giglio Society di New York, con indirizzo su
internet
http://www.eastharlemgiglio.com/ Altre emozioni ci attendono
celebrando il miracolo antoniano del 13.6.1875, ricordando Padova 2009
con un pensiero all’America.
(R.D.F.)
La pesca italiana tra nuove regole FEAMP e CPC, dettagli
dell'incontro
"Disponibilità ad individuare delle soluzioni utili,
anche attraverso un confronto, per far sì che gli operatori della pesca
possano beneficiare delle risorse e degli strumenti messi in campo dal
nuovo Fondo europeo per la pesca e gli affari marittimi (Feamp)
2014-2020 ma in maniera personalizzata". È quanto assicurato dal
presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati,on.
Paolo Russo, ai rappresentanti delle
cooperative aderenti all'Unci Pesca, nel corso del convegno dal titolo
"LA PESCA ITALIANA TRA NUOVE REGOLE FEAMP E CPC, QUALE FUTURO"
organizzato ad Ercolano".
Durante l'incontro gli operatori hanno potuto esprimere
la forte preoccupazione per le poco rosee prospettive riguardanti il
settore in vista dell'entrata in vigore, a partire dal 1 gennaio 2013,
della Politica Comune della Pesca. Questo nuovo quadro normativo
definirà le linee guida da seguire per assicurare una pesca sostenibile,
che non distrugga l'ecosistema. Per ridurre i rischi di una pesca troppo
intensiva, gli operatori dovranno osservare una serie di norme, tra le
quali quote di pescato per ciascuna specie e ciascuno stato. Questa
nuova regola, però, sarebbe accompagnata da misure di compensazioni e
sussidi finanziari a favore degli operatori del settore, il cosiddetto
FEAMP.
Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca
subentra, infatti, con una dotazione pari a 6,5 miliardi di euro per la
programmazione 2014-2020, all'attuale fondo europeo per la pesca. In
questo modo la Comunità europea intende incentivare gli operatori del
comparto a ridurre lo sfruttamento delle risorse e l'impatto sugli
ecosistemi marini erogando contributi diretti a sostenere la
diversificazione delle attività produttive, in particolare in settori
quali il turismo e la ristorazione, ma anche a migliorare la
commercializzazione e a sostenere l'innovazione, soprattutto se diretta
a ridurre la quantità dei rigetti in mare.
Per gli addetti ai lavori però tale proposizione non
tiene sufficientemente conto dei risultati valutativi e degli impatti
dell'attuale Pcp quanto, piuttosto, dell'esigenza di riduzione nel
bilancio comunitario della spesa a sostegno del settore ittico. Inoltre,
l'integrazione degli strumenti finanziari esistenti (FEP, sostegno alla
PMI e dispositivi dell'Organizzazione Comune dei Mercati) in un unico
fondo di fatto potrebbe implicare un aumento della complessità
burocratica delle disposizioni normative, provocando un aumento dei
costi di gestione amministrativi e un rallentamento nell'utilizzo dei
fondi relativi al periodo di programmazione.
La dotazione finanziaria poi è solo apparentemente
aumentata rispetto al FEP restando comunque insufficiente, dato che il
nuovo fondo dovrà coprire anche la Politica Marittima Europea. Inoltre,
il nuovo FEAMP concede aiuti solo ad operatori del settore in regola con
la Pcp (cosiddetto principio della condizionalità). Si rischia così di
condizionare gli aiuti ad adempimenti di difficile dimostrazione con
gravi ripercussioni sulle imprese di pesca. In fine, l'interruzione del
sostegno delle misure di aiuto dirette alla flotta e l'assenza di una
chiara visione di rilancio indirizzata ai giovani, lasciano supporre che
il fondo, così come strutturato, punterebbe soprattutto ad incoraggiare
i pescatori ad abbandonare il settore.
(R.D.F.)
Le bombe ecologiche inascoltate, tra cui una a Scisciano
Siti inquinati, la bonifica che non c’è. La crisi
economica «congela» anche le bonifiche dei siti inquinati presenti in
provincia di Napoli ?
Quando furono catalogate, nel 2005, avevano già fatto
danni alla terra, all’acqua, all’aria. Figuriamoci dopo sette anni. Dal
2005 i siti inquinati presenti sul territorio provinciale aspettano di
essere bonificati, dal 2005 molti Comuni aspettano di essere liberati da
discariche, grandi o piccole, ma sempre e comunque velenose e
pericolose, lontani dai centri produttivi di Terra di Lavoro, dalle
crocevia economici dell’Agro Nolano, e forse proprio per questo
dimenticati. E’ una colpa, viene da pensare, essere piccoli; è una
sfortuna non ospitare sul proprio territorio ‘mostri. Eppure fanno male
lo stesso. Di rifiuti ci si ammala e si muore a Scisciano come ad Acerra,
a Marigliano e Nola.
Nell’edizione 2005 del Piano regionale per le bonifiche,
i siti inquinati e potenzialmente inquinati erano stati raggruppati in
due diversi elenchi: l’anagrafe dei siti da bonificare e il censimento
dei siti potenzialmente inquinati in cui appare Scisciano. Erano
confluite nel primo elenco tutte le aree definibili inquinate ai sensi
del decreto ministeriale 471 del 1999, vale a dire i siti che
presentassero livelli di contaminazione o alterazioni chimiche del suolo
o del sottosuolo o delle acque superficiali o delle acque sotterranee
tali da determinare un superamento delle concentrazioni accettabili
A Giugno 2012 lo stato di avanzamento delle bonifiche è
quanto mai preoccupante perché è più quello che c’è da fare che quello
che è stato fatto. Sulla sola provincia di Napoli, ad esempio, nella
maggior parte dei siti ‘in lista d’attesa’ il procedimento è fermo alle
indagini preliminari, in alcuni è stato prodotto il piano della
caratterizzazione, come quello di Scisciano (spesi
circa 62.000 mila euro) .
Portano la data del 2005, quando cioè furono inseriti nel Piano
regionale delle bonifiche. Ora quel piano è stato aggiornato (la
giunta di Caldoro ha dato il suo ok nel settembre 2011, la pubblicazione
sul Burc ne ha sancito l’ufficialità)e sono stati individuati i
passi successivi da fare. La Regione Campania ha avviato da gennaio di
quest’anno lavori per l’aggiornamento del Piano Regionale di Bonifica,
speriamo questo nuovo piano oltre ad essere redatto sia anche attuato
nei tempi più brevi possibili.
A tale
proposito va però detto che dell’attuazione delle bonifiche coinvolge
molteplici enti:
il Comune, la
Provincia, la Regione, l'Astir Spa (società della Regione Campania
specializzata in bonifiche), l'Arpac, il Commissariato di Governo, e da
poco secondo il Protocollo Organizzativo di salvaguardia ambientale
della Provincia di Napoli una rete di enti e forze dell'ordine che non
riporteremo per brevità.
Va dunque detto che causa delle mancate bonifiche
potrebbe essere riconducibile anche ad una inutile sovrapposizione di
enti e responsabilità con costi esorbitanti!
Le analisi di rischio, innanzitutto, per capire l’entità
del pericolo di quelle discariche per la popolazione e per il
territorio, e poi la bonifica. Oltretutto, non è che la parola
‘bonifica’ equivale alla parola ‘fine’ di tutto il processo. Dopo c’è la
fase del ripristino ambientale (gli
interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica che consentono
di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la
destinazione d’uso) e
della messa in sicurezza permanente (gli
interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti
rispetto alle matrici ambientali circostanti). In
tali casi devono essere previste apposite misure di sicurezza, piani di
monitoraggio e controllo, ed eventuali limitazioni d’uso rispetto alle
previsioni degli strumenti urbanistici. I valori di concentrazione delle
sostanze inquinanti nelle matrici ambientali influenzate
dall’inquinamento derivante dai rifiuti stoccati non devono superare nel
suolo, sottosuolo, acque sotterranee e acque superficiali i valori
previsti. Insomma, il processo è ancora lungo. Ma quanto ancora
bisognerà aspettare prima di vedere bonificato ogni pericolo ? eppure
sono passati molti Governi, Governi Regionali, Governi Provinciali, e
nel caso di Scisciano tre Amministrazioni o quasi.
Tecnicamente si chiamano ‘siti potenzialmente inquinati’,
in pratica si tratta di tutte le aree dove, a causa di specifiche
attività pregresse o in atto, sussiste la possibilità che nel suolo, nel
sottosuolo e nelle falde acquifere fossero presenti sostanze
contaminanti in concentrazioni tali da costituire pericolo per la salute
pubblica. Secondo i dati del 2008, sono 2551 e, considerata la
situazione particolare della Regione Campania, comprendono anche i siti
di abbandono incontrollato dei rifiuti. Ebbene, ad oggi dei 2551 siti,
520 fanno registrare uno stato di avanzamento degli interventi; 707
ricadenti nei Siti di interesse nazionale, per i quali non risultavano
attivate le procedure, sono stati inseriti nel nuovo piano; 766 siti di
abbandono incontrollati di rifiuti non sono oggetto del piano attuale;
558 siti non ricadenti nei siti di interesse nazionale e per i quali ad
oggi non risulta accertato il superamento delle condizioni di rischio,
saranno oggetto dei controlli dei Comuni che decideranno se procedere
all’esecuzione delle indagini preliminari. In totale, solo 6 siti sono
stati bonificati, per tre ci sono operazioni in corso, per 98 si è fermi
alle analisi di rischio.
Le 1777 ‘piccole bombe’ del litorale domizio-flegreo.
E’ una delle più vaste opere di bonifica mai progettate
prima, forse perché fino ad oggi sono state individuate 1777 piccole
bombe ecologiche in una striscia di terra lunga poco meno di 80
chilometri. Stiamo parlando dell’area vasta del Litorale domizio-flegreo
e dell’agro aversano-nolano. La prima elaborazione della perimetrazione
è stata presentata nel settembre 1999 ed è stata ampiamente discussa con
i comuni interessati. Dai confronti aperti sono emerse proposte che
hanno portato ad una definitiva delimitazione dell’area, riportata nel
Decreto Ministeriale 10 Gennaio 2000, integrato dal Decreto Ministeriale
8 Marzo 2001. L’area perimetrata comprende il territorio di 61 Comuni,
appartenenti alle Province di Napoli e Caserta. L’area di circa 1400
chilometri quadrati è caratterizzata dalla presenza diffusa di numerose
discariche di rifiuti. Nel perimetro è anche compresa la fascia costiera
che si estende per circa 75 km che, come da convenzione stipulata con il
Ministero dell’Ambiente, è in corso di caratterizzazione da parte dell’ICRAM(Istituto
Centrale per la Ricerca Scientifica Applicata al Mare)
A quali rischi per la salute vanno incontro gli abitanti
di siti inquinati?Sono stati recentemente pubblicati i risultati
dello studio SENTIERI attuato dall’Istituto Superiore di Sanità,
condotto al fine di verificare in che misura e per quale tipo
d’inquinamento ambientale ci si ammala e si muore con una probabilità
più alta, sono emersi dati allarmanti.
“Una popolazione che, già penalizzata da condizioni
socio-economiche sotto la media, deve per giunta fare i conti con una
maggiore concentrazione di attività inquinanti” afferma Francesco
Forastiere del Dipartimento di epidemiologia(Istituto Superiore
Sanità - Roma).“Loro pagano in prima persona con morti e
malattie, mentre le bonifiche, in forte ritardo, le paga tutta la
collettività e quasi mai i privati che hanno determinato queste
situazioni”.
Così il
Ministro
per l’Ambiente, Corrado Clini,in
un’intervista su l’Avvenire e sul Mattino, dopo l’allarme di un aumento
di mortalità tumorali in Campania.“Non
è tanto un assenza dello Stato – spiega Clini – in quanto un’assenza di
capacità di governo di quei territori, evidentemente affidati alle cure
di altri”.
Raffaele Antonio De Falco |