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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • INCENDI BOSCHIVI, LA CAMPANIA LA PIU' COLPITA

  • Scambi d'Auguri alle Feste dei Gigli New York-Brusciano

  • La pesca italiana tra nuove regole FEAMP e CPC, dettagli dell'incontro

  • Le bombe ecologiche inascoltate, tra cui una a Scisciano

di Raffaele Antonio De Falco

 

Incendi boschivi, la Campania la più colpita

L'inefficienza degli Enti preposti - afferma il già delegato della provincia di Napoli settore agricoltura Rosario Lopa.

La realtà è che la lotta agli incendi estivi si costruisce nel corso dell'anno dice Lopa - preparando per tempo uomini, mezzi dotati di tecnologie avanzate come il controllo satellitare, ed un'adeguata intelligence investigativa per colpire preventivamente gli interessi speculativi dei piromani

Anche quest'anno la nostra provincia e, principalmente: l'isola d'Ischia, le aree collinari di Napoli, Vesuviana, Flegrea ed in particolare la Conca di Agnano, sono state martoriate dagli incendi boschivi, per non parlare della Campania in generale, dove fin ad ora risultano più di 50 incendi, triste primato per la nostra regione, (fonte ansa 8.agosto.2012), il cui fenomeno appare in prima analisi certamente complesso in relazione alle possibili cause e motivazioni. Cosi il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura, già Delegato del Presidente della Provincia di Napoli per il settore Agricoltura, Rosario Lopa.  

Ormai è da anni che assistiamo alla completa inefficienza degli enti preposti nello svolgere con un minimo di dignità, tale delicatissimo compito delegato. Il tutto in barba anche alle sollecitazioni inoltrate a suo tempo (anno 2000) e con notevole sperpero di milioni di euro a carico di tutta la collettività che si aspetta servizi efficienti. Si continua a non applicare il piano regionale AIB (antincendioboschivo), e non si è attivata alcuna strategia per iniziare ad affondare la delicatissima problematica, con soluzioni efficaci come la realizzazione di torrette di allestimento in zone strategiche che risolverebbero brillantemente il problema della prevenzione e del tempestivo intervento sul fuoco. La realtà è che la lotta agli incendi estivi si costruisce nel corso dell'anno, preparando per tempo uomini, mezzi dotati di tecnologie avanzate come il controllo satellitare, ed un'adeguata intelligence investigativa per colpire preventivamente gli interessi speculativi dei piromani, aumentando anche la strettissima collaborazione tra Stato e Regioni ed enti preposti, necessaria a fronteggiare gli incendi boschivi. Infine penso che sia necessario, ha concluso l’esponente dell’Agricoltura, lanciare una grande campagna di volontariato nella protezione civile per stimolare i giovani e i meno giovani a contribuire alla preziosa opera delle forze di sicurezza pubblica.

(R.D.F.)


Scambi d'Auguri alle Feste dei Gigli New York-Brusciano

Internazionale scambio di auguri tra le Comunità in festa per Sant’Antonio di Padova con la Ballata dei Gigli. Gli eventi in USA a New York, East Harlem, domenica 12 agosto e in Italia a Brusciano, domenica 25 agosto 2012. Ricordando ancora Padova 2009.

 

Due Comunità che si chiamano, si omaggiano, si rammemorano e nelle giornate delle Feste di Gigli si percepiscono all’unisono nel legame che si fa più intenso durante i giorni dell’alzata e della ballata degli obelischi in onore di Sant’Antonio di Padova. Due mondi, due continenti, Europa ed America, due città, New York e Brusciano, una sola radice, nel popolo bruscianese, di quell’albero naturale che dà il legno per costruire il Giglio, assurto a segno religioso come un cero per il proprio santo, e di quell’albero genealogico che ramifica, con gli uomini e le donne, ovunque porti il cuore, ovunque spinga la necessità, ovunque giunga la creatività umana.

Domenica 12 agosto la “Giglio Society of East Harlem” ballerà il suo Giglio per Sant’Antonio ripetendo il gesto devozionale che nei primi anni del 1900 scaturì da Rocco Vivolo, emigrato da Brusciano, sulla “Strada 106-East 106th Street” in quella East Harlem che da fine 800 accoglieva emigranti da varie regioni d’Italia diventando una “Little Italy” con l’unificante Festa del Giglio a raccogliere le partecipazioni degli italiani di qualsiasi regione.

In questi giorni sono stati scambiati i saluti e gli auguri tra queste due Comunità, italoamericana e bruscianese, sotto il gigliante segno antoniano. I discendenti di quegli emigranti, oggi in festa con il Giglio di Sant’Antonio, cullato dai “Giglio Boys”, hanno inviato “il più caloroso augurio a tutti in Brusciano con l’orgoglio di costruire e ballare un Giglio in legno con la stessa passione ed uguale devozione oggi così come fecero i primi immigranti da Brusciano giungendo nel nuovo mondo”.

Da Brusciano è stata inviata un lettera di ringraziamento a quella Comunità di italoamericani, “a nome delle sei Associazioni dei Gigli, Croce, Gioventù, Lavoratori, Ortolano e Sant’Antonio e di tutto il Popolo di Brusciano”, da parte del Presidente del Consiglio Comunale, Antonio Di Palma, del Presidente della Festa dei Gigli, Nicola Di Maio e del sociologo e giornalista Antonio Castaldo, in contatto da anni con quella realtà italiana d’oltreoceano che ebbe il piacere di rilevare con un documentario nell’anno 2003 “La Festa dei Gigli a New York” seguendo le Comunità in festa, quella di origini bruscianesi ad East Harlem e quella di provenienza nolana a Williamsburg. In entrambe queste feste un capoparanza storico, mancato da un decennio, viene ricordato con stima ed affetto, per la sua abilità nel longevo comando del Giglio in USA, si tratta di Angelo Granata (New York 1917-2001), figlio, con altri 8, di genitori bruscianesi. Nella Festa dei Gigli di Brusciano, dal 22 al 28 agosto prossimi, 137esima edizione dal 1875, sarà presente una delegazione di questi italoamericani guidata da Phil Bruno, discendente del bruscianese Rocco Vivolo e da Bob Maida, fotografo e webmaster del sito ufficiale della Giglio Society di New York, con indirizzo su internet http://www.eastharlemgiglio.com/ Altre emozioni ci attendono celebrando il miracolo antoniano del 13.6.1875, ricordando Padova 2009 con un pensiero all’America.
(R.D.F.)


La pesca italiana tra nuove regole FEAMP e CPC, dettagli dell'incontro

"Disponibilità ad individuare delle soluzioni utili, anche attraverso un confronto, per far sì che gli operatori della pesca possano beneficiare delle risorse e degli strumenti messi in campo dal nuovo Fondo europeo per la pesca e gli affari marittimi (Feamp) 2014-2020 ma in maniera personalizzata". È quanto assicurato dal presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati,on. Paolo Russo, ai rappresentanti delle cooperative aderenti all'Unci Pesca, nel corso del convegno dal titolo "LA PESCA ITALIANA TRA NUOVE REGOLE FEAMP E CPC, QUALE FUTURO" organizzato ad Ercolano".

 

Durante l'incontro gli operatori hanno potuto esprimere la forte preoccupazione per le poco rosee prospettive riguardanti il settore in vista dell'entrata in vigore, a partire dal 1 gennaio 2013, della Politica Comune della Pesca. Questo nuovo quadro normativo definirà le linee guida da seguire per assicurare una pesca sostenibile, che non distrugga l'ecosistema. Per ridurre i rischi di una pesca troppo intensiva, gli operatori dovranno osservare una serie di norme, tra le quali quote di pescato per ciascuna specie e ciascuno stato. Questa nuova regola, però, sarebbe accompagnata da misure di compensazioni e sussidi finanziari a favore degli operatori del settore, il cosiddetto FEAMP.

Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca subentra, infatti, con una dotazione pari a 6,5 miliardi di euro per la programmazione 2014-2020, all'attuale fondo europeo per la pesca. In questo modo la Comunità europea intende incentivare gli operatori del comparto a ridurre lo sfruttamento delle risorse e l'impatto sugli ecosistemi marini erogando contributi diretti a sostenere la diversificazione delle attività produttive, in particolare in settori quali il turismo e la ristorazione, ma anche a migliorare la commercializzazione e a sostenere l'innovazione, soprattutto se diretta a ridurre la quantità dei rigetti in mare.

 

Per gli addetti ai lavori però tale proposizione non tiene sufficientemente conto dei risultati valutativi e degli impatti dell'attuale Pcp quanto, piuttosto, dell'esigenza di riduzione nel bilancio comunitario della spesa a sostegno del settore ittico. Inoltre, l'integrazione degli strumenti finanziari esistenti (FEP, sostegno alla PMI e dispositivi dell'Organizzazione Comune dei Mercati) in un unico fondo di fatto potrebbe implicare un aumento della complessità burocratica delle disposizioni normative, provocando un aumento dei costi di gestione amministrativi e un rallentamento nell'utilizzo dei fondi relativi al periodo di programmazione.

La dotazione finanziaria poi è solo apparentemente aumentata rispetto al FEP restando comunque insufficiente, dato che il nuovo fondo dovrà coprire anche la Politica Marittima Europea. Inoltre, il nuovo FEAMP concede aiuti solo ad operatori del settore in regola con la Pcp (cosiddetto principio della condizionalità). Si rischia così di condizionare gli aiuti ad adempimenti di difficile dimostrazione con gravi ripercussioni sulle imprese di pesca. In fine, l'interruzione del sostegno delle misure di aiuto dirette alla flotta e l'assenza di una chiara visione di rilancio indirizzata ai giovani, lasciano supporre che il fondo, così come strutturato, punterebbe soprattutto ad incoraggiare i pescatori ad abbandonare il settore.
(R.D.F.)


Le bombe ecologiche inascoltate, tra cui una a Scisciano

Siti inquinati, la bonifica che non c’è. La crisi economica «congela» anche le bonifiche dei siti inquinati presenti in provincia di Napoli ?

Quando furono catalogate, nel 2005, avevano già fatto danni alla terra, all’acqua, all’aria. Figuriamoci dopo sette anni. Dal 2005 i siti inquinati presenti sul territorio provinciale aspettano di essere bonificati, dal 2005 molti Comuni aspettano di essere liberati da discariche, grandi o piccole, ma sempre e comunque velenose e pericolose, lontani dai centri produttivi di Terra di Lavoro, dalle crocevia economici dell’Agro Nolano, e forse proprio per questo dimenticati. E’ una colpa, viene da pensare, essere piccoli; è una sfortuna non ospitare sul proprio territorio ‘mostri. Eppure fanno male lo stesso. Di rifiuti ci si ammala e si muore a Scisciano come ad Acerra, a Marigliano e Nola.

Nell’edizione 2005 del Piano regionale per le bonifiche, i siti inquinati e potenzialmente inquinati erano stati raggruppati in due diversi elenchi: l’anagrafe dei siti da bonificare e il censimento dei siti potenzialmente inquinati in cui appare Scisciano. Erano confluite nel primo elenco tutte le aree definibili inquinate ai sensi del decreto ministeriale 471 del 1999, vale a dire i siti che presentassero livelli di contaminazione o alterazioni chimiche del suolo o del sottosuolo o delle acque superficiali o delle acque sotterranee tali da determinare un superamento delle concentrazioni accettabili

A Giugno 2012 lo stato di avanzamento delle bonifiche è quanto mai preoccupante perché è più quello che c’è da fare che quello che è stato fatto. Sulla sola provincia di Napoli, ad esempio, nella maggior parte dei siti ‘in lista d’attesa’ il procedimento è fermo alle indagini preliminari, in alcuni è stato prodotto il piano della caratterizzazione, come quello di Scisciano (spesi circa 62.000 mila euro) . Portano la data del 2005, quando cioè furono inseriti nel Piano regionale delle bonifiche. Ora quel piano è stato aggiornato (la giunta di Caldoro ha dato il suo ok nel settembre 2011, la pubblicazione sul Burc ne ha sancito l’ufficialità)e sono stati individuati i passi successivi da fare. La Regione Campania ha avviato da gennaio di quest’anno lavori per l’aggiornamento del Piano Regionale di Bonifica, speriamo questo nuovo piano oltre ad essere redatto sia anche attuato nei tempi più brevi possibili.
A tale proposito va però detto che dell’attuazione delle bonifiche coinvolge molteplici enti:
il Comune, la Provincia, la Regione, l'Astir Spa (società della Regione Campania specializzata in bonifiche), l'Arpac, il Commissariato di Governo, e da poco secondo il Protocollo Organizzativo di salvaguardia ambientale della Provincia di Napoli una rete di enti e forze dell'ordine che non riporteremo per brevità.
Va dunque detto che causa delle mancate bonifiche potrebbe essere riconducibile anche ad una inutile sovrapposizione di enti e responsabilità con costi esorbitanti!

Le analisi di rischio, innanzitutto, per capire l’entità del pericolo di quelle discariche per la popolazione e per il territorio, e poi la bonifica. Oltretutto, non è che la parola ‘bonifica’ equivale alla parola ‘fine’ di tutto il processo. Dopo c’è la fase del ripristino ambientale (gli interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica che consentono di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d’uso) e della messa in sicurezza permanente (gli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti). In tali casi devono essere previste apposite misure di sicurezza, piani di monitoraggio e controllo, ed eventuali limitazioni d’uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici. I valori di concentrazione delle sostanze inquinanti nelle matrici ambientali influenzate dall’inquinamento derivante dai rifiuti stoccati non devono superare nel suolo, sottosuolo, acque sotterranee e acque superficiali i valori previsti. Insomma, il processo è ancora lungo. Ma quanto ancora bisognerà aspettare prima di vedere bonificato ogni pericolo ? eppure sono passati molti Governi, Governi Regionali, Governi Provinciali, e nel caso di Scisciano tre Amministrazioni o quasi.

Tecnicamente si chiamano ‘siti potenzialmente inquinati’, in pratica si tratta di tutte le aree dove, a causa di specifiche attività pregresse o in atto, sussiste la possibilità che nel suolo, nel sottosuolo e nelle falde acquifere fossero presenti sostanze contaminanti in concentrazioni tali da costituire pericolo per la salute pubblica. Secondo i dati del 2008, sono 2551 e, considerata la situazione particolare della Regione Campania, comprendono anche i siti di abbandono incontrollato dei rifiuti. Ebbene, ad oggi dei 2551 siti, 520 fanno registrare uno stato di avanzamento degli interventi; 707 ricadenti nei Siti di interesse nazionale, per i quali non risultavano attivate le procedure, sono stati inseriti nel nuovo piano; 766 siti di abbandono incontrollati di rifiuti non sono oggetto del piano attuale; 558 siti non ricadenti nei siti di interesse nazionale e per i quali ad oggi non risulta accertato il superamento delle condizioni di rischio, saranno oggetto dei controlli dei Comuni che decideranno se procedere all’esecuzione delle indagini preliminari. In totale, solo 6 siti sono stati bonificati, per tre ci sono operazioni in corso, per 98 si è fermi alle analisi di rischio.

Le 1777 ‘piccole bombe’ del litorale domizio-flegreo.

E’ una delle più vaste opere di bonifica mai progettate prima, forse perché fino ad oggi sono state individuate 1777 piccole bombe ecologiche in una striscia di terra lunga poco meno di 80 chilometri. Stiamo parlando dell’area vasta del Litorale domizio-flegreo e dell’agro aversano-nolano. La prima elaborazione della perimetrazione è stata presentata nel settembre 1999 ed è stata ampiamente discussa con i comuni interessati. Dai confronti aperti sono emerse proposte che hanno portato ad una definitiva delimitazione dell’area, riportata nel Decreto Ministeriale 10 Gennaio 2000, integrato dal Decreto Ministeriale 8 Marzo 2001. L’area perimetrata comprende il territorio di 61 Comuni, appartenenti alle Province di Napoli e Caserta. L’area di circa 1400 chilometri quadrati è caratterizzata dalla presenza diffusa di numerose discariche di rifiuti. Nel perimetro è anche compresa la fascia costiera che si estende per circa 75 km che, come da convenzione stipulata con il Ministero dell’Ambiente, è in corso di caratterizzazione da parte dell’ICRAM(Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica Applicata al Mare)

A quali rischi per la salute vanno incontro gli abitanti di siti inquinati?Sono stati recentemente pubblicati i risultati dello studio SENTIERI attuato dall’Istituto Superiore di Sanità, condotto al fine di verificare in che misura e per quale tipo d’inquinamento ambientale ci si ammala e si muore con una probabilità più alta, sono emersi dati allarmanti.

Una popolazione che, già penalizzata da condizioni socio-economiche sotto la media, deve per giunta fare i conti con una maggiore concentrazione di attività inquinanti” afferma Francesco Forastiere del Dipartimento di epidemiologia(Istituto Superiore Sanità - Roma).Loro pagano in prima persona con morti e malattie, mentre le bonifiche, in forte ritardo, le paga tutta la collettività e quasi mai i privati che hanno determinato queste situazioni”.

Così il Ministro per l’Ambiente, Corrado Clini,in un’intervista su l’Avvenire e sul Mattino, dopo l’allarme di un aumento di mortalità tumorali in Campania.“Non è tanto un assenza dello Stato – spiega Clini – in quanto un’assenza di capacità di governo di quei territori, evidentemente affidati alle cure di altri”.
 

Raffaele Antonio De Falco

 


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