SVILUPPO
SOSTENIBILE E RISPARMIO ENERGETICO
di Franco De Luca
(Gen. 2009)
“Nessuno ci
salverà se non le nostre mani, il nostro senso di responsabilità verso
le generazioni future, verso il ‘prossimo del futuro’ di cui non
conosceremo mai il volto, ma cui la vita, la cui felicità dipendono da
quello che noi faremo o non faremo domani e nei decenni futuri”, così
Giorgio Nebbia conclude il suo saggio dal titolo ‘Lo sviluppo
sostenibile’, solo infatti la costruzione di uno ‘sviluppo sostenibile’,
e quindi di un uso equo dei beni della Terra potrà garantire la pace.
Una regola
aurea, antica come il mondo, che è stata codificata con il termine
“sviluppo sostenibile” solo nel 1987, quando questo concetto venne
inserito nel rapporto Brundtland (dal nome della presidente della
Commissione, la norvegese Gro Harlem Brundtland) e successivamente
ripreso nell’ambito della Conferenza mondiale sull’ambiente e lo
sviluppo dell’ONU (conosciuta come ‘World Commission on Environment and
Development’, WCED). Si tratta di una forma di sviluppo, e delle sue
innumerevoli declinazioni da quelle economiche a quelle antropologiche,
capace di salvaguardare le future generazioni, preservando la qualità e
la quantità del patrimonio e delle riserve naturali.
Lo sviluppo
‘sostenibile’ è dato dalla relazione tra le attività umane e la
biosfera, poiché è infatti lo stile di vita dell’uomo a determinare la
velocità del degrado entropico, ossia della misura dello stato del
disordine di un sistema, nonché la velocità con cui viene dissipata
l’energia utile da cui scaturisce il periodo di sopravvivenza della
specie umana. Sviluppo economico, equità sociale e rispetto
dell'ambiente, questi i fulcri (solitamente sintetizzati nella regola
delle tre E: ecologia, equità, economia) su cui costruire un rapporto
equilibrato che ponga al centro la sopravvivenza della specie umana.
Nel 1991
l’economista ambientale Herman Daly, noto per i suoi studi sul rapporto
tra economia ed ecosistema, a proposito di sviluppo sostenibile parlò di
tre condizioni generali per quanto concerne l’uso delle risorse naturali
da parte dell’uomo: il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili
non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione; l’immissione
di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la
capacità di carico dell’ambiente stesso; lo stock di risorse non
rinnovabili deve restare costante nel tempo. Per Daly la nostra economia
è cresciuta talmente tanto che la sua domanda minaccia di superare la
naturale capacità dell’ecosistema di rigenerare le risorse e assorbire i
rifiuti. L’unica soluzione possibile per costruire dunque un equilibrio
tra uomo e ambiente è oggi quella di abbandonare l’idea di crescita in
favore di un’idea di sviluppo, e di inseguire quindi un miglioramento
qualitativo piuttosto che quantitativo.
Le
dimensioni economiche e sociali della questione sono strettamente legate
a quelle ambientali, ed ogni intervento di programmazione deve tenere
conto delle interrelazioni che intercorrono tra i tre aspetti, per
questo motivo è fondamentale per il pianeta perseguire i punti chiave
individuati dal protocollo di Kyoto, ossia il risparmio energetico
attraverso l’ottimizzazione sia nella fase di produzione che negli usi
finali, educando al ‘consumo consapevole’, e lo sviluppo delle fonti
alternative di energia invece del consumo massiccio di combustibili
fossili. È attesa, inoltre, per il novembre del 2009 la pubblicazione
della norma ISO 26000 “Guida sulla responsabilità sociale”, un documento
che ha l’obiettivo di fornire i dettami necessari alla
responsabilizzazione di ciascun tipo di organizzazione nei confronti
dell’ambiente.
Come
spesso accade, anche il singolo cittadino può contribuire a mettere in
atto un circolo virtuoso di risparmio energetico, a cominciare dalla
riduzione dell’uso di energia elettrica: tutti i consumatori possono
infatti influire sui consumi elettrici nazionali, riducendo il consumo
procapite del 30-40%. Una riduzione che può essere ottenuta sia
modificando i processi in modo che ci siano meno sprechi sia utilizzando
tecnologie in grado di trasformare l'energia da una forma all'altra in
modo più efficiente fino all’auto-produzione. L’accorgimento più
immediato e di facile attuazione consiste nella sostituzione delle
lampadine ad incandescenza con quelle fluorescenti che emettono una
quantità di energia luminosa superiore alle prime a parità di energia
consumata, ma anche la sostituzione di infissi obsoleti, caldaie ed
elettrodomestici di vecchia generazione può apportare notevoli benefici.
Piccoli accorgimenti possono inoltre essere presi per quanto concerne il
risparmio idrico: l’uso dei miscelatori d’aria nei rubinetti e nelle
docce o chiudere il getto dell’acqua mentre si lavano i denti o ci si
rade, infatti, riduce il consumo d’acqua senza modificare le proprie
abitudini, mentre l’istallazione di un sistema con doppio pulsante di
scarico per lo sciacquone del water o regolarne il galleggiante ad una
capacità minore di acqua riduce di diversi litri il consumo quotidiano
d’acqua.
È notizia di
questi giorni del resto che l’Unione Europea, nell’ambito del cosiddetto
“Pacchetto Clima 20-20-20” (misura che prevede l’aumento del 20%
nell’efficienza energetica, la riduzione del 20% delle emissioni di gas
serra e l’aumento del 20% della quota di energie rinnovabili entro il
2020), abbia dettato nuove norme per la progettazione ecocompatibile
delle apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche e da
ufficio. In particolare le specifiche l'obiettivo è quello del
miglioramento dei consumi di energia in modalità stand by e spento,
obiettivo che dovrà essere conseguito applicando tecnologie in grado di
garantire migliori prestazioni a costi accessibili, senza dunque
incidere sulle spese di produzione e di commercializzazione. Un
regolamento che verrà applicato a tutte le apparecchiature non ancora
commercializzate, che dovranno essere progettate conformemente alle
nuove norme. Nei prossimi anni, dunque, case e uffici saranno arredati
con elettrodomestici ecocompatibili funzionali, ma senza conseguenze
negative per la salute, la sicurezza o l’ambiente. Un traguardo che,
come è facile immaginare, richiederà del tempo, tanto che la Commissione
Europea prevede che la completa attuazione del regolamento avvenga in
più fasi fino ad arrivare alla data del 2020 ad un risparmio annuo di
energia di circa 35 TWh solo per le modalità stand-by e spento dei
comuni elettrodomestici.
Franco De Luca |
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